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TAPPA 7: DA BURGOS A CARRIÓN DE LOS CONDES – CAMMINO FRANCESE IN BICICLETTA

Distanza da Santiago: 487 km

Distanza di tappa: 86 km

Tempo stimato: 6 – 6,5 ore

Quota minima: 773 m

Quota massima: 930 m

Difficoltà della tappa: Media

Luoghi di interesse: Castrojeriz, Frómista, Villalcázar de Sirga, Carrión de los Condes

Mappa di itinerario: Per vedere il percorso su Google Maps fare click qui

Etapa 7 del camino de santiago en bici que va desde Burgos a Carrión de los Condes

Fare click sull’immagine per ingrandire

In questa tappa attraverseremo tutta la campagna di Burgos per entrare in Palencia, parte della cosiddetta “Tierra de Campos”. Il nostro corpo e la nostra mente si saranno già abituati percorrere paesaggi molto più omogenei di quelli precedenti in cui l’altimetria, ben equilibrata, viene interrotta da colline che si innalzano all’orizzonte come statue e che a volte ci toccherà superare.

C’è chi non apprezza questa parte del Cammino Francese e tenta di attraversarla il più rapidamente possibile, considerando questo paesaggio come monotono e senza alcuna attrattiva. E’ vero che questa parte è dura – soprattutto d’estate – ma è anche un tratto fondamentale del pellegrinaggio: l’immagine delle sue campagne è una delle più riconoscibili del Cammino. I nostri occhi si poseranno per km su questa immagine da cartolina, un percorso in linea retta fiancheggiato da campi dorati in cui a volte si stagliano solide quercie. Facilmente rimarrà impressa nella nostra retina e sarà fonte di pace e armonia per il futuro, quando ci ricorderemo della serenità del pellegrinaggio e della grande opportunità che ci offre di concentrarci su noi stessi.

Dimentichiamoci per adesso del mondo, in cui l’importante è l’immediato, la novità e il continuo cambiamento. Al contrario, lasciamo che l’armonia e la pace del paesaggio intorno a noi alimentino la nostra introspezione. Il pellegrinaggio ci regala tempo per pensare e, senza complicare ciò che è semplice, ricordiamoci di Machado, Unamuno o Fernàn Gonzàlez e troveremo nella Castiglia un mondo pieno di sfumature, di ricchezza paesaggistica e umana.

PROFILO E PERCORSO GENERALE DELLA TAPPA

Questa tappa corre per la maggior parte su piste di terreno stabile tra i campi e, alla fine, su strade regionali asfaltate. In generale, il profilo è piuttosto regolare e le differenze di quota si superano su lunghe distanze,, quindi le discese saranno dolci e piacevoli. Le salite non saranno troppo dure.

Ci sono solo tre punti in cui potremmo avere dei problemi con il percorso:

  • Arrivando a Hornillos e a Hontanas ci sono due rampe in discesa che sono da menzionare ma che non presentano molta difficoltà tecnica. Bisogna tenere conto che, soprattutto a Hontanas, la differenza di quota è tale per cui il paese non si vede fino all’ultimo, e quindi il tratto è psicologicamente impegnativo perché sembra che, per quanto si pedala, non si proceda.
  • L’Alto di Mostelares è un altro punto complicato, subito all’uscita di Castrojeriz. Qui si sale di 140 m in poco più di 1 km, con una pendenza relativa media dell’11%. La discesa è ugualmente vertiginosa, su terra stabile con piccole pietre sciolte.
Cuesta llamada "Matamulos" que baja hasta Hornillos del Camino

Discesa in costa fino a Hornillos del Camino, denominata “Matamulos” (Fotografia ceduta da Jorge Gañàn)

In realtà, le maggiori difficoltà in questa tappa sono i km e, soprattutto d’estate, le lunghe distanza senza ombra tra le cittadine e i servizi. Di certo è più lunga delle tappe precedenti ma la pianura aiuta a percorrerla rapidamente e il terreno è favorevole.

Per uscire da Burgos bisogna attraversare il campus universitario di San Amaro dove, dopo aver attraversato il ponte sull’Arlanzòn, possiamo prendere la pista ciclabile fino a quando la N120 devia verso sinistra e i segnali ci indicano di attraversare il passaggio pedonale verso calle Benito Pérez Galdòs. A questo punto abbiamo due opzioni: attraversare e prendere il cammino originale o deviare e prendere la N120 fino a Tardajos.

Se andiamo per la via tradizionale prenderemo calle Benito Pérez Galdòs. Percorrendo quindi un sentiero di terra fino ad arrivare alla zona municipale di Villalbilla di Burgos, dove attraverseremo prima la ferrovia, poi la BU600 con un cavalcavia e infine la A-231. Il cammino quindi corre parallelo alla N-120 fino a Tardajos.

A Tardajos, ci allontaniamo dalla N-120 e non la ritroveremo fino ad arrivare a Carriòn de los Condes. Per questo, per vedere le località giacobine in questa tappa è necessario seguire il cammino tradizionale. Per la maggior parte del tempo il fondo sarà di terra, anche se in alcuni tratti del Cammino di Santiago coincide con piste asfaltate o strade regionali.

Tardajos e Rabé de las Calzadas sono unite da una pista asfaltata di 1,5 km. Dopo aver attraversato il paese, bisogna percorrere 8 km fino a Hornillos del Cammino su un sentiero tra i campi. Si comincia con una salita dolce ma costante di 4 km fino ad arrivare ad un passo (917 m di quota) da cui si scende comodamente fino a Hornillos.

Sendero que lleva desde Rabé de las Calzadas a Hornillos del Camino en una parte del camino francés

Sentiero da Rabé de las Calzadas a Hornillos del Cammino ( Fotografia ceduta da Jorge Gañàn)

All’arrivo abbiamo davanti 11 km fino ad Hontanas su un altro sentiero in cui l’unico punto con servizi che c’è è l’ostello di San Bol, in una deviazione a sinistra al km 6. Durantequesto tratto raggiungiamo la quota massima della tappa (930 m).

Il sentiero termina con una rampa di 200 m in cui scendiamo per 50 m di differenza di quota fino al centro della cittadina di Hontanas (km 31 della tappa).

Personas haciendo el Camino en bici en el trazado que lleva a Hontanas

Cammino a Hontanas (Fotografia ceduta da Hans-Jakob Weinz)

Da Hontanas dobbiamo percorrere 10 km fino a Castrojeriz. I primi 5 km prevedono una maggior difficoltà tecnica, dato che il sentiero si trova sulla costa di una collina e ci sono pietre sciolte. Il Cammino di Santiago in seguito coincide con una strada locale che passa per le rovine del monastero di San Antòn e arriva a Castrojeriz. Vista la difficoltà del primo tratto, Tournride vi consiglia – soprattutto in momenti di grande affluenza di pellegrini – di prendere la strada locale già da Hontanas, all’uscita del paese.

Dopo aver attraversato Castrojeriz ci dirigiamo verso Itero de la Vega, da cui ci separano 11 km. A metà, incontriamo il già menzionato Alto de Mostelares, dove vi consigliamo di ricompensare la fatica della salita con il bellissimo paesaggio che offre e di prestare molta attenzione nella discesa.

Vista desde el alto de Mostelares con el cerro de Castrojeriz al fondo

Cerro di Castrojeriz visto dall’alto di Mostelares (Fotografia ceduta da Santiago Lòpez-Pastor)

Prima di arrivare a Itero de la Vega, attraversiamo il fiume Pisuerga su un grande ponte di pietra che segna il confine tra Burgos e Palencia. Il cammino originale gira subito a destra su un sentiero di terra che va verso Itero e da lì a Boadilla del Cammino ma, se preferite, potete continuare diritto per la P432 fino a Boadilla (1 km in meno che prendendo il sentiero).

Se prendete il cammino tradizionale uscendo da Itero de la Vega percorrerete 8 km tra i campi fino a Boadilla del Cammino (km 60 della tappa): la prima metà in leggera salita e la seconda in lieve discesa.

Ciclistas que van de camino a Frómista por un terreno llano

Cammino a Fròmista (Fotografia ceduta da instant10)

Da Boadilla del Cammino mancano solo 5 km a Fròmista, con un percorso in piano su un sentiero che percorre la riva sud del Canal de Castilla. Attraversiamo il canale poco prima di entrare nella cittadina attraverso una chiusa manuale del S. XVIII e arriviamo al centro città.

Esclusas de piedra situadas en el Canal de Castilla

Chiuse del Canal de Castilla

Il Cammino tra Fròmista e Carriòn de los Condes corre sempre parallelo alla P-980 sotto forma di un sentiero di ghiaia, quindi possiamo scegliere se prenderlo o andare sulla strada. Si tratta di 20 km in cui ogni 3,5 o 6 km c’è un centro abitato: Población de Campos, Revenga de Campos, Villarmentero de Campos y Villalcázar de Sirga. Poblaciòn de Campos, Revenga de Campos, Villarmentero de Campos e Villalcàzar de Sirga. Il tracciato è in leggera salita per i primi 17 km e in lieve discesa, anche se quasi impercettibile, alla fine.

A Poblaciòn de Campos, prima di attraversare il ponte sul fiume Ucieza, c’è una deviazione che indica un percorso alternativo per Villarmentero che segue la riva nord del fiume. Se non prenderete la P-980 perché preferite i sentieri, questa potrebbe essere una buona opzione. E’ un percorso più tranquillo e ci sono meno pellegrini a piedi.

Peregrina en el sendero hacia Villalcazar de Sirga

Sentiero verso Villalcàzar da Sirga (Fotografia ceduta da José Antonio Gil Martìnez)

In generale, la tappa 7 da Burgos a Carriòn de los Condes è lunga ed è caratterizzata da piste tra campi di cereali, che uniscono popolazioni separate da distanze tra i 5 e gli 11 km. L’eccezione è la parte finale, tra Fròmista e Carriòn de los Condes, più popolata e su strada locale. Il profilo della tappa del Cammino di Santiago in bicicletta non presenta grandi complicazioni, tranne che nella salita e discesa all’Alto de Mostelares, dove è opportuno aumentare la precauzione.

CONSIGLI PRACTICI

  • Burgos è il punto di incontro di diverse vie di comunicazione, quindi se il vostro percorso inizia da qui, non avrete problemi ad arrivarci. Vi offriamo alcune opzioni:
  1. Autobus: La stazione si trova qui  e tutti i giorni ci sono collegamenti con le principali città di Spagna. Tra le compagnie che offrono tratte dirette con la città ci sono Alsa e Autobuses Jiménez.
  2. Treno: La stazione si trova quì e in modo diretto o indiretto collega Burgos con le principali città spagnole. Per maggiori informazioni potete consultare la pagina di Renfe.
  3. Auto: Burgos ha buoni collegamenti con tutte le capitali circostanti e, da lì, con il resto della penisola iberica. Se nessun conoscente vi può accompagnare, potete sempre far ricorso a piattaforme come Blablacar.

Nonostante ci sia un aeroporto a Burgos, e di fatto il Cammino di Santiago Francese lo costeggi all’entrata della città, come già abbiamo visto nella tappa anteriore, attualmente non ci sono voli commerciali disponibili.

Ricordate che noi di Tournride vi consegnamo le biciclette per il vostro Cammino di Santiago al vostro alloggio a Burgos se iniziate da lì  e possiamo anche farci carico del vostro equipaggio in più e portarlo per voi al punto in cui terminerete il cammino..

  • Fate sempre attenzione alle distanze tra le zone abitate, soprattutto in estate. Undici km possono essere molto lunghi se non siamo ben riforniti di acqua o di cibo.
  • Evitare in estate di pedalare durante le ore centrali della giornata dato che ci sono tratti chilometrici senza un poco di ombra per ripararsi dal sole.

ITINERARIO DETTAGLIATO E PATRIMONIO STORICO-ARTISTICO

In questa tappa ci addentreremo completamente nei campi della Castiglia.. Il loro colore dorato tingerà il cammino tra gli scorci delle diverse cittadine che, molte volte, offrono un patrimonio che ci stupirà. Scopriremo piccole e gradevoli cittadine come, tra le altre, Castrojeriz, Fròmista e Carriòn de los Condes, che hanno molto da offrire a livello culturale.

Inoltre però, durante il cammino troveremo luoghi tanto impressionanti come le rovine del convento di San Antòn o gli scorci che ci offrirà il passo di Mostelares.

Panorámica desde el alto de los Mostelares con campo llano al fondo

Panoramica dall’alto di Mostelares (Fotografia ceduta da total 13)

USCIAMO DA BURGOS E ATTRAVERSIAMO LE CAMPAGNE FINO A “CADERE” AD HONTANAS

Noi di Tournride sappiamo bene che l’uscita dalle grandi città può risultare confusa per i pellegrini in bici, , dato che a volte i segnali sono un poco nascosti. Nella mappa trovate il tracciato, che qui vi descriviamo in dettaglio.

Ponendo come punto di partenza l’ostello municipale, bisogna proseguire su calle Fernàn Gonzàlez lasciando la cattedrale alla nostra sinistra. Arriviamo così all’Arco di San Martìn. Questo arco ha forma di ferro di cavallo ed è fatto di mattoni, perché costruito nel S. XIV da architetti moreschi, cioè cristiani che vissero in territorio musulmano.

Arco de San Martín hecho con piedra

Arco di San Martìn (Fotografia ceduta da Salvador G. de Miguel)

Attraversato l’Arco di San Martìn, le frecce indicano di scendere le scale che ci troviamo alla nostra sinistra, ma per noi è molto meglio proseguire dritto e girare dopo 60 m, evitando così gli scalini. Prendiamo calle Emperador, che girando a sinistra diventa calle Villalòn e ci porta ad attraversare l’Arlanzòn. Il ponte di pietra che ci permette di passare il fiume si chiama “dei malati” perché anticamente aveva accanto un ospedale di lebbrosi.

Dopo averlo superato entriamo nell’area del Parco del Parral e del campus Universitario. Anche se le frecce indicano il cammino centrale del parco, per noi è molto più comodo andare per la pista ciclabile che corre parallela alla N-120. Possiamo seguirla per 1,5 km, superando le tre rotonde in linea retta.

Quando la N120 gira a sinistra, ci viene indicato l’attraversamento pedonale verso destra per continuare su calle Benito Pérez Galdòs. Nonostante non sia il cammino tradizionale, sappiate che la N-120 vi porterà direttamente a Tardajos, prima cittadina della tappa. La distanza da percorrere è la stessa (7,5 km), ma senza incroci o deviazioni.

Se preferite andare per il tracciato originale del cammino, proseguite su calle de Galdòs fino a che diventa un sentiero di terra e asfalto e ci porta ad attraversare la ferrovia, la BU600 e l’autostrada. Il tratto finale coincide con la N-120 e ci lascia a Tardajos.

Tardajos e Rabé de las Calzadas sono uniti da una pista asfaltata lunga appena 1,5 km. Entrambe le località hanno un passato romano e, di fatto, sono situate in un punto strategico dove confluivano diverse strade (“Calzadas”), tra cui la “Vìa Quinta” che univa Clunia -nel sud di Burgos- con Sahagún. Il nome di Rabé “de las Calzadas” deriva da questo.

Il fiume Urbel corre verticalmente tra le due cittadine e nel Medio Evo esondava frequentemente. Questo danneggiava molto il cammino tra le due località e indeboliva le comunicazioni, e finì per generare questo detto: “Da Rabé a Tardajos non mancheranno le fatiche; da Tardajos a Rabé, liberaci Signore”.. Non preoccupatevi, al giorno d’oggi il cammino è molto più leggero!

Nel Medio Evo, Rabé de las Calzadas raggiunse un lustro maggiore di Tardajos, nonostante Tardajos avesse anche un ospedale per i pellegrini. Del castello e delle tre chiese che c’erano lì, oggi rimane molto poco e l’aspetto più caratteristico del posto è il palazzo di Villariezo -che vediamo all’entrata del paese-, del S. XVII.

Rabé de las Calzadas con casas de piedra y un jardín

Rabé de las Calzadas (Fotografia ceduta da total 13)

Da Rabé a Hornillos ci sono 8 km che dovremo percorrere su un sentiero di terra tra i campi. La prima metà è in costante salita e, arrivando in cima, vedremo una discesa in costa fino a Hornillos, che si trova in una valle. Per i pellegrini a piedi la discesa è dura, soprattutto con il carico pesante, il tratto è lungo – di fatto è noto come “Matamulos”-, ma in bicicletta questo tratto del Cammino di Santiago non presenta difficoltà.

Bajada a Hornillos por un sendero estrecho con campo verde alrededor

Discesa verso Hornillos (Fotografia ceduta da A. Herrero)

Arriviamo così al nostro km 21 della tappa, Hornillos del Cammino, con la sua tipica urbanizzazione giacobina. La sua via principale coincide con il Cammino Francese e va esattamente da est a ovest. Oggi offre ogni tipo di servizio, e come avviene normalmente in questo tipo di località, la sua chiesa spicca per altezza e dimensioni tra le piccole case a due piani. Originariamente c’era un ospedale per pellegrini che fu fondato dal re nel S. XII. In seguito, il monarca cedette l’intera cittadina ad un monastero benedettino francese.

Uscendo da Hornillos dobbiamo percorrere 11 km su un sentiero tra i campi, in leggera pendenza durante i primi 4 km e poi praticamente in piano fino ad arrivare alla valle di San Bol. Al km 6, c’è una deviazione segnalata a sinistra per il rifugio e ostello di San Bol. Visto il deserto di questa pianura, questo è un posto importante per i pellegrini a piedi che escono da Burgos e arrivano esausti a questo punto e quindi necessitano un punto di ristoro.

Hontanas si trova ad una quota più bassa, quindi non si vede da lontano. Quando ci arriveremo, una rampa di 200 metri ci lascierà nel centrocittà. La toponomastica della località proviene dalle antiche sorgenti (“fontanas”) che c’erano qui e che diventavano vere e proprie oasi di pace per i pellegrini medievali, dopo aver attraversato la precedente pianura senza ombra. Oggi offre tutti i servizi che i moderni viandanti possono necessitare.

Bajada a Hontanas por un pequeño camino con el pueblo al fondo

Discesa verso Hontanas (Fotografia ceduta da Hans-Jakob Weinz)

Prima di scendere in città, alla nostra destra vedremo un’area picnic accanto ad un piccolo eremo. Qui è custodita un’immagine di Santa Brìgida, una donna svedese nata da una familia di alto lignaggio all’inizio del S. XIV che ebbe visioni religiose fin da piccola e che intraprese il pellegrinaggio verso Santiago de Compostela, oltre che verso altre mete come la Terra Santa.

All’interno della cittadina, attirerà la nostra attenzione la chiesa che si trova nel centro, con una torre che supera in altezza tutte le altre costruzioni. Il tempio è dedicato all’Immacolata Concezione e ha un’origine gotica (S. XIV), anche se fu riabilitato successivamente nel S. XVIII, e quindi ha aspetto neoclassico. Questo si nota, per esempio, nell’uso di elementi classici per decorare la torre: archi a tutto sesto e frontoni (finiture a forma di triangolo).

RESPIRIAMO LA MAGIA DEL CONVENTO DI SAN ANTÒN E ARRIVIAMO A CASTROJERIZ, ULTIMA LOCALITA’ BURGOLESE

All’uscita di Hontanas le frecce indicano di attraversare la strada per prendere un sentiero che prosegue sul lato della collina e che in 4 km ci riporta nuovamente sulla strada. Dato che il sentiero è stretto e non ha nessun tipo di protezione, per evitare di cadere dalla collina, raccomandiamo evitare le frecce all’uscita di Hontanas e, invece che attraversare, proseguire sulla strada fino a Castrojeriz. Questo per precauzione visto che è una strada stretta e a doppio senso che, alla fine, dovremo condividere con i pellegrini a piedi.

Sei km e mezzo dopo l’uscita da Hontanas troveremo le impressionanti rovine del monastero di San Antòn. Tournride vi consiglia di fermarvi per entrare nel monastero, uno dei luoghi più enigmatici e spirituali del Cammino Francese.

Il primo aspetto che richiama l’attenzione è che la strada stessa passa sotto un imponente portico, formato da due grandi archi ogivali con contrafforti, che delimitano la facciata nord dell’antica chiesa. Il portone strombato ospita 6 archivolti ricchi di sculture, che sorprendono per il loro ottimo stato di conservazione. Sulla destra, fronte alla facciata, ci sono due nicchie nel muro. In realtà si trattava di dispense che venivano usate dai monaci per lasciare pane e vino per i pellegrini, giacchè questa località era focalizzata sin dalla sua fondazione al servizio dei viandanti.

Pórtico del antiguo monasterio de San Antón por el que pasa el Camino de Santiago a través de él

Portico dell’antico monastero di San Antòn, con sotto la strada su cui corre il cammino (Fotografia ceduta da Werner)

Il convento fu fondato nel S. XII, anche se i resti che vediamo oggi sono gotici (S. XIV), da qui l’uso dell’arco a ogiva. Nella Penisola Iberica, fu un centro molto importante per l’ordine di San Antonio fino a che nel S. XVIII il re Carlos III delegò la sua gestione all’ambito privato. Dalla confisca di Mendizàbal nel S. XIX, la località venne abbandonata e da quel momento iniziò il suo declino, anche se le buone finiture con cui è stato realizzato hanno impedito che collassasse del tutto. Nel 2002 iniziò un progetto di riabilitazione per la cura dei pellegrini e oggi è possibile dormirci, con gli stessi principi fondamentali che gli antoniani seguivano già da mille anni: gratuità e austerità.

Se si costeggia l’edificio si può entrare nella chiesa, oggi senza copertura, per il lato sud. Osservando la struttura potremo distinguere che è disposta su tre navate. Il muro dell’abside è abbastanza ben conservato, con grandi contrafforti che appoggiano sull’esterno e trafori nella parte superiore delle finestre.

Convento de San Antón hecho de piedra en ruinas

Convento di San Antòn (Fotografia ceduta da José Antonio Gil Martìnez)

In questa chiesa, oltre alla cura per il pellegrino, si portava avanti una delle pratiche che rappresentano la ragion d’essere dell’ordine antonino: la cura del “fuoco sacro. Questo male si conosceva anche come “fuoco sacro” ed era una condizione molto diffusa nel Medio Evo: causava la perdida delle estremità dopo aver sofferto dolori fortissimi. Oggi sappiamo che questa malattia era causata da un fungo parassita della segale e che per questo era molto comune, dato che questo cereale era uno dei principali alimenti della popolazione. Curiosamente, i monaci antonini riuscirono a scoprire l’origine e la cura di questa malattia secoli prima della scienza, usando grano e piante. Custodirono in segreto queste informazioni e, per questo, erano gli unici capaci di curarla. Tanto che il Fuoco Sacro iniziò ad essere conosciuto anche come “fuoco di Sant’Antonio” e, di fatto, molti infermi di questo male intraprendevano il cammino di Santiago solo per passare da questo monastero e curarsi.  

Dopo questa visita proseguiamo sulla strada per Castrojeriz, che vedremo all’orizzonte, nella parte bassa del fianco di una collina, sulla cui cima si trova un antico castello. Questo è un buon posto per fermarsi: è quasi a metà della tappa (41 km), offre ogni servizio ed uno dei posti più piacevoli che visiteremo oggi.

Pueblo de Castrojeriz con una enorme colina al fondo

Castrojeriz

Dopo Burgos, questa è la seconda località burgolese più grande del Cammino Francese e anche l’ultima per cui passeremo in questa provincia. Storicamente, ha rivestito molta importanza e sulla sommità del rilievo dov’è posizionata ci sono resti archeologici che risalgono al 1500 a.C, così come romani e visigoti: furono questi ultimi che costruirono lì un castello.

Ad ogni modo, quando iniziò realmente ad acquisire importanza fu dopo la Ripopolazione. Dopo due attacchi da parte degli arabi nei S. VIII e IX che distrussero le fortezze cristiane che si trovavano lì, questa località fu riconquistata e divenne un punto strategico per controllare tutto il territorio fino al Duero. Per questo, era di vitale importanza ripopolare la zona.

Per questo, a Castrojeriz fu garantito uno dei decreti piú importanti della Castiglia, che oggi rappresenta un interessante documento sociologico.. Nella tappa anteriore abbiamo visto come a Burgos fu concesso un privilegio per cui chi arava per primo un terreno ne acquisiva la proprietà – diventando di fatto un contadino libero. Qui invece veniva data l’opportunità ai contadini di conquistare una “seconda nobiltà”. L’unico requisito richiesto era che si procurassero un cavallo e andassero in guerra, diventando così cavalieri. Venivano chiamati “cavalleria villana” o “infanzonìa” e avevano accesso ad una serie di privilegi giuridici e fiscali.

Monumento a la concesión del Fuero con tumbas con flores

Monumento alla concessione del Decreto (Fotografia ceduta da Lancastermerrin88)

In una società tanto gerarchizzata come quella medievale, il fatto che fossero promulgati privilegi come questi era sintomo della tensione generata da secoli di lotte tra cristiani e arabi. Fa anche pensare al livello di violenza che doveva essersi instaurato nella società, se un qualunque contadino a cavallo venive considerato adatto alla guerra.

Oggi giorno, Castrojeriz è una cittadina che ha molto da offrire. Per prima cosa incontriamo, prima della collina, una splendida chiesa con un grande rosone sulla sua facciata occidentale.

Si tratta dell’ex collegiata di Santa Maria del Melo.. La sua costruzione iniziò nel S. XIII, nel momento del romanico, ma nel XV le sue coperture furono sostituite con altre in stile gotico e nel XVII fu ampliata. Al suo interno, si trova una figura gotica della Vergine che fu trovata, secondo la leggenda, dentro al tronco di un grande albero di mele a Castrojeriz.
Lì si costruì un eremo che fu via via ampliato fino a diventare il tempio che vediamo al giorno d’oggi, dove la scultura si guadagnò la fama di compiere miracoli. Era tanto conosciuta che Alfonso X “il Saggio”, narrò alcuni di questi miracoli nei suoi “cantici” (poemi) dedicati alla Vergine.

Colegiata de Santa María del Manzano

Collegiata di Santa Maria del Melo (Fotografia ceduta da José Antonio Gil Martínez)

Le strade a Castrojeriz sono disposte in modo parallelo tra di loro, sul fianco della collina e sono unite perpendicolarmente da scale. Per questo, ai ciclisti raccomandiamo di seguire la grande strada centrale, pedonale, che comunque vi porterà a passare per la maggior parte dei luoghi di interesse.

Incontrerete prima la chiesa di Santo Domingo –il tempio è gotico, anche se non semba a causa della torre plateresca del S. XVI-, poi l’ampia e porticata Piazza Maggiore e, alla fine, la chiesa di San Juan.

Plaza Mayor de Castrojeriz

Piazza Maggiore di Castrojeriz (Fotografia ceduta da Lancastermerrin88)

La chiesa di San Juan merita una fermata per visitare l’interno. Questo tempio fu disegnato da uno dei piú importanti architetti del gotico tedesco del S. XVI, chiamato Rodrigo Gil de Hontañón. Partecipò anche al disegno delle cattedrali di Salamanca, Segovia o Plasencia. Se vi è possibile, vi consigliamo di entrare nella chiesa per dare un’occhiata alle impresionanti volte con nervature che ricoprono gli ambienti alla stessa altezza nelle tre navate. Le colonne non hanno capitello e dalle colonnine escono nervature che si estendono fino al tetto come rami di alberi, in perfetta simmetria. Una vera e propria opera d’arte!

Pórtico de la Iglesia de San Juan

Chiesa di San Juan (Fotografia ceduta da Carlos Palacios)

A BOADILLA DEL CAMMINO: ATTRAVERSIAMO L’ALTO DI MOSTELARES E ENTRIAMO IN PALENCIA

Con questa preziosa immagine abbandoniamo Castrojeriz e, già sul sentiero in uscita, ci troviamo di fronte la visione dell’Alto di Mostelares. Dall’uscita del paese fino quasi ad arrivare a Pisuerga, il fondo sarà a tratti cosparso di piccole pietre.

Hermosa vista del amanecer en el Alto de Mosterales

Alba all’Alto di Mosterales (Fotografia ceduta da malditofriki)

Dopo aver attraversato il fiume Odrilla su un ponte di legno, iniziamo la salita. In media l’inclinazione è del 12%, a cui si può sommare l’azione del vento e l’intenso calore del sole. Breve ma intenso.

Attraversiamo l’altipiano sulla sommità e, quasi immediatamente inizia la discesa. Consigliamo prudenza dato che in poco meno di 1,5 km ci si abbassa di 115 m; il percorso è reso un poco piú semplice dal fatto che in parte è stato recentemente asfaltato.

Proseguiamo per 3 km sul sentiero, fiancheggiato costantemente dalla campagna burgolese. Il cammino termina su una strada locale e, in circa 900 metri vediamo una deviazione alla nostra sinistra per prendere il sentiero che ci porta a Puente de Itero.

Prima di arrivare al ponte vedremo una costruzione alla nostra destra: si tratta di uno degli ostelli più particolari del Cammino Francese. L’antico eremo di San Nicolàs de Puente Fitero, che fu abbandonato durante più di due secoli fino a che un cattedratico italiano decise di promuovere la sua riabilitazione come ostello. Qui si cena tutti insieme e ogni notte si svolge il rituale del lavaggio dei piedi ai pellegrini ospiti. Questa tradizione era diffusa tra i monaci nel Medio Evo. Luogo mistico e spirituale, offre un’esperienza indimenticabile.

Il ponte di Itero (o Puente Fitero) è uno dei più lunghi del Cammino Francese e sotto i suoi 11 archi scorre il Pisuerga, frontiera naturale tra Burgos e Palencia. Fu costruito nel S. XI e nel XVII fu riabilitato rispettandone la forme originale, con finiture di eccellente qualità.

Dopo il ponte il cammino prende a destra, verso Itero de la Vega. Itero de la Vega. “Itero” viene da “petra ficta” espressione latina che divenne “hito” o “mojon” (pietra migliare). Questo rispecchia la sua posizione di frontiera sulla riva (“vega”) del Pisuerga. Infatti, uscendo dal paese, , ci addentriamo già in Palencia e nella sua regione chiamata “Tierra de Campos” (Terra di Campi).

Campo de cereal durante el Camino de Santiago

Cereali sul Cammino (Fotografia ceduta da Instant2010)

Palencia condivide quest’area naturale anche con Valladolid, Zamora e Leòn. Insieme, producono un volume di cereali tanto elevato che vengono chiamati “Granaio di Spagna”. Di questo saremo noi stessi testimoni, dato che fino a Leòn dovremo pedalare per chilometri su sentieri di terra tra ettari di cereali dorati.

Camino empedrado de Itero de la Vega a Boadilla del Camino

Da Itero de la Vega a Boadilla del Cammino (Fotografia ceduta da Santi Garcìa)

Dopo aver percorso 8 km arriviamo a Boadilla (km 60 della tappa). In questo piccolo paese troveremo tutti i servizi di cui abbiamo bisogno. Nel centro si trova una specie di colonna di pietra che è, in realtà, una colonna giurisdizionale.

Queste colonne venivano erette nelle città per indicare la categoria amministrativa della popolazione e differenziarla dal resto. Si potevano innalzare solo dove c’era un sindaco che avesse la competenza per poter condannare a morte. Di fatto, sul palo venivano incatenati i condannati per esporli pubblicamente prima del giudizio. In questo caso, questo palo è del S. XVI e indica l’indipendenza del paese dalla vicina Castrojeriz.

La colonna giurisdizionale di Boadilla del Cammino spicca per altezza e decorazione, ed è una delle più importanti di Spagna. Anche se ce ne sono molte, se ne conservano poche, perchè la Costituzione di Càdiz (1812) ordinò di distruggerle tutte. Queste colonne erano simboli del potere politico e giuridico dei signori del territorio e la nuova legge abolì questi poteri. Per questo, solo rimangono le colonne delle località in cui si erano rifiutati di abbatterle.

Rollo jurisdiccional Boadilla, estatua de piedra en la plazaColonna Giurisdizionale di Boadilla (Fotografia ceduta da José Antonio Gil Martìnez)

Dopo la colonna vediamo la chiesa di Nostra Signora dell’Assunzione. Anche se il tempio ha origine romanica, quello che oggi visitiamo è del S. XV e XVI – di questo secolo spicca soprattutto la pala d’altare maggiore-. Delle sue origini è conservato un fonte battesimale di grandi dimensioni e abbondantemente decorato.

Pila bautismal en la Iglesia de Nuestra Señora de la Asunción

Fonte battesimale nella Chiesa di Nostra Signora dell’Assunzione (Fotografia ceduta da Davidh820)

IL CANALE DI CASTILLA CI PORTA A FRÒMISTA

Dopo essere usciti da Boadilla del Cammino sulla sua via principale una freccia ci segnala di girare a sinistra. In poco più di un km arriveremo alla riva del Canale di Castiglia, su cui percorreremo 3,2 km in piano fino a una chiusa attraverso cui attravarsare il canale e entrare a Fròmista.

Questo canale fu uno dei progetti di ingegneria più importante portato a termine in Spagna durante l’Illuminismo. Fu promosso da Fernando VI (1713-1759), un re influenzato da questa corrente culturale e intellettuale e portato a termine con il suo ministro il Marchese de la Ensenada. L’idea era dare uno sbocco all’eccedenza di cereali prodotti in Castiglia, visto che le comunicazioni con il resto della penisola in quest’area erano pessime e si voleva rivitalizzare la sua economia.

Canal de Castilla con un pequeño camino de tierra y el río al lado

Canale di Castilla (Fotografia ceduta da Jorge Gañàn)

L’ingegnere Carlos Lemaur progettò quattro canali che furono iniziati nel 1753. Si voleva unire Segovia con il mar Cantàbrico a Santander, ma questo rimase solamente un sogno sulla carta. Nonostante questo, si fecero 207 km di canale su cui circolavano le chiatte cariche di merci, trainate da cavalli. Divenne un importante motore per l’economia castigliana, il suo primo segnale di industrializzazione, anche se con l’avvento della ferrovia perse la sua utilità. Oggi è utilizzato per produrre energia idroelettrica e per scopi ricreativi (pesca, turismo, ecc.).

Il percorso sulle sue sponde diventerà una gradevole passeggiata che, attraversata la chiusa che permetteva di superare 14 metri di dislivello, ci porterà a Fròmista. Nella chiusa ci sono scale, quindi si può solamente attraversare il ponte passando sulla strada che si trova un poco più avanti.

Il cammino giacobino attraversa Fròmista per la sua parte bassa, quindi se vogliamo visitare alcuni dei suoi monumenti dovremo girare a destra quando arriviamo alla sua grande via centrale (Avda. Dell’Ingegner Rivera).

Fròmista è una delle località giacobine più conosciute. Nonostante conti meno di 1000 abitanti, offre un grandissimo patrimonio culturale, storico e gastronomico. Questa località è conosciuta anche come “città del miracolo”,, riferendosi ad una leggenda di un uomo che fu scomunicato per non aver restituito un prestito ad un ebreo. Risultò che, nonostante avesse restituito il prestito, quando molti anni più tardi morì e chiese di ricevere l’estrema unzione, il curato non potè farlo perchè il cilindro metallico con cui si accingeva ad ungerlo era rimasto incollato alla patena. Fino a che il malinteso non fu chiarito, non potè ricevere l’ultimo sacramento.

Però… cosa vale la pena visitare al giorno d’oggi a Fròmista? In primo luogo e come monumento più importante, la chiesa di San Martìn. Questo tempio ci viene in mente quando si parla di stile romanico, dato che è uno degli esempi di questo stile. Risale al finale del S. XI e inizio del XII. Nel S. XIX fu oggetto di una grande ristrutturazione.  

Iglesia de San Martín hecha con piedra

Chiesa di San Martìn (Fotografia ceduta da Miguel Cortés)

Questa chiesa trasmette molta bellezza per la semplicità e limpidezza delle sue forme, che giocano con i volumi in modo molto equilibrato. Consta di tre navate con abside semicircolare e volta a botte – la forma medievale più comune – ma sorprende il suo ciborio ottagonale con abbaini e con le due torri circolari della facciata occidentale. Normalmente le torri avrebbero dovuto essere quadrangolari, mentre queste ricordano l’arte carolingia o tedesca.

Inoltre, il tempio di San Martìn conserva una gran quantità di sculture decorative, molto ricche di dettagli. In ogni capitello, su ogni gronda del tetto, c’è una piccola scultura e all’esterno strutture a scacchi segnano tutta l’altezza dell’edificio. All’interno sorprende la decorazione dei capitelli.

Capitel de la Orestiada en San Martín de Frómista. En la restauración del S. XIX el original se llevó a un museo y aquí se puso esta copia

Capitello dell’Orestiade a San Martìn de Fròmista. Durante il restauro del S. XIX l’originale fu portato in un museo e qui venne posta questa copia (Fotografia ceduta da Àngel M. Felicìsimo)

Oltre alla chiesa di San Martìn, a Fròmista si trova anche il tempio di San Pedro, nella piazza di Tuy. Non è romanico, ma gotico, come si nota dalle sue volte agivali con nervature. La sua facciata è rinascimentale e una parte del tempio è occupata dal museo parrocchiale locale.

Sulla stessa grande strada che attraversa il paese, si trova la scultura del patrono di Fròmista: San Telmo. Questo santo nacque qui nel S. XII e percorse Asturia e Galizia predicando, specialmente con pescatori – per questo in questa scultura nel bel mezzo della pianura castigliana viene rappresentato in una barca-.

Estatua de hierra de San Telmo

San Telmo (Fotografia ceduta da Arte Historia)

DA FRÒMISTA A VILLALCÀZARDE SIRGA E ULTIMI CHILOMETRI FINO A CARRIÒN

All’uscita da Fròmista dobbiamo attraversare due rotonde sulla P-980 e, da lì, le indicazioni sono semplici: proseguire dritto sulla strada fino a Carriòn de los Condes. Il sentiero per i pellegrini a piedi segue costantemente parallelo la strada asfaltata, con in mezzo due pietre miliari ogni centinaia di metri.

Nonostante il sentiero sia abbastanza ampio, per noi è più comodo prendere la strada. Si tratta di circa 20 km in leggerissima salita, anche se sembrerà di essere in piano.

Camino de tierra entre Frómista y Carrión con señalización del Camino de Santiago

Cammino tra Fròmista e Carriòn de los Condes (Fotografia ceduta da Jorge Gañàn)

Durante il nostro percorso, lasceremo alla nostra destra quattro cittadine prima di arrivare a Carriòn de los Condes. Noi di Tournride sappiamo bene che dopo tutta la fatica fatta oggi sarete piuttosto stanchi, così vi offriamo semplicemente alcuni accenni di punti che possono risultare interessanti, nel caso in cui vogliate fermarvi.

Il primo centro abitato si chiama Poblaciòn de Campos. Qui troviamo tutti i servizi di cui abbiamo bisogno. Nel passato era molto legato all’Ordine di San Giovanni, e al giorno d’oggi sono degni di nota i suoi due eremi e la chiesa parrocchiale, dedicata a Santa Magdalena.

Prima di attraversare il fiume Ucieza su un ponte, all’uscita di Poblaciòn de Campos, c’è una deviazione che indica a destra. Si tratta di un cammino alternativo che possiamo prendere se vogliamo arrivare a Villovieco attraverso i campi.. Lí torneremo ad attraversare il fiume per prendere la P-980. La lunghezza dei due percorsi è praticamente la stessa.

Se prendiamo la P-980 invece che il cammino alternativo passeremo per Revenga de Campos. Sulla torre della chiesa di questo centro abitato fanno il nido le cicogne, volatile che trova in Castiglia uno dei migliori habitat di tutta Spagna.

Qualunque sia il percorso che decidiamo di prendere, passeremo per Villarmentero de Campos. Qui vale la pena nominare la chiesa di San Martìn de Tours. Anche se da fuori non richiama molto l’attenzione, l’interno offre uno splendido soffitto a cassettoni in stile mudejar: proprio cioè dei musulmani che vissero in questo territorio cristiano e crearono qui questo stupendo soffitto in legno.

Infine, la strada passa per Villalcàzar de Sirga prima di arrivare a Carriòn de los Condes. Dei quattro paesi di quest’ultimo tratto, Villalcàzar de Sirga ha il patrimonio culturale più degno di nota, soprattutto perchè ospita la chiesa di Santa Marìa la Blanca..

Vista sur de la iglesia de Santa María la Blanca en Villalcázar de Sirga

Vista sud della chiesa di Santa Marìa la Blanca a Villalcàzar de Sirga (Fotografia ceduta da José Luis Filpo Cabana)

Visto da lontano, il tempio sorprende per dimensione e robustezza, mentre all’interno meraviglia la sua delicatezza. La chiesa fu iniziata nel S. XII e fu molto legata all’Ordine dei Templari e della Corona.. Di fatto, alla Vergine Bianca che vien adorata in questo tempio, Alfonso X in Saggio dedicó dodici dei suoi “cantici“.

Quando nel 1312 si sciolse l’Ordine del Templari, la chiesa fu ceduta a una famiglia di alto lignaggio. La dissoluzione di questo ordine è passata alla storia grazie a numerose leggende, soprattutto a causa della sua improvvisa eradicazione. Di sicuro, dalla loro nascita nel 1118 i templari avevano accumulato così tanto potere che persino Filippo IV, re di Francia, doveva loro un’enorme quantitá di denaro. Per questo, imprigionò alcuni di questi cavalieri e li uccise dopo averli torturati, e fece pressioni anche sul papato perchè sciogliesse l’ordine, cosa che si verificò nel 1312.

Iglesia de Santa María La Blanca

Chiesa di Santa Marìa La Blanca (Fotografia ceduta da Ochoytres)

Se avete l’occasione di entrare nella chiesa, data un’occhiata alla sua pala maggiore e ai sepolcri policromi ricchi di bassorilievi, non ve ne pentirete!

Sepulcros en la Iglesia Santa Maria la Blanca

Sepolcri della chiesa di Santa Maria la Blanca (Fotografia ceduta da Guu)

Dopo quest’ultima visita percorreremo gli ultimi 7 km di tappa sulla P-980 e entreremo a Carriòn de los Condes sulla Via dei Pellegrini. Adesso manca solo godersi il meritato riposo!

UN POMERIGGIO A SPASSO PER CARRIÒN DE LOS CONDES

Carriòn de los Condes è uno di quei posti che, anche se di dimensioni non molto grandi e non molto popoloso – conta circa 2000 abitanti -, ha un grande percorso storico inciso nel suo patrimonio monumentale. Perse gran parte dei suoi monumenti durante la Guerra di Indipendenza, ma ugualmente conserva una moltitudine di tesori che vale la pena scoprire.
Tournride vi invita a godervi una passeggiata in questa località. La sua dimensione e la concentrazione dei punti interessanti permettono, in solo 30 minuti, di farsene un’idea generale. Per rendere più semplice l’esperienza, abbiamo preparato una mappa del percorso e vi diamo alcuni consigli su cosa vedere a Carriòn de los Condes.

A passeggiare! Non ve ne pentirete!

Salida de Carrión de los Condes por el Puente Mayor hacia Santiago de Compostela

Uscita da Carriòn de los Condes sul Ponte Maggiore

Carriòn de los Condes, dalle leggende di cavalli di Troia a una moderna città culturale

Noi di Tournride riteniamo che per poter apprezzare ciò che oggi visitiamo, è necessario comprendere come arrivò a generarsi. Per questo, cominciamo questa passeggiata fornendo alcuni riferimenti su dove si trova Carriòn de los Condes e sul suo sviluppo storico.

Carriòn de los Condes si trova nel centro della provincia palentina. La sua posizione priviliegiata sulla riva del fiume Carriòn, nell’arida pianura della Castiglia, ha permesso che fosse abitato fin dalla preistoria. Comunque, il primo insediamento urbanizzato si ritiene che fosse celtìbero.

S. I a.C. i Romani arrivarono qui e rasero al suolo quello che trovarono, creando un nuovo insediamento che, quando l’impero cadde in Occidente nel S. V, i visigoti presero sotto il loro controllo. A nord-est della riva destra del fiume Carriòn costruirono un castello di cui oggi non rimengono tracce.

Gli arabi prendono possesso di questa fortezza nel S.VIII, chiamandola Monte Argel. Dal tentativo di un cavaliere asturiano dei tempi di Alfonso II “el Casto” di riconquistare la cittadella dagli arabi nasce una delle leggede più famose della città che, anche se ingegnosa, non è esattamente una ”novità” storicamente parlando.

Nell’ “Iliade” Omero narra come l’esercito degli Achei riuscì ad entrare a Troia dopo anni di assedio. Racconta che i greci simularono una ritirata, lasciando un cavallo dal ventre cavo alle porte della città, e che i troiani, credendo che si trattasse di un dono per la dea Atena,lo portarono dentro alle mura cittadine. Alla notte, i guerrieri greci nascosti nel ventre del cavallo aprirono le porte della città e l’esercito la devastò.

In questo caso, si dice che i cristiani usarono carri di carbone, invece che un cavallo come a Troia, per riscattare il castello di Monte Argel. Misero armi tra il carbone e si travestirono da carbonai, facendo finta davanti agli arabi di voler entrare nel castello solo per vendere la loro mercanzia. Quando entrarono, aprirono il fuoco e quando gli arabi fuggirono dal castello caddero nell’imboscata dell’esercito cristiano, che li aspettava fuori dalle porte.

Iglesia de Nuestra Señora de Belén al lado del Río Carrión, antiguo emplazamiento del castillo medieval Monte Argel

Chiesa di Nuestra Señora de Belén accanto al Rìo Carriòn, antico sito del castello medievale Monte Argel

Grazie a questa tecnica ingegnosa, il castello tornò in mano ai cristiani e, lì intorno iniziò a svilupparsi un nucleo abitato, che arrivò ad essere piuttosto importante nel Medio Evo. L’installazione era inizialmente un “condado” (contea), cioè un territorio retto da un conte che dipendeva dalla famiglia reale. Le visite reali donarono alla città molta importanza e molte famiglie di alto lignaggio si concentrarono lì.

Di fatto, il nome di “los Condes” (I Conti) deriva dal fatto che ci furono diverse lotte di potere tra le famiglie per controllare il sito e, nel S. XV, tre famiglie differenti di conti firmarono un patto per non perdere il potere di fronte ad un altra famiglia di conti. Carriòn rimarrà una contea fino a che cambiò l’ordine territoriale e si convertirá in un municipio, ormai nell’Età Moderna.

Lo splendore del Medio Evo crebbe con la costruzione di una gran quantità di edifici di grande valore artistico, sia civili che religiosi. Nei monasteri si concentravano molti ordini religiosi– diretti dalla gran parte della nobiltá delle famiglie di Carriòn– e la classe alta costruí case blasonate di pietra. Inoltre, Carriòn rivestiva una grande importanza commerciale ed era fermata obbligatoria del Cammino Francese. Si verificava quindi in questa località un gran flusso di persone e merci. Arrivò ad avere addirittura 15 ospedali per malati e pellegrini e alla fine del S. XV contava 6000 abitanti.

Oltre che per tutto questo, dal S. XI Carriòn aveva anche guadagnato notorietà perchè una famiglia di principi non ereditari portò in un monastero di questa località delle importanti reliquie di santi romani. Tra questi, quelle di San Zoilo, un martire decapitato a Còrdoba per aver predicato nel S. IV, quando il cristianesimo era ancora perseguitato.

Nel S. XVI la planimentria della città era già simile a quella che vediamo ora, ma inizia ad avanzare una recessione causata dalla peste e dalle eccessive tasse qche venivano applicate, che fecero diminuire il commercio. Inoltre, il pellegrinaggio non portava lo stesso flusso di persone che i secoli precedenti. Arrivò a contare circa 600 abitanti, ma grazie all’introduzione da parte del re di un “porto franco” settimanale (libero da imposte) iniziò a rifiorire e, con esso, la vita a Carriòn. Nel S. XVII arrivò a commerciare addirittura con Flandes o Francia e nel secolo seguente la situazione si mantenne stabile.

Nel S. XIX avviene uno degli accadimenti più tragici per la città. Con l’occupazione napoleonica in Spagna si scatena la Guerra di Indipendenza e Carriòn de los Condes si converte nello scenario dello scontro. Il capo della resistenza castigliana decise di incendiare tutti gli edifici importanti di Carriòn per evitare che i francesi arrivassero e ne prendessono potere e ci si rifugiassero. Bruciarono conventi e chiese e, ancora più importante, tutti gli archivi dove erano custoditi i documenti storici di Carriòn de los Condes.

Questo incendio, sommato alla confisca – che svuotò tutti i conventi maschili della città – cambiò moltissimo l’urbanizzazione. Parte degli edifici incendiati o abbandonati vennero usati per costruirne altri nuovi, come il Municipio o la Piazza del Mercato. Carriòn de los Condes durante questo secolo e il seguente seguì un percorso di modernizzazione, diventando alla fine l’attrattiva località che vediamo oggi.

Cominciamo a camminare e, per cambiare… andiamo da est verso ovest! Dal convento de Santa Clara all’interessante facciata della chiesa di Santiago

Usciamo dal lato sudest di Carriòn, vicino a dove siamo entrati sulla P-980. Lì si trova il Monastero Reale di Santa Chiara, la nostra prima fermata.

Santa Chiara era italiana e fu la prima donna a scrivere una regola monastica per donne, nel S. XIII. Due discepole dirette di Santa Chiara fondarono questo convento nell’anno 1231, e questo lo rende uno dei più antichi di Spagna.. Inoltre, occupa una grande estensione di terreno ed ha funzionato in maniera quasi continua.

Real Monasterio de Santa Clara

Real Monastero Reale di Santa Chiara (Fotografia ceduta da Lala)

Architettonicamente, resta poco dell’edificio originale del S. XIII. Quello che vediamo oggi è la sovrapposizione di restauri, il più importante del S. XVII, che avvenne quando il monastero raggiunse il suo massimo spendore durante la reggenza di Suor Luisa dell’Ascensione. Questa abbadessa divenne molto influente. Di fatto, fu ella che ottenne dal re di organizzare una fiera libera da tasse per tornare a far fiorire il commercio dopo la recessione del S. XVI.

Si dice che il monastero sopravvisse in buono stato durante la Guerra di Indipendenza grazie all’astuzia delle monache che fecero un patto con in Francesi secondo cui le monache avrebbero loro offerto tutti i pomeriggi una cioccolata calda se rispettavano il monastero. Che sia vero o no, il monastero passò indenne la guerra e, di fatto, le monache che oggi vivono lì continuano a preparare tipici dolci.

Il convento ospita oggi un museo, tra i cui beni spicca l’impressionante collezione di presepi del mondo: statuette che rappresentano la nascita di Gesù, portate da tutto il mondo. Vale anche la pena visitare la chiesa, con la sua pala d’altare incentrata su una scultura di Santa Chiara.

Alla porta nord si trova un pozzo. Visto che molti pellegrini a piedi bevevano da questo pozzo, fu chiamato il pozzo “dei Pellegrini” o “della Salute”. Si considerava che questa fonte fosse esattamente alla metà del Cammino di Santiago venendo dalla Francia, anche se oggi si ritiene che questo punto sia un poco più avanti, oltre Sahagún.

Seguendo calle di Santa Chiara e attraversando la strada, passiamo per il chiosco di informazione turistica e arriviamo alla chiesa di Santa Maria del Cammino. In questo tempio del S. XII, di notevoli dimensioni per essere romanico, tutti i pomeriggi viene celebrata una messa di Benedizione dei Pellegrini.

Percorrendo tutta la via pedonale, punteggiata da locali e negozi – molti di questi specializzati in servizi ai pellegrini – arriviamo a Piazza Maggiore. Questo sarà il punto in cui ci fermeremo ma, prima, proseguiremo la nostra visita andando verso la chiesa-museo di Santiago, , che si trova proprio nell’area pedonale e fa parte del patrimonio più importante di Carriòn. Ci soffermeremo principalmente sulla sua bellissima facciata principale.

Iglesia de Santiago

Chiesa di Santiago (Fotografia ceduta da Zarateman)

Quello che oggi è la chiesa di Santiago, formava parte di un congiunto monastico costruito nel S. XII, che contava anche con un ospedale di pellegrini. Nonostante sia stato uno degli edifici più colpiti dall’incendio del 1811, parte della chiesa sopravvisse e nel 1931 fu dichiarata Monumento Storico Artistico e, nel 2000, Bene di Interesse Culturale. La sua ricostruzione dopo l’incendio fu portata a termine nel 1849, momento in cui venne anche creata Piazza Maggiore e il Municipio di fronte – tutto questo con materiale proveniente da antichi conventi-.

Oltre alla collezione museale che ospita al suo interno, La sua facciata principale, medievale, è veramente degna di nota. Vediamo lì una porta a forma di arco con un fregio orizzontale superiore che corre lungo tutta la facciata. L’arco che si trova a destra e che dà accesso al viale che costeggia la chiesa, fa parte dell’antico monastero.

Portada de la Iglesia de Santiago

Facciata della Chiesa di Santiago (Fotografia ceduta da José Luis Filpo)

La porta della chiesa di Santiago è decorata da un impressionante archivolto ricco di figure che, in questo caso, non rappresentano personaggi biblici ma piuttosto i mestieri medievali che si svolgevano a Carriòn durante il Medio Evo. Ci sono 22 figure umane e ognuna rappresenta un mestiere differente: maniscalco (rappresentato con il cappello ebraico), alchimista, calzolaio, menestrello, scrivano, monaco, arpista, giudice, guerriero, prefica, sarto… Attira l’attenzione, a livello di curiosità, la notevole figura sulla destra, che rappresenta una ballerina contorsionista, in una posizione quasi impossibile e vestita in modo provocante.

Sotto l’arco, due colonne con capitelli incisi incorniciano la porta. In quello di sinistra vediamo il BeneSotto l’arco, due colonne con capitelli incisi incorniciano la porta. In quello di sinistra vediamo il Bene, sotto forma di due protettori che impediscono che un un leone (il demonio) si porti via l’anima di una persona mentre la trasportano verso il cielo In quello a destra, invece, si rappresenta il contrario: il Male come tortura di un uomo nudo che viene continuamente morso da alcuni cani senza essere mai ucciso.

Capitel "del Bien" en la portada de la iglesia de Santiago

Capitello “del Bene” sulla facciata della chiesa di Santiago (Fotografia ceduta da Zarateman)

Sopra la porta vediamo un fregio che ci può ricordare quello che abbiamo visto a Villalcàzar de Sirga, con un Cristo Pantocrate nel mezzo. Circondato dai quattro apostoli rappresentati dai loro simboli: Matteo un angelo, Marco un leone, Luca un toro e Giovanni un’aquila. Accanto, sono rappresentati gli apostoli, in gruppi di sei.

Pantócrator en Carrión de los Condes

Pantocrate a Carriòn de los Condes (Fotografia ceduta da Miguel Àngel Garcìa)

I realtà, tutto il muro della chiesa ha un significato. Sopra si trova Cristo come giudice e circondato dai suoi congiunti, coloro che, grazie ai propri meriti durante la vita si sono meritati un posto con Lui in Paradiso. Il libro delle leggi è chiuso perchè ancora non è arrivato il Giorno del Giudizio. Sotto ci siamo noi, la società – in quel momento la società medievale – portando avanti le nostre attività della vita quotidiana. Se ci “comportiamo bene” andremo verso la destra di Dio (il Bene) mentre se ci “comportiamo male”, alla sua sinistra.

Anche se al giorno d’oggi ci sembra molto difficile da decifrare, la gente nel Medio Evo lo intendeva immediatamente. Era una simbologia a cui erano abituati e si usava per istruire e guidare il popolo. Sarebbero come, cercando un’analogia nel mondo contemporaneo, i nostri segnali stradali – che noi comprendiamo ma che un abitante del medioevo non capirebbe-.

Continuiamo verso la chiesa di San Andrés e attraversiamo il ponte a San Zoilo

Proseguiamo lungo la via pedonale fino a che diventa di nuovo carrozzabile e, in calle Hortaleza, giriamo a destra per visitare la chiesa di San Andrés, nota come la “Cattedrale di Carriòn de los Condes”. Anche se precedentemente qui c’era una chiesa romanica, nel XVI fu sostituita dalla chiesa che vediamo attualmente, secondo un progetto di R. Gil di Hontañòn – maestro di cui abbiamo già parlato per il suo progetto di San Juan a Castrojeriz-. L’interno è lumonoso e di grandi dimensioni.

Uscendo dalla chiesa percorriamo tutta calle Hortaleza fino al Ponte Maggiore. Questo ponte è una ricostruzione del S. XVI. Il primo ponte era del S. XI, e fu costruito per unire il monastero di San Zolio con la città di Carriòn – anche se in quel momento entrambi i territori funzionavano in modo indipendente -.Il ponte originale aveva porte ai suoi estremi, dove si richiedeva un pedaggio sia ai commercianti sia ai pellegrini. Per questo, alcune persone lasciavano nel loro testamento del denaro per pagare il pedaggio ad un certo numero di poveri o di pellegrini, come opera di bene.

Puente sobre el Río Carrión, en Carrión de los Condes

Ponte sul fiume Carriòn, a Carriòn de los Condes (Fotografia ceduta da Diario de un Caminante)


Dopo aver attraversato il ponte vedremo di fronte a noi, a solo 200 metri, la facciata borocca del
Monastero di San Zoilo, che oggi funge da hotel. Questo monastero era noto tra i pellegrini medievali perchè, come oggi a Iratxe viene regalato vino,qui veniva dato ai pellegrini tutto il pane e il vino che desideravano. Oltre ai pellegrini, ci andavano i re e, di fatto, qui si sposò Fernando III il Santo nel S. XIII.

Foto del Monasterio de San Zoilo con los jardines y árboles al fondo

Monastero di San Zoilo (Fotografia ceduta da Miguel Àngel Garcìa)

Dell’edificio originale resta poco e, del suo insieme risalta soprattutto il chiostro del S. XVI. Gli scultori che parteciparono, decorarono profusamente colonne e capitelli, così come le volte dell’interno porticato.

Claustro del Monasterio de San Zoilo en un día soleado

Chiostro del Monastero di San Zoilo (Fotografia ceduta da Valdavia)

Terminiamo ritornando alla riva est del fiume Carriòn: visita agli edifici civili e meritato festino nei dintorni di Piazza Maggiore

Dopo questa visita attraverseremo di nuovo il ponte e quindi giriamo a destra seguendo la riva del fiume. In calle Ruiz Giròn, che attraversiamo in pochi metri, possiamo dare un’occhiata a una delle poche case di grandi famiglie aristocratoche che si conservano al giorno d’oggi, visto che la maggior parte fu distrutta nell’incendio del 1811. La Casa Giròn è del XVIII e nella sua facciata possiamo ammirare gli scudi della famiglia così come le belle ringhiere.

Torniamo su calle Adolfo Suàrez e giriamo a sinistra arrivando, in meno di 100 metri, alla Piazza Maggiore. Lì potremo vedere il Municipio, costruito nel 1868 dopo che l’incendio distrusse la versione precedente. Si tratta di un edificio di grande solidità, con una base di pietra che proviene da abbazie e conventi ormai scomparsi.

Plaza Mayor de Carrión de los Condes

Piazza Maggiore di Carriòn de los Condes (Fotografia ceduta da Santiago Abella)

Vicino alla piazza, cuore pulsante di Carriòn de los Condes, si trovano un gran numero di locali che offrono accoglienza turistica in cui potremo goderci il meglio della gastronomia palentina: arrosti, agnelli da latte, granchi del Pisuerga, ecc. Se vi piacciono i dolci, sappiate che questa localitá ospita una gran tradizione pasticciera di eredità monastica. A Carriòn sono particolarmente note le garrapiñadas (frutti secchi glassati e croccanti) e le paste sfoglie.

Dovo aver chiuso questa lunga tappa con una visita completa come questa, ci manca solo riposare un po’ per affrontare la tappa di domani nella miglior forma mentale e fisica. Domani entreremo a Leòn, in una tappa che sarà la più lunga in termini di km, anche se con un profilo tranquillo. Passando Sahagún, avremo già percorso la metà dell’itinerario verso Santiago.

Pronti per passare l’equatore del vostro cammino?

TAPPA 6: DA SANTO DOMINGO DE LA CALZADA A BURGOS – CAMMINO FRANCESE IN BICICLETTA

Distanza da Santiago: 562 km

Distanza di tappa: 75 km

Tempo stimato: 6 – 6,5 ore
Quota mínima: 640 m

Quota massima: 1165 m

Difficoltà della tappa: Alta

Luoghi di interesse: Belorado, Villafranca de Montes de Oca, San Juan de Ortega, Atapuerca, Burgos

Mappa dell’itinerario:
Per vedere il percorso su Google Maps fare click qui

Mapa de la etapa 6 del Camino de Santiago en bici desde Santo Domingo de la Calzada a Burgos


Fare click sull’immagine per ingrandire

Questa tappa è più difficoltosa principalmente a causadell’incremento di km rispetto alle tappe percorse fino ad ora e anche perché ci troveremo ad affrontare alcune rampe pesanti con, a volte, un fondo di pietre libere; questo va ad aumentare la difficoltà tecnica. In ogni modo, nel testo e nella mappa di questa tappa potrete trovare strade alternative. 

I tratti più complessi saranno alcuni salti pronunciati sui Montes de Oca e, in seguito, all’attraversare la Sierra de Atapuerca. Lì supereremo 100 metri di dislivello in poco più di un km, per abbassarci poi di 140 m in 3 km in elevata pendenza.

In generale si possono seguire i sentieri originali del Cammino per tutta la tappa anche se, in molti casi, corrono paralleli alla N120 o ad altre strade locali. In alcuni punti Tournride vi consiglia di prendere la strada, soprattutto se le condizioni metereologiche non sono buone, il fondo è fangoso o se c’è molta gente, visto che alcuni sentieri sono veramente stretti. Vi segnaliamo i punti dove ci si ricongiunge con il sentiero.

Vista panorámica de la sierra de Atapuerca

Panoramica della sierra de Atapuerca

PROFILO E PERCORSO GENERALE DELLA TAPPA

Usciamo da Santo Domingo de la Calzada e, dopo aver attraversato il ponte, possiamo proseguire direttamente sulla Strada di Burgos.  Il sentiero corre parallelo ad essa e, passati poco più di 2 km, troveremo un segnale di stop che ferma una delle due carreggiate. Lì vedremo il sentiero del Cammino alla nostra sinistra e potremo riprenderlo.

Da questo punto la via si fa più dura e fino a Grañón sarà impegnativa, soprattutto negli ultimi due km fino al centro del paese, che si trova in un punto sopraelevato noto come “cerro de Mirabel” (120 m di differenza di quota).

Cartel durante el camino francés en bici que muestra el trazado desde Santo Domingo de la Calzada hasta Grañón

Cartello con il tracciato da Santo Domingo de la Calzada a Grañón (fotografia ceduta da Miran Rivajec sotto le seguenti condizioni)

Dopo una forte discesa all’uscita di Grañón, prendiamo un sentiero di ghiaia in leggera salita che ci porta ad attraversare la frontiera tra La Rioja e Castilla e León.E’ segnalata da un grande cartello con una mappa del Cammino di questa regione.

A partire dalla frontiera, per tutto il Cammino ci saranno tratti con salti brevi e continui. Dalla frontiera, il sentiero di ghiaia ci porta a Redecilla del Camino. Per il suo centro passa la N-120, strada che ci porterà fino a Castildelgado.

Arrivando a Castildelgado possiamo seguire le frecce gialle per percorrere i sentieri di terra che ci portano a passare per Viloria de Rioja. Altrimenti, prendiamo la N120 senza passare per questa località e andiamo direttamente a Villamayor del Río. I sentieri a Viloria de Rioja sono perfettamente transitabili, possono solo risultare un po’ stretti in alcuni punti.

Da Villamayor del Río fino a Villafranca de Montes de Oca possiamo percorrere sia il sentiero originale, sotto forma di un sentiero di ghiaia o terra più o meno parallelo alla strada, sia la N120. Se prendiamo la strada non passeremo per Villambistía. Si viaggia in pendenza leggera e costante.

Arrivando a Villafranca da Montes de Oca possiamo prendere il cammino originale: attraverseremo questo monte e saremo ampiamente ricompensati dello sforzo extra da un contorno naturale fantastico. Transitando per sentieri di terra che si snodano mano a mano che saliamo di quota, si alternano marcate discese con rampe corte ma intense, che possono arrivare tra il 5 e l’8% di dislivello. Possiamo anche decidere di proseguire sulla N120 da Villafranca e immetterci sul sentiero 4,5 km dopo, entrando direttamente all’Alto de la Pedraja, quota massima del rilievo (1150 m). Si può entrare anche prima, ma sarebbe appena prima del monumento alla Guerra Civile.

Camino con campo verde a los lado que va desde Villafranca a Montes de Oca

Cammino a Villafranca de Montes de Oca (fotografia ceduta da Total13 sotto le seguenti condizioni)

Dall’Alto de la Pedraja scendiamo in graduale pendenza per circa 8 km fino a San Juan de Ortega. Da lì proseguiamo per una piacevole pista tra i pini che, già nei pressi di Agés, ci porta ad una quota superiore regalandoci panorami mozzafiato. Da questo punto si scende fino ad Agés.

I primi tre km dall’uscita di Agés diventeranno una gradevole passeggiata in piano sulla stada locale (BU-V-7012). Quando vediamo alla nostra destra il centro di interpretazione dei siti archeologici di Atapuerca e entriamo nell’omonima cittadina, dobbiamo uscire dalla strada per prendere un sentiero di ghiaia verso sinistra.

Da questo punto ci tocca salire per due km sulla sierra de Atapuerca. Si supera una differenza di quota di 116 metri e si discende poi per 140 m in altri 2,5 km. Non si tratta di una pendenza molto pronunciata ma la tipologia di terreno può rendere difficile il percorso, dato che ci sono molte pietre sciolte e scale di pietra naturali.

Data la difficoltà tecnica di questo tratto, si può anche decidere di evitarlo. Si dovrà proseguire dritto sulla strada di Atapuerca fino ad arrivare a Olmos de Atapuerca, dove prenderemo a sinistra la strada che costeggia il rilievo e arriveremo a Villalbal, dove ci immetteremo nuovamente nel Cammino.

Da Villalbal ci restano meno di 17 km per arrivare a Burgos. Il tracciato diventa dolce e, anche se presenta alcuni salti, non sarà paragonabile al tratto già percorso.

Dopo esserci lasciati alle spalle Orbañeja Riopico e aver attraversato l’autostrada con un un cavalcavia, abbiamo due opzioni per entrare a Burgos.

La prima opzione è prendere il cammino originale. Costeggia l’aroporto sulla destra e entra in città attraverso il poligono industriale Gamonal. E’ un percorso lungo e noioso di più di 10 km che porta fino alla cattedrale (7 km attraverso il poligono, con molto traffico e camion).

La seconda opzione è entrare attraverso il parco fluviale del fiume Arlanzón. Se non piove o non ha piovuto molto nei giorni precedenti e il terreno non è molto fangoso, questa è sicuramente l’opzione migliore. Per prenderla, dobbiamo attraversare il cavalcavia e, quando vediamo un agglomerato urbano alla nostra sinistra, attraversarlo per prendere il sentiero che esce dal fondo. Questo sentiero è tanto ben segnalato sia con segnaletica orizzontale che verticale che non avremo problemi a seguirlo. La distanza da percorrere sarà la stessa, ma il percorso è molto più piacevole e ci porta praticamente al centro della cittadina.

Estatua de un peregrino con la catedral de Burgos al fondo

Statua di un pellegrino con la cattedrale di Burgos sullo sfondo (fotografia ceduta da Paul Quayle)

In generale, questa sarà una tappa che richiede abbastanza impegno visto che, oltre ad essere piuttosto lunga, include anche la salita a due quote alte, sui Montes de Oca e la sierra de Atapuerca. Il paesaggio che ci accompagnerà, ne varrà la pena, vedremo come il verde di La Rioja inizia a a lasciare spazio alle grandi estensioni di León. Di sicuro, dopo tanta fatica, l’entrata a Burgos può risultare lunga, dato che la città si vede da lontano ma ci si impiega molto ad arrivarci. Forza pellegrini!

CONSIGLI PRATICI

  • Il fatto che il Cammino corra parallelo alla strada ci offre la possibilità di andare per strade asfaltate e ci facilita così il pellegrinaggio, ma se decidiamo invece di prendere i sentieri originali, a volte attraversare la strada risulta pericoloso. Bisogna sempre fare attenzione.
  • Da Villafranca de Montes de Oca fino a San Juan de Ortega ci sono circa 12 km tra i monti, senza alcun agglomerato urbano, quindi se avete bisogno di acqua o di cibo è vivamente consigliato approvvigionarsi prima. C’è da dire che nella parte alta dei monti, sull’ampia pista tra i pini a 5 km da San Juan, si trova un bar chiamato “El oasis del camino”,con tavolini e sedie ricavati da grandi tronchi dipinti. Si paga ad offerta, secondo quanto si ordina. Non è permanente, per cui in inverno non lo troverete.
  • Se iniziate il vostro cammino a Santo Domingo de la Calzada, vi aiutiamo ad arrivarci. 
    Sapete come arrivare fino a Santo Domingo de la Calzada?
  1. Ci arrivano autobus da molti punti della penisola iberica. Dato che dipende da dove arrivate, la società dei trasporti è differente, la cosa migliore è guardare sulla página del comunedove ci sono informazioni dettagliate per trovare dei collegamenti che vadano bene per il vostro trasferimento. 
  2. Ci sono autobus che collegano Logroño, Burgos, Saragozza, Madrid e Barcellona; sono tutte città con aeroporto. Se arrivate da lontano, in questo modo avrete la possibilità di avvicinarvi.
  3. A Santo Domingo de la Calzada non c’è stazione ferroviaria. Le più vicine sono quella di Haro (21 km), Miranda de Ebro (38 km) e Logroño (46 km).

Potete anche provare ad utilizzare piattaforme come Blablacar o contrattare un taxi che vi raccolga vicino a dove arriverete per poi portarvi a Santo Domingo.

Ricordate che Tournride consegna pressole biciclette il vostro alloggio
a Santo Domingo de la Calzada, il giorno precedente all’inizio del vostro viaggio si può occupare del vostro equipaggio in più, trasportandolo fino alla tappa finale del vostro cammino.

  • Se volete visitare Atapuerca, avete tre modi di farlo. Dal martedì alla domenica, la Fondazione Atapuerca organizza visite al sito archiologico una volta ogni ora, dalle 10:00 fino alle 13:00; quindi se a quell’ora siete in zona potete arrivare al sito dalla strada su cui passa il cammino (è ben indicato). La seconda possibilità è, se pernottate ad Agés, utilizzare l’autobus che ogni giorno raccoglie i pellegrini e li porta a visitare il sito (si consiglia di consultare gli orari nell’ostello della città). L’ultima opzione è prendere l’autobus che dal Museo dell’Evoluzione Umana a Burgos porta al sito archeologico. Per maggiori informazioni consultare la pagina web della Fondazione Atapuerca
  • Se desiderate visitare la cattedrale di Burgos dovete tener conto che è aperta solo fino alle 18:00 e che l’ingresso si paga (3,50€ con la credenziale di pellegrino). Se non arrivate in tempo, potrete sempre visitarla il giorno dopo a partire dalle 10:00.

ITINERARIO DETTAGLIATO E PATRIMONIO STORICO-ARTISTICO

In questa tappa ci lasceremo alle spalle La Rioja e entreremo nella Castilla. Il cambio del paesaggio sarà graduale, i vigneti rimarranno indietro poco a poco e attraverseremo grandi distese di pini fino a che il paesaggio della cosiddetta “Riojilla Burgalesa” non ci offrirà il panorama delle sue grandi estensioni punteggiate di querce.

Oltre a questo incredibile ambiente naturale, scopriremo tracce umane primitive nel sito archeologico di Atapuerca e grandi costruzioni medievali a San Juan de Ortega. Tutto questo inframmezzato dal passaggio per molte cittadine di piccole dimensioni in cui la simpatia della gente e la buona accoglienza per i pellegrini sono assicurati.

¡Buon cammino!

Rebaño de ovejas en la sierra de Atapuerca

Gregge sulla sierra de Atapuerca (fotografia ceduta da Paul Quayle)

USCIAMO DA SANTO DOMINGO DE LA CALZADA E ATTRAVERSIAMO GRAÑÓN PER ARRIVARE ALLA FRONTIERA CON CASTILLA E LEÓN

La tappa di oggi inizia imbattendoci in una costruzione piena di storia: il ponte di Santo Domingo de la Calzada.Conosciamo già la storia del santo e della località, raccontata in dettaglio nel giro finale della tappa precedente. Questo ponte in uscita alla località fu quello che rese famoso in prima battuta Domingo García.

Vero è che il ponte che attualmente usano i pellegrini (di pietra e con 16 archi), non è quello che fu costruito dal santo nel S. XI. Inizialmente c’era un ponte fatto di tavole di legno su piloni di pietra e successivamente Santo Domingo, già noto all’epoca, accanto ne costruì un altro formato da circa 25 grandi archi di pietra. Questo ponte, per l’usura costante dovuta alle inondazioni e al passare del tempo, dovette essere restaurato ad ogni secolo dal XVI al XIX, per questo il suo aspetto cambiò fino a prendere questa configurazione che vediamo oggi.

Puente sobre el río Oja a la salida de Santo Domingo de la Calzada

Ponte sul fiume Oja all’uscita da Santo Domingo de la Calzada (fotografia ceduta da Jordiferrer sotto le seguenti condizioni)

Anche se delle pietre che fece porre Domingo García al giorno d’oggi resta poco, è vero che la costruzione riveste una grande importanza storica e pertanto è citata in molte fonti antiche. E’ anche scenario di uno dei molti miracoli di Domingo, visto che si narra che un pellegrino che dormiva proprio lì fu investito da un carro e il santo lo riportò in vita.

Decidiamo di proseguire per la strada di Burgos o parallelamente ad essa attraverso i sentieri del cammino, e in circa 7 km arriveremo a Grañón, l’ultima località della Rioja che visiteremo. Il Cammino di Santiago coincide con la sua Via Principale, cosicchè attraverseremo la cittadina sulla sua strada maggiore, che coincide con la quota più alta del Cerro de Mirabel, dove si situa la località. Anticamente, data la posizione di frontiera del paese, qui si trovava un castello che permetteva di dominare la zona. Oggi non ne rimane traccia ma possiamo contemplare il paesaggio sedendoci in un punto di ristoro panoramico che si trova alla fine della via principale, dove il cammino indica di girare a sinistra.

Dopo aver lasciato Grañón, su un sentiero asfaltato prima e di terra battuta poi, percorriamo meno di 2 km per arrivare alla frontiera con Castilla e León. Un cartello di grandi dimensioni indica il punto in cui si attraversa la frontiera, con informazioni sulle differenti località attraverso cui passa il cammino in questa regione. 

Abbiamo davanti circa 450 km da percorre in Castilla e León fino ad arrivare in Galizia, prima passando per Burgos e poi per Palencia e León. Vedremo come il paesaggio di questa tappa, che ancora ci ricorda La Rioja, nei prossimi giorni lascerà il passo alle lunghe rette tra campi di cereali delle pianure di Castilla e, in seguito, Bierzo ci riporterà tra i vigneti e i grandi alberi per salire agli Ancares e arrivare quindi alla regione più verde: la Galicia.

Cartel indicativo del Camino de Santiago situado en la frontera de la Rioja y Castilla y León

Cartello sulla frontiera tra La Rioja e Castilla e León (fotografia ceduta da Total 13 sotto le seguenti condizioni)

PERCORRENDO CITTA’-STRADA: L’IMPRONTA URBANISTICA DEL CAMMINO A REDECILLA, CASTILDELGADO E VILLAMAYOR DEL RÍO

In solamente 1,5 km arriveremo alla prima località castellana: Redecilla del Camino. Come molti altri paesi che vedremo oggi, si sviluppa lungo la strada del Cammino di Santiago, una configurazione molto comune. Il Cammino coincide con la via principale.

A Redecilla del Camino vale la pena notare una delle sculture più conosciute del Cammino Francese. Un piccolo grande gioiello romanico nella chiesa di Nuestra Señora de la Calle, proprio sulla strada principale della città.

Si trata del suo fonte battesimale, di quasi un metro di diametro, che è considerato da molti uno dei più particolari di tutto il Cammino Francese. Ha forma di coppa, è di pietra e tutta la sua parte esterna è scolpita come un’imponente roccaforte. Si notano perfettamente i dettagli dei merli, delle piccole finestre di diverse forme e delle otto torri scolpite che si stirano fino a diventare colonnine che si appoggiano alla base.

Pila bautismal románica en la iglesia de Redecilla del Camino

Fonte battesimale romanico nella chiesa di Redecilla del Camino (fotografia ceduta da Santiago López-Pastor sotto le seguenti condizioni)

Questa meravigliosa opera del S. XII non lascia indifferenti. Magari per la sua incisione, di una forza imponente, ma allo stesso tempo delicata e ricca di particolari. O magari perché la precisione dei suoi disegni ricorda le miniature dei codici medievali (non bisogna dimenticare la sua vicinanza con il monastero di San Millán de la Cogolla, essenziale in questo tipo di arte) o l’arte mozarabica, di quei cristiani che vissero in territorio musulmano e che furono quindi influenzati dall’arte di Al-Ándalus. Ad ogni modo, quest’opera merita che ci fermiamo ad ammirarla. Da notare inoltre che il tema prescelto è molto simbolico, visto che il castello rappresentato è sicuramente la Gerusalemme Celeste. In questo modo, esprime l’idea che il battesimo che lì si svolge sia il primo passo durante la vita per eliminare il peccato e poter arrivare ad entrare un giorno nella cosiddetta “città di Dio”.

In meno di 2 km, sia sulla strada o sui sentieri del Cammino, arriveremo a Castildelgado, anch’essa con forma di città-strada, tipica del tracciato giacobino. Se da qui proseguiamo sulla strada non passeremo per Viloria de Riojae ci perderemo quindi la visita al luogo dove nel 1019 nacque Santo Domingo. La località deve il suo nome alla vicinanza dell’omonima comunità e nella sua chiesa di Nuestra Señora de la Asunción si conserva il fonte battesimale dove il santo ricevette il suo primo sacramento.

Scegliendo di nuovo tra asfalto e sentiero, arriviamo a Villamayor del Río. Se Villamayor de Monjardín, visitata in precedenza, era la città delle quattro bugie (nè città, nè maggiore, nè monaci, nè giardino) questa è la città delle tre falsità: non è una città, nè è grande e nemmeno ha un fiume. Lasceremo alla nostra sinistra la sua chiesa parrocchiale, al cui lato anticamente si trovava un ospedale per pellegrini.

BELORADO, PRINCIPALE ENTE DELLA “RIOJILLA BURGALESA”

Proseguendo, sia per la N120 che per il sentiero del cammino che corre parallelo, in circa 4 km arriveremo a Belorado. Questa località di circa 2000 abitanti si situa in un punto che anticamente era strategico, dato che si trova tra la valle dell’Ebro e l’altopiano. Quando la prima ondata di arabi tentò di conquistare tutto il nord della penisola iberica, il re Alfonso I ordinò di costruire lì un castello, di cui solo rimangono i resti di ciò che si ritiene fosse la torre dell’omaggio.

Lo splendore della città inizia a partire del S. XI, quando Sancho III el Mayor modificò il tracciato del Cammino e migliaia di pellegrini giacobini iniziarono a passare per di lì. Aymeric Picaud menziona questo posto chiamandolo “belforatus” che in latino significa “bel foro”, magari perchè si trova ad una quota più bassa del territorio circostante. La sua importanza divenne tale che questa cittadina ostenta il privilegio di essere il posto in Spagna in cui è stata documentata la festa più antica (1116 d. C.). Anche se al giorno d’oggi può sembrare qualcosa di futil, le feste nel Medio Evo erano di vitale importanza, dato che erano il momento in cui si svolgevano le più importanti attività sociali ed economiche. Il celebrarsi di questa festa fece sì che molti franchi e ebrei (entrambi con un ruolo importante nel commercio) si stabilissero in questa città. Dopo l’espulsione degli ebrei dalla penisola iberica nel S. XV, la cittadina iniziò a perdere importanza.

Foto antigua del pueblo de Belorado desde su castillo

Belorado dal suo castello (fotografia ceduta da Franz Pisa sotto le seguenti condizioni)

Oggi, i principali motivi per visitare Belorado sono la chiesa di Santa Maria (adiacente alla quale si trova l’ostello parrocchiale) e, nella piazza maggiore, la chiesa di San Pedro; di origine medievale ma ampiamente restaurata nel S. XVII. In paese c’è anche il Museo Internazionale di Radiocomunicazione Inocencio Bocanegra, che occupa un antico silos (l’unico edificio di questo tipo in Spagna, totalmente restaurato). In questo spazio si trova una collezione di più di 450 pezzi originali e anche la riproduzione più grande di una trincea della Prima Guerra Mondiale (619 metri quadrati).

PROSEGUIAMO FINO A VILLAFRANCA DE MONTES DE OCA

Da Belorado fino a Villafranca de Montes de Oca dovremo affrontare 12 km di lieve ma costante salita,intercalata solamente da alcuni salti.

Da Belorado possiamo andare per Tosantos sulla N120 o sul sentiero del cammino, di terra ma piuttosto stabile.  Percorrendo la strada non si accorcia di molto, ma può essere una buona opzione in momenti di grande affluenza di pellegrini a piedi. In circa 5 km arriveremo a Tosantos, da dove vedremo alla nostra destra in lontananza l’eremo della Vergine della Peña. Si tratta di una costruzione di origine eremitica, con differenti dipendenze scavate nella roccia come grotte.

Vista de la ermita de la Virgen de la Peña desde la parte alta de la sierra

Vista dell’eremo della Vergine della Peña dalla parte alta della sierra (fotografia ceduta da Diego Delso sotto le seguenti condizioni)

Se proseguiamo sulla strada da Tosantos, non passeremo per Villambistía, che si trova a meno di 2 km di piste di terra. Nel centro della cittadina, dopo esserci lasciati sulla destra la chiesa di San Esteban (del S. XVII) si trova una fonte con quattro bocche. Si dice che la sua acqua elimini la fatica dei pellegrini… attenzione però! Si tratta di bagnarsi la testa, non di bere l’acqua, perché non è potabile!

Uscendo da Villambistía su un sentiero di terreno stabile arriveremo in meno di 1,5 km a Espinosa del Cammino, dopo aver incrociato la N120. Se abbiamo deciso di non passare per Villambistía avremo percorso poco più di 3 km da Tosantos.

Uscendo da Espinosa del Cammino sul sentiero originale saliremo su una piccola collina e lasceremo alla nostra sinistra il poco che resta di un antico monastero mozarabico dedicato a San Félix, che consiste in un arco d’entrata ad una stanza di pochi metri quadrati. Da lì rimangono circa 3,5 km per arrivare a Villafranca de Montes de Oca. Se preferite, si può anche percorrere la N120, accorciando di circa 500 metri.

A Villafranca de Montes de Oca (km 34,6 di tappa) ci troveremo ai piedi dei monti che portano lo stesso nome, che dovremo attraversare per 12 km per arrivare alla seguente località di questa tappa: San Juan de Ortega. Questa cittadina offre tutti i servizi, quindi se volete fare una sosta questo può essere un buon posto.

Quando inizia la salita ai monti, vedremo alla nostra sinistra la chiesa di Santiago el Mayor. Realizzata per la maggior parte nel S. XVII, sicuramente attirerà l’attenzione per l’eccellente lavorazione della pietra, che dà un senso ed esalta il classicismo e la semplicità delle linee. Vale la pena entrare per vedere il suo fonte di acqua benedetta, che consiste in una enorme conchiglia naturale.

Iglesia de Santiago el Mayor en Villafranca de Montes de Oca

Chiesa di Santiago el Mayor a Villafranca de Montes de Oca (fotografia ceduta da Jose Manuel sotto le seguenti condizioni)

Quasi di fronte alla chiesa, alla nostra destra, ci sono anche un antico ospedale di pellegrini la cui costruzione fu ordinata nel 1377 dalla regina di Castilla. Con una struttura restaurata, funge oggi da zona di accoglienza per pellegrini, come ostello (5-10 euro) o hotel a tre stelle (a partire da 30 euro).

MONTES DE OCA, UNO SPETTACOLO NATURALE CHE PROFUMA DI STORIA

I monti di Oca sono un territorio semimontagnoso che divide i bacini di due grandi fiumi spagnoli: il Duero e l’Ebro. Fernán González dice nei suoi versi che erano anche frontiera politica, segnando i confini orientali dell’antica Castilla.

Con il rafforzarsi del pellegrinaggio verso Santiago questi monti si innalzarono come passaggio obbligatorio per i viandanti. Di fatto, già Aymeric Picaud nomina queste zone nel Códice Calixtino del S.XII, riferendosi ad essi come “Nemus Oque”. “Nemus” è una parola latina che si riferisce ad un bosco di alberi con caratteristiche sacre, cosa che rende l’idea dell’importanza del posto. Era un tratto molto temuto dai pellegrini, dato che non solo dovevano affrontare le difficoltà di configurazione del terreno, ma anche uno dei principali problemi del Cammino durante il Medio Evo: la sicurezza. La fitta vegetazione che circondava i piccoli sentieri del cammino era un nascondiglio perfetto per i banditi, che aspettavano i pellegrini per assalirli. A tutto questo ci sono da aggiungere le difficoltà a reperire acqua potabile durante i 12 km e più del percorso e le temperature estreme in inverno e in estate. Una vera e propria prova di fede medievale!

Al giorno d’oggi, non c’è alcun problema di sicurezza, anzi potremo goderci la pace che si respira in questi bellissimi paraggi, pedalando tra querce, frassini, pini e ginepri, tra cui vive una lunga lista di animali selvatici.

All’uscire da Villafranca de Montes de Oca affronteremo un tratto che può risultare tra i più complicati per i pellegrini in bici. Si sale per un sentiero abbastanza stretto dal fondo complesso. Ci sono molte pietre grandi e sciolte e in certi punti ci possono essere salti con una pendenza fino al 6-8%. Dopo aver percorso circa 1,8 km la pendenza continuerà ad essere ripida ma si addolcirà (massimo 3%) e il sentiero diverrà più ampio.

Arriveremo così ad un passo dove si trova un monumento ai caduti della Guerra Civile spagnola. Fu promosso dai famigliari delle 300 e più persone che furono fucilate in questa zona dopo la salita di Franco nel 1936 e sepellite in una fossa comune che, insieme a quella dei Montes de Estépar, è una delle più grandi di Burgos. Molti pellegrini lasciano qui messaggi in innumerevoli lingue e forme.

Monumento de piedra realizado en memoria de los fusilados en la Guerra Civil

Monumento ai fucilati durante la Guerra Civile (fotografia ceduta da KRLS sotto le seguenti condizioni)


Subito dopo questo monumento ci aspetta un altro tratto complicato. Dovremo scendere di 22 m in 600 metri e, dopo aver attraversato il fiume Carratón, salire per 37 metri di differenza di quota in meno di 1 km, affrontando all’inizio una forte rampa di 100 m. Sicuramente in questo tratto la cosa migliore è scendere dalla bici e spingerla, dato che con il peso delle sacche salire sarà faticoso, soprattutto se piove, visto che il fondo è di terra e ghiaia!

Superati questi ostacoli ci troveremo al passo della Pedraja (1150 m), quota massima della tappa. Poco dopo questo punto si trova il collegamento tra questo sentiero e la N120. In caso di maltempo o se preferiamo percorrere la via su strada da Villafranca de Montes de Oca fino a qui, la imboccheremo prima della Pedraja (consultare la mappa della tappa su Google Maps per vedere il punto preciso).

Dall’Alto della Pedraja mancano 7 km per arrivare a San Juan de Ortega, che percorreremo su piste ampie e di terra battuta, sicchè il più grande problema che potremo avere è il fango, se ha piovuto. Nei pressi dell’Alto della Pedraja e a seconda della stagione in cui percorriamo il cammino possiamo incontrare “Oasi del Camino”, un improvvisato e colorato bar all’aria aperta in cui se vogliamo ci potremo fermare a riposare.

Decoraciones realizadas por peregrinos en "El oasis del camino"

Decorazioni realizzate da pellegrini all’ “Oasi del cammino” (fotografia ceduta da Jorge Gañán)

Entriamo a San Juan de Ortega e la meravigliosa vista del suo monastero ci accoglie aprendosi alla nostra destra. Questa località porta lo stesso nome del santo che promosse la sua costruzione, che nacque nel 1080 a Quintanaortuño (una cittadina di Burgos).

Fu discepolo di Santo Domingo e oggi è il patrono degli apparecchiatori. Come il suo maestro, costruì molte opere per i pellegrini. La più importante è quella che iniziò in questo punto dei Montes de Oca, noto come “urtica”

Juan morì a Nájera nel 1163, quando aveva 83 anni. I suoi resti furono portati alla cappella di San Nicolás e l’importanza che acquisì questo santo spinse molta gente a intraprendere pellegrinaggio verso questa località, che finì per prendere il nome di San Juan de Ortega.

Fachada exterior del monasterio de San Juan de Ortega

Facciata esterna del monastero di San Juan de Ortega (fotografia ceduta da J. Sierro sotto le seguenti condizioni)

Il monastero annesso alla chiesa fu occupato prima dai domenicani e poi dai geronimiti, che nel 1476lo ampliarono molto. Era tale la sua importanza in quel momento che persino la regina Isabel la Católica ci andò per chiedere al santo che la aiutasse ad avere figli, visto che dopo aver messo al mondo Isabel, dopo 6 anni era senza altri eredi. L’anno successivo diede alla luce un maschio che chiamò Juan e, un anno dopo, una femmina nota come Juana “la pazza”. Sicuramente la scelta dei nomi rivela un ringraziamento dalla regina al santo per il suo aiuto riguardo alla fecondità.

Il monastero è un luogo speciale perché alla singolarità dei suoi splendidi dintorni si aggiunge la sua importanza come luogo cristiano e il mistero di un fenomeno astronomico chiamato “Miracolo della luce”. Ogni equinozio alle 5 del pomeriggio i raggi del sole penetrano nella chiesa del santo e ne illuminano un capitello su cui si trova la rappresentazione della natività (la nascita di Gesù). Al centro del capitello la Vergine Maria riceve i raggi con le palme alzate delle mani. Questo capitello si trova all’interno dell’abside nord della chiesa ed è un gioiello di stile romanico, perfettamente conservato, con una molteplicità di incisioni ricche di dettagli. Non è l’unico del tempio, dove infatti convivono capitelli con motivi vegetali con altri con figure, come questo.

"Milagro de la luz" en el capitel de la Natividad en el monasterio de San Juan de Ortega

“Miracolo della luce” nel capitello della Natività a San Juan de Ortega (fotografia ceduta da Miguel Martín Camarero sotto le seguenti condizioni)

San Juan de Ortega morì prima che la chiesa di San Nicolás fosse terminata. Le chiese venivano iniziate sempre dall’abside, la parte più sacra, perché così si poteva iniziare a dire messa prima che tutto l’edificio fosse finito. Questa chiesa fu iniziata nella seconda metà del S. XII, quando fu costruita la tripla testata. Dopo la morte del santo i lavori si interruppero per riprendere poi alla fine del S. XV, momento in cui lo stile che dominava era il tardogotico. Per questo, in questa chiesa vediamo come l’abside ha forma più chiaramente romanica, con archi e finestre ogivali, metre la parte dei piedi e la facciata sono gotici.

Gotico è anche l’impressionante mausoleo con forma di baldacchino che si trova nel centro del tempio, dove è sepolta la coppia di importanti nobili che lo patrocinarono. I rilievi sulla faccia laterale del sepolcro rappresentano scene della vita di San Juan, ma l’aspetto più notevole è la delicatezza dei trafori superiori del sepolcro, tanto delicati che non sembrano nati da un blocco di pietra.

Exterior del monasterio de San Juan de Ortega

Esterno del monastero di San Juan de Ortega (fotografia ceduta da J. Sierro sotto le seguenti condizioni)

Il sepolcro di San Juan si trova nella cappella di San Nicola di Bari ed è puramente romanico. E’ ricco di bassorilievi su tutti i suoi lati e il coperchio è un poco più grande della cassa. Ci sono incise anche scene della vita del santo.

Quando gli alberi si diraderanno un poco, si aprirà davanti a noi una bellissima vista sui campi coltivati di Burgos. Dopo aver attraversato una recinzione di ferro scenderemo per 500 metri per uno scivolo naturale che in alcuni tratti può arrivare al 9% di pendenza e che ci porterà all’entrata di Agés.

Encina en la explanada alta antes de la bajada a Agés

Quercia nella radura prima della discesa ad Agés (fotografia ceduta da Jorge Gañán)

ATTRAVERSIAMO LA SIERRA DI ATAPUERCA E LE ULTIME LOCALITA’ PRIMA DI BURGOS

Agés oggi è una cittadina di poco più di 50 abitanti, dedicata principalmente alla coltivazione dei cereali. Nacque nel S. XII con funzione politica e militare importante, dato che fungeva da frontiera con gli arabi nel momento della Riconquista. Al giorno d’oggi ospita tre ostelli e un bel negozio-ristorante chiamato “El Alquimista” dove Amapola e suo marito preparano con amore piatti tipici della zona, prendendosi molta cura dei pellegrini (preparano anche la colazione a partire dalle 6 del mattino).

Carretera principal del pueblo de Agés

Vía principale di Agés (fotografia ceduta da Jorge Gañán)

Usciamo da Agés sulla strada rurale, un tragitto comodo senza grandi cambi di pendenza.  In 1,6 km vedremo alla nostra destra una deviazione segnalata su una pista di circa 600 metri che ci lascia direttamente sulla porta del centro di interpretazione di Atapuerca. Se invece di prendere la deviazione continuiamo un poco più di 500 metri sulla strada, arriveremo all’omonimo paese, da dove parte la pista per imboccare la salita ai rilievi montuosi.

Perché visitare il sito archeologico di Atapuerca? L’insieme di grotte che compongono questo sito ha collezionato una gran quantità di menzioni onorifiche e premi culturali, tra cui Patrimonio dell’Umanità dal 1999. Dall’ultimo quarto del S. XX è oggetto di innumerevoli campagne archeologiche che hanno portato alla luce resti di quattro specie differenti di ominidi, scoperta che ha aiutato enormemente a comprendere come dovevano essere i nostri antenati. Inoltre, sono stati ritrovati moltissimi oggetti rituali differenti, molti dell’Età del Bronzo (intorno al 1300 a. C.) e, inoltre, si sono potute dimostrare alcune attività sociologiche precedenti a questo momento; tra queste, il cannibalismo rituale (unico esempio in Europa).

Carretera comarcal que discurre desde Agés hasta Atapuerca

Strada rurale che va da Agés ad Atapuerca (fotografia ceduta da Jorge Gañán)

Nella cittadina di Atapuerca troveremo tutti i servizi di cui abbiamo bisogno. Da Plaza Antecesor, che si trova adiacente alla strada e quasi all’uscita della città, si imbocca il sentiero che sale verso i rilievi. Da questo punto dobbiamo affrontare una rampa di 2,5 km che ci fa salire di 117 m con punti in cui la pendenza può arrivare fino al 9%. Ad ogni modo, il problema principale è il fondo, di grandi pietre sciolte, che in alcuni tratti presenta notevole difficoltà tecnica.

Ci accorgeremo di essere arrivati alla quota più alta (1072 m) quando vedremo una grande croce con pietre intorno alla base che centinaia di pellegrini hanno lasciato nel corso del tempo. La vista intorno sarà bellissima e vedremo un cartello che con il suo messaggio sottolinea il panorama: ““Da che il pellegrino dominò i monti di Navarra a Burguete e vide gli ampi campi spagnoli, la sua vista non ha goduto di scenari belli come questi/span>”. Il testo è una citazione di Luciano Huidobro Serna, uno storiografo che promosse una delle più grandi opere del S. XX sul Cammino di Santiago (“Le peregrinazioni giacobine”) e si specializzò nel tratto del Cammino Francese nella provincia di Burgos.

Peregrinos subiendo a la sierra de Atapuerca

Salita ai rilievi di Atapuerca (fotografia ceduta da Jorge Gañán)

Ci sono anche opere di land art, un tipo di arte contemporanea che usa la natura come cornice e materiale per le opere stesse. Cosí, una serie di cerchi concentrici disegnati con pietre di diverse dimensioni sorprenderanno i pellegrini.

Durante la discesa il terreno continuerà ad essere complesso. Si tratta di altri 2,5 km con una differenza di quota di 138 m e pendienze negative tra l’8,5 e il 3%. Dopo una rampa finale dovremo girare a sinistra e arriveremo così a Villabal, dove la pendenza diventerà molto più dolce e il cammino cambierà in un gradevole percorso asfaltato. Continuando così per i seguenti 3,5 km la strada ci porterà ad attraversare prima Cardeñuela Riopico e poi Orbaneja Riopico.

L’ENTRATA A BURGOS DA EL GAMONAL O DAL LUNGOFIUME DELL’ARLANZÓN

Uscendo da Orbaneja Riopico e attraversando l’autostrada su un cavalcavia, arriveremo alle porte di Burgos. Tra noi e la città si trova l’aeroporto che dovremo costeggiare, da un lato o dall’altro.

E visto che il cammino originale d’entrata a Burgos, girando intorno all’aeroporto verso destra è pesante, è nata una deviazione, o via alternativa. Il cammino originale entra da Villafría e attraversa poi tutto il poligono industriale di El Gamonal fino a ricongiungersi per il tratto finale ad una pista ciclabile, che ci porterà fino in città per raggiungere la cattedrale. La parte del poligono, quando fa molto caldo o il traffico è intenso (c’è molto traffico pesante), può essere eterna per i ciclisti.

Entrada al barrio de Gamonal en Burgos

Quartiere El Gamonal a Burgos

Se vogliamo ovviare a tutto questo, possiamo scegliere di andare per il lungofiume dell’Arlanzón, costeggiando l’aeroporto sulla sinistra invece che sulla destra.Per percorrere questa via dobbiamo girare a sinistra circa 250 m dopo aver attraversato l’autostrada sul cavalcavia, all’entrata di un quartiere (la deviazione è segnalata con frecce sull’asfalto). L’asfalto diventerà un sentiero di ghiaia che costeggerà l’aeroporto, accanto alla rete di recinzione, e ci porterà a Castañares. Dopo aver attraversato il paese (attenzione perché qui dovremo attraversare la strada) il percorso di addentra nel parco fluviale del fiume Arlanzón. Attraverseremo l’autostrada con un sottopasso e andremo avanti per circa 4,5 km lungo la sponda destra del fiume, fino a che, attraversata la N120 tramite un sottopasso, vedremo un ponte pedonale alla nostra destra. Attraversandolo, entreremo nel cuore di Burgos e in meno di 2 km saremo alla cattedrale.

Río que transcurre por la ribera de Arlanzón

Riva del Arlanzón (Fotografia ceduta da Jesús Serna sotto le seguenti condizioni)

UN POMERIGGIO A SPASSO PER BURGOS

Burgos è una città ricca di monumenti che offre molti luogi con importanza artistica, storica o culturale ampiamente riconosciuta. E’ impossibile, quindi, poter visitare i principali monumenti della città in un solo pomeriggio. Per questo, noi di Tournride abbiamo disegnato una mappa in cui troverete i punti di interesse principali della città, di cui parleremo qui perché possiate conoscerli. Vista l’impossibilità di visitarli tutti (soprattutto perché molti richiedono ore di visite guidate), abbiamo organizzato una passeggiata di 27 minuti per vedere i monumenti fondamentali. Lasceremo indietro molto di quanto c’è da vedere e da fare, ma almeno avremo una panoramica della città.

Ad ogni modo, se vi interessa conoscere più a fondo alcuni degli aspetti di Burgos, Tournride vi consiglia di passarci una giornata di pausa. Burgos o León possono essere le migliori fermate sul nostro cammino, per la quantità di monumenti e servizi. Nel caso, alla fine vi daremo indicazioni ulteriori, nel caso in cui vogliate passare un po’ più di tempo a Burgos.

Vista panorámica de Burgos

Panoramica di Burgos (fotografia ceduta da Marcel Frank sotto le seguenti condizioni)

Come sempre, iniziamo con un po’ di Storia…

Noi di Tournride siamo convinti che per comprendere una città, così come la vediamo al giorno d’oggi, è necessario sapere da dove viene e come è arrivata ad essere quella che è. Per questo, iniziamo presentandovi una piccola linea temporale che vi sorprenderà per i cambi che ha subito questo insediamento, che inizialmente era un piccolo “borgo” e che al giorno d’oggi è una grande città culturale e industriale.

La fondazione di Burgos come oggi la intendiamo avviene nel S. IX, nel contesto storico della Riconquista.Il re Alfonso III ordina al conte Diego Rodríguez di fondare un “borgo” vicino al fiume Arlanzón. Come già molte volte abbiamo visto, durante la guerra con gli arabi, i re cristiani ritenevano molto importante assicurare il territorio che riprendevano e, per questo, era fondamentale popolarlo. In questo caso l´ordine fu “populare non espugnare”, cioè, il re ordinò al conte di concentrarsi sul “popolare” l’area e non “conquistarla”. Per questo, il conte eresse un castello sulla collina vicino al fiume (oggi ne vediamo dei resti) e sostenne l’insedimento con un metodo all’epoca molto comune già utilizzato dai romani, chiamato “presura”.

Si trattava sostanzialmente di regalare la proprietà dalla terra a chi primo arrivava e iniziava a coltivarla, chiedendo in cambio che fosse coltivata sotto il comando del conte. Anche se oggi l’accordo sembra un “affarone” bisogna tenere conto che in quel momento il territorio era pericoloso e instabile. Gli arabi avevano appena perso il loro territorio ed erano molto vicini!

Nonostante la pericolosità, la tentazione di avere terre di proprietà da uomini liberi ingolosì molta gente, che quindi prese a coltivare le terre intorno al castello. Burgos era molto diversa da com’è oggi, visto che aveva una funzione principalmente militare e un insediamento di fattorie intorno al castello. La sua economia,quindi, era soprattutto agricola.

Puerta sur del castillo de piedra en Burgos

Porta sud del castello di Burgos

Così rimase, come piccolo “borgo”, fino al S. XI, quando per la prima volta un re si presenta direttamente sul posto e la storia gira radicalmente anche se, bisogna dirlo, questa attenzione consiste basicamente in un tradimento. Il re Sancho II usó il castello di Burgos come carcere per i suoi fratelli, dopo averli esautorati dalle terre che il padre aveva lasciato in eredità. Fernando I aveva diviso le sue terre in tre regni (Galizia, Asturia e León), dandone uno ad ognuno dei figli. Sancho II però li voleva tutti!

Da che Sancho II arrivò a Burgos nel S. XI molti altri re fecero lo stesso e, grazie a questo input, Burgos vivrà fino al S. XVI un momento di splendore che cambierà la sua conformazione per sempre, dotandola dei grandi monumenti che vediamo al giorno d’oggi. E’ l’epoca del Cid, della corte reale che si stabilisce a Burgos e della celabrazione dei matrimoni reali. La città dovette essere opportunamente decorata per l’occasione, così la cattedrale si abbellì e comparvero monasteri come quello di Huelgas.

Però questo splendore non va inteso solamente come semplice la comparsa di edifici monumentali. Burgos passò da essere insediamento agricolo intorno ad un castello militare ad importante città commerciale intorno alla cattedrale, visto che il centro della città “cambiò” di posto. La cattedrale era il centro nevralgico intorno cui si sviluppava la vita oltre che un punto di passaggio chiave del Cammino di Santiago, dove artigiani di tutt’Europa si riunivano a lavorare.

Catedral de Santa María en Burgos

Cattedrale di Santa Maria a Burgos (fotografia ceduta da Guillepe01 sotto le seguenti condizioni)

Burgos si convertì in un luogo tanto importante per il commercio (era fondamentale anche per le transazioni con il nord Europa) che arrivò ad ottenere da parte dei Re Cattolici, nel S. XV, il monopolio del commercio della lana.

Nel S. XVI, tutto questo splendore che era andato crescendo durante gli ultimi cinque secoli si arresta a causa di quattro fattori: l’epidemia di peste, la scoperta dell’America, le guerre in Europa e l’indebolimento del Cammino di Santiago. Le importazioni dall’America e l’eliminazione delle esportazioni verso Flandes a causa della guerra impoverirono il commercio, i pellegrini smisero di arrivare e la popolazione si ridusse a causa della peste. Una vera e propria crisi da cui in pratica non uscirà fino al S. XIX, quando le Corti di Cádiz nominano Burgos capitale della provincia.

Grazie a questo impulso istituzionale la zona intorno alla cattedrale torna a prendere vita, con uffici politici e militari. L’antica zona del castello, distrutta dalla piaga della Guerra di Indipendenza contro Napoleone, viene definitivamente abbandonata.

Alla spinta istituzionale si aggiunge nel S. XX quella industriale con la creazione di fabbriche della seta e di prodotti a base di cereali e, inoltre, si fanno confluire lì due grandi linee ferroviarie. La crescita organica incentivata da tutto questo è stata regolamentata nell’attualità da piani strategici che hanno organizzato la città tramite la creazione di grandi infrastrutture nei trasporti, parchi per fruire dell’ambiente naturale e grandi spazi culturali come il Museo dell’Evoluzione Umana.

Oggi Burgos è una cittadina di circa 170 000 abitanti che accoglie i pellegrini con lo stesso calore con cui venivano accolti dal S. XII in avanti. Ora che sapete i motivi per cui è fatta così, vi va di farci un giro?

Camminiamo insieme alla Storia. Prima fermata: il Castello

Avendo a disposizione solo un pomeriggio ed essendo anche un po’ stanchi dopo questa tappa impegnativa, lo scopo del nostro giro dev’essere farsi un’idea di questa cittadina e vedere alcuni posti chiave, tenendo presente che la cattedrale riveste il ruolo più importante e ci porterà via la maggior parte del tempo.

Seguiamo i passi della storia della città e, uscendo dal nostro alloggio (nella mappa indichiamo l’ostello municipale per fissare un punto di riferimento), ci dirigiamo verso quello che era il centro nevralgico del primo “borgo”: il castello. L’entrata al castello si paga e può prevedere la visita solamente al recinto esterno oppure anche alle gallerie interne. L’esterno del castello è piuttosto in rovina, ma sotto terra questa costruzione conserva molti segreti che vale la pena scoprire: ci sono più di 300 metri di gallerie sotterranee interne che furono fondamentali in ambito militare. Le visite si tengono solo al mattino, così, a meno che non decidiamo di fermarci per un giorno intero a Burgos, difficilmente ne approfitteremo.

Vistas desde el mirador del castillo a la Catedral de Santa María en Burgos

Vista dal punto panoramico del castello

Sia che vogliamo entrare oppure no, la mappa ci indica il fondamentale punto panoramico del castello. Alle pendici del complesso militare si apre questa spianata circolare che ci offre il miglor panorama sulla cattedrale e sulla città di Burgos. Potremo vedere le grandi piazze aperte intorno alla cattedrale e le viuzze circostanti che conservano la loro configurazione medievale, così come i grandi viali che dal S. XX hanno modificato il modo di circolare per Burgos. Si vedono anche le grandi zone verdi vicino all’Arlanzón. E sullo sfondo le vaste terre burgalesi. 

Verso la cattedrale di Burgos: parliamo di gotico

Scendendo per calle Valentín Palencia vedremo alla nostra sinistra il CAB, il Centro di Arte Contemporanea di Burgos e alla nostra destra passeremo di fronte alla chiesa di San Esteban. Dall’aspetto militare, vale la pena fermarsi ad ammirare la sua facciata gotica e, soprattutto, il suo interno che ospita il Museo del Retablo.

Proseguiamo verso destra, su calle Fernán González, dove Tournride vi consiglia di fermarvi per visitare la chiesa di San Nicolás. Nonostante l’entrata sia a pagamento (1,50 €) non ci possiamo perdere la visita all’interno, che ospita un notevole tesoro: la sua pala d’altare in pietra. Si tratta di un’opera del S. XVI che una coppia di importanti commercianti ordinarono a Francisco de Colonia, scultore nato a Burgos discendente da una lunga lista di scultori tedeschi che parteciparono alla decorazione di molte delle cattedrali spagnole.

Retablo pétreo de la iglesia de San Nicolás

Pala d’altare di pietra della chiesa di San Nicolás (fotografia ceduta da Zarateman sotto le seguenti condizioni)

Costeggiamo la cattedrale attraversando la piazza di Santa Maria e poi quella di San Fernando, in cui si trova la biglietteria della cattedrale. La visita a questo edificio è una delle più consigliate di tutto il Cammino Francese. Imponente e allo stesso tempo delicata, è una delle opere principali dello stile gotico, che alleggerì i muri degli edifici e permise che la luce entrasse nelle cattedrali.

Il gotico fu uno stile che nacque in Francia e si impose per quasi quattro secoli in tutta l’Europa. Durante questo periodo la società e le mode cambiarono molto e l’arte gotica si adattò ai nuovi gusti e di conseguenza cambiarono le sue caratteristiche. Di fatto, si differenziano quattro stili gotici distinti (oltre alle variazioni proprie di ogni paese).

La cattedrale fu iniziata nell’anno 1221, momento in cui imperava lo stile gotico classico, di cui sono esempi anche la cattedrale di Parigi, Chartres o Reims. Questo stile è preceduto dal gotico primitivo, che anche se già aveva cambiato l’arco a tutto sesto per l’arco ogivale, manteneva forme dell’architettura romanica come l’uso delle tribune all’interno delle chiese. La tribuna era un passaggio con forma di galleria che veniva posto sulle navate laterali. Lo vedremo, per esempio, nella cattedrale di Santiago (una delle opere di punta del romanico). Il gotico classico sviluppa questo concetto e modifica la tribuna in triforio, che restringe molto il passaggio e permette di aprire dei fori nei muri laterali per far entrare la luce.

Interior de la catedral de Burgos, donde se puede ver el triforio ciego decorado

Interno della cattedrale di Burgos, dove si vede il triforio cieco decorato (fotografia ceduta da Solbaken sotto le seguenti condizioni)

Interior de la catedral de Santiago, donde se puede ver la tribuna que ocupa todo el espacio superior de las naves laterales

Interno della cattedrale di Santiago, dove si vede la tribuna che occupa tutto lo spazio sopra le navate laterali (fotografia ceduta da Jansoone sotto le seguenti condizioni)

Anche la facciata della cattedrale di Burgos seguiva inizialmente le forme del gotico classico: il corpo centrale più ampio dei corpi laterali (perché coincide con la navata centrale all’interno) e tutto incorniciato da due torri simmetriche, con un grande rosone al centro.

I restauri successivi andarono aggiungendo stanze e modificando la forma iniziale. Continuando con l’esempio della facciata, vediamo come le due guglie superiori delle torri sono molto più ricche di decorazioni di quelle inferiori, e furono aggiunte nel S. XV. Per questo corrispondono allo stile gotico flamigero, quando nel suo periodo finale il gotico era diventato molto più generoso con le decorazioni aggiungendo intrecci, merli, pinnacoli e guglie ovunque. Come informazione, le guglie delle torri sono state progettate da Juan de Colonia, padre dello scultore che creò la pala d’altare di pietra di San Nicolás di cui abbiamo parlato in precedenza. Questo artista disegnò anche il ciborio, la cupola che copre il centro della cattedrale dove confluiscono tutte le navate. La zona del suolo che sta sotto il ciborio si chiama crociera e lì potremo vedere la tomba del Cid e di Donna Jimena.

Entrada principal de la catedral de Burgos

Facciata principale della cattedrale di Burgos

Il misto di stili della cattedrale crea un edificio maestoso, in cui il rispetto delle linee basiche iniziale conferisce all’insieme una logica che stupisce i visitatori.Non possiamo soffermarci qui su tutti i dettagli e le stanze che rendono speciale questa cattedrale, che dal 1984 è Patrimonio dell’Umanità. Citeremo semplicemente alcune delle parti più famose, come la Cappella del Condestable (realizzata da Simón de Colonia, altro membro della famiglia di artisti già citata e con una preziosa cupola a forma di stella), il chiostro, la scala dorata o la notevole decorazione scolpita dietro l’abside. In questo caso, per capirlo bisogna vederlo!

Dall’arco di Santa Maria alla statua del Cid

Torniamo alla piazza di San Fernando e attraversiamo l’arco di Santa Maria, per ammirarlo dal suo lato sud. E’ una delle antiche 12 porte che si aprivano sulle mura della città, rimodellate tra il S. XIV e il XVI, con la maggior parte di ciò che vediamo oggi appartenente proprio a quest’ultimo secolo.
Prima di questo secolo, ci doveva comunque essere almeno un arco, visto che viene menzionato nel “
Poema del Mío Cid

La meravigliosa costruzione che vediamo oggi è molto più di un semplice arco, è un arco di trionfo sotto forma di tavola di pietra esternamente e con un interessante spazio espositivo all’interno, che anticamente ospitava il comune. L’entrata è gratuita ma ci sono gli orari.

Arco de piedra de la iglesia de Santa María de Burgos

Arco di Santa Maria a Burgos

Seguiamo il Paseo del Espolón verso nord, dirigendoci verso Plaza Mayor. Ha cinque nomi diversi sin da quando è stato creato e oggi ospita il Municipio, di stile neoclassico, su quello che in precedenza era la Puerta de Carretas.

Usciamo dalla piazza per tornare nuovamente al paseo Espolón e in pochi metri ci troveremo davanti ad una statua di uno dei personaggi più famosi della storia di Burgos: il Cid.

Chiamato realmente Rodrigo Díaz Vivar, fu un cavaliere che durante la Riconquista lotto in molte battaglie e arrivò a conquistare Valenzia creando lì una signoria indipendente da qualunque re, che mantenne fino alla sua morte nel 1048. In seguito, sua moglie Jimena, prese le redini della signoria ma quando morì, nel 1102 il posto tornò in mano agli arabi.

Intorno a questo personaggio storico reale si è creata una figura riconosciuta storicamente, con l’aiuto anche delle cronache delle sue gesta militari. La più nota è uno dei più importanti poemi medievali:“El Cantar del Mío Cid”. Rodrigo è considerato un eroe storico in Castilla, anche se ci sono documenti che definiscono la sua figura come più vicina ad un mercenario (si dice che lottò tanto per i cristiani che per gli arabi). Ciò che è sicuro è che fu una persona che, in un momento turbolento, usò la sua capacità di strategia e il suo coraggio per collocarsi personalmente in una maniera tanto chiara che i soprannomi che sono passati alla storia per riferirsi a lui sono “signore” (“cid”) e“campeador” (“esperto in battaglie campali”).

Estatua del Cid en Burgos

Statua del Cid a Burgos (fotografia ceduta da Chicadelatele sotto le seguenti condizioni)

La statua equestre che si vede a Burgos è fatta di bronzo e misura quasi 4 metri. Fu realizzata nel 1947 dall’artista Juan Cristóbal González Quesada. Mostra il Cid che monta sul suo cavallo e indica con la spada. Colpisce il movimento che trasmette il suo mantello all’aria.


Terminiamo il giro con la gastronomia di Burgos

Dopo questo breve ma intenso giro, Tournride vi propone alcune vie in cui potrete trovare molti bar e ristoranti dove prendere da bere e da mangiare.

Vicino a Plaza Mayor troveremo diverse vie pedonali con un ambiente molto gradevole, bar e ristoranti dove potremo prendere sia elaborate tapas che menù. Un esempio sono calle San Lorenzo (che esce direttamente sulla piazza) e calle Sombrería, che è una parallela.

Comunque, praticamente tutte le vie della città antica sono ricche di locali che cercano di offrire il meglio della gastronomia di Burgos: la morcilla con riso, il formaggio fresco di Burgos o il maialino, tra le molte altre proposte.


E se decidete di fermarvi… vi raccontiamo che Burgos ha molto da offrire!

Se volete e potete fermarvi un giorno per riposare a Burgos vi renderete conto che non ci sarà tempo per annoiarsi. Ci sono un’infinità di monumenti e musei che renderenno memorabile la vostra visita.

L’entrata del Cammino Francese a Burgos è attraverso l’Arco de San Juan, un’altra delle 12 antiche porte della città, e lì vicino si trova un monastero che porta lo stesso nome. Sicuramente all’arrivo non avete avuto molto tempo per visitarlo, ma ora potete tornarci.

Comunque, noi di Tournride vi raccomandiamo soprattutto tre visite importanti: il monastero di Las Huelgas, la Certosa di Miraflores e il Museo dell’Evoluzione Umana (Con o senza visita al sito archeologico di Atapuerca).

I due primi siti suggerti si trovano lontani dal centro e abbastanza lontani tra di loro, ma la visita vale la pena. Il Monastero di Las Huelgas si trova ad ovest, nella zona sud del fiume Arlanzón.

Exterior del monasterio de las Huelgas

Esterno del monastero di Las Huelgas (fotografia ceduta da Lourdes Cardenal sotto le seguenti condizioni)

Come la cattedrale, è dedicato a Santa Maria ed è il monastero femminile cistercense più importante che ci sia mai stato in Spagna. Nella tappa 4 abbiamo visto come l’Ordine dei Cistercensi nacque in opposizione all’Ordine di Cluny in difesa dei valori di austerità acclesiastica, che si riflettono nella sobrietà dell’architettura.

Questo monastero segue la limpidezza architettonica ma è anche speciale perché la sua storia è molto legata a quella della Corona. Fu fondato direttamente dal re e, oltre ad accogliere un grande pantheon reale, fu scenario di molte incoronazioni. Inoltre, fu uno spazio dove la regina fondatrice, Leonor, volle che le donne ricoprissero la stessa importanza degli uomini e per questo le monache, appartenendo soprattutto della classe alta, rispondevano solo al Papa ed erano responsabili di molte altre terre e monasteri.

Dall’altra parte, la Certosa di Miraflores prende il suo nome dai monaci che la gestivano, i certosini. Anche se fu fondata nel S. XV, nel S. XVI si incendiò e fu ricostruita. Anch’essa è dedicata a Santa Maria. La chiesa fu interamente ricostruita in quel momento e pertanto è tutta in stile tardogotico. Oltre all’edificio stesso, nei sepolcri della Certosa si trovano vetrate e statue eccezionali.

Burgos, camino francés

Esterno della Certosa di Miraflores (fotografia ceduta da Ecelan sotto le seguenti condizioni)


Il Museo dell’Evoluzione Umana
è un grande spazio museale
i cui principali meriti sono tre: valorizzare i ritrovamenti dei siti di Atapuerca, promuovere la presa di coscienza sulla complessità delle differenti discipline scientifiche coinvolte e, soprattutto rappresentare uno spazio divulgativo in cui tutto questo si trasmette al visitatore in modo semplice e divertente. Ci fa davvero riflettere sulle nostre capacità e limiti, a partire dalla comprensione del nostro passato. Se vi interessa questo tema e volete saperne qualcosa in più, non esitate a visitarlo!

Terminiamo così una tappa dura, che ci ha portato all’interno della Castilla. A partire da questo momento le pianure e i grandi campi di cereali saranno una vista che finirà per esserci familiare e, frattanto, potremo scoprire molte cittadine interessanti che hanno molto da offrire al pellegrino.

Buon cammino!

TAPPA 5: DA LOGROÑO A SANTO DOMINGO DE LA CALZADA – CAMMINO FRANCESE IN BICICLETTA

Distanza da Santiago: 612 km

Distanza di tappa: 50 km

Tempo stimato: 4 – 4,5 ore

Quota minima: 740 m

Quota massima: 380 m

Difficoltà della via:  Medio – bassa

Luoghi di interesse: Navarrete, Nájera, Santo Domingo de la Calzada. Deviazione opzionale a San Millán de la Cogolla per visitare i Monasterios de Yuso e Suso.

Mappa dell’itinerario: Per vedere il percorso su Google Maps fare click qui

E5-Logroño-Santo-Domingo-de-la-Calzada

Fare click sull’immagine per ingrandire

PROFILO E PERCORSO GENERALE DELLA TAPPA

Uscendo da Logroño per la zona industriale arriviamo ad una pista ciclabile che in leggera pendenza (circa 1,5%) ci porta in meno di 2,5 km al bordo del bacino di La Grajera.

grajera, camino francés, logroño

Bacino di La Grajera, con Logroño sullo sfondo (fotografia ceduta su Flickr da Giovani Riccardi sotto le seguenti condizioni)

Costeggiamo il bacino sulla destra, per un sentiero pianeggiante che terminerà su una strada stretta e pendente. Dobbiamo salire la rampa per 1 km fino ad arrivare al limite dell’autostrada A-12.

Continuiamo per questa strada asfaltata tenendo l’autostrada sulla destra per poco più di un km, poi ci immettiamo sulla N120 per solo 200 mt, visto che dobbiamo prendere un’uscita segnalata a destra che ci porta ad attraversare la AP 68 con un cavalcavia. Tutto questo tratto dal bacino fino la AP 68 sarà in leggera pendenza su piste asfaltate o in ghiaia abbastanza confortevole.. Attenzione solo ad attraversare la N120.

Dal momento in cui superiamo la AP 68 su quel cavalcavia, il profilo diventa una leggera salita fino ad arrivare all’Alto de San Antón (km 20 della tappa). Cioè, per i seguenti 9 km superiamo una differenza di quota di 230 m, alternando piste di ghiaia con altre asfaltate in mezzo a campi e vigneti.

Navarrete è in cima ad una specie di collina. Dopo averla attraversata usciamo verso la N120, che seguiremo per 1,5 km fino a vedere una pista di ghiaia a sinistra, segnalata da una pietra con la freccia gialla.

navarrete, camino francés

Vista di Navarrete dal cammino (fotografia ceduta su Flickr da Hans-Jakob Weinz sotto le seguenti condizioni)

Durante 1,5 km dobbiamo seguire questa pista di terra in leggera pendenza fino a girare a destra per avvicinarci di nuovo alla N120 e continuare parallelamente ad essa fino a vedere una biforcazione a sinistra. Un cartello ci indica che se prendiamo questo sentiero a sinistra passeremo per Ventosa, qui dovremo scegliere se vogliamo attraversare questa località oppure evitarla.

Se vogliamo passarci, percorreremo circa 1,3 km fino ad arrivarci, su un sentiero di ghiaia in leggera pendenza, meno del 2%, che si alterna con tratti piani. Dopo averla visitata, torneremo sul sentiero percorrendo poco più di un altro km fino a girare a sinistra e arrivare all’Alto de San Antón.

Se non vogliamo passare per Ventosa percorreremo meno di 3 km in linea retta, con la A12 sulla destra, fino ad arrivare all’Alto de San Antón.

Seguendo lo stesso sentiero di terra tra i campi incroceremo la A12 con un sottopasso, continuando poi tenendo la strada alla nostra sinistra. In leggera pendenza arriveremo a Nájera in meno di 6 km, entrando dalla sua zona industriale.

najera, camino francés

Il fiume Najerilla e Nájera sulla riva (fotografia ceduta su Flickr da Jose Antonio Gil Martínez sotto le seguenti condiciones)

SUsciamo da Nájera da est su calle Costanilla, asfaltata ed in costa. Dopo 800 metri il fondo diventa ghiaia e continuerà così fino ad arrivare ad un incrocio segnalato, dove riprenderemo la strada asfaltata. Il profilo sarà, in linea generale, molto dolce.

Gradevole passeggiata attraverso i campi durante la quale incroceremo Azofra (km 34 della tappa) e ritorneremo sul limite della A12. Dopo aver viaggiato parallelamente ad essa per 1 km arriviamo ad una rotonda, che attraversiamo.

Dopo aver attraversato la LR 207 in questa rotonda, per arrivare ad un sentiero di terra, vediamo che il cammino si biforca, indicato da un segnale e dalla freccia gialla.

Se prendiamo a sinistra proseguiremo per un sentiero in terra in salita tra i campi che arriva a Cirueña, dove potremo visitare l’eremo della Virgen de los Remedios. Si tratta di una differenza di quota di circa 150 mt in 5 km. Usciremo poi da Cirueña su un altro sentiero di terra, ma in leggera pendenza e dal profilo dolce. Con altri 5 km circa arriveremo a Santo Domingo de la Calzada.

Se, una volta passata la LR 207, proseguiamo diritto invece di andare verso Cirueña, ci troveremo a percorrere un poco più di 9 km costeggiando la A12 su una pista di ghiaia. Durante i primi 4 km ci saranno diversi salti ma poi il profilo diventerà molto dolce fino ad entrare a Santo Domingo de la Calzada, il nostro finale di tappa.

Insomma, in questa tappa si supera una differenza di quota di circa 350 mt, ma in modo graduale. Ci sono due punti in cui il profilo diventa un po’ ripido, arrivando all’Alto de San Antón dopo aver lasciato Ventosa e al passare per Cirueña, prima di entrare a Santo Domingo de la Calzada.

Inoltre, ci sono tre varianti di tappa che si possono intraprendere:

  • Scegliere se passare o no per Ventosa verso il km 17 della tappa. 
  • Scegliere se passare o no per Cirueña al km 38 della tappa. Se scegliamo di passare per questa località la differenza in termini di km non è molta, ma siamo costretti a raggiungere una quota più elevata.
  • Andare a visitare il Monastero di San Millán de la Cogolla da Azofra per poi tornare verso Cirueña e proseguire fino a Santo Domingo de la Calzada. Percorreremo 33 km invece dei 14 km che da Azofra ci separano alla fine della tappa, però la visita vale la pena.

In generale, questa tappa è semplice. Buon fondo, differenze di quota che si superano con leggere rampe continue. Molte delle piste che percorreremo oggi sono perfette per i ciclisti. Una tappa molto piacevole!

CONSIGLI PRATICI

  • Se iniziate da Logroño, Tournride vi aiuta ad arrivarci. Logroño è una città con buoni collegamenti, con aeroporto, stazione dei treni e autobus.

Arrivare in autobusQui potete vedere i collegamenti via autobus con il resto della Spagna e le compagnie che realizzano ogni tragitto (alcune sono Alsa, Bilman Bus e PLM).

Arrivare in treno: La stazione dei treni è qui e per conoscere i collegamenti la cosa migliore è visitare la pagina di Renfe, già che con qualche cambio si può arrivare praticamente da qualunque parte.

Arrivare in aereo: L’aeroporto è qui, a 9 km da Logroño e ci si arriva con taxi o auto propria. Ci sono collegamenti regolari solamente con Madrid. L’altra opzione è volare su Pamplona e da lì prendere un autobus.

Ricordate che Tournride vi lascia le biciclette nell’alloggio previsto a Logroño se cominciate da lì e può portare per voi l’equipaggio in più perché lo ritroviate ad aspettarvi alla fine del vostro cammino.

  • Da Navarrete a Nájera ci sono più di 13 Km senza possibilità di approvvigionamenti, a meno che passiate da Ventosa a metà cammino. Se non desiderate fermarvi a Ventosa, rifornitevi a Navarrete.

ITINERARIO DETTAGLIATO E PATRIMONIO STORICO-ARTISTICO

Questa tappa, che percorreremo interamente nella Rioja, ci porterà a vedere ambienti naturali incredibili, come il fiume Najerilla e a visitare alcune delle località giacobine più emblematiche.

Inizieremo la giornata su una gradevole strada verde che, attraversando il paesaggio riojano, ci porterà fino a Navarrete, dove potremo vedere gli impressionanti resti tardo romanici di San Juan de Acre. Attraversando luoghi ricchi di leggende come il poggio di Roldán raggiungeremo Nájera, dove ci godremo il suo impressionante patrimonio artistico e il suo ambiente naturale e conosceremo le sue leggende e apparizioni miracolose. Il cammino ci porterà così fino a Santo Domingo de la Calzada, una delle località giacobine più mistiche, fondata da Domingo García (oggi Santo) nel S. XI, che dedicò la sua vita a costruire infrastrutture per facilitare la peregrinazione verso Santiago.

Potremo, inoltre, deviare per visitare l’insieme monastico di San Millán de la Cogolla, considerato il luogo di nascita della lingua spagnola.

Più di così, cosa si può desiderare?

USCIAMO DA LOGROÑO DAL BACINO DI LA GRAJERA E VISITIAMO NAVARRETE

Usciamo da Logroño per il poligono industriale e dall’Avenida de Burgos arriviamo ad una rotonda da cui vediamo il parco di San Miguel. Da lì prendiamo un sottopasso che attraversa la LO-20 e ci fa uscire da Logroño.

Sbocchiamo su una piacevole strada verde che ci porta verso il parco di La Grajera fino ad arrivare al bacino. Costeggiamo il bacino per questa stessa via.

Il bacino di la Grajera fu creato nel 1883 per irrigare gli orti vicini alla città e poco a poco fu predisposto come parco. Se percorrete questa via in una giornata calda e vedendo tanta acqua vi viene voglia di fare un bel bagno, non fatelo! E’ un’area protetta, dove si studia l’ecosistema dell’acqua e per questo non è permesso nessun tipo di interazione umana con l’acqua stessa. 

camino frances, embalse de la grajera

Bacino di la Grajera (fotografia ceduta su Flickr da Total13 sotto le seguenti condizioni)

Saliamo la rampa dal bacino fino ad arrivare alla recinzione che segna il limite della A12, dove i pellegrini hanno appesa molte croci di legno. Lungo il cammino vedremo che c’è più di un punto in cui si ripete questa tradizione.

Seguiamo il cammino fino ad arrivare alla AP 68 su un cavalcavia e vediamo alla nostra sinistra i resti della chiesa dell’Ospedale di San Juan de Acre. Dopo gli scavi, i resti più interessanti furono portati al cimitero di Navarrete, che vedremo all’uscita dal paese.

ARRIVIAMO A NAVARRETE, NEL CERRO TEDEÓN

Navarrete si trova in cima al cerro Tedeón. Questa posizione strategica gli conferì fino al S. XVI un carattere difensivo, con il castello sulla cima e circondato da mura. Poco a poco questi elementi furono abbattuti fino a prendere la forma che ha oggigiorno, con due vie principali parallele sulla pendice della collina e con il Cammino di Santiago che lo attraversa da est a ovest.

Al centro c’è il monumento principale della città, la chiesa dell’Asunción de la Virgen All’esterno, le sue linee rinascimentali sono semplici ma, se ne abbiamo l’opportunità, vale la pena entrare per dare un’occhiata al meraviglioso altare e alla pala di stile barocco, completamente coperto da incisioni dorate.

Sicuramente attirerà la nostra attenzione la quantità di riferimenti e di ceramiche in vendita: Navarrete è uno dei centri di lavorazione delle ceramiche tradizionali più importanti della penisola. La sua tradizione ceramista risale ai tempi dei romani, quando con il fango del fiume Najerilla si elaboravano pezzi di cosiddetta “terra sigillata”, un tipo di ceramica romana di colore rosso.

navarrete iglesia asuncion

Chiesa dell’Asunción de la Virgen a Navarrete (fotografia ceduta su Flickr da Carmelo Peciña sotto le seguenti condizioni)

SUsciamo dal paese sulla N120 e troviamo alla nostra sinistra il cimitero locale, dove, come già detto, vedremo i resti della chiesa di San Juan de Acre.

Pietra dopo pietra i resti furono spostati dalla loro posizione originale fino a qui, dove la loro imponenza e la loro qualità e decorazione continuano ad impressionare. La porta del cimitero è la antica porta nord della chiesa ed è fiancheggiata da due grandi finestre che prima si trovavano in capo al tempio.

Tournride vi consiglia di avvicinarvi per vedere bene i dettagli di tutto l’insieme, di stilo tardo romanico. Ci sono numerose rappresentazioni di leggende (come quella di Roldan e il gigante Ferragut, di cui parleremo più avanti), passaggi biblici come la lotta di San Giogio e il drago e altri più teneri come angeli che si abbracciano.

san juan acre navarrete camino francés

Resti della chiesa di San Juan de Acre nel cimitero di Navarrete (fotografia ceduta su Flickr da Carmelo Peciña sotto le seguenti  condizioni)

Qui potremo vedere anche una targa in ricordo di Alice Craemer, che morì nel 1986 investita da un camion durante il pellegrinaggio.

DA NAVARRETE A NÁJERA: DECIDIAMO DI VISITARE VENTOSILLA E CONOSCIAMO LE LEGGENDE DI LOTTA CONTRO I GIGANTI

Proseguiamo il nostro cammino e, dopo circa 4 km, passando su un cavalcavia sopra la A12 e sempre con l’autostrada alla nostra destra, vedremo un cartello che indica la deviazione per Ventosa. Se passiamo per questa località aggiungiamo circa 1 km al percorso.

Bisogna considerare che se non passiamo per Ventosa, ci restano ancora 9,5 km per arrivare a Nájera, quindi se vogliamo mangiare o non abbiamo molta acqua non è affatto una cattiva idea passarci per fare provviste. A Ventosa c’è anche un ostello con un locale al chiuso per custodire le bici.

Che si vada per Ventosa o no, passiamo per l’Alto di San Antón (675 m di quota) da cui vedremo per la prima volta Nájera da lontano (485 m di quota) Non la perderemo di vista durante i seguenti 7,5 km che percorreremo in leggera pendenza fino ad arrivarci.

camino francés, najera

Paesaggio da Navarrete a Nájera (fotografia ceduta su Flickr da Giovanni Riccardi sotto le seguenti condizioni)

Però prima di raggiungere Nájera, dopo aver attraversato la N120 con un sottopassaggio, vedremo nel cammino alla nostra sinistra il Poggio di Roldán..

Prima, lasceremo a sinistra la collina chiamata poggio e, un poco più avanti, vedremo un cartello che ci spiega la leggenda di Roldán contro il gigante Ferragut ambientata in questa collina e che Tournride vi racconta in breve. Ricordiamo che Roldán era nipote di Carlomagno, imperatore dei franchi. Si tratta di un personaggio storico, anche se le sue gesta hanno sono passate dalla storia alla leggenda, conferendo un’aura mitica alla sua vita.

Qui si ricorda come un giorno arrivò all’orecchio di Carlomagno che in queste terre viveva un gigante di nome Ferragut che proclamava la supremazia dell’Islam sul cristianesimo. Venuto a conoscenza di questo, Carlomagno invió un gruppo di soldati a ucciderlo, che lottarono con lui per giorni e giorni senza sconfiggerlo. Arrivò il momento in cui Roldán chiese a suo zio di poter lottare e così fu, durante due giorni e due notti. Stremati, i due avversari si fermarono e iniziarono a parlare delle loro religioni. Il clima si fece disteso tra di loro e il gigante confessò a Roldán qualcosa che gli costò la morte: gli disse che il suo unico punto debole era l’ombelico. Roldán quando ripresero la lotta, lo colpì proprio lì e lo sconfisse.

Questa leggenda si inquadra storicamente come lotta per allontanare i musulmani dalla penisola durante la Riconquista, quando la figura di Roldán venne utilizzata spesso come grande difensore del cristianesimo la cui supremazia militare si relazionava con la superiorità religiosa.

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Capitello romanico di San Juan de Acre con la scena di Roldán e il gigante Ferragut (fotografia ceduta da Javier Regay sotto le seguenti condizioni)

ARRIVIAMO A NÁJERA: “PELLEGRINO: A NÁJERA, NAJERINO”

Questa località di grande tradizione giacobina ci riceve con questa frase scritta su una casa agricola all’entrata del paese, un modo per farci sentire come a casa al nostro km 27,5 della tappa.

Entriamo da est e attraversiamo il fiume Najerilla sul ponte di pietra attribuito a San Juan de Ortega, promotore di infrastrutture sul Cammino tra i S. XI e XII (anche se il ponte è stato restaurato).

Già sulla riva ovest, non possiamo non visitare il Monastero di Santa Maria la Real, pantheon degli antichi re di Navarra. Ordinò la sua costruzione nel 1052 il re Don García Sánchez II, dopo aver conquistato questo territorio ai musulmani. Lo dedicó alla Vergine perché qui, tempo prima, era apparsa al re in una grotta, mentre era a caccia. Il monastero fu gestito da Cluny fino al S. XIX, oggi è francescano.

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Pantheon nel monastero di Santa Maria la Real a Nájera (fotografia ceduta su Flickr da Antonio Periago Miñarro sotto le seguenti condizioni)

Ai piedi della chiesa si trova la grotta dove è ambientata la leggenda della Vergine. All’entrata c’è il pantheon reale dei re di Navarra, con dodici sepolcri dalle maestose pietre tombali scolpite tra il S. X e il XII.

La chiesa di stile tra il gotico e il rinascimentale. Il chiostro, dove sono stati sepolti molti nobili, è veramente notevole, un vero e proprio gioiello. Vale la pena visitarlo (l’entrata costa 4€).

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Chiostro del monastero di Santa Maria la Real (fotografia ceduta su Flickr da Giovanni Riccardi sotto le seguenti condizioni)

A Nájera vale anche la pena soffermarsi sul piacevole ambiente naturale del Najerilla, incastonato tra imponenti pareti di terra rossa.. In questa località, paesaggi mozzafiato convivono armoniosamente con i grandi monumenti di pietra, come il monastero che abbiamo visto.

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Grotta nelle pareti verticali di terra di Nájera (fotografia ceduta su Flickr da Drcymo sotto le seguenti  condizioni)

Se abbiamo abbastanza energie e non vogliamo perderci un impressionante scorcio del posto, prima di andare possiamo salire al forte di Nájera Rimane tra il castello della Mota e il villaggio. La sua origine, come quella del castello, è musulmana. Nel S. XVI fu riabilitato per essere residenza reale, ma alla fine del secolo fu abbandonato e iniziò a deteriorarsi fino a che nel S. XVII ne rimasero solo dei resti.

Grazie alle diverse campagne archeologiche realizzate, sono stati riportati alla luce numerosi resti, oggi salvaguardati nei musei. Nonostante “sul posto” non resti molto del glorioso passato, i panorami e i dintorni naturali che ci circondano, valgono la pena.

A AZOFRA DECIDIAMO DI DEVIARE (O NO) PER SAN MILLÁN DE LA COGOLLA

Usciamo da Nájera salendo una strada asfaltata in costa, su calle Costanilla. Subito entriamo su una pista dal fondo in terra stabile, che in 5,5 km ci porterà a Azofra, con un profilo dolce.

Entriamo a Azofra sulla sua via principale, che come in molte città giacobine attraversa tutto il paese e coincide con il Cammino di Santiago. Ad Azofra troveremo tutti i servizi di cui abbiamo bisogno e dovremo decidere se prendere la deviazione per visitare San Millán de la Cogolla. Se decidiamo di andarci, percorreremo 33 km fino a Santo Domingo de la Calzada. Se proseguiamo dritto, 12 km.

Che cosa ci aspetta se decidiamo di fare lo sforzo e di aggiungere 21 km al nostro cammino per visitare San Millán de la Cogolla? Sicuramente uno degli ambiti monastici più impressionanati di tutta Spagna, formato in realtà da due monasteri inizialmente divisi: quello di Suso e quello di Yuso. L’insieme è Patrimonio dell’Umanità dal 1997.

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Monastero di San Millán de la Cogolla (fotografia ceduta su Flickr da Jose Manuel Armengod sotto le seguenti condizioni)

L’origine del congiunto risale al S. V, quando nelle terre riojane nasce Emiliano, un eremita che dedicó tutta la sua vita al servizio del cristianesimo, fu canonizzato ed oggi è noto come San Millán.

Quando Emiliano muore, i suoi resti vengono portati ad una grotta proprio in questa località, che poi diventa una chiesa e successivamente il centro di una comunità monastica. Bisogna tener conto che questa comunità non era come le comunità monastiche che conosciamo oggi, ma piuttosto seguiva la regola mozarabica ed era misto, ci convivevano uomini e donne. Questo era del tutto normale nella penisola iberica fino al S. IX.

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Monastero di Suso (fotografia ceduta su Flickr da Aherrero sotto le seguentis condizioni)

Nel S. XI Don García Sánchez II, lo stesso re che ordinò la costruzione di Santa Maria la Real, ordina di portare i resti del santo a Nájera. Per un miracolo, però, gli uomini che dovevano trasportare i resti rimangono “bloccati” senza potersi muovere, e questo fu interpretato come la volontà del santo di non essere portato via dal posto.

Per questo, il re ordina di costruire accanto al Monastero di Suso un altro monastero per lasciarvi i resti e viene quindi costruito il monastero di Yuso. Questo monastero segue già la regola benedettina ed è solo maschile. I due monasteri convivono uno accanto all’altro fino all’anno 1100 quando vengono uniti e inizia il loro periodo di massimo splendore.

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Monastero di Yuso (fotografia ceduta su Flickr da Mario Martí sotto le seguenti condizioni)

Quest’epoca d’oro si manifesta soprattutto in un’incredibile produzione di codici, la maggior parte custodito oggi in una immensa biblioteca visitabile nel monastero. Di fatto, si considera che qui nacque la lingua castigliana codificata così come la conosciamo al giorno d’oggi, visto che uno dei monaci in questo “scriptorium” u il primo a scrivere in castigliano in uno di questi codici. Questo è molto significativo perché, in quel momento, il latino era la lingua “colta” e quindi l’unica in cui si scriveva. Il castigliano, al contratio, era la lingua popolare e visto che non era usata per scrivere, non era codificata e non aveva regole. Iniziando a scrivere in castigliano, si va formando la lingua utilizzata oggi.

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Biblioteca di San Millán de la Cogolla, nel monastero di Yuso (fotografia ceduta da Rafael Nieto)

Oltre all’importanza storica di questo insieme, il luogo è impressionante dal punto di vista artistico e architettonico, tanto che la visita al congiunto è veramente un piacere. Tournride vi consiglia diinformarvi prima di organizzare la visita ai monasteri per evitare il dispiacere di arrivare e scoprire che, per esempio, è lunedì e sono chiusi.

DE AZOFRA A SANTO DOMINGO DE LA CALZADA

Usciamo da Azofra a nordovest seguendo una strada asfaltata che in alcuni metri diventa di terra, però ben battuta. Continuamo fino alla A12 e, dopo aver percorso 1 km accanto all’autostrada, arriviamo ad una rotonda da cui si prende la L207. Attraversiamo questa strada per proseguire su una pista di terra.

Circa 50 metri dopo aver attraversato, troveremo una biforcazione. Questo è il momento in cui bisogna decidere se vogliamo proseguire dritto per passare per Cirueña o girare a destra per andare direttamente a Santo Domingo de la Calzada.

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Pista di terra all’uscita da Nájera (fotografia ceduta su Flickr da Giovanni Riccardi sotto le seguenti  condizioni)

Se decidiamo di passare per Cirueña, dovremo percorrere una pista di terra in leggera salita per circa 5 km fino ad arrivare ad una grande zona urbanizzata con un campo da golf, di recente costruzione. A nord di questo quartiere si trova Ciriñuela, il centro storico. In mezzo c’è l’eremo della Virgen de los Remedios, tempio di recente costruzione in muratura e mattoni, con un interno semplice e colori pastello.

In realtà, la distanza percorsa passando oppure no per Ciriñuela non varia molto, andiamo ad aggiungere giusto un paio di km, ma il percorso è molto più piacevole prendendo la deviazione. Se proseguiamo dritto andremo tutto il tempo accanto all’autostrada, invece che per sentieri di terra battuta tra grandi campi di vigneti.

UN GIRO POMERIDIANO PER SANTO DOMINGO DE LA CALZADA, “DOVE CANTÓ LA GALLINA CUCINATA”

Entriamo a Santo Domingo de la Calzada per calle San Roque, a est. Come sempre, Tournride vi racconta un poco di storia della città finale di tappa e vi propone un corto giro nel quale scoprire questa località.

In questo caso il giro dura 15 minuti e potrete vedere i principali monumenti percorrendo meno di 1 km. Fare clic qui per vedere la mappa del percorso.

Venite?

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Cammino d’entrata a Santo Domingo de la Calzada (fotografia ceduta su Flickr da Alberto Cabrera sotto le seguenti condizioni)

Primo: conosciamo la vita di Santo Domingo, patrono degli ingegneri

La nascita della località di Santo Domingo de la Calzada è in relazione con la vita e le opere di Domingo García, un uomo che nel S. XI dedicó il suo tempo a costruire infrastrutture per rendere più facile il cammino ai pellegrini.

Si narra che, quella che oggi è Santo Domingo de la Calzada era nel S. XI un bosco di querce accanto al fiume Oja. Un eremita chiamato Domingo viveva in questo bosco, ritirato nella propria spiritualità perché non era stato ammesso nel monastero benedettino di San Millán de la Cogolla. Vedeva tutti i giorni le difficoltà orografiche che i pellegrini dovevano superare, in un momento in cui il Cammino viveva tutto il suo splendore. Insieme ad un vescovo, che offrì il proprio aiuto, Domingo costruì un ponte di legno sopra il fiume Oja.

Quando il vescovo morì, Domingo continuò a creare infrastrutture, la più nota una passerella di pietra che ha finito per dare nome alla località attuale. Sostituì il ponte di madera con uno di pietra e costruì un ostello e una chiesa.

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Facciata sud della catedrale di Santo Domingo, dove si trovano i resti del santo (fotografia ceduta su Flickr da Antonio Periago Miñarro sotto le seguenti condizioni)

Tutto questo diede un impulso economico e alla popolazione del borgo che si andava creando, in quel momento, incentivando l’insediamento dei commercianti. Il re Alfonso VI, vedendo il vantaggio di tutto ciò, decise di dare a Domingo la direzione di altre opere del Cammino ed egli, con il suo discepolo Juan de Ortega, portarono avanti diverse infrastrutture. Per questo, Santo Domingo oggi è il patrono degli ingegneri dei cammini, dei canali e dei porti.

Miracoli di Santo Domingo

La dedizione e il carattere attento e cordiale di Domingo, che lo rese molto noto tra poveri e ricchi durante i suoi 90 anni di vita, nel corso del tempo fecero attribuire molti miracoli a questo santo. Molti in vita, e tanti altri di guarigione di pellegrini in visita al suo sepolcro.

Il suo miracolo più noto è quello del gallo e della gallina. Questa storia racconta come una famiglia, con un ragazzo giovane, che pellegrinava verso Santiago si fermò nel ricovero dei pellegrini che Domingo aveva costruito. L’ostessa si innamorò del ragazzo, senza essere contraccambiata e, indispettita, gli nascose un oggetto di valore di proprietà dell’ostello nello zaino e, quando il ragazzo ripartì con la sua famiglia, lo accusò di averlo rubato.

Il giovane fu condannato alla forca, sentenza che fu eseguita. Dopo l’impiccagione, però, i suoi genitori si avvicinarono e ascoltarono mentre il ragazzo raccontava come era vivo grazie a Domingo. I genitori corsero a dirlo al magistrato, sapendo che di fronte a un tale miracolo il ragazzo sarebbe stato scagionato. Quando il magistrato ascoltò la storia, li schernì dicendo loro che sicuramente il giovane era vivo tanto quanto la gallina (già cucinata) che si apprestava a mangiare. Improvvisamente la gallina resuscitò e il magistrato, sbalordito, scagionò il ragazzo.

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Statua di Santo Domingo nella cattedrale, con sculture di un gallo e una gallina accanto (fotografia ceduta su Flickr da Rowanwindwhisler sotto le seguenti condizioini)

Da lì il motto del paese di Santo Domingo de la Calzada, “donde cantó la gallina después de asada” (dove cantò la gallina già cucinata).   In onore di questa storia, nella cattedrale vengono custoditi una gallina e e un gallo vivi che vengono cambiati ogni 15 gioni e, durante le feste patronali, si mangiano i tipici dolci “ahorcaditos” (impiccati).

Cominciamo il nostro giro per Calle Mayor…

Iniziamo a camminare per quela cittadina, entrando sulla sua via principale, nel cui centro si trova il complesso che ai suoi tempi iniziò Santo Domingo, e che noi visiteremo. 

A pochi metri dall’inizio del cammino, incontreremo alla nostra sinistra un edificio di pietra: è il monastero di Nostra Signora dell’Annunciazione, del S. XVII. Questa abbadia cistercense ospita un ricovero (gratuito) per pellegrini e una locanda che le monache utilizzano come mezzo di sostentamento.

Continuiamo a camminare e in pochi metri passeremo per l’ufficio di informazione turistica, dove se vogliamo possiamo fermarci per prendere una mappa o maggiori informazioni.

In 60 metri, alla nostra sinistra si apre la piazza de la Alameda, un piccolo angolo verde dove rilassarsi se ne abbiamo bisogno. All’altro lato della strada si trova un edificio molto speciale: la casa della Confraternita del Santo.  E’ formato da vari edifici, dal S. XVI all’albergo moderno, e ha molto materiale in esposizione sulla vita del santo. Qui si allevano gli animali che poi vengono portati alla cattedrale per ricordare il miracolo di Santo Domingo..

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Via Principale di Santo Domingo de la Calzada (fotografia ceduta su Flickr da Guillén Pérez sotto le seguenti condizioni)

Arriviamo a Plaza del Santo: torre, cattedrale e ostello

Nel centro del paese si trova la cattedrale di Santo Domingo. La sua facciata sud si apre su una piazza nella strada principale, dove si trova una grande torre.

La Torre Exenta è la più alta di La Rioja e altro non è che il campanile della cattedrale. Non è comune che il campanile sia separato dall’edificio principale, ma si ritiene che in questo caso sia stato così perché il terreno era poco stabile (data la vicinanza al fiume) e questo fosse il posto che meglio potesse sopportare tanto peso. Di fatto, si dice che per aiutare a cementare la torre si aggiunsero al terreno resti di ossa di animali. Prima di questa torre barocca ce ne era una romanica e gotica, distrutta da un incendio e dal suo cattivo stato di conservazione, rispettivamente.

Il biglietto d’entrata per visitare la cattedrale può includere anche l’entrata alla Torre Exenta, che dall’ultimo piano offre un panorama spettacolare. Tournride vi consiglia di salirci, ne vale veramente la pena.

Camino francés, santo domingo de la calzada

Torre exenta di Santo Domingo de la Calzada (fotografia ceduta su Flickr da Jose Luis Cernadas Iglesias sotto le seguenti  condizioni)

AAccanto alla torre si trova l’entrata di un piccolo eremo, l’eremo di Nostra Signora della Piazza. Si dice che fu edificato sopra l’antico oratorio costruito dal santo con le sue proprie mani. Il suo aspetto odierno è il risultato della sovrapposizione di differenti opere fino al 1710.

Di fronte alla torre si trova uno dei due ostelli della località. L’ostello occupa quello che anticamente era l’ospedale dei pellegrini, realizzato da Santo Domingo. Notevole il suo vestibolo, con molti archi gotici e un soffitto in legno a cassettoni.

Entriamo nella cattedrale di Santo Domingo de la Calzada

Nella piazza del santo vedremo la facciata sud della cattedrale. In questa parte del tempio si trovano il sepolcro di Santo Domingo e il pollaio dove vengono custoditi gallo e gallina in ricordo dei suoi miracoli.

Santo Domingo de la Calzada, camino frances

Facciata sud della cattedrale (fotografia ceduta dalla Cattedrale di Santo Domingo de la Calzada)

L’origine di questa stessa cattedrale che oggi visitiamo risale a quel primitivo tempio che Domingo García costruì nel S. XI vicino al fiume Oja, accanto ad un ospedale. La crescente importanza di questo nucleo nel Cammino di Santiago fece sì che successive ristrutturazioni modellassero la costruzione che vediamo oggi.

L’importanza di questo luogo si può vedere non solo da come veniva scolpita nella roccia, ma anche dal rango che la chiesa originale andava assumendo. Già nel 1106 il suo rango fu aumentato a collegiata e nel S. XIII la sede episcopale si spostò da Calahorra a Santo Domingo, e quindi il il tempio si convertì in cattedrale.

Santo Domingo de la Calzada, camino frances

Torre exenta e resti delle mura (fotografia ceduta dalla Cattedrale di Santo Domingo de la Calzada)

Il risultato di tutto ciò è un tempio di grandi dimensioni con pianta di pellegrinaggio a croce latina, formato da una miscela di stili che attingono dal romanico fino al barocco che troviamo, per esempio, nella Torre Exenta.

La pianta di pellegrinaggio è un tipo di forma di tempio che prevede una sorta di corridoio che costeggia le navate e il deambulatorio, in modo che si possa percorrere tutto l’interno costeggiando il muro senza disturbare in nessun momento ciò che avviene nella navata centrale e nel transetto. Così, si può visitare il sepolcro della chiesa senza disturbare, se per caso c’è una messa in corso in quel momento. La cattedrale di Santiago ha lo stesso tipo di pianta.

 Santo Domingo de la Calzada, camino francés

Transetto e abside della cattedrale (fotografia ceduta dalla Cattedrale di Santo Domingo de la Calzada)

Nella cattedrale di Santo Domingo vi invitiamo a tenere gli occhi ben aperti per osservare le decorazioni che ci sono sui capitelli delle colonne, soprattutto in quelle dell’abside. Tanto all’interno come all’esterno si trova un programma iconografico tardo romanico impressionante, con scene di animali fantastici e rappresentazioni di passaggi della Bibbia. Gli esperti lo considerano uno dei migliori e più completi di quest’epoca.

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Dettagli di un capitello dell’abside della cattedrale (fotografia ceduta dalla Cattedrale di Santo Domingo de la Calzada)

Nella parte nord della cattedrale si trova il chiostro, che oggi ospita il Museo della Cattedrale..Se vi interessa la storia del posto e dell’arte sacra, non esitate a visitarlo. Orari e prezzi della visita alla cattedrale e al museo qui. Inoltre, nel braccio sud della cattedrale vedremo il pollaio dove vengono custoditi il gallo e la gallina che ricordano il santo. 

Santo Domingo de la Calzada, Camino Francés

Pollaio della cattedrale (fotografia ceduta dalla Cattedrale di Santo Domingo de la Calzada)

Tra i resti delle mura e antichi conventi, terminiamo il nostro giro con il meglio della gastronomia riojana.

Costeggiamo l’abside della cattedrale e arriviamo alla Piazza di Spagna, dove si trova il comune. L’aspetto più caratteristico dell’edificio sono i portici che si aprono sulla piazza con archi ribassati, dove i commercianti si solito si sistemavano per vendere i loro prodotti al coperto, con la protezione delle mura dietro di loro. Quando il comune si spostò al piano superiorie, questo cominciò ad ampliarsi fino a che durante il barocco gli venne data la forma odierna.

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Comune di Santo Domingo de la Calzada (fotografia ceduta su Flickr da Rubén Vique sotto le seguenti  condizioni)

Dalla piazza usciamo su Avenida Burgos, che circonda le antiche mura che proteggevano il nucleo antico di Santo Domingo de la Calzada. Di fatto, qualche metro più avanti ne vedremo alcuni resti piuttosto ben conservati.

Le mura di questa cittadina arrivavano a più di 1,5 km di perimetro totale, con una media di 12 metri di altezza, 38 torrioni e sette porte. Ciò che oggi vediamo in Avenida Burgos sono i resti di una di queste torri e di parte delle grosse mura che proteggevano Santo Domingo.

Continuiamo costeggiando il centro storico fino ad arrivare all’ostello di Santo Domingo Bernardo de Fresneda. Fu costruito nel S. XVI per accogliere una comunità francescana, ma nel S. XIX, con la confisca, il posto venne abbandonato. Ad oggi è stato ristrutturato e accoglie un ostello con un ristorante. Parte del posto si utilizza anche come laboratorio per restaurare opere d’arte.

La chiesa di San Francisco accoglie il sepolcro di Frate Bernardo de Fresneda, che fu arcivescovo e confessore di re come Felipe II o Carlos V. Proprio lui investì molto per restaurare la chiesa che avrebbe accolto la sua tomba e il suo impegno fa sì che oggi valga la pena visitarla. Da notare specialmente il transetto della chiesa, un buon esempio rinascimentale.

Ci troviamo in Avenida de Juan Carlos I, il punto perfetto per terminare il nostro giro per Santo Domingo de la Calzada, visto che in questa via e nella parallela si concentrano la maggior parte dei locali e dei ristoranti.. Troverete offerte per tutte le tasche e potrete provare piatti tipici come il baccalà o le patate alla riojana. Per bere, ovviamente, un buon bicchiere di Rioja.

Domani cambiamo di nuovo regione, entriamo in Castilla e León e pedaleremo fino ad arrivare a Burgos, un’altra delle grandi città giacobine. Buon cammino!

TAPPA 4: DA ESTELLA A LOGROÑO – CAMMINO FRANCESE IN BICICLETTA

 Distanza da Santiago: 661 km

Distanza di tappa: 49 km

Tempo stimato: 4 ore

Quota minima: 420 m

Quota massima: 590 m

Difficoltà del percorso: medio – bassa

Luoghi di interesse: Los Arcos, Torres del Río, Viana, Logroño

Itinerario su Google Maps: Per vedere il percorso generale su Google Maps fare click qui

E4-Estella-Logroño

Fare click sull’immagine per ingrandirla

In questa tappa usciremo dalla Navarra per addentrarci nella regione di La Rioja, la comunità più piccola di Spagna, internazionalmente conosciuta per i suoi vini. Per arrivare a Logroño e poterli assaggiare, dovremo prima percorrere 49 km che combineranno tratti tranquilli di percorso agricolo dall’andamento semplice con altri due tratti più complessi, in particolar modo il tratto di circa 11 km che va da Torres del Río a Viana.

Tournride vi racconta tutto quello che c’è da sapere sul percorso, servizi e partrimonio artistico; per aiutarvi a sfruttare al massimo il vostro Cammino e a prendere le migliori decisioni sull’itinerario. Ad ogni modo, se avete ancora dubbi, potete sempre contattarci.

Buon Cammino!

PROFILO E PERCORSO GENERALE DELLA TAPPA

Usciamo da Estella e percorriamo i circa 2,5 km che ci separano da Ayegui su una strada pietrosa in salita costante, anche se con alcuni bruschi salti di pendenza. Uno starter spaccagambe, ma niente che non si possa affrontare.

Dopo essere usciti da Ayegui ed aver fatto una sosta obbligatoria alla Fuente de Bodegas Iratxe, ci sono due possibili itinerari: continuare per Azqueta e Monjardín o andare verso sud e evitare il Montejurra per passare successivamente per Luquín. Entrambe le opzioni ci portano a Los Arcos. Noi di Tournride, però, scegliamo (e vi consigliamo) di prendere la via tradizionale per Azqueta e Villamayor de Monjardín.

Uscendo da Azqueta il sentiero di terra inizia a prendere pendenza e diventa più stretto man mano che si avanza. In alcuni tratti il percorso può diventare abbastaza scomodo, quindi se ne sentite il bisogno scendete dalla bici senza esitare. Questa rampa dura solo 1,5 km e ci ricompenserà con la visita all’altra fonte, una delle più emblematiche del Cammino, la Fuente de los Moros.

Arrivo a Villamayor de Monjardín (fotografia ceduta su Flickr da Antonio Periago Miñarro sotto le

Llegada a Villamayor de Monjardín (fotografía cedida en Flickr por Antonio Periago Miñarro bajo las seguenti condizioni)

Usciti da Los Arcos dovremo prendere per il cimitero, nel lato est del paese, per prendere un’altra pista agricola di terreno stabile che in 7 km ci permetterà di sboccare a Sansol (km 26 della tappa).

A Sansol usciamo per la NA 1110 e da lì potremo vedere Torres del Río alla nostra sinistra, un poco più in basso. La strada svolta e ci porta direttamente alla cittadina. Entriamo a Torres del Río da nord e ci immettiamo sulle vie della Carrera e del Sepolcro per trovarci con la freccia gialla alla nostra destra, che ci porta ad affrontare il tratto più complesso di questa tappa.

Los 10,5 km che separano Torres del Río da Viana rappresentano un vero e proprio tratto “spaccagambe”, con alti e bassi continui e costanti cambi nel terreno. La parte più complicata è l’incrocio con il barranco di Cornava, a cavallo tra le due località. La gran parte di questa parte dell’itinerario scorre quasi attaccata alla NA 1110 e non attraversa nessun villaggio o monumento degno di nota, con eccezione dell’eremo del Poyo, a lato della NA 1110. Inoltre, il cammino attraversa molte volte la strada a doppio senso, cosa che rende questo tratto ancora più pericoloso.

Per questi motivi, anche se normalmente di tenta di seguire l’itinerario tradizionale al percorrere il Cammino, in questo caso Tournride vi consiglia di seguire la strada NA1110 da Torres del Río a Viana.. Arrivati a Viana rimarranno ancora 11km di percorso e non ha senso sfiancarsi senza motivo.

Una volta a Viana, il resto della tappa fino a Logroño ha una pendenza piuttosto dolce, tranne una piccola rampa che utilizzeremo per ritornare sulla strada all’attraversare la frontiera tra Navarra e La Rioja.

Usciamo da Viana per la N 111 (Possiamo anche seguire per il sentiero pedonale uscendo dal poligono e attraversando la strada attraverso un sottopassaggio) e dopo aver percorso meno di 1 km vedremo un sentiero di terra con una pietra miliare con il simbolo della conchiglia e la freccia alla nostra sinistra. Dobbiamo prendere quasta pista asfaltata, che ci porterà direttamente all’eremo della Virgen de las Cuevas (km 41 della tappa).

Dall’eremo proseguiamo sulla strada asfaltata in pendenza e ci dirigiamo verso ovest per tornare alla N1111 su una leggera rampa. Arrivando alla strada e imboccandola vedremo subito un cartello verde che indica che stiamo entrando a La Rioja e, poco dopo, il cartello azzurro e giallo del cammino che ci segnala il sentiero asfaltato che dobbiamo seguire.

Dopo aver attraversato tre sottopassi, con la N 1111 alla nostra destra, in poco più di 2 km arriveremo al Ponte di Piedra, l’ingresso al nostro finale di tappa: Logroño.

Puente de piedra de Logroño (fotografía cedida en Flickr por Roberto Latxaga bajo las siguientes condiciones)

Ponte di Piedra di Logroño (fotografia ceduta su Flickr da Roberto Latxaga sotto le seguenti  condizioni)

Riassumendo…

Riassumendo, nonostante questa tappa sia la più lunga che abbiamo percorso da Saint Jean Pied de Port, il profilo semplice e il gran numero di strade asfaltate rendono la gran parte dei km da percorrere un piacevole saluto ai campi navarri.

Solamente, ricordiamo qui i due tratti in cui dobbiamo fare attenzione e le loro possibili varianti:

  1. Azqueta – Monjardín. Salita di 1.5 km per una rampa a volte abbastanza scomoda. Variante: prendere per Montejurra e Luquín, anche se nemmeno questo è un percorso leggero (bisogna salire sul monte fino ad una quota di 970 m ridiscendere).
  1. Torres del Río – Viana. Tratto di 10,5 Km con variazioni del terreno e salite e discese costanti, uno “spaccagambe” in piena regola. Variante: percorrere la NA 1110, variante consigliata da Tournride.

 

CONSIGLI PRACTICI

 

  • Se iniziate il vostro cammino a Estella, la maniera migliore di arrivare lì è in autobus, dato che non c’è una stazione ferroviaria. La Estellesa è una compagnia di autobus che collega Estella con Irún, Logroño, Pamplona, Puente la Reina e San Sebastián (oltre a molte altre località minori).

Altra opzione è andare in taxi da Pamplona a Estella, se vi mettete in contatto con Fermín al +34 609 44 70 58, vi porterà per 55 euro nei giorni feriali e 68 euro nei festivi. Il suo taxi può portare fino a 8 persone, per cui si possono organizzare gruppi di pellegrini per ridurre i costi. 

Ricordate che Tournride vi consegna la bicicletta nel punto da dove iniziate e possiamo trasportare il vostro equipaggio in eccesso fino alla fine del vostro percorso.

  • In questa tappa ci sono due tratti abbastanza lunghi in cui non c’è possibilità di comprare acqua o cibo: i 9,3 km da Urbiola a Los Arcos e i 10,6 km da Torres del Río a Viana. Per questo vi consigliamo di fare provviste a Villamayor de Monjardín o Urbiola e a Sansol o Torres del Río.
  • Gran parte della tappa scorre attraverso piste tra campi aperti, senza ombra. Se fate questo percorso in estate, tenete conto della necessità di proteggersi dal sole e di avere acqua in abbondanza.
  • Tranne Azqueta e Urbiola, in tutte le località attraverso cui si passa in questa tappa ci sono alloggi con posti dove riporre le biciclette al chiuso: uno a Ayegui, due a Villamayor de Monjardín, due a Los Arcos, uno a Sansol, due a Torres del Río, tre a Viana e sei a Logroño. L’ostello parrocchiale di Logroño  non ha un posto chiuso per le biciclette. 

 

ITINERARIO DETTAGLIATO E PATRIMONIO STORICO-ARTISTICO

Oggi abbiamo molto da vedere: dall’ingegneria civile medievale sotto forma di fonti e ponti, ai grandi templi di Logroño e altri templi più piccoli a Torres del Río. Visiteremo la grande Viana, nucleo storico con molti monumenti e percorreremo campi attraverso i vigneti. Comincia l’esperienza enologica di La Rioja!

Viñedo riojano con el pueblo de Briones al fondo (fotografía cedida en Flickr por Juantigues bajo las siguientes condiciones)

Vignato riojano con la cittadina di Briones sullo sfondo (fotografia ceduta su Flickr da Juantigues sotto le seguenti condizioni)

Ayegui è praticamente un’estensione di Estella, per cui in questo inizio di tappa dobbiamo passare attraverso questi agglomerati urbani densamente popolati e con traffico intenso.

Dobbiamo uscire da Estella da sudovest. Tanto la calle de San Nicolás (già vista nel nostro giro di fine tappa precedente) quanto la calle Fray Diego de Estella, che esce dal ponte che attraversa l’Ega e collega con il centro della cittadina, sboccano in una rotonda che ci porta alla calle Carlos VII. Per questa calle prendiamo verso Ayegui, prendendo la seconda uscita verso la Calle de Estella alla rotonda successiva.

In meno di 1 km arriviamo a Ayegui, per il cui centro passa la NA 1110 che dobbiamo tornare a prendere dopo essere passati da Plaza de los Fueros. In 200 metri vedremo il cartello del Pellegrino con la freccia che ci indica di prendere la via a sinistra, che in meno di mezzo km ci porterà alla nostra prima fermata obbligata del giorno: il monastero di Santa María de Iratxe e la famosa fontana dell’omonima cantina, che invece che acqua, butta vino.

Alla nostra destra vedremo per prima la fonte di Bodegas Irache, la cosiddetta “fuente del vino”. Di pietra, ha una placca di metallo con la Croce di Santiago incisa a sbalzo con due bocche ai lati, da una esce acqua e dall’altra vino. Questa fantastica invenzione fu costruita nel 1991, con l’idea che tutti i pellegrini potessero avvicinarsi alla fonte e confermare ciò che già Aymeric diceva nel suo codice del S. XII, che Estella era “terra di buon pane e ottimo vino”.

irache, camino francés

Fonte di Bodegas Irache (fotografia ceduta su Flickr da Jose Antonio Gil Martínez sotto le seguenti condizioni)

Di fatto, anticamente il pane e il vino erano parte sostanziale e importantissima della dieta dei pellegrini, visto che prodotti come carne o uova non erano alla portata della maggior parte della società.

Inoltre, la fonte combina questo riferimento all’antichità del vino e del Cammino con l’esempio più lampante di modernità: c’è una webcam installata sulla fontana che permette di vedere in diretta i pellegrini. Non esitate ad avvisare familiari e amici perché vi vedano quando sarete lì, un po’ di sana invidia fa sempre bene!

irache, camino francés

Pellegrino che beve vino dalla fonte

Se vogliamo, nell’ufficio vicino alla fontana e nel Museo del Vino della cantina si possono timbrare le credenziali dei pellegrini.

Proseguiamo per il cammino e pochi metri più avanti arriviamo alla piazza dove si trova il Monastero di Santa María de Iratxe. Questa monumentale costruzione che unisce differenti stili, fu iniziata nel XI secolo su un altro monastero anteriore del VIII secolo. Da quel momento ci furono continue aggiunte e migliorie e fu abitato ininterrottamente fino al 1985. Al giorno d’oggi occupa quasi 7000 m2, di cui più di 1000 corrispondono alla chiesa.

Fu il primo ospedale per pellegrini della Navarra, visto che quello di Roncisvalle non fu iniziato prima di 100 anni più tardi. Oltre che da ospedale per pellegrini, funzionò anche come università e centro di formazione per chierici.

irache, camino francés

Monasterio di Irache

Dalla sua costruzione iniziale, si nota l’attenzione con cui è stata conservata la chiesa, del XII secolo. Il tempio è romanico chiaramente influenzato dall’architettura cisterciense. I cistercensi nacquero come opposizione all’Ordine di Cluny, con l’idea di restituire ai monasteri l’ascetismo e la povertà. Per questo, l’architettura non è invasa da decorazioni, ma presenta forme pulite e eleganti, proprio come questo tempio.

Per quanto riguarda questo approccio alla povertà, la leggenda dice che l’abate di questo monastero era solito nascondere cibo del convento sotto il suo abito per darlo ai poveri e che, quando gli altri monaci lo rimproverarono per aver sottratto cibo di nascosto, alzandogli l’abito, ne uscirono fiori e rose.

Portada del Monasterio de Irache (fotografía cedida en Flickr por José Antonio Gil Martínez bajo las siguientes condiciones)

Facciata del Monastero di Irache (fotografia ceduta su Flickr da José Antonio Gil Martínez sotto le seguenti condizioni)

Oltre alla chiesa, vale decisamente la pena visitare i due chiostri del congiunto, uno tardogotico e l’altro di stile herreriano.

Continuamo per la strada asfaltata fino ad arrivare in circa mezzo km ad un incrocio. Se seguiamo le frecce gialle dipinte su una pietra che ci indicano a destra, ci dirigeremo verso Azqueta e Monjardín. Al contrario, se proseguiamo per il sentiero di terra che abbiamo davanti, vedremo subito dopo pochi metri una pietra miliare che ci indicherà di proseguire diritto, per seguire la rotta Montejurra e Luquín. Le due vie sono ben segnalate.

DI FONTE IN FONTE, SEGUIAMO LA CORRENTE: VERSO AZQUETA E MONJARDÍN

Dopo questa fermata festiva e culturale, dobbiamo proseguire il nostro cammino, che ci porterà a visitare un’altra delle fontane emblematiche del Cammino: la fonte dei Moros. Per questo dobbiamo arrivare a Villamayor de Monjardín.

Seguiamo il sentiero di terra fino ad arrivare alla NA 1110 e, subito dopo. La attraversiamo per prendere la Avenida Prado di Irache leggermente alla nostra destra. Questa via ci farà passare per il Camping Iratxe e poi diventerà un sentiero di terra che attraversa la strada con un sottopasso. Seguendo questo stretto sentiero di terra tra la fitta vegetazione, torneremo ad incrociare la strada e tenendo la NA 1110 alla nostra sinistra tutto il tempo, arriveremo ad Azqueta.

Tournride vi consiglia di percorrere questo piccolo tratto tra Ayegui e Azqueta per la NA 1110. Il sentiero è stretto e pieno di salti. Non è tecnicamente complicato, però è difficoltoso e non vale la pena percorrerlo, anche se si tratta del percorso tradizionale.

C’è da dire che Azqueta è città natale di uno dei personaggi più noti del Cammino Francesce, chiamato Pablito.. Per i pellegrini in bicicletta è un vero e proprio mito perché è stato una delle prime persone, (se non la prima) a realizzare il cammino in bici, durante gli anni 60. Aspetta sempre i pellegrini all’entrata della cittadina per dare consigli su come camminare correttamente o per raccontare storie relative al pellegrinaggio.

Usciamo da Azqueta su calle Carrera, girando a sinistra dopo aver passato un capannone industriale. Abbiamo davanti una rampa formata da un sentiero di terra non molto ampio, di circa 1,5 km, che sbocca direttamente a Monjardín. Più avanti, dopo averla superata, potremo rinfrescarci ad una fonte di acqua limpida e avremo davanti una tranquilla passeggiata fino a Los Arcos!

Arrivando a Monjardín la pista di terra diventa asfaltata e alla nostra sinistra è indicata la fonte medievale los Moros. Anche se il suo tetto è stato ricostruito da poco tempo, dandole la stessa forma che aveva quando fu costruita nel XIII secolo, il resto della fonte è un esempio molto speciale di ingegneria civile medievale, molto ben conservato e senza aggiunte.

Camino Francés, Villamayor de Monjardín

Fonte medievale di los Moros a Villamayor de Monjardín (fotografia ceduta su Flickr da Dani Latorre sotto le seguenti  condizioni)

La fonte dei Mori è in realtà un aljibe, dalla parola araba che significa “pozzo” o “deposito”. Con le influenze di Al-Ándalus nella penisola iberica possiamo trovare questo tipo di costruzione in diversi luoghi. Gli arabi lo posizionavano nel cortile delle loro case come una piscina centrale a cui veniva incanalata l’acqua piovana. Quindi, piuttosto che una fonte occidentale tradizionale con tubi, il aljibe si presenta come una casetta con due grandi archi che portano a una scala che scende fino al serbatoio di acqua. Se fa caldo, questo luogo sarà perfetto per rinfrescarsi un po’ dopo la rampa che ci è toccato affrontare da Azqueta.

Dice lo stesso comune di Villamayor de Monjardín che questa è la cittadina delle quattro bugie, visto che “non è città (villa), né è grande (mayor), né ci sono monaci (monja) e nemmeno giardini (jardin)”. In realtà, anticamente il nome della cittadina era semplicemente Villamayor, ma visto che in Spagna ci sono molte località con questo nome, aggiunsero il nome del monte su cui si trova. In precedenza questo monte si chiamava Deyo, per questo il castello che si trova nella sua cima si chiama San Esteban de Deyo.

villamayor de monjardin, camino francés

Villamayor de Monjardín dal castello (fotografia ceduta su Flickr da Mikel Culla sotto le seguenti condizioni)

Del castello si dice che “lo costruirono i romani, lo fortificarono i mori e lo conquistarono i navarri”. Le evidenze archeologiche datano il castello nel secolo VIII per cui i romani non lo poterono costruire e alla fine del secolo IX il villaggio fu conquistato dagli arabi, anche se all’inizio del X secolo il re Sancho Garcés lo riprende. Dicono che questo re fu sepolto nel castello del villaggio, che fu molto importante perché la sua posizione rilevata rispetto al terreno circostante lo rendeva un forte strategico.

GRADEVOLE PASSEGGIATA PER I CAMPI NAVARRI FINO A LOS ARCOS

Da Monjardín fino a los Arcos, abbiamo davanti poco più di 13 km di sentiero in terra sotto forma di percorso agricolo. Uscendo da Villamayor per il Camino Romaje vedremo subito pietre miliari che ci indicano di proseguire verso sud, attraversando poi la A-12 con un sottopasso e prendendo una leggerissima salita fino a Urbiola.

Da Urbiola (o ancora prima da Monjardín) non c’è modo di approvvigionarsi di acqua e cibo, visto che non ci sono altri centri urbani fino a Los Arcos.

Usciamo da Urbiola per la calle Mayor, attraversiamo la NA 7400 e vediamo subito come l’asfalto torna a diventare un sentiero agricolo che, in circa 600 metri ci riporta ad attraversare la A 12 per un altro sottopasso. Da questo momento, abbiamo più di 10 km di cammino ben segnalato in leggera pendenza. Anche se non è asfaltato, il sentiero per la maggior parte del tragitto è abbastanza ampio, così che non avremo alcun problema.

Entriamo a los Arcos per il nord. Questa cittadina deve il suo sviluppo storico alla sua posizione alla sua posizione di “snodo dei cammini”, tra cui il Cammino di Santiago e le rotte romane di commercio. A causa dell’importanza che aveva come passaggio del pellegrinaggio, mantiene la struttura di villaggio-strada, con la calle Mayor che coincide con il Cammino Francese.

Al giorno d’oggi, è finale di tappa per molti pellegrini, soprattutto quelli che vanno a piedi, e per questo offre molti servizi. Anche anticamente era così e arrivò ad avere tre diversi ospedali per pellegrini. Uno di questi, quello di San Lazzaro, ospitò molti pellegrini malati lungodegenti (si ricorda soprattutto una grande epidemia di lebbra).

Dopo aver superato il mal tenuto eremo di San Vicente, unico resto di un passato splendido in cui, qui, c’era un grande palazzo e una chiesa, ci dirigiamo al centro cittadino attraverso la via principale.

Questa via principale è fiancheggiata da grandi case di pietra con blasoni sulle facciate, anch’essi ricordo dell’importanza storica della città, in cui vivevano importanti famiglie navarre.

Nella piazza della frutta dobbiamo girare a destra per arrivare a piazza di Santa Maria, in cui il nostro sguardo andrà automaticamente alla solenne costruzione che ne porta il nome, per la sua maestosa magnificenza. E’ una delle chiese più importanti della Navarra.

Nuovamente, il Cammino di Santiago torna ad essere la causa per cui, in tempi medievali, si decise di iniziare la costruzione di un tempio. Venne iniziato alla fine del S. XII, quando il percorso era un fenomeno di massa dell’epoca e fino al S. XVIII fu ristrutturato.

Dell’esterno è notevole la facciata nord, del S. XVI, un grande esempio di rinascimento pieno di statue di angeli e cherubini. All’esterno c’è anche un gran porticato di costruzione successiva (S. XVIII), neoclassico e privo di icone decorative.

Dalla torre di questa chiesa si suonava la campana per guidare i pellegrini che, dato che il cammino da Monjardín non era ben segnalato come al giorno d’oggi (i segnali che oggi ci guidano sono il risultato di uno sforzo collettivo iniziato negli anni 80), si perdevano e perdevano la speranza di avvistare Los Arcos.

Tournride vi consiglia senza dubbio di scendere dalla bici e visitare la parte migliore della chiesa di Santa Maria: il suo interno. Pieno di pale minori in stile rococò, possiede anche una grande pala maggiore barocca, nell’abside, risalente al S. XVII. La quantità di colori e statue da tutte le parti stupiscono il visitatore, circondati da un’infinità di piccoli dettagli che richiamano l’attenzione. Vale anche la pena soffermarsi sulle incisioni manieriste (tra il rinascimento e il barocco) delle sedie del coro e, soprattutto, sul suo organo del S. XVIII, il più appariscente della Navarra.

Fuori dalla chiesa vale anche la pena visitare il chiostro, del S. XVI e di stile tardogotico.

DA LOS ARCOS A TORRES DEL RÍO, ALTRI KM DI SENTIERO AGRICOLO DAL PROFILO SEMPLICE

Usciamo da Los Arcos per la piazza di Santa Maria, attraversando le strisce pedonali che si trovano proprio nella piazza e che portano nella via giacobina. La strada asfaltata torna a diventare di nuovo sentiero in terra allontanandosi dalla cittadina, e proseguendo per poco più di 3 km in leggera pendenza, arriveremo ad un punto in cui una pietra miliare ci indica di prendere il sentiero alla nostra destra.

Proseguendo dritto su una rampa leggera, arriviamo alla NA 7205 dove un altro segnale ci farà girare a sinistra e proseguire sull’asfalto fino ad arrivare a Sansol..

Sansol e Torres del Río sono praticamente attaccati, separati da un barranco. Per questo, quando seguendo la strada arriveremo alla NA 1110 e continueremo per questa strada, vedremo alla nostra sinistra Torres del Río un poco più in basso.

sansol, torre del rio, camino francés

Sansol e Torres del Río (fotografia ceduta su Flickr da Jose Antonio Gil Martínez sotto le seguenti condizioni)

La NA 1110 ci porterà a sboccare direttamente a nord di Torres del Río,, scendendo per una pendenza molto pronunciata. Entriamo per la calle de la Carrera e ci dirigiamo al centro del villaggio per visitare la chiesa del Santo Sepulcro, un particolare gioiello romanico.

Ai pellegrini che prima di arrivare a Puente la Reina sono stati presi dalla curiosità e si sono fermati a visitare la chiesa di Santa María di Eunate, questo tempio sicuramente ricorderà questa precedente visita. Come l’altra chiesa, anche questa è del S. XII e si mette in relazione con l’Ordine dei Templari (anche se non c’è alcuna evidenza storica) e la sua forma assomiglia molto al Santo Sepolcro di Gerusalemme. Le due chiese coincidono anche nella forma ottagonale, anche se in questo caso la forma geometrica è perfetta.

torres del rio, camino francés

Chiesa del Santo Sepolcro a Torres del Río (fotografia ceduta su Flickr da Total 13 sotto le seguenti  condizioni)

All’interno richiama l’attenzione la sua imponente cupola, con venature incrociate con ricordano l’influenza dell’architettura araba in quest’area. Di fatto, si pensa che potesse essere stata costruita da artigiani cristiani che vissero per anni sotto il dominio musulmano nella penisola iberica, influenzando così le loro opere.

Dall’esterno, è particolare come nonostante sia romanica e per tanto formi parte di uno stile che di solito tende alla robustezza e all’orizzontalità, questa chiesa abbia tre piani con vani aperti che illuminano la cupola superiore e una grande torre cilindrica che apporta molta verticalità. Come altre torri già viste, anche questa veniva usata come faro per i pellegrini nella notte, per guidare il loro cammino.

TRATTO COMPLICATO TRA TORRES DEL RÍO E VIANA

Il tratto da Torres del Río a Viana è difficile, con continue salite e discese, con un percorso molto variabile, circondato da vegetazione, e attraversa diverse volte la NA 1110 in prossimità di curve. Come abbiamo già detto all’inizio, consigliamo di percorrere questo tratto di tappa direttamente per la NA 1110, in questo caso veramente non ha senso per i ciclisti seguire il percorso originale.

In ogni caso, se decidete di prendere il sentiero tradizionale, vedrete che è ben segnalato. Uscendo da Torres del Río per la strada asfaltata Cammino di Santiago, si sbocca su una pista che attraversa la strada nazionale con un sottopasso. In poco più di 2,5 km da Torres del Río, arriveremo all’eremo del Poyo.

L’eremo della Vergine del Poyo è sulla parte nord della NA 1110, per cui se percorrete la rotta sulla strada ci passerete comunque. Anticamente in questo punto c’era un ospedale per pellegrini e una chiesa dedicata alla Vergine. L’unico resto è quest’eremo che è abbastanza mal tenuto. I lavori iniziali risalgono al S. XVI ma fu ristrutturato nel S. XIX e in quello stesso secolo un grande incendio bruciò l’immagine della vergine del XVI. La scultura che oggi si può vedere è una copia dell’originale.

viana, camino francés

Cammino a Viana (fotografia ceduta su Flickr da Hans-Jakob Weinz sotto le seguenti condizioni)

Dopo aver percorso per alcuni metri la strada, attraversiamo e prendiamo un sentiero di terra che ci porta su un’altra strada, la NA 7206. Dopo meno di 80 metri per questa strada, la attraversiamo al vedere il segnale per un sentiero sulla destra e proseguiamo su una forte pendenza scendendo per il Barranco di Valdecornava. Con la strada alla nostra sinistra, incrociamo un piccolo ponte sopra il fiume Cornava e proseguiamo per il sentiero di terra, attraversando con un sottopasso la strada e continuando fino ad arrivare nuovamente alla NA 1110. Gli ultimi 2 km li percorriamo sulla strada per entrare a Viana attraverso la sua zona industriale km 38 del percorso).

Arrivando alla calle del Cristo, all’entrata di Viana attraverso la NA 1110, vedremo il cartello del pellegrino alla destra, che ci indica di seguire per questa strada. Proseguendo praticamente dritto tutto il tempo, arriveremo al centro della località, alla Piazza de los Fueros.

viana, camino francés

Piazza de los Fueros a Viana (fotografia ceduta su Flickr da Instant 2010 sotto le seguenti  condizioni)

Viana è l’ultima località navarra che visiteremo nel Cammino Francese e la grande quantità di monumenti, resti di mura e case blasonate dimostrano l’importanza che questa città aveva storicamente. Parte di questa importanza si deve alla sua posizione strategica, su un’altura vicino al confine con Castilla. Arrivò ad avere sei ospedali di pellegrini e oggi offre tutti i servizi di cui un pellegrino può avere bisogno. Se non vi sentite in grado di arrivare fino a Logroño (restano 11 km), questa è l’altra opzione per passare la notte.

Nella nostra fermata a Viana non possiamo perderci la visita alla chiesa gotica di Santa Maria, proprio in piazza de los Fueros. Costruita tra il S. XIII e il XIV in uno dei momenti di massimo splendore della città, è un meraviglioso esempio di gotico, con aggiunte posteriori. Una si trova accanto alla facciata sud, rinascimentale, dove una lapide ricorda ai visitanti che lì era sepolto Cesare Borgia, principe, guerriero e cardinale.

viana, camino francés

Chiesa di Santa María a Viana (fotografia ceduta su Flickr da Jose Antonio Gil Martínez sotto le seguenti condizioni)

Figlio del papa Alessandro VI, della famiglia Borgia (conosciuta per i suoi intrighi con il Vaticano e per la successione di papi e personaggi potenti che formarono parte del panorama del rinascimento italiano), questo personaggio passò alla storia per la sua fama di fare di tutto per conseguire i propri obiettivi. Questo si riassume nel suo motto “o Cesare o niente”. Di fatto si dice che fu proprio lui ad ispirare l’opera “Il Principe” di Machiavelli, con la sua filosofia tanto influente nella politica dell’Età Moderna “il fine giustifica i mezzi”.

Il nome della famiglia Borgia è in realtà un’italianizzazione della casata dei Borja, di origine navarra. Cesare Borgia fu vescovo di Pamplona a soli 16 anni e cardinale l’anno successivo. Come altri del suo lignaggio, si auspicava di legarsi al papa, ma la nomina di Giulio II, nemico acerrimo della sua famiglia, portò alla sua incarcerazione. Alla fine ottiene di tornare in Spagna come militare e finì per morire in un combattimento a Viana all’inizio del S. XVI.

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Cupola rinascimentale sulla tomba di Cesare Borgia (fotografia ceduta su Flickr da Instant 2010 sotto le seguenti  condizioni)

La navata in cui si trova la sua tomba è uno dei migliori esempi del rinascimanto spagnolo, con una gran quantità di passaggi biblici e mitologici intagliati nella pietra.

L’interno della chiesa ci fa quasi sentire come in una grande cattedrale, con tre grandi navate e diverse cappelle adiacenti e molto decorate, con cupole affrescate. Si può fare il giro del tempio attraverso il triforio, cioè il corridoio che si trova sulla cima delle navate laterali, su un livello superiore, che si affaccia sulla navata centrale. Da lì avremo una favolosa vista dell’impressionante pala d’altare barocca che si trova nell’abside della chiesa.

Se volete passare più tempo a Viana è anche interessante vedere il palazzo comunale, la Casa della Cultura (antico ospedale dei pellegrini), il convento di San Francesco e la chiesa di San Pedro.

DA VIANA A LOGROÑO, ULTIMI 11 KM PER L’EREMO DELLA VIRGEN DE LAS CUEVAS

Usciamo da Viana per la NA 1111 e dopo un km vedremo alla nostra sinistra una pista asfaltata con un’indicazione che in poco più di altri 1000 mt ci porterà all’eremo della Virgen de las Cuevas, che ci troveremo alla nostra destra.

L’eremo della Virgen de las Cuevas non impressiona artisticamente, visto che fu completamente ricostruito in modo molto semplice nel S. XVIII, con murature e senza molta decorazione. Quello che attira l’attenzione è l’arco ribassato che porta al portico.

Comunque, ne consigliamo la visita per diverse ragioni. Primo, è parte del Cammino tradizionale Francese. Secondo, perché si trova in un punto in cui c’era un villaggio ancora prima dell’arrivo dei romani (il villaggio di Covas) che poi nel S. XIII si unì a Viana. E, infine, perché già Aymeric Picaud menziona questo posto nella sua guida del S. XII. Accanto all’eremo c’è un piccolo punto di ristoro con tavoli e sedie in pietra. Un buon posto per riposare un po’.

Dopo questa visita, affrontiamo gli ultimi 8 km di tappa, proseguiamo per questo sentiero e dopo circa 200 mt una pietra miliare ci segnala una pista in terra e ciottoli verso destra. Continuando in leggera pendenza (come da quando siamo usciti da Logroño) ci troviamo su una pista asfaltata in salita che ci porta fino ad una rotonda sulla NA 1111.

Camino de entrada a Logroño (fotografía cedida en Flickr por Hans-Jakob Weinz bajo las siguientes condiciones)

Cammino in entrata a Logroño (fotografia ceduta su Flickr da Hans-Jakob Weinz sotto le  seguenti condizioni)

Seguendo verso sinistra, vedremo subito un cartello che ci indica che stiamo entrando a La Rioja. Lo passiamo e prendiamo l’uscita a destra, ben segnalata, che ci porta ad un sottopasso e ad una pista di asfalto con cui entriamo Logroño. Sulla riva dell’Ebro arriviamo ad una rotonda collegata con il Puente de Piedra.. Benvenuti a Logroño!

UN GIRO PER LOGROÑO

Come sempre, Tournride vi propone un giro pomeridianoper la città finale di tappa, per poter vedere tutto ciò che Logroño offre. in questo caso, ein solamente 24 minuti di passeggiata in totale potrete vedere la gran parte del notevole patrimonio sacro e civile della città, mentre vi immergerete nell’atmosfera di una città dove andare per spiedini e vino è una vera e propria delizia.

Per iniziare, un poco di storia…

Logroño dal 1982 è la capitale della Comunità Autonoma della Rioja, la regione autonoma con minor estensione di tutta Spagna. Il suo territorio è stato occupato da prima dell’arrivo dei romani nel I a. C. e il suo sviluppo storico è stato segnato soprattutto da tre fattori::

  • La sua posizione vicino all’Ebro. Di fatto, il nome della città si pensa derivi dalla parola di origine celtibera “gronio”, che significa “guado” o “passo”. I celtiberi che occupavano questa zona si riferivano al continuo attraversamento dell’Ebro.
  • Essere punto di passaggio del Cammino di Santiago. Da quando, nel S. XI il re decise che che la rotta giacobina passasse per di lì, la città non smisedi guadagnare importanza.
  • La sua posizione di confine con i regni di Castilla, Navarra e Aragona.. La sua strategica posizione circondata dal fiume e vicina alla frontiera propiziò la costruzione di infrastrutture militari e aumentò anche il commercio. Era il punto dove i cammini si incrociavano.

 

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Parque de la Ribera sul lato dell’Ebro, con Logroño sullo sfondo (fotografia ceduta su Flickr da Marc Kjerland sotto le seguenti  condizioni)

 

Nel S. I a. C. fu fondata “Vareia”, l’antica città romana, che acquisì molta importanza perché, visto che l’Ebro è un fiume navigabile permise di collegare le rotte commerciali dall’Italia con l’interno della penisola. Continuò a guadagnare importanza nei secoli seguenti però nel 1092 fu rasa al suolo da El Cid, ma visto che la sua posizione era strategica, per il Re di Castilla era importante che fosse abitata e per questo tre anni dopo emanò degli incentivi per ricostruirla. Concede la cittadinanza ai franchi (stranieri) e permette l’appropriazione delle terre, tra altre cose. Quando si decise che il Cammino passasse di lì e la città crebbe, venne fortificata e nacquero infrastrutture.

Oggi la metà della popolazione di La Rioja vive a Logroño che è una cittadina abituata a ricevere pellegrini e visitanti, con molta storia e un patrimonio da conoscere.

Come non potrebbe essere altrimenti, iniziamo dall’Ebro e ci dirigiamo al centro storico

Cominciamo la visita al puente de piedra, per cui siamo già passati all’entrare in città. Non appena attraversato, ci troviamo il parco di Pozo Cubillas a destra e da lì abbiamo un punto panoramico che ci permette di vedere il Puente de Piedra e il fiume.

Il ponte si chiama così perché ce n’è anche uno di ferro e originariamente anche uno di legno. Questo fu inaugurato nel 1884, ha sette archi e misura 198 metri. Fu costruito a causa del cattivo stato in cui si trovava l’originario ponte di pietra che c’era lì, che aveva 17 archi e due torri fortificate e fu un grande simbolo della città (di fatto appare nel blasone di Logroño). Finì per deteriorarsi per le continue piene dell’Ebro, al giorno d’oggi gli argini sono molto più stabili grazie alla costruzione di chiuse e di canali sussidiari.

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Puente de piedra (fotografia ceduta su Flickr da Hans-Jakob Weinz sotto le seguenti condizioni)

Arriviamo alla rotonda e ci immettiamo nell’antico centro storico attraverso calle Ruavieja, una delle più antiche della città. Girando alla prima a sinistra arriviamo alla chiesa di Santa María de Palacio.

Questa chiesa fu costruita tra i S. XII e XIII, con nuove aggiunte fino al XVIII. Il suo aspetto più caratteristico è la sua torre-lanterna, nota come “la aguja”, altro simbolo della città. La sua costruzione si mette in relazione con l’Ordine del Santo Sepolcro, una delle organizzazioni religiose e militari che proteggevano i pellegrini. Degno di nota anche la pala rinascimentale del tempio.

Torre denominada la "aguja" (fotografía cedida en Flickr por Jynus bajo las siguientes condiciones)

Torre denominata la “aguja” (fotografia ceduta su Flickr da Jynus sotto le seguenti  condizioni)

Piazza di Santiago, da mistero templare a miracolo dell’apostolo

Torniamo alla calle Ruavieja e attraversiamo la calle Sagasta per arrivare a piazza Santiago, dove ci sono tre cose che non possiamo perderci dato che sono in relazione con il Cammino: La fonte del pellegrino, il particolare Gioco dell’Oca vivente e la chiesa di Santiago.

Nella piazza potremo vedere alla nostra destra alcuni disegni per terra, con anche degli enormi dadi, che rappresentano il tabellone del Gioco dell’Oca. C’è una teoria per cui questo gioco fu inventato dai templari nel S. XI, come rappresentazione del Cammino di Santiago con i suoi ponti (“di ponte in ponte e lancio perché la corrente mi porta”) e con l’oca come simbolo della protezione che l’ordine esercitava, dato che questi animali sono veri e propri guardiani, molto rumorosi in presenza di estranei (“di oca in oca e lancio perché mi tocca”). Per questo nel suolo si rappresenta ogni casella come una città del cammino, cominciando da Logroño, con indicati i monumenti importanti.

logroño, camino francés

Gioco dell’Oca e chiesa di Santiago el Real sullo sfondo, nella piazza di Santiago (fotografia ceduta su Flickr da Aitor Escauriza sotto le seguenti condizioni)

Di fronte c’è la fonte del pellegrino, costruita apparentemente nel 1675 ma completamente restaurata nel 1986.  A questa fonte viene anche dato il nome di fonte di Santiago, visto che sta accanto alla chiesa che porta questo nome.

La chiesa di Santiago el Real è la più antica della città, si dice che fu fondata da un discepolo dello stesso Santiago. Quando l’apostolo venne a predicare nella penisola, un gruppo di persone lo seguirono poi fino a Gerusalemme. Tra queste il suo discepolo Arcadio, che si dice fondò questa chiesa (per maggiorni informazioni visitare la Storia di Santiago). Ovviamente, l’edificio che vediamo oggi non è quello originale, ma uno successivo.

Nell’anno 884 il tempio originale fu ricostruito, dopo la battaglia di Clavijo, anche se poi questa chiesa fu bruciata e nel S. XVI venne costruita quella che vediamo al giorno d’oggi. La Battaglia di Clavijo è una delle più mitiche della guerra dei cristiani per allontanare gli arabi dalla penisola. Sulla facciata della chiesa possiamo vedere una scultura nella parte superiore, che rappresenta Santiago come Matamori (uccisore di mori).

Già abbiamo visto Santiago vestito come pellegrino in altre rappresentazioni, cosa che razionalmente non ha senso perché il pellegrinaggio sarebbe verso la propria tomba. Rimane però una rappresentazione simbolica molto potente.

La rappresentazione dell’apostolo come guerriero a cavallo è un’altra delle sue iconografie più rappresentative. Durante il Medio Evo erano frequenti i racconti dei miracoli dei santi, e le apparizioni degli apostoli nelle battaglie erano quelle più numerose. Durante la cosiddetta Riconquista si diceva che l’apostolo apparisse e aiutasse a “uccidere i mori” e nella Battaglia di Clavijo fece una delle sue apparizioni più spettacolari. In realtà ciò che si sa al giorno d’oggi di questa battaglia è una revisione storiografica del XVIII secolo che sicuramente è abbastanza “infiorettata”.

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Iconografia di Santiago Matamoros a León (fotografia ceduta su Flickr da Francisco González sotto le seguenti condizioni)

L’apparizione di Santiago nelle battaglie continuò ad essere un miracolo frequente con il passare dei secoli. Alla conquista dell’America si creò l’iconografia di Santiago Mataindios, che aiutava i conquistatori spagnoli contro gli indigeni. E, quando secoli dopo, i figli di questi conquistatori lottarono per l’indipendenza, nacque Santiago Mataespañoles. Evidentemente, le differenti iconografie militari  di Santiago raccontano molto della Storia!

Visita al parlamento, poi riprendiamo le forze nel mercato alimentare

Proseguiamo per calle Barriocepo per arrivare ad uno degli edifici più rappresentativi della città, questa volta di carattere civile: il parlamento di La Rioja. L’edificio che il comune occupa era un antico convento, della Merced, construito tra il S. XIV e il S. XVI. Dal 1998, il parlamento usa quello che prima era la chiesa e il chiostro che, coperto con una cupola di cristallo, ospita l’emiciclo. La parte est dell’edificio è invece la Biblioteca di La Rioja.

Oltre a questi due usi, il recinto fu anche usato come quartier generale e, dal 1889 al 1978, fu una fabbrica di tabacco. Di fatto, nella calle Portales resta al giorno d’oggi si trova il più caratteristico resto di questo antico utilizzo: una grande ciminiera rossa di mattoni, che è rimasta come ricordo.

museo de la rioja kris arnold

Museo di La Rioja (fotografia ceduta su Flickr da Kris Arnold sotto le seguenti condizioni)

Proseguiamo camminando per la calle de la Merced fino al Museo di la Rioja, e lì giriamo a sinistra per dirigerci al mercato degli Alimenti, che risale all’inizio del S. XX. Tra le sue pareti di mattoni rossi, ferro e grandi vetrate potremo godere della migliore gastronomia Riojana, visto che oltre a vendere i prodotti locali ci sono anche punti in cui vengono cucinati. Se volete spendere poco per il cibo, questo è il posto perfetto per comprare qualcosa di buono e mangiarlo più tardi in un parco. Gli orari si possono vedere nella pagina web.

Terminiamo nella Concattedrale di Santa Maria e impariamo qualcosa sul vino

Usciamo dal mercato per la calle Sagasta e girando a destra nella calle Portales arriveremo subito alla concattedrale di Santa Maria la Redonda. Anche se oggi il nome richiama l’attenzione perché non vediamo niente di circolare in questo tempio, il nome le venne attribuito perché precedentemente qui c’era un’altra chiesa di pianta ottagonale, simile a quella che abbiamo visto a Torres del Río. Quando nel S. XV Logroño viene dichiarata “città” si decide di fondare un grande tempio, abbattendo il piccolo tempio romanico e iniziando a costruire nel 1516 quello che vediamo al giorno d’oggi.

Fachada sur de la Concatedral de Santa María la Redonda (fotografía cedida en Flickr por Antonio Periago Miñarro bajo las siguientes condiciones)

Facciata sud della Concattedrale di Santa Maria la Redonda (fotografia ceduta su Flickr da Antonio Periago Miñarro sotto le seguenti condizioni)

L’interno è in stile gotico isabelliano, chiamato così perché durante il finale del regno dei re cattolici vennero costruite molte opere in uno stile tra il finale del gotico e l’inizio del rinascimento, e che quindi contiene caratteristiche di entrambi gli stili. Per la situazione politica del momento, prende anche aspetti decorativi musulmani e fiamminghi. Un vero e proprio esempio di eclettismo.

Per questo, anche se le colonne e gli archi sono gotici, vediamo come nelle volte a crociera spiccano le nervature che formando dei palmizi con incisioni a filigrana, di influenza araba. Sulla facciata principale, d’altra parte, vediamo come si trova uno stile pienamente barocco, dato che tutto l’esterno della chiesa fu restaurato nel S. XVIII. Le due enormi torri gemelle del tempio sono un altro dei grandi simboli della città e la porta sembra quasi una tavola di pietra..

 Interior de la Concatedral de Santa María la Redonda (fotografía cedida en Flickr por Antonio Periago Miñarro bajo las siguientes condiciones)


Interno della Concattedrale di Santa Maria la Redonda (fotografia ceduta su Flickr da Antonio Periago Miñarro sotto le seguenti condizioni)

Una curiosità di questa chiesa è che, essendo tanto vicina al fiume, il terreno sopra cui è posata è un fangoso. Per questo, si usò per stabilizzarla parte dei rami di vite, che non marciscono con l’umidità e aiutano a sostenere il peso.

Fachada de la Concatedral (fotografía cedida en Flickr por Antonio Periago Miñarro bajo las siguientes condiciones)

Facciata della Concattedrale (fotografia ceduta su Flickr da Antonio Periago Miñarro sotto le seguenti condizioni)

La vite però non ha solo un ruolo fondamentale in questo tempio, ma anche, come ben si sa, ogni aspetto legato al mondo del vino è fondamentale per questa comunità.. La D.O. La Rioja è una delle più conosciute nazionalmente e internazionalmente. Da quando i romani introdussero la coltivazione della vite, non si è mai smesso di produrre vino in questa regione.

Prova di questo sono le diverse cantine che possiamo incontrare vicino al centro di Logroño. Se vi interessa il tema, quelle che si trovano più vicino alla città sono le Cantine Franco-Spagnole, Ontañón e Ijalba anche se in questa pagina e in quest’altra potrete trovare ogni tipo di attività legata al vino a Logroño.

logroño, camino francés

Interno di una cantina a Logroño (fotografia ceduta su Flickr da Kris Arnold sotto le seguenti condizioni)

Riprendiamo le forze mangiando qualcosa in uno dei parchi o proviamo gli spiedini

Per finire la giornata, Tournride vi consiglia alcune alternative per mangiare qualcosa, rilassarvi e affrontare con forza il giorno successivo. Se preferite rilassarvi in un parco facendo uno spuntino, potete andare a uno dei parchi sulla riva dell’Ebro, come per esempio il parco dell’Ebro che abbiamo già segnato sulla nostra mappa. 

Se preferite provare la gastronomia riojana, fare un giro di spiedini (pinchos) sarà una buona opzione. Nella parte sud del mercato alimentare, nella calle Laurel, troverete più di 50 locali in un’atmosfera vivace, tranquilla e rilassata. L’altra zona altrettanto tipica per i pinchos è l’area adiacente alla calle San Juan, parallela alla calle Portales verso sud. Comunque, in questa pagina troverete tutte le informazioni necessarie su posti da pinchos, attività gastronomiche e enologiche di Logroño.

Nella prossima tappa percorreremo una distanza simile ma ci richiederà uno sforzo maggiore per il suo profilo e itinerario, quindi, ora godiamoci tutto quello che Logroño ci può offrire!