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TAPPA 6: DA SANTO DOMINGO DE LA CALZADA A BURGOS – CAMMINO FRANCESE IN BICICLETTA

Distanza da Santiago: 562 km

Distanza di tappa: 75 km

Tempo stimato: 6 – 6,5 ore
Quota mínima: 640 m

Quota massima: 1165 m

Difficoltà della tappa: Alta

Luoghi di interesse: Belorado, Villafranca de Montes de Oca, San Juan de Ortega, Atapuerca, Burgos

Mappa dell’itinerario:
Per vedere il percorso su Google Maps fare click qui

Mapa de la etapa 6 del Camino de Santiago en bici desde Santo Domingo de la Calzada a Burgos


Fare click sull’immagine per ingrandire

Questa tappa è più difficoltosa principalmente a causadell’incremento di km rispetto alle tappe percorse fino ad ora e anche perché ci troveremo ad affrontare alcune rampe pesanti con, a volte, un fondo di pietre libere; questo va ad aumentare la difficoltà tecnica. In ogni modo, nel testo e nella mappa di questa tappa potrete trovare strade alternative. 

I tratti più complessi saranno alcuni salti pronunciati sui Montes de Oca e, in seguito, all’attraversare la Sierra de Atapuerca. Lì supereremo 100 metri di dislivello in poco più di un km, per abbassarci poi di 140 m in 3 km in elevata pendenza.

In generale si possono seguire i sentieri originali del Cammino per tutta la tappa anche se, in molti casi, corrono paralleli alla N120 o ad altre strade locali. In alcuni punti Tournride vi consiglia di prendere la strada, soprattutto se le condizioni metereologiche non sono buone, il fondo è fangoso o se c’è molta gente, visto che alcuni sentieri sono veramente stretti. Vi segnaliamo i punti dove ci si ricongiunge con il sentiero.

Vista panorámica de la sierra de Atapuerca

Panoramica della sierra de Atapuerca

PROFILO E PERCORSO GENERALE DELLA TAPPA

Usciamo da Santo Domingo de la Calzada e, dopo aver attraversato il ponte, possiamo proseguire direttamente sulla Strada di Burgos.  Il sentiero corre parallelo ad essa e, passati poco più di 2 km, troveremo un segnale di stop che ferma una delle due carreggiate. Lì vedremo il sentiero del Cammino alla nostra sinistra e potremo riprenderlo.

Da questo punto la via si fa più dura e fino a Grañón sarà impegnativa, soprattutto negli ultimi due km fino al centro del paese, che si trova in un punto sopraelevato noto come “cerro de Mirabel” (120 m di differenza di quota).

Cartel durante el camino francés en bici que muestra el trazado desde Santo Domingo de la Calzada hasta Grañón

Cartello con il tracciato da Santo Domingo de la Calzada a Grañón (fotografia ceduta da Miran Rivajec sotto le seguenti condizioni)

Dopo una forte discesa all’uscita di Grañón, prendiamo un sentiero di ghiaia in leggera salita che ci porta ad attraversare la frontiera tra La Rioja e Castilla e León.E’ segnalata da un grande cartello con una mappa del Cammino di questa regione.

A partire dalla frontiera, per tutto il Cammino ci saranno tratti con salti brevi e continui. Dalla frontiera, il sentiero di ghiaia ci porta a Redecilla del Camino. Per il suo centro passa la N-120, strada che ci porterà fino a Castildelgado.

Arrivando a Castildelgado possiamo seguire le frecce gialle per percorrere i sentieri di terra che ci portano a passare per Viloria de Rioja. Altrimenti, prendiamo la N120 senza passare per questa località e andiamo direttamente a Villamayor del Río. I sentieri a Viloria de Rioja sono perfettamente transitabili, possono solo risultare un po’ stretti in alcuni punti.

Da Villamayor del Río fino a Villafranca de Montes de Oca possiamo percorrere sia il sentiero originale, sotto forma di un sentiero di ghiaia o terra più o meno parallelo alla strada, sia la N120. Se prendiamo la strada non passeremo per Villambistía. Si viaggia in pendenza leggera e costante.

Arrivando a Villafranca da Montes de Oca possiamo prendere il cammino originale: attraverseremo questo monte e saremo ampiamente ricompensati dello sforzo extra da un contorno naturale fantastico. Transitando per sentieri di terra che si snodano mano a mano che saliamo di quota, si alternano marcate discese con rampe corte ma intense, che possono arrivare tra il 5 e l’8% di dislivello. Possiamo anche decidere di proseguire sulla N120 da Villafranca e immetterci sul sentiero 4,5 km dopo, entrando direttamente all’Alto de la Pedraja, quota massima del rilievo (1150 m). Si può entrare anche prima, ma sarebbe appena prima del monumento alla Guerra Civile.

Camino con campo verde a los lado que va desde Villafranca a Montes de Oca

Cammino a Villafranca de Montes de Oca (fotografia ceduta da Total13 sotto le seguenti condizioni)

Dall’Alto de la Pedraja scendiamo in graduale pendenza per circa 8 km fino a San Juan de Ortega. Da lì proseguiamo per una piacevole pista tra i pini che, già nei pressi di Agés, ci porta ad una quota superiore regalandoci panorami mozzafiato. Da questo punto si scende fino ad Agés.

I primi tre km dall’uscita di Agés diventeranno una gradevole passeggiata in piano sulla stada locale (BU-V-7012). Quando vediamo alla nostra destra il centro di interpretazione dei siti archeologici di Atapuerca e entriamo nell’omonima cittadina, dobbiamo uscire dalla strada per prendere un sentiero di ghiaia verso sinistra.

Da questo punto ci tocca salire per due km sulla sierra de Atapuerca. Si supera una differenza di quota di 116 metri e si discende poi per 140 m in altri 2,5 km. Non si tratta di una pendenza molto pronunciata ma la tipologia di terreno può rendere difficile il percorso, dato che ci sono molte pietre sciolte e scale di pietra naturali.

Data la difficoltà tecnica di questo tratto, si può anche decidere di evitarlo. Si dovrà proseguire dritto sulla strada di Atapuerca fino ad arrivare a Olmos de Atapuerca, dove prenderemo a sinistra la strada che costeggia il rilievo e arriveremo a Villalbal, dove ci immetteremo nuovamente nel Cammino.

Da Villalbal ci restano meno di 17 km per arrivare a Burgos. Il tracciato diventa dolce e, anche se presenta alcuni salti, non sarà paragonabile al tratto già percorso.

Dopo esserci lasciati alle spalle Orbañeja Riopico e aver attraversato l’autostrada con un un cavalcavia, abbiamo due opzioni per entrare a Burgos.

La prima opzione è prendere il cammino originale. Costeggia l’aroporto sulla destra e entra in città attraverso il poligono industriale Gamonal. E’ un percorso lungo e noioso di più di 10 km che porta fino alla cattedrale (7 km attraverso il poligono, con molto traffico e camion).

La seconda opzione è entrare attraverso il parco fluviale del fiume Arlanzón. Se non piove o non ha piovuto molto nei giorni precedenti e il terreno non è molto fangoso, questa è sicuramente l’opzione migliore. Per prenderla, dobbiamo attraversare il cavalcavia e, quando vediamo un agglomerato urbano alla nostra sinistra, attraversarlo per prendere il sentiero che esce dal fondo. Questo sentiero è tanto ben segnalato sia con segnaletica orizzontale che verticale che non avremo problemi a seguirlo. La distanza da percorrere sarà la stessa, ma il percorso è molto più piacevole e ci porta praticamente al centro della cittadina.

Estatua de un peregrino con la catedral de Burgos al fondo

Statua di un pellegrino con la cattedrale di Burgos sullo sfondo (fotografia ceduta da Paul Quayle)

In generale, questa sarà una tappa che richiede abbastanza impegno visto che, oltre ad essere piuttosto lunga, include anche la salita a due quote alte, sui Montes de Oca e la sierra de Atapuerca. Il paesaggio che ci accompagnerà, ne varrà la pena, vedremo come il verde di La Rioja inizia a a lasciare spazio alle grandi estensioni di León. Di sicuro, dopo tanta fatica, l’entrata a Burgos può risultare lunga, dato che la città si vede da lontano ma ci si impiega molto ad arrivarci. Forza pellegrini!

CONSIGLI PRATICI

  • Il fatto che il Cammino corra parallelo alla strada ci offre la possibilità di andare per strade asfaltate e ci facilita così il pellegrinaggio, ma se decidiamo invece di prendere i sentieri originali, a volte attraversare la strada risulta pericoloso. Bisogna sempre fare attenzione.
  • Da Villafranca de Montes de Oca fino a San Juan de Ortega ci sono circa 12 km tra i monti, senza alcun agglomerato urbano, quindi se avete bisogno di acqua o di cibo è vivamente consigliato approvvigionarsi prima. C’è da dire che nella parte alta dei monti, sull’ampia pista tra i pini a 5 km da San Juan, si trova un bar chiamato “El oasis del camino”,con tavolini e sedie ricavati da grandi tronchi dipinti. Si paga ad offerta, secondo quanto si ordina. Non è permanente, per cui in inverno non lo troverete.
  • Se iniziate il vostro cammino a Santo Domingo de la Calzada, vi aiutiamo ad arrivarci. 
    Sapete come arrivare fino a Santo Domingo de la Calzada?
  1. Ci arrivano autobus da molti punti della penisola iberica. Dato che dipende da dove arrivate, la società dei trasporti è differente, la cosa migliore è guardare sulla página del comunedove ci sono informazioni dettagliate per trovare dei collegamenti che vadano bene per il vostro trasferimento. 
  2. Ci sono autobus che collegano Logroño, Burgos, Saragozza, Madrid e Barcellona; sono tutte città con aeroporto. Se arrivate da lontano, in questo modo avrete la possibilità di avvicinarvi.
  3. A Santo Domingo de la Calzada non c’è stazione ferroviaria. Le più vicine sono quella di Haro (21 km), Miranda de Ebro (38 km) e Logroño (46 km).

Potete anche provare ad utilizzare piattaforme come Blablacar o contrattare un taxi che vi raccolga vicino a dove arriverete per poi portarvi a Santo Domingo.

Ricordate che Tournride consegna pressole biciclette il vostro alloggio
a Santo Domingo de la Calzada, il giorno precedente all’inizio del vostro viaggio si può occupare del vostro equipaggio in più, trasportandolo fino alla tappa finale del vostro cammino.

  • Se volete visitare Atapuerca, avete tre modi di farlo. Dal martedì alla domenica, la Fondazione Atapuerca organizza visite al sito archiologico una volta ogni ora, dalle 10:00 fino alle 13:00; quindi se a quell’ora siete in zona potete arrivare al sito dalla strada su cui passa il cammino (è ben indicato). La seconda possibilità è, se pernottate ad Agés, utilizzare l’autobus che ogni giorno raccoglie i pellegrini e li porta a visitare il sito (si consiglia di consultare gli orari nell’ostello della città). L’ultima opzione è prendere l’autobus che dal Museo dell’Evoluzione Umana a Burgos porta al sito archeologico. Per maggiori informazioni consultare la pagina web della Fondazione Atapuerca
  • Se desiderate visitare la cattedrale di Burgos dovete tener conto che è aperta solo fino alle 18:00 e che l’ingresso si paga (3,50€ con la credenziale di pellegrino). Se non arrivate in tempo, potrete sempre visitarla il giorno dopo a partire dalle 10:00.

ITINERARIO DETTAGLIATO E PATRIMONIO STORICO-ARTISTICO

In questa tappa ci lasceremo alle spalle La Rioja e entreremo nella Castilla. Il cambio del paesaggio sarà graduale, i vigneti rimarranno indietro poco a poco e attraverseremo grandi distese di pini fino a che il paesaggio della cosiddetta “Riojilla Burgalesa” non ci offrirà il panorama delle sue grandi estensioni punteggiate di querce.

Oltre a questo incredibile ambiente naturale, scopriremo tracce umane primitive nel sito archeologico di Atapuerca e grandi costruzioni medievali a San Juan de Ortega. Tutto questo inframmezzato dal passaggio per molte cittadine di piccole dimensioni in cui la simpatia della gente e la buona accoglienza per i pellegrini sono assicurati.

¡Buon cammino!

Rebaño de ovejas en la sierra de Atapuerca

Gregge sulla sierra de Atapuerca (fotografia ceduta da Paul Quayle)

USCIAMO DA SANTO DOMINGO DE LA CALZADA E ATTRAVERSIAMO GRAÑÓN PER ARRIVARE ALLA FRONTIERA CON CASTILLA E LEÓN

La tappa di oggi inizia imbattendoci in una costruzione piena di storia: il ponte di Santo Domingo de la Calzada.Conosciamo già la storia del santo e della località, raccontata in dettaglio nel giro finale della tappa precedente. Questo ponte in uscita alla località fu quello che rese famoso in prima battuta Domingo García.

Vero è che il ponte che attualmente usano i pellegrini (di pietra e con 16 archi), non è quello che fu costruito dal santo nel S. XI. Inizialmente c’era un ponte fatto di tavole di legno su piloni di pietra e successivamente Santo Domingo, già noto all’epoca, accanto ne costruì un altro formato da circa 25 grandi archi di pietra. Questo ponte, per l’usura costante dovuta alle inondazioni e al passare del tempo, dovette essere restaurato ad ogni secolo dal XVI al XIX, per questo il suo aspetto cambiò fino a prendere questa configurazione che vediamo oggi.

Puente sobre el río Oja a la salida de Santo Domingo de la Calzada

Ponte sul fiume Oja all’uscita da Santo Domingo de la Calzada (fotografia ceduta da Jordiferrer sotto le seguenti condizioni)

Anche se delle pietre che fece porre Domingo García al giorno d’oggi resta poco, è vero che la costruzione riveste una grande importanza storica e pertanto è citata in molte fonti antiche. E’ anche scenario di uno dei molti miracoli di Domingo, visto che si narra che un pellegrino che dormiva proprio lì fu investito da un carro e il santo lo riportò in vita.

Decidiamo di proseguire per la strada di Burgos o parallelamente ad essa attraverso i sentieri del cammino, e in circa 7 km arriveremo a Grañón, l’ultima località della Rioja che visiteremo. Il Cammino di Santiago coincide con la sua Via Principale, cosicchè attraverseremo la cittadina sulla sua strada maggiore, che coincide con la quota più alta del Cerro de Mirabel, dove si situa la località. Anticamente, data la posizione di frontiera del paese, qui si trovava un castello che permetteva di dominare la zona. Oggi non ne rimane traccia ma possiamo contemplare il paesaggio sedendoci in un punto di ristoro panoramico che si trova alla fine della via principale, dove il cammino indica di girare a sinistra.

Dopo aver lasciato Grañón, su un sentiero asfaltato prima e di terra battuta poi, percorriamo meno di 2 km per arrivare alla frontiera con Castilla e León. Un cartello di grandi dimensioni indica il punto in cui si attraversa la frontiera, con informazioni sulle differenti località attraverso cui passa il cammino in questa regione. 

Abbiamo davanti circa 450 km da percorre in Castilla e León fino ad arrivare in Galizia, prima passando per Burgos e poi per Palencia e León. Vedremo come il paesaggio di questa tappa, che ancora ci ricorda La Rioja, nei prossimi giorni lascerà il passo alle lunghe rette tra campi di cereali delle pianure di Castilla e, in seguito, Bierzo ci riporterà tra i vigneti e i grandi alberi per salire agli Ancares e arrivare quindi alla regione più verde: la Galicia.

Cartel indicativo del Camino de Santiago situado en la frontera de la Rioja y Castilla y León

Cartello sulla frontiera tra La Rioja e Castilla e León (fotografia ceduta da Total 13 sotto le seguenti condizioni)

PERCORRENDO CITTA’-STRADA: L’IMPRONTA URBANISTICA DEL CAMMINO A REDECILLA, CASTILDELGADO E VILLAMAYOR DEL RÍO

In solamente 1,5 km arriveremo alla prima località castellana: Redecilla del Camino. Come molti altri paesi che vedremo oggi, si sviluppa lungo la strada del Cammino di Santiago, una configurazione molto comune. Il Cammino coincide con la via principale.

A Redecilla del Camino vale la pena notare una delle sculture più conosciute del Cammino Francese. Un piccolo grande gioiello romanico nella chiesa di Nuestra Señora de la Calle, proprio sulla strada principale della città.

Si trata del suo fonte battesimale, di quasi un metro di diametro, che è considerato da molti uno dei più particolari di tutto il Cammino Francese. Ha forma di coppa, è di pietra e tutta la sua parte esterna è scolpita come un’imponente roccaforte. Si notano perfettamente i dettagli dei merli, delle piccole finestre di diverse forme e delle otto torri scolpite che si stirano fino a diventare colonnine che si appoggiano alla base.

Pila bautismal románica en la iglesia de Redecilla del Camino

Fonte battesimale romanico nella chiesa di Redecilla del Camino (fotografia ceduta da Santiago López-Pastor sotto le seguenti condizioni)

Questa meravigliosa opera del S. XII non lascia indifferenti. Magari per la sua incisione, di una forza imponente, ma allo stesso tempo delicata e ricca di particolari. O magari perché la precisione dei suoi disegni ricorda le miniature dei codici medievali (non bisogna dimenticare la sua vicinanza con il monastero di San Millán de la Cogolla, essenziale in questo tipo di arte) o l’arte mozarabica, di quei cristiani che vissero in territorio musulmano e che furono quindi influenzati dall’arte di Al-Ándalus. Ad ogni modo, quest’opera merita che ci fermiamo ad ammirarla. Da notare inoltre che il tema prescelto è molto simbolico, visto che il castello rappresentato è sicuramente la Gerusalemme Celeste. In questo modo, esprime l’idea che il battesimo che lì si svolge sia il primo passo durante la vita per eliminare il peccato e poter arrivare ad entrare un giorno nella cosiddetta “città di Dio”.

In meno di 2 km, sia sulla strada o sui sentieri del Cammino, arriveremo a Castildelgado, anch’essa con forma di città-strada, tipica del tracciato giacobino. Se da qui proseguiamo sulla strada non passeremo per Viloria de Riojae ci perderemo quindi la visita al luogo dove nel 1019 nacque Santo Domingo. La località deve il suo nome alla vicinanza dell’omonima comunità e nella sua chiesa di Nuestra Señora de la Asunción si conserva il fonte battesimale dove il santo ricevette il suo primo sacramento.

Scegliendo di nuovo tra asfalto e sentiero, arriviamo a Villamayor del Río. Se Villamayor de Monjardín, visitata in precedenza, era la città delle quattro bugie (nè città, nè maggiore, nè monaci, nè giardino) questa è la città delle tre falsità: non è una città, nè è grande e nemmeno ha un fiume. Lasceremo alla nostra sinistra la sua chiesa parrocchiale, al cui lato anticamente si trovava un ospedale per pellegrini.

BELORADO, PRINCIPALE ENTE DELLA “RIOJILLA BURGALESA”

Proseguendo, sia per la N120 che per il sentiero del cammino che corre parallelo, in circa 4 km arriveremo a Belorado. Questa località di circa 2000 abitanti si situa in un punto che anticamente era strategico, dato che si trova tra la valle dell’Ebro e l’altopiano. Quando la prima ondata di arabi tentò di conquistare tutto il nord della penisola iberica, il re Alfonso I ordinò di costruire lì un castello, di cui solo rimangono i resti di ciò che si ritiene fosse la torre dell’omaggio.

Lo splendore della città inizia a partire del S. XI, quando Sancho III el Mayor modificò il tracciato del Cammino e migliaia di pellegrini giacobini iniziarono a passare per di lì. Aymeric Picaud menziona questo posto chiamandolo “belforatus” che in latino significa “bel foro”, magari perchè si trova ad una quota più bassa del territorio circostante. La sua importanza divenne tale che questa cittadina ostenta il privilegio di essere il posto in Spagna in cui è stata documentata la festa più antica (1116 d. C.). Anche se al giorno d’oggi può sembrare qualcosa di futil, le feste nel Medio Evo erano di vitale importanza, dato che erano il momento in cui si svolgevano le più importanti attività sociali ed economiche. Il celebrarsi di questa festa fece sì che molti franchi e ebrei (entrambi con un ruolo importante nel commercio) si stabilissero in questa città. Dopo l’espulsione degli ebrei dalla penisola iberica nel S. XV, la cittadina iniziò a perdere importanza.

Foto antigua del pueblo de Belorado desde su castillo

Belorado dal suo castello (fotografia ceduta da Franz Pisa sotto le seguenti condizioni)

Oggi, i principali motivi per visitare Belorado sono la chiesa di Santa Maria (adiacente alla quale si trova l’ostello parrocchiale) e, nella piazza maggiore, la chiesa di San Pedro; di origine medievale ma ampiamente restaurata nel S. XVII. In paese c’è anche il Museo Internazionale di Radiocomunicazione Inocencio Bocanegra, che occupa un antico silos (l’unico edificio di questo tipo in Spagna, totalmente restaurato). In questo spazio si trova una collezione di più di 450 pezzi originali e anche la riproduzione più grande di una trincea della Prima Guerra Mondiale (619 metri quadrati).

PROSEGUIAMO FINO A VILLAFRANCA DE MONTES DE OCA

Da Belorado fino a Villafranca de Montes de Oca dovremo affrontare 12 km di lieve ma costante salita,intercalata solamente da alcuni salti.

Da Belorado possiamo andare per Tosantos sulla N120 o sul sentiero del cammino, di terra ma piuttosto stabile.  Percorrendo la strada non si accorcia di molto, ma può essere una buona opzione in momenti di grande affluenza di pellegrini a piedi. In circa 5 km arriveremo a Tosantos, da dove vedremo alla nostra destra in lontananza l’eremo della Vergine della Peña. Si tratta di una costruzione di origine eremitica, con differenti dipendenze scavate nella roccia come grotte.

Vista de la ermita de la Virgen de la Peña desde la parte alta de la sierra

Vista dell’eremo della Vergine della Peña dalla parte alta della sierra (fotografia ceduta da Diego Delso sotto le seguenti condizioni)

Se proseguiamo sulla strada da Tosantos, non passeremo per Villambistía, che si trova a meno di 2 km di piste di terra. Nel centro della cittadina, dopo esserci lasciati sulla destra la chiesa di San Esteban (del S. XVII) si trova una fonte con quattro bocche. Si dice che la sua acqua elimini la fatica dei pellegrini… attenzione però! Si tratta di bagnarsi la testa, non di bere l’acqua, perché non è potabile!

Uscendo da Villambistía su un sentiero di terreno stabile arriveremo in meno di 1,5 km a Espinosa del Cammino, dopo aver incrociato la N120. Se abbiamo deciso di non passare per Villambistía avremo percorso poco più di 3 km da Tosantos.

Uscendo da Espinosa del Cammino sul sentiero originale saliremo su una piccola collina e lasceremo alla nostra sinistra il poco che resta di un antico monastero mozarabico dedicato a San Félix, che consiste in un arco d’entrata ad una stanza di pochi metri quadrati. Da lì rimangono circa 3,5 km per arrivare a Villafranca de Montes de Oca. Se preferite, si può anche percorrere la N120, accorciando di circa 500 metri.

A Villafranca de Montes de Oca (km 34,6 di tappa) ci troveremo ai piedi dei monti che portano lo stesso nome, che dovremo attraversare per 12 km per arrivare alla seguente località di questa tappa: San Juan de Ortega. Questa cittadina offre tutti i servizi, quindi se volete fare una sosta questo può essere un buon posto.

Quando inizia la salita ai monti, vedremo alla nostra sinistra la chiesa di Santiago el Mayor. Realizzata per la maggior parte nel S. XVII, sicuramente attirerà l’attenzione per l’eccellente lavorazione della pietra, che dà un senso ed esalta il classicismo e la semplicità delle linee. Vale la pena entrare per vedere il suo fonte di acqua benedetta, che consiste in una enorme conchiglia naturale.

Iglesia de Santiago el Mayor en Villafranca de Montes de Oca

Chiesa di Santiago el Mayor a Villafranca de Montes de Oca (fotografia ceduta da Jose Manuel sotto le seguenti condizioni)

Quasi di fronte alla chiesa, alla nostra destra, ci sono anche un antico ospedale di pellegrini la cui costruzione fu ordinata nel 1377 dalla regina di Castilla. Con una struttura restaurata, funge oggi da zona di accoglienza per pellegrini, come ostello (5-10 euro) o hotel a tre stelle (a partire da 30 euro).

MONTES DE OCA, UNO SPETTACOLO NATURALE CHE PROFUMA DI STORIA

I monti di Oca sono un territorio semimontagnoso che divide i bacini di due grandi fiumi spagnoli: il Duero e l’Ebro. Fernán González dice nei suoi versi che erano anche frontiera politica, segnando i confini orientali dell’antica Castilla.

Con il rafforzarsi del pellegrinaggio verso Santiago questi monti si innalzarono come passaggio obbligatorio per i viandanti. Di fatto, già Aymeric Picaud nomina queste zone nel Códice Calixtino del S.XII, riferendosi ad essi come “Nemus Oque”. “Nemus” è una parola latina che si riferisce ad un bosco di alberi con caratteristiche sacre, cosa che rende l’idea dell’importanza del posto. Era un tratto molto temuto dai pellegrini, dato che non solo dovevano affrontare le difficoltà di configurazione del terreno, ma anche uno dei principali problemi del Cammino durante il Medio Evo: la sicurezza. La fitta vegetazione che circondava i piccoli sentieri del cammino era un nascondiglio perfetto per i banditi, che aspettavano i pellegrini per assalirli. A tutto questo ci sono da aggiungere le difficoltà a reperire acqua potabile durante i 12 km e più del percorso e le temperature estreme in inverno e in estate. Una vera e propria prova di fede medievale!

Al giorno d’oggi, non c’è alcun problema di sicurezza, anzi potremo goderci la pace che si respira in questi bellissimi paraggi, pedalando tra querce, frassini, pini e ginepri, tra cui vive una lunga lista di animali selvatici.

All’uscire da Villafranca de Montes de Oca affronteremo un tratto che può risultare tra i più complicati per i pellegrini in bici. Si sale per un sentiero abbastanza stretto dal fondo complesso. Ci sono molte pietre grandi e sciolte e in certi punti ci possono essere salti con una pendenza fino al 6-8%. Dopo aver percorso circa 1,8 km la pendenza continuerà ad essere ripida ma si addolcirà (massimo 3%) e il sentiero diverrà più ampio.

Arriveremo così ad un passo dove si trova un monumento ai caduti della Guerra Civile spagnola. Fu promosso dai famigliari delle 300 e più persone che furono fucilate in questa zona dopo la salita di Franco nel 1936 e sepellite in una fossa comune che, insieme a quella dei Montes de Estépar, è una delle più grandi di Burgos. Molti pellegrini lasciano qui messaggi in innumerevoli lingue e forme.

Monumento de piedra realizado en memoria de los fusilados en la Guerra Civil

Monumento ai fucilati durante la Guerra Civile (fotografia ceduta da KRLS sotto le seguenti condizioni)


Subito dopo questo monumento ci aspetta un altro tratto complicato. Dovremo scendere di 22 m in 600 metri e, dopo aver attraversato il fiume Carratón, salire per 37 metri di differenza di quota in meno di 1 km, affrontando all’inizio una forte rampa di 100 m. Sicuramente in questo tratto la cosa migliore è scendere dalla bici e spingerla, dato che con il peso delle sacche salire sarà faticoso, soprattutto se piove, visto che il fondo è di terra e ghiaia!

Superati questi ostacoli ci troveremo al passo della Pedraja (1150 m), quota massima della tappa. Poco dopo questo punto si trova il collegamento tra questo sentiero e la N120. In caso di maltempo o se preferiamo percorrere la via su strada da Villafranca de Montes de Oca fino a qui, la imboccheremo prima della Pedraja (consultare la mappa della tappa su Google Maps per vedere il punto preciso).

Dall’Alto della Pedraja mancano 7 km per arrivare a San Juan de Ortega, che percorreremo su piste ampie e di terra battuta, sicchè il più grande problema che potremo avere è il fango, se ha piovuto. Nei pressi dell’Alto della Pedraja e a seconda della stagione in cui percorriamo il cammino possiamo incontrare “Oasi del Camino”, un improvvisato e colorato bar all’aria aperta in cui se vogliamo ci potremo fermare a riposare.

Decoraciones realizadas por peregrinos en "El oasis del camino"

Decorazioni realizzate da pellegrini all’ “Oasi del cammino” (fotografia ceduta da Jorge Gañán)

Entriamo a San Juan de Ortega e la meravigliosa vista del suo monastero ci accoglie aprendosi alla nostra destra. Questa località porta lo stesso nome del santo che promosse la sua costruzione, che nacque nel 1080 a Quintanaortuño (una cittadina di Burgos).

Fu discepolo di Santo Domingo e oggi è il patrono degli apparecchiatori. Come il suo maestro, costruì molte opere per i pellegrini. La più importante è quella che iniziò in questo punto dei Montes de Oca, noto come “urtica”

Juan morì a Nájera nel 1163, quando aveva 83 anni. I suoi resti furono portati alla cappella di San Nicolás e l’importanza che acquisì questo santo spinse molta gente a intraprendere pellegrinaggio verso questa località, che finì per prendere il nome di San Juan de Ortega.

Fachada exterior del monasterio de San Juan de Ortega

Facciata esterna del monastero di San Juan de Ortega (fotografia ceduta da J. Sierro sotto le seguenti condizioni)

Il monastero annesso alla chiesa fu occupato prima dai domenicani e poi dai geronimiti, che nel 1476lo ampliarono molto. Era tale la sua importanza in quel momento che persino la regina Isabel la Católica ci andò per chiedere al santo che la aiutasse ad avere figli, visto che dopo aver messo al mondo Isabel, dopo 6 anni era senza altri eredi. L’anno successivo diede alla luce un maschio che chiamò Juan e, un anno dopo, una femmina nota come Juana “la pazza”. Sicuramente la scelta dei nomi rivela un ringraziamento dalla regina al santo per il suo aiuto riguardo alla fecondità.

Il monastero è un luogo speciale perché alla singolarità dei suoi splendidi dintorni si aggiunge la sua importanza come luogo cristiano e il mistero di un fenomeno astronomico chiamato “Miracolo della luce”. Ogni equinozio alle 5 del pomeriggio i raggi del sole penetrano nella chiesa del santo e ne illuminano un capitello su cui si trova la rappresentazione della natività (la nascita di Gesù). Al centro del capitello la Vergine Maria riceve i raggi con le palme alzate delle mani. Questo capitello si trova all’interno dell’abside nord della chiesa ed è un gioiello di stile romanico, perfettamente conservato, con una molteplicità di incisioni ricche di dettagli. Non è l’unico del tempio, dove infatti convivono capitelli con motivi vegetali con altri con figure, come questo.

"Milagro de la luz" en el capitel de la Natividad en el monasterio de San Juan de Ortega

“Miracolo della luce” nel capitello della Natività a San Juan de Ortega (fotografia ceduta da Miguel Martín Camarero sotto le seguenti condizioni)

San Juan de Ortega morì prima che la chiesa di San Nicolás fosse terminata. Le chiese venivano iniziate sempre dall’abside, la parte più sacra, perché così si poteva iniziare a dire messa prima che tutto l’edificio fosse finito. Questa chiesa fu iniziata nella seconda metà del S. XII, quando fu costruita la tripla testata. Dopo la morte del santo i lavori si interruppero per riprendere poi alla fine del S. XV, momento in cui lo stile che dominava era il tardogotico. Per questo, in questa chiesa vediamo come l’abside ha forma più chiaramente romanica, con archi e finestre ogivali, metre la parte dei piedi e la facciata sono gotici.

Gotico è anche l’impressionante mausoleo con forma di baldacchino che si trova nel centro del tempio, dove è sepolta la coppia di importanti nobili che lo patrocinarono. I rilievi sulla faccia laterale del sepolcro rappresentano scene della vita di San Juan, ma l’aspetto più notevole è la delicatezza dei trafori superiori del sepolcro, tanto delicati che non sembrano nati da un blocco di pietra.

Exterior del monasterio de San Juan de Ortega

Esterno del monastero di San Juan de Ortega (fotografia ceduta da J. Sierro sotto le seguenti condizioni)

Il sepolcro di San Juan si trova nella cappella di San Nicola di Bari ed è puramente romanico. E’ ricco di bassorilievi su tutti i suoi lati e il coperchio è un poco più grande della cassa. Ci sono incise anche scene della vita del santo.

Quando gli alberi si diraderanno un poco, si aprirà davanti a noi una bellissima vista sui campi coltivati di Burgos. Dopo aver attraversato una recinzione di ferro scenderemo per 500 metri per uno scivolo naturale che in alcuni tratti può arrivare al 9% di pendenza e che ci porterà all’entrata di Agés.

Encina en la explanada alta antes de la bajada a Agés

Quercia nella radura prima della discesa ad Agés (fotografia ceduta da Jorge Gañán)

ATTRAVERSIAMO LA SIERRA DI ATAPUERCA E LE ULTIME LOCALITA’ PRIMA DI BURGOS

Agés oggi è una cittadina di poco più di 50 abitanti, dedicata principalmente alla coltivazione dei cereali. Nacque nel S. XII con funzione politica e militare importante, dato che fungeva da frontiera con gli arabi nel momento della Riconquista. Al giorno d’oggi ospita tre ostelli e un bel negozio-ristorante chiamato “El Alquimista” dove Amapola e suo marito preparano con amore piatti tipici della zona, prendendosi molta cura dei pellegrini (preparano anche la colazione a partire dalle 6 del mattino).

Carretera principal del pueblo de Agés

Vía principale di Agés (fotografia ceduta da Jorge Gañán)

Usciamo da Agés sulla strada rurale, un tragitto comodo senza grandi cambi di pendenza.  In 1,6 km vedremo alla nostra destra una deviazione segnalata su una pista di circa 600 metri che ci lascia direttamente sulla porta del centro di interpretazione di Atapuerca. Se invece di prendere la deviazione continuiamo un poco più di 500 metri sulla strada, arriveremo all’omonimo paese, da dove parte la pista per imboccare la salita ai rilievi montuosi.

Perché visitare il sito archeologico di Atapuerca? L’insieme di grotte che compongono questo sito ha collezionato una gran quantità di menzioni onorifiche e premi culturali, tra cui Patrimonio dell’Umanità dal 1999. Dall’ultimo quarto del S. XX è oggetto di innumerevoli campagne archeologiche che hanno portato alla luce resti di quattro specie differenti di ominidi, scoperta che ha aiutato enormemente a comprendere come dovevano essere i nostri antenati. Inoltre, sono stati ritrovati moltissimi oggetti rituali differenti, molti dell’Età del Bronzo (intorno al 1300 a. C.) e, inoltre, si sono potute dimostrare alcune attività sociologiche precedenti a questo momento; tra queste, il cannibalismo rituale (unico esempio in Europa).

Carretera comarcal que discurre desde Agés hasta Atapuerca

Strada rurale che va da Agés ad Atapuerca (fotografia ceduta da Jorge Gañán)

Nella cittadina di Atapuerca troveremo tutti i servizi di cui abbiamo bisogno. Da Plaza Antecesor, che si trova adiacente alla strada e quasi all’uscita della città, si imbocca il sentiero che sale verso i rilievi. Da questo punto dobbiamo affrontare una rampa di 2,5 km che ci fa salire di 117 m con punti in cui la pendenza può arrivare fino al 9%. Ad ogni modo, il problema principale è il fondo, di grandi pietre sciolte, che in alcuni tratti presenta notevole difficoltà tecnica.

Ci accorgeremo di essere arrivati alla quota più alta (1072 m) quando vedremo una grande croce con pietre intorno alla base che centinaia di pellegrini hanno lasciato nel corso del tempo. La vista intorno sarà bellissima e vedremo un cartello che con il suo messaggio sottolinea il panorama: ““Da che il pellegrino dominò i monti di Navarra a Burguete e vide gli ampi campi spagnoli, la sua vista non ha goduto di scenari belli come questi/span>”. Il testo è una citazione di Luciano Huidobro Serna, uno storiografo che promosse una delle più grandi opere del S. XX sul Cammino di Santiago (“Le peregrinazioni giacobine”) e si specializzò nel tratto del Cammino Francese nella provincia di Burgos.

Peregrinos subiendo a la sierra de Atapuerca

Salita ai rilievi di Atapuerca (fotografia ceduta da Jorge Gañán)

Ci sono anche opere di land art, un tipo di arte contemporanea che usa la natura come cornice e materiale per le opere stesse. Cosí, una serie di cerchi concentrici disegnati con pietre di diverse dimensioni sorprenderanno i pellegrini.

Durante la discesa il terreno continuerà ad essere complesso. Si tratta di altri 2,5 km con una differenza di quota di 138 m e pendienze negative tra l’8,5 e il 3%. Dopo una rampa finale dovremo girare a sinistra e arriveremo così a Villabal, dove la pendenza diventerà molto più dolce e il cammino cambierà in un gradevole percorso asfaltato. Continuando così per i seguenti 3,5 km la strada ci porterà ad attraversare prima Cardeñuela Riopico e poi Orbaneja Riopico.

L’ENTRATA A BURGOS DA EL GAMONAL O DAL LUNGOFIUME DELL’ARLANZÓN

Uscendo da Orbaneja Riopico e attraversando l’autostrada su un cavalcavia, arriveremo alle porte di Burgos. Tra noi e la città si trova l’aeroporto che dovremo costeggiare, da un lato o dall’altro.

E visto che il cammino originale d’entrata a Burgos, girando intorno all’aeroporto verso destra è pesante, è nata una deviazione, o via alternativa. Il cammino originale entra da Villafría e attraversa poi tutto il poligono industriale di El Gamonal fino a ricongiungersi per il tratto finale ad una pista ciclabile, che ci porterà fino in città per raggiungere la cattedrale. La parte del poligono, quando fa molto caldo o il traffico è intenso (c’è molto traffico pesante), può essere eterna per i ciclisti.

Entrada al barrio de Gamonal en Burgos

Quartiere El Gamonal a Burgos

Se vogliamo ovviare a tutto questo, possiamo scegliere di andare per il lungofiume dell’Arlanzón, costeggiando l’aeroporto sulla sinistra invece che sulla destra.Per percorrere questa via dobbiamo girare a sinistra circa 250 m dopo aver attraversato l’autostrada sul cavalcavia, all’entrata di un quartiere (la deviazione è segnalata con frecce sull’asfalto). L’asfalto diventerà un sentiero di ghiaia che costeggerà l’aeroporto, accanto alla rete di recinzione, e ci porterà a Castañares. Dopo aver attraversato il paese (attenzione perché qui dovremo attraversare la strada) il percorso di addentra nel parco fluviale del fiume Arlanzón. Attraverseremo l’autostrada con un sottopasso e andremo avanti per circa 4,5 km lungo la sponda destra del fiume, fino a che, attraversata la N120 tramite un sottopasso, vedremo un ponte pedonale alla nostra destra. Attraversandolo, entreremo nel cuore di Burgos e in meno di 2 km saremo alla cattedrale.

Río que transcurre por la ribera de Arlanzón

Riva del Arlanzón (Fotografia ceduta da Jesús Serna sotto le seguenti condizioni)

UN POMERIGGIO A SPASSO PER BURGOS

Burgos è una città ricca di monumenti che offre molti luogi con importanza artistica, storica o culturale ampiamente riconosciuta. E’ impossibile, quindi, poter visitare i principali monumenti della città in un solo pomeriggio. Per questo, noi di Tournride abbiamo disegnato una mappa in cui troverete i punti di interesse principali della città, di cui parleremo qui perché possiate conoscerli. Vista l’impossibilità di visitarli tutti (soprattutto perché molti richiedono ore di visite guidate), abbiamo organizzato una passeggiata di 27 minuti per vedere i monumenti fondamentali. Lasceremo indietro molto di quanto c’è da vedere e da fare, ma almeno avremo una panoramica della città.

Ad ogni modo, se vi interessa conoscere più a fondo alcuni degli aspetti di Burgos, Tournride vi consiglia di passarci una giornata di pausa. Burgos o León possono essere le migliori fermate sul nostro cammino, per la quantità di monumenti e servizi. Nel caso, alla fine vi daremo indicazioni ulteriori, nel caso in cui vogliate passare un po’ più di tempo a Burgos.

Vista panorámica de Burgos

Panoramica di Burgos (fotografia ceduta da Marcel Frank sotto le seguenti condizioni)

Come sempre, iniziamo con un po’ di Storia…

Noi di Tournride siamo convinti che per comprendere una città, così come la vediamo al giorno d’oggi, è necessario sapere da dove viene e come è arrivata ad essere quella che è. Per questo, iniziamo presentandovi una piccola linea temporale che vi sorprenderà per i cambi che ha subito questo insediamento, che inizialmente era un piccolo “borgo” e che al giorno d’oggi è una grande città culturale e industriale.

La fondazione di Burgos come oggi la intendiamo avviene nel S. IX, nel contesto storico della Riconquista.Il re Alfonso III ordina al conte Diego Rodríguez di fondare un “borgo” vicino al fiume Arlanzón. Come già molte volte abbiamo visto, durante la guerra con gli arabi, i re cristiani ritenevano molto importante assicurare il territorio che riprendevano e, per questo, era fondamentale popolarlo. In questo caso l´ordine fu “populare non espugnare”, cioè, il re ordinò al conte di concentrarsi sul “popolare” l’area e non “conquistarla”. Per questo, il conte eresse un castello sulla collina vicino al fiume (oggi ne vediamo dei resti) e sostenne l’insedimento con un metodo all’epoca molto comune già utilizzato dai romani, chiamato “presura”.

Si trattava sostanzialmente di regalare la proprietà dalla terra a chi primo arrivava e iniziava a coltivarla, chiedendo in cambio che fosse coltivata sotto il comando del conte. Anche se oggi l’accordo sembra un “affarone” bisogna tenere conto che in quel momento il territorio era pericoloso e instabile. Gli arabi avevano appena perso il loro territorio ed erano molto vicini!

Nonostante la pericolosità, la tentazione di avere terre di proprietà da uomini liberi ingolosì molta gente, che quindi prese a coltivare le terre intorno al castello. Burgos era molto diversa da com’è oggi, visto che aveva una funzione principalmente militare e un insediamento di fattorie intorno al castello. La sua economia,quindi, era soprattutto agricola.

Puerta sur del castillo de piedra en Burgos

Porta sud del castello di Burgos

Così rimase, come piccolo “borgo”, fino al S. XI, quando per la prima volta un re si presenta direttamente sul posto e la storia gira radicalmente anche se, bisogna dirlo, questa attenzione consiste basicamente in un tradimento. Il re Sancho II usó il castello di Burgos come carcere per i suoi fratelli, dopo averli esautorati dalle terre che il padre aveva lasciato in eredità. Fernando I aveva diviso le sue terre in tre regni (Galizia, Asturia e León), dandone uno ad ognuno dei figli. Sancho II però li voleva tutti!

Da che Sancho II arrivò a Burgos nel S. XI molti altri re fecero lo stesso e, grazie a questo input, Burgos vivrà fino al S. XVI un momento di splendore che cambierà la sua conformazione per sempre, dotandola dei grandi monumenti che vediamo al giorno d’oggi. E’ l’epoca del Cid, della corte reale che si stabilisce a Burgos e della celabrazione dei matrimoni reali. La città dovette essere opportunamente decorata per l’occasione, così la cattedrale si abbellì e comparvero monasteri come quello di Huelgas.

Però questo splendore non va inteso solamente come semplice la comparsa di edifici monumentali. Burgos passò da essere insediamento agricolo intorno ad un castello militare ad importante città commerciale intorno alla cattedrale, visto che il centro della città “cambiò” di posto. La cattedrale era il centro nevralgico intorno cui si sviluppava la vita oltre che un punto di passaggio chiave del Cammino di Santiago, dove artigiani di tutt’Europa si riunivano a lavorare.

Catedral de Santa María en Burgos

Cattedrale di Santa Maria a Burgos (fotografia ceduta da Guillepe01 sotto le seguenti condizioni)

Burgos si convertì in un luogo tanto importante per il commercio (era fondamentale anche per le transazioni con il nord Europa) che arrivò ad ottenere da parte dei Re Cattolici, nel S. XV, il monopolio del commercio della lana.

Nel S. XVI, tutto questo splendore che era andato crescendo durante gli ultimi cinque secoli si arresta a causa di quattro fattori: l’epidemia di peste, la scoperta dell’America, le guerre in Europa e l’indebolimento del Cammino di Santiago. Le importazioni dall’America e l’eliminazione delle esportazioni verso Flandes a causa della guerra impoverirono il commercio, i pellegrini smisero di arrivare e la popolazione si ridusse a causa della peste. Una vera e propria crisi da cui in pratica non uscirà fino al S. XIX, quando le Corti di Cádiz nominano Burgos capitale della provincia.

Grazie a questo impulso istituzionale la zona intorno alla cattedrale torna a prendere vita, con uffici politici e militari. L’antica zona del castello, distrutta dalla piaga della Guerra di Indipendenza contro Napoleone, viene definitivamente abbandonata.

Alla spinta istituzionale si aggiunge nel S. XX quella industriale con la creazione di fabbriche della seta e di prodotti a base di cereali e, inoltre, si fanno confluire lì due grandi linee ferroviarie. La crescita organica incentivata da tutto questo è stata regolamentata nell’attualità da piani strategici che hanno organizzato la città tramite la creazione di grandi infrastrutture nei trasporti, parchi per fruire dell’ambiente naturale e grandi spazi culturali come il Museo dell’Evoluzione Umana.

Oggi Burgos è una cittadina di circa 170 000 abitanti che accoglie i pellegrini con lo stesso calore con cui venivano accolti dal S. XII in avanti. Ora che sapete i motivi per cui è fatta così, vi va di farci un giro?

Camminiamo insieme alla Storia. Prima fermata: il Castello

Avendo a disposizione solo un pomeriggio ed essendo anche un po’ stanchi dopo questa tappa impegnativa, lo scopo del nostro giro dev’essere farsi un’idea di questa cittadina e vedere alcuni posti chiave, tenendo presente che la cattedrale riveste il ruolo più importante e ci porterà via la maggior parte del tempo.

Seguiamo i passi della storia della città e, uscendo dal nostro alloggio (nella mappa indichiamo l’ostello municipale per fissare un punto di riferimento), ci dirigiamo verso quello che era il centro nevralgico del primo “borgo”: il castello. L’entrata al castello si paga e può prevedere la visita solamente al recinto esterno oppure anche alle gallerie interne. L’esterno del castello è piuttosto in rovina, ma sotto terra questa costruzione conserva molti segreti che vale la pena scoprire: ci sono più di 300 metri di gallerie sotterranee interne che furono fondamentali in ambito militare. Le visite si tengono solo al mattino, così, a meno che non decidiamo di fermarci per un giorno intero a Burgos, difficilmente ne approfitteremo.

Vistas desde el mirador del castillo a la Catedral de Santa María en Burgos

Vista dal punto panoramico del castello

Sia che vogliamo entrare oppure no, la mappa ci indica il fondamentale punto panoramico del castello. Alle pendici del complesso militare si apre questa spianata circolare che ci offre il miglor panorama sulla cattedrale e sulla città di Burgos. Potremo vedere le grandi piazze aperte intorno alla cattedrale e le viuzze circostanti che conservano la loro configurazione medievale, così come i grandi viali che dal S. XX hanno modificato il modo di circolare per Burgos. Si vedono anche le grandi zone verdi vicino all’Arlanzón. E sullo sfondo le vaste terre burgalesi. 

Verso la cattedrale di Burgos: parliamo di gotico

Scendendo per calle Valentín Palencia vedremo alla nostra sinistra il CAB, il Centro di Arte Contemporanea di Burgos e alla nostra destra passeremo di fronte alla chiesa di San Esteban. Dall’aspetto militare, vale la pena fermarsi ad ammirare la sua facciata gotica e, soprattutto, il suo interno che ospita il Museo del Retablo.

Proseguiamo verso destra, su calle Fernán González, dove Tournride vi consiglia di fermarvi per visitare la chiesa di San Nicolás. Nonostante l’entrata sia a pagamento (1,50 €) non ci possiamo perdere la visita all’interno, che ospita un notevole tesoro: la sua pala d’altare in pietra. Si tratta di un’opera del S. XVI che una coppia di importanti commercianti ordinarono a Francisco de Colonia, scultore nato a Burgos discendente da una lunga lista di scultori tedeschi che parteciparono alla decorazione di molte delle cattedrali spagnole.

Retablo pétreo de la iglesia de San Nicolás

Pala d’altare di pietra della chiesa di San Nicolás (fotografia ceduta da Zarateman sotto le seguenti condizioni)

Costeggiamo la cattedrale attraversando la piazza di Santa Maria e poi quella di San Fernando, in cui si trova la biglietteria della cattedrale. La visita a questo edificio è una delle più consigliate di tutto il Cammino Francese. Imponente e allo stesso tempo delicata, è una delle opere principali dello stile gotico, che alleggerì i muri degli edifici e permise che la luce entrasse nelle cattedrali.

Il gotico fu uno stile che nacque in Francia e si impose per quasi quattro secoli in tutta l’Europa. Durante questo periodo la società e le mode cambiarono molto e l’arte gotica si adattò ai nuovi gusti e di conseguenza cambiarono le sue caratteristiche. Di fatto, si differenziano quattro stili gotici distinti (oltre alle variazioni proprie di ogni paese).

La cattedrale fu iniziata nell’anno 1221, momento in cui imperava lo stile gotico classico, di cui sono esempi anche la cattedrale di Parigi, Chartres o Reims. Questo stile è preceduto dal gotico primitivo, che anche se già aveva cambiato l’arco a tutto sesto per l’arco ogivale, manteneva forme dell’architettura romanica come l’uso delle tribune all’interno delle chiese. La tribuna era un passaggio con forma di galleria che veniva posto sulle navate laterali. Lo vedremo, per esempio, nella cattedrale di Santiago (una delle opere di punta del romanico). Il gotico classico sviluppa questo concetto e modifica la tribuna in triforio, che restringe molto il passaggio e permette di aprire dei fori nei muri laterali per far entrare la luce.

Interior de la catedral de Burgos, donde se puede ver el triforio ciego decorado

Interno della cattedrale di Burgos, dove si vede il triforio cieco decorato (fotografia ceduta da Solbaken sotto le seguenti condizioni)

Interior de la catedral de Santiago, donde se puede ver la tribuna que ocupa todo el espacio superior de las naves laterales

Interno della cattedrale di Santiago, dove si vede la tribuna che occupa tutto lo spazio sopra le navate laterali (fotografia ceduta da Jansoone sotto le seguenti condizioni)

Anche la facciata della cattedrale di Burgos seguiva inizialmente le forme del gotico classico: il corpo centrale più ampio dei corpi laterali (perché coincide con la navata centrale all’interno) e tutto incorniciato da due torri simmetriche, con un grande rosone al centro.

I restauri successivi andarono aggiungendo stanze e modificando la forma iniziale. Continuando con l’esempio della facciata, vediamo come le due guglie superiori delle torri sono molto più ricche di decorazioni di quelle inferiori, e furono aggiunte nel S. XV. Per questo corrispondono allo stile gotico flamigero, quando nel suo periodo finale il gotico era diventato molto più generoso con le decorazioni aggiungendo intrecci, merli, pinnacoli e guglie ovunque. Come informazione, le guglie delle torri sono state progettate da Juan de Colonia, padre dello scultore che creò la pala d’altare di pietra di San Nicolás di cui abbiamo parlato in precedenza. Questo artista disegnò anche il ciborio, la cupola che copre il centro della cattedrale dove confluiscono tutte le navate. La zona del suolo che sta sotto il ciborio si chiama crociera e lì potremo vedere la tomba del Cid e di Donna Jimena.

Entrada principal de la catedral de Burgos

Facciata principale della cattedrale di Burgos

Il misto di stili della cattedrale crea un edificio maestoso, in cui il rispetto delle linee basiche iniziale conferisce all’insieme una logica che stupisce i visitatori.Non possiamo soffermarci qui su tutti i dettagli e le stanze che rendono speciale questa cattedrale, che dal 1984 è Patrimonio dell’Umanità. Citeremo semplicemente alcune delle parti più famose, come la Cappella del Condestable (realizzata da Simón de Colonia, altro membro della famiglia di artisti già citata e con una preziosa cupola a forma di stella), il chiostro, la scala dorata o la notevole decorazione scolpita dietro l’abside. In questo caso, per capirlo bisogna vederlo!

Dall’arco di Santa Maria alla statua del Cid

Torniamo alla piazza di San Fernando e attraversiamo l’arco di Santa Maria, per ammirarlo dal suo lato sud. E’ una delle antiche 12 porte che si aprivano sulle mura della città, rimodellate tra il S. XIV e il XVI, con la maggior parte di ciò che vediamo oggi appartenente proprio a quest’ultimo secolo.
Prima di questo secolo, ci doveva comunque essere almeno un arco, visto che viene menzionato nel “
Poema del Mío Cid

La meravigliosa costruzione che vediamo oggi è molto più di un semplice arco, è un arco di trionfo sotto forma di tavola di pietra esternamente e con un interessante spazio espositivo all’interno, che anticamente ospitava il comune. L’entrata è gratuita ma ci sono gli orari.

Arco de piedra de la iglesia de Santa María de Burgos

Arco di Santa Maria a Burgos

Seguiamo il Paseo del Espolón verso nord, dirigendoci verso Plaza Mayor. Ha cinque nomi diversi sin da quando è stato creato e oggi ospita il Municipio, di stile neoclassico, su quello che in precedenza era la Puerta de Carretas.

Usciamo dalla piazza per tornare nuovamente al paseo Espolón e in pochi metri ci troveremo davanti ad una statua di uno dei personaggi più famosi della storia di Burgos: il Cid.

Chiamato realmente Rodrigo Díaz Vivar, fu un cavaliere che durante la Riconquista lotto in molte battaglie e arrivò a conquistare Valenzia creando lì una signoria indipendente da qualunque re, che mantenne fino alla sua morte nel 1048. In seguito, sua moglie Jimena, prese le redini della signoria ma quando morì, nel 1102 il posto tornò in mano agli arabi.

Intorno a questo personaggio storico reale si è creata una figura riconosciuta storicamente, con l’aiuto anche delle cronache delle sue gesta militari. La più nota è uno dei più importanti poemi medievali:“El Cantar del Mío Cid”. Rodrigo è considerato un eroe storico in Castilla, anche se ci sono documenti che definiscono la sua figura come più vicina ad un mercenario (si dice che lottò tanto per i cristiani che per gli arabi). Ciò che è sicuro è che fu una persona che, in un momento turbolento, usò la sua capacità di strategia e il suo coraggio per collocarsi personalmente in una maniera tanto chiara che i soprannomi che sono passati alla storia per riferirsi a lui sono “signore” (“cid”) e“campeador” (“esperto in battaglie campali”).

Estatua del Cid en Burgos

Statua del Cid a Burgos (fotografia ceduta da Chicadelatele sotto le seguenti condizioni)

La statua equestre che si vede a Burgos è fatta di bronzo e misura quasi 4 metri. Fu realizzata nel 1947 dall’artista Juan Cristóbal González Quesada. Mostra il Cid che monta sul suo cavallo e indica con la spada. Colpisce il movimento che trasmette il suo mantello all’aria.


Terminiamo il giro con la gastronomia di Burgos

Dopo questo breve ma intenso giro, Tournride vi propone alcune vie in cui potrete trovare molti bar e ristoranti dove prendere da bere e da mangiare.

Vicino a Plaza Mayor troveremo diverse vie pedonali con un ambiente molto gradevole, bar e ristoranti dove potremo prendere sia elaborate tapas che menù. Un esempio sono calle San Lorenzo (che esce direttamente sulla piazza) e calle Sombrería, che è una parallela.

Comunque, praticamente tutte le vie della città antica sono ricche di locali che cercano di offrire il meglio della gastronomia di Burgos: la morcilla con riso, il formaggio fresco di Burgos o il maialino, tra le molte altre proposte.


E se decidete di fermarvi… vi raccontiamo che Burgos ha molto da offrire!

Se volete e potete fermarvi un giorno per riposare a Burgos vi renderete conto che non ci sarà tempo per annoiarsi. Ci sono un’infinità di monumenti e musei che renderenno memorabile la vostra visita.

L’entrata del Cammino Francese a Burgos è attraverso l’Arco de San Juan, un’altra delle 12 antiche porte della città, e lì vicino si trova un monastero che porta lo stesso nome. Sicuramente all’arrivo non avete avuto molto tempo per visitarlo, ma ora potete tornarci.

Comunque, noi di Tournride vi raccomandiamo soprattutto tre visite importanti: il monastero di Las Huelgas, la Certosa di Miraflores e il Museo dell’Evoluzione Umana (Con o senza visita al sito archeologico di Atapuerca).

I due primi siti suggerti si trovano lontani dal centro e abbastanza lontani tra di loro, ma la visita vale la pena. Il Monastero di Las Huelgas si trova ad ovest, nella zona sud del fiume Arlanzón.

Exterior del monasterio de las Huelgas

Esterno del monastero di Las Huelgas (fotografia ceduta da Lourdes Cardenal sotto le seguenti condizioni)

Come la cattedrale, è dedicato a Santa Maria ed è il monastero femminile cistercense più importante che ci sia mai stato in Spagna. Nella tappa 4 abbiamo visto come l’Ordine dei Cistercensi nacque in opposizione all’Ordine di Cluny in difesa dei valori di austerità acclesiastica, che si riflettono nella sobrietà dell’architettura.

Questo monastero segue la limpidezza architettonica ma è anche speciale perché la sua storia è molto legata a quella della Corona. Fu fondato direttamente dal re e, oltre ad accogliere un grande pantheon reale, fu scenario di molte incoronazioni. Inoltre, fu uno spazio dove la regina fondatrice, Leonor, volle che le donne ricoprissero la stessa importanza degli uomini e per questo le monache, appartenendo soprattutto della classe alta, rispondevano solo al Papa ed erano responsabili di molte altre terre e monasteri.

Dall’altra parte, la Certosa di Miraflores prende il suo nome dai monaci che la gestivano, i certosini. Anche se fu fondata nel S. XV, nel S. XVI si incendiò e fu ricostruita. Anch’essa è dedicata a Santa Maria. La chiesa fu interamente ricostruita in quel momento e pertanto è tutta in stile tardogotico. Oltre all’edificio stesso, nei sepolcri della Certosa si trovano vetrate e statue eccezionali.

Burgos, camino francés

Esterno della Certosa di Miraflores (fotografia ceduta da Ecelan sotto le seguenti condizioni)


Il Museo dell’Evoluzione Umana
è un grande spazio museale
i cui principali meriti sono tre: valorizzare i ritrovamenti dei siti di Atapuerca, promuovere la presa di coscienza sulla complessità delle differenti discipline scientifiche coinvolte e, soprattutto rappresentare uno spazio divulgativo in cui tutto questo si trasmette al visitatore in modo semplice e divertente. Ci fa davvero riflettere sulle nostre capacità e limiti, a partire dalla comprensione del nostro passato. Se vi interessa questo tema e volete saperne qualcosa in più, non esitate a visitarlo!

Terminiamo così una tappa dura, che ci ha portato all’interno della Castilla. A partire da questo momento le pianure e i grandi campi di cereali saranno una vista che finirà per esserci familiare e, frattanto, potremo scoprire molte cittadine interessanti che hanno molto da offrire al pellegrino.

Buon cammino!

TAPPA 2: DA RONCESVALLES A PAMPLONA – CAMMINO FRANCESE IN BICICLETTA

Distanza da Santiago: 753 km

Distanza di tappa: 48 km

Tempo stimato: 4-5 horas

Quota minima: 420 m

Quota massima: 962 m

Difficoltà della rotta: medio – alta

Luoghi di interesse:  Bizkarreta, Zubiri, Villaba, Pamplona

Itinerario su Google Maps:  Per vedere il percorso su Google Maps fare click qui

roncesvalles a pamplona, bicicleta, camino francés

Fare click sull’immagine per ingrandire

Dopo una prima tappa molto esigente a livello fisico, che però ci ha permesso di godere di paesaggi spettacolari, iniziamo la nostra seconda giornata in sella con una tappa dal profilo frastagliato ma più semplice.

Da Roncisvalle a Pamplona passeremo attraverso boschi di faggi, rovere e bossi; attraverseremo ponti medievali come il Ponte della Rabbia e il Ponte dei Banditi e ci godremo l’incanto di antichi villaggi come Zubiri e Villaba. Termineremo la giornata “per la porta grande”, come dicono i toreri, della prima grande città che visiteremo nel nostro pellegrinaggio: Pamplona.

Pamplona, Camino Francés

Pamplona vista dall’alto, con la Piazza del Castello al centro (fotografia ceduta da Unai Pascual Loyarte su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Per andare da Roncisvalle a Pamplona in bicicletta si può seguire praticamente per tutto il tragitto il cammino originale che seguono anche i pellegrini a piedi. Per affrontarlo senza problemi, questo sì, è necessario dotarsi di una bicicletta da montagna adatta a terreni complessi. A livello fisico questa tappa non è impegnativa come la precedente, però ha un profilo altimetrico abbastanza accidentato e il terreno a volte non è molto stabile.

In generale, è una tappa più complessa dal punto di vista tecnico, anche se lo sforzo fisico sarà minore della tappa precedente. Se non avete in dotazione una buona bicicletta, se non siete abituati alle discese lungo pendii rocciosi o portate troppo peso nelle sacche, potete sempre deviare per alcuni tratti e percorrere la strada asfaltata.

Si può anche percorrere l’intera tappa seguendo la N135. Questa è una zona di tradizione ciclistica e gli automobilisti sono abituati a condividere la carreggiata con gente in bicicletta.

Nonostante spesso si desideri seguire per quanto possibile il sentiero originale, se pensate che vi sentirete più comodi abbandonandolo in alcuni punti, noi di Tournride vi consigliamo di farlo. Come abbiamo già detto precedentemente, si tratta di rendere il cammino un’esperienza gratificante, regolando le esigenze del cammino ai nostri tempi e alle circostanze specifiche.

PROFILO E PERCORSO GENERALE DELLA TAPPA

Vediamo ora in maniera generale il profilo della tappa Roncisvalle-Pamplona. Si tratta di farsi un’idea di ciò che ci aspetta in questo secondo giorno. 

Si inizia percorrendo i 2,7 km che separano il nostro punto di partenza da Burguete, la località più vicina. Si scende per un pendio dolce che attraversa il bosco della valle di Arga e si arriva a Espinal, dove c’è un camping che può servirci come punto di ristoro. Da lì affronteremo la nostra prima salita: arriveremo al Passo di Mezquiriz (960 m) superando una pendenza media del 4% durante 1,7 km.

mezkiriz

Veduta di Espinal dal Passo di Mezkiriz (fotografia ceduta da José Antonio Gil su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Arrivando al Passo di Mezquiriz il sentiero originale incrocia la N135. Se decidiamo di proseguire senza prenderla, ci troveremo ad affrontare la prima discesa con difficoltà tecnica. Si scende con un pendio a tratti piuttosto accentuato che ci porterà fino ad un piccolo “salto” poco prima di arrivare a Bizkarreta. Da questo punto ci attende la salita più dura della giornata, fino al Passo di Erro. La diferencia de cota es de 120 metros. In cima si incrocia di nuovo la N135 e vi raccomandiamo di prenderla, se in un qualche momento nel corso della giornata non vi siete sentiti sicuri sul tracciato originale.

La discesa dal Passo di Erro è la pendenza più difficile, essendo molto ripida. Tiene Mantiene una media del 5%, ma il terreno non è per niente stabile e ci sono diversi salti. Scendendo per circa 4 km raggiungeremo Zubiri, dove si incontrano punti di sosta.

Da Zubiri ci rimangono circa 20 km di tappa, che percorreremo senza perdere di vista il fiume Arga. Il terreno cambierà a seconda del tratto. Cominceremo con una lieve salita del 2% su una pista che passerà da asfalto, a ghiaia a terra fino ad arrivare prima a Larrasoana e poi a Irotz. Passata Larrasoaña, a Akerreta, incontreremo una discesa breve ma ripida che richiederà un po’ di attenzione.

ZUBIRI

Percorso per Zubiri (fotografia ceduta da Malditofriki su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Dopo aver passato Irotz arriveremo a Zabaldika, dove troveremo che il sentiero arriva ad una biforcazione:

– Proseguendo dritto andremo per il sentiero originale che, dopo una salita iniziale, ci porterà attraverso Arre e Villaba per arrivare a Pamplona.

– Prendendo a sinistra percorreremo una pista di cemento lungo una via che costeggia il fiume, molto piacevole, fino a Huarte e da lì andremo direttamente all’antico centro storico di Pamplona.

La seconda opzione è più comoda per i ciclisti, perché il terreno è più curato e rappresenta un finale di tappa tranquillo. Scegliendo l’opzione tradizionale passeremo per Villalba che, oltre ad essere la città natale di Miguel Induráin, è una bella cittadina.

villaba puente, camino francés

Ponte d’entrata a Villaba (fotografia ceduta da Javier Mendía García su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Così che, in conclusione, in questa tappa abbiamo tre opzioni di percorso:

  1. Seguire il sentiero originale durante tutta la tappa, tenendo conto che incontreremo discese ripide e alcuni salti di forte pendenza. E’ il cammino che più richiede dal punto di vista fisico e tecnico, soprattutto perché il terreno non è molto stabile.
  2. Percorrere la tappa su la strada seguendo la N135, che oltre a farci risparmiare 5 km di pedalata ci permette di seguire un profilo meno accidentato e sempre su asfalto.
  3. Intercalare il sentiero originale con la N135. I due itinerari si incrociano in tutti i centri abitati della tappa oltre che sul Passo di Mezquiriz e sul Passo di Erro.

Se volete seguire il sentiero originale evitando i punti più difficili, vi consigliamo, dopo essere arrivati al Passo di Mezquiriz, di prendere la N135 fino a Zubiri e da lì prendere di nuovo il tracciato tradizionale. Se piove, vi raccomandiamo di scegliere la seconda o la terza opzione.

Riguardo a che opzione di cammino sia meglio prendere da Zabaldika per entrare a Pamplona, per i ciclisti normalmente è preferibile passare per Huarte. Il percorso è gradevole e molto meno accidentato. Anche se, da fans di Induráin, magari vorrete rendergli omaggio passando per il borgo che lo vide nascere.

paseo huarte entrada a pamplona

Sentiero di Huarte all’entrata di Pamplona (fotografia ceduta da Hans-Jakob Weinz su Flickr sotto le seguenti condizioni)

CONSIGLI PRACTICI

  • . La cosa migliore è arrivare fino a Pamplona in treno, aereo o autobus e, una volta arrivati in città, scegliere una delle seguenti opzioni:
  • Ir en autobús. Andare in autobus. I biglietti di comprano in biglietteria nella relativa stazione e costano circa 6€ (più altri 6€ per ogni bicicletta).
  • Andare in taxi. Prendendolo in centro a Pamplona, il prezzo medio è di circa 60€ fino a Roncisvalle (sabato e festivi, 10 o 15€ in più). Si può anche usufruire delservizio di condivisione taxi per pellegrini di una delle compagnie della città. Inserendo la vostra salita e l’orario, il sistema organizza il viaggio.
  • Nell’albergo di Roncisvalle si può riservare il posto preventivamente ma si deve pagare in anticipo con carta di credito o bonifico bancario. Riceverete tutte le informazioni scrivendo a info@alberguederoncesvalles.
  • nche se abbiamo avvisato che il profilo di questa tappa è accidentato, non vogliamo spaventarvi. Si può fare, con una buona bicicletta da montagna. Semplicemente, attenzione alla discesa dal Passo di Erro e alla rampa ripida che c’è tra Akerreta e Zuriáin.
  • La N135 ci permette di prendere facilmente la strada asfaltata in ogni momento, però crea anche situazioni pericolose, attenzione agli incroci tra sentiero e strada che richiedono precauzioni per evitare incidenti.
  • Durante questa tappa passeremo per molti centri abitati e troveremo quindi molti punti di ristoro in cui fermarci se arriviamo stanchi. Passare per le cittadine facilita anche l’approvvigionamento, ci imbatteremo in sufficienti fontane per far rifornimento d’acqua e negozi per comprare cibo.

PATRIMONIO NATURALE, STORICO E CULTURALE E ITINERARIO DETTAGLIATO

In questa seconda tappa attraverseremo due valli: la Valle di Erro tra i Passi di Mezkiriz e Erro e la Valle di Esteribar tra Zubiri e Pamplona. La configurazione del terreno e la climatologia della zona hanno permesso che tutta questa zona venisse popolata già da molti secoli. Di fatto, alcune delle località per cui passeremo sono state fondate nel medioevo e la loro crescita si deve al Cammino di Santiago.

arbol valle erro, camino francés

Albero nella Valle del Erro (fotografia ceduta da Jose María Miñarro su Flickr sotto le seguenti condizioni, modificata)

COMINCIAMO DA RONCISVALLE CON UNO

DEI MISTERI DEL CAMMINO…

Abbiamo già parlato qué ver  en Roncesvalles di cosa vedere a Roncisvalles, nella tappa precedente,in un breve percorso.Poco dopo aver lasciato la N135 troveremo il nostro primo punto di interesse: la “Croce dei pellegrini”. Insieme alla “Croce di Ferro” di León, è la più famosa del Cammino Francese e, nonostante si sappia perché stia lì, non si sa da chi o quando è stata fatta.

Questa croce si mette in relazione con molti personaggi leggendari e, nonostante la semplicità delle sue forme, molti pellegrini si fermano a lasciare un’offerta. La sua incisione primitiva è gotica (intorno al XIV secolo) e rappresenta Gesù sacrificato nella parte superiore e la Vergine con il Bambino nella parte inferiore. Le altre due figure sarebbero i due monarchi Sancho “Il Forte” e Clemencia, sua moglie.

Si sa chi ha collocato la croce in questo punto perché ci sono documenti che raccontano come nel 1880 il priore di Roncisvalle, che si chiamava Francisco Polit, ordinò di installarla in quel punto sfruttando resti di varie croci differenti. L’origine di questi resti è ciò che crea controversia: alcuni ritengono che siano resti della Croce di Roldán (Secolo XV) e altri che sia parte di un’incisione dei tempi di Carlomagno stesso (secolo VIII). Di certo, si dice nel Codice Calixtino che Carlomagno avesse fatto installare una croce sul Passo di Ibañeta, sui Pirenei, e può essere che con i suoi resti sia stata fatta la croce che ora vediamo uscendo da Roncisvalle.

PRIMA SALITA: DA BURGUETE AL PASSO DI MEZKIRIZ

Con questo mistero non risolto continuiamo il nostro percorso e arriviamo fino alla prima cittadina: Burguete. Il suo nome deriva dalla sua origine di “burgo” dipendente dall’ospedale dei pellegrini di Roncisvalle. Come patrimonio degno di nota bisogna citare la chiesa di San Nicola di Bari. Nonostante la gran parte di ciò che vediamo oggi sia del XX secolo, la facciata è barocca (secolo XVII). All’interno si trova una pala d’altare, ugualmente barocca, che vale la pena fermarsi ad ammirare.

hurguetee, camino francés

Pellegrini in bicicletta a Burguete (fotografia ceduta da Juan Pablo Olmo su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Camino Francés, Burguete

Cammino da Burguete a Espinal (fotografia ceduta da José Antonio Gil su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Espinal, un piccolo villaggio sulla strada. E’ circondato da un paesaggio talmente bello che persino Ernest Hemingway ne parlò nel suo libro “Fiesta” del 1926. Percorriamo la sua strada principale con case balconate e più di otto secoli di tradizione giacobina e qui vedremo la chiesa di San Bartolomeo. Da notare il suo tetto a punta con finestre ad abbaino. Questa zona in generale è famosa per la pesca della trota nel fiume Irati, così come per una gastronomia legata sui funghi (soprattutto in autunno).

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Villaggio di Espinal nel paesaggio verde (fotografia ceduta da Alex Bikfalvi su Flickr sotto le seguenti condizioni)

ESPINAL

Paesaggio di Espinal (fotografia ceduta da Alex Bikfalvi su Flickr sotto le seguenti condizioni) condizioni)

Uscendo da Espinal ci tocca affrontare la salita al Passo di Mezkiriz.. Arrivando in cima troveremo una stele di pietra. Sopra c’è un’incisione della Vergine con il Bambino: è chiamata la Vergine di Roncisvalle. L’inscrizione invita a pregare per la “regina” che aiuta a superare la difficile tappa montuosa dei Pirenei e permette di entrare nella “terra dei navarri, ricca di pane, latte e bestiame”, come la descrive il monaco Aymeric nella sua “guida” del XII secolo.

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Stele della Vergine sul Passo di Mezkiriz (fotografia ceduta da José Antonio Gil su Flickr sotto le seguenti condizioni)

SCENDIAMO CON ATTENZIONE DAL PASSO DI MEZKIRIZ FINO A ZUBIRI

Scendendo dal Passo di Mezkiriz ci troveremo a Ureta e poi arriveremo a Bizkarreta. Questa cittadina fu fondata al principio del secolo XII con il nome di “biscaretum” ed era molto importante perché ospitava un grande ospedale di pellegrini. Roncisvalle la eclissò nel corso del tempo e del suo ospedale originale rimangono solo alcuni resti, che vedremo al lato del sentiero.

Oggi, il principale punto di interesse di Bizkarreta è la chiesa di San Pedro. Della sua struttura originale rimane solamente la facciata. E’ romanica, molto semplice. Seguendo le caratteristiche del suo stile, i muri sono grossi e la decorazione molto semplice. In questo caso, ciò che più risalta sono i tre archivolti che segnano l’arco della sua porta principale. La maggior parte degli altri elementi della chiesa sono successivi, del secolo XVIII.  

Prima di salire al Passo di Erro passiamo per Linzoáin. Questo piccolo e pittoresco villaggio offre come unico monumento degno di nota un’altra chiesa, quella di San Saturnino, anch’essa romanica e molto semplice. Ciò che lo rende speciale però è piuttosto la sua atmosfera tranquilla, la riva del fiume Erro e grandi case di allevatori. Si respira la tranquillità dei campi navarri.

casa en linzoain

Allevamento a Linzoain (fotografia ceduta da Alex Bikfalvi sotto le seguenti condizioni)

Dopo questo momento di serenità, è il momento di superare il Passo di Erro. Nel percorso incontreremo il monumento ad un pellegrino giapponese che morì durante il cammino. Dopo la discesa arriveremo a Zubiri, la capitale amministrativa della Valle di Esteribar e unico nucleo industrializzato, principalmente grazie alla sua grande fabbrica di lavorazione di magnesite. Il suo nome in Euskera significa “villaggio del ponte”, da zubi da zubi (ponte)iri (villaggio) e il noto “Ponte della Rabbia” è una delle sue grandi attrattive.

DA ZUBIRI A ZABALDIKA PER LARRASOAÑA: VIA CON I PONTI!  

Se siete stanchi, a Zubiri ci sono molti alberghi che possono servire come luogo di sosta della tappa.. Potete dormire in uno di questi e passare il giorno seguente a Pamplona, che si trova a poco più di 20 km. Se non volete fermarvi, per proseguire il cammino non c’è bisogno di entrare a Zubiri. Comunque, da Tournride vi raccomandiamo di approssimarvi all’entrata del villaggio per vedere il Ponte della Rabbia.

Puente de la rabia

Ponte della Rabbia a Zubiri (fotografia ceduta da José Antonio Gil su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Questo ponte medievale attraversa il fiume Arga. Il suo nome deriva da un’antica tradizione, per cui i commercianti facevano girare intorno al suo pilone centrale i loro animali. Si credeva che questa colonna avesse il potere sovrannaturale di evitare la malattia della rabbia. Il ponte si sostiene su due grandi archi e i suoi piloni portano pile di grandi dimensioni che diminuiscono la pressione dell’acqua. Dal ponte, possiamo vedere i grandi campi di cereali, la coltivazione più importante della valle.

Zubiri, in origine, era costituita principalmente dal ponte e da una via che lo univa con la chiesa di Santo Stefano e l’ospedale di Santa Maddalena. Oggi, la chiesa è di nuova costruzione perché l’originale fu utilizzata come caserma militare durante le guerre Carliste del secolo XIX e finì per essere distrutta. L’ospedale si trovava accanto al ponte, ma nemmeno la sua conservazione è stata possibile.

ZUBIRI

Zubiri (fotografia ceduta da José Antonio Gil su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Per continuare con il cammino torniamo sui nostri passi fino a Zubiri e, un chilometro più avanti, ci troveremo proprio di fronte alla fabbrica di magnesite.. La costeggiamo seguendo la strada fino ad arrivare all’uscita della zona industriale. Può essere che si debbano superare alcuni passaggi scendendo dalla bici. Un percorso in pietra ci porta fino a Illaratz, Ezkirotz (che nel secolo X aveva un monastero piuttosto importante) e finisce a Larrasoaña.

La principale attrattiva di Larrasoaña è il Ponte dei Banditi. Come quello della Rabbia, anche questo è medievale e incrocia il fiume Arga. Si chiama così perché in questo punto si trovavano di solito i ladri che assalivano i pellegrini.  

Larrasoaña puente de los bandidos

Ponte dei Banditi a Larrasoaña (fotografia ceduta da José Antonio Gil su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Per proseguire fino a Akerreta non c’è bisogno di entrare a Larrasoaña, ma ancora una volta vi invitiamo a deviare di qualche centinaio di metri per vedere il ponte. Inoltre, il villaggio di Larrasoaña possiede molta tradizione Giacobina, ed è un esempio di sviluppo grazie al Cammino di Santiago. Nel secolo XII ricevette ciò che viene chiamato “il foro dei franchi”, una serie di leggi che dispensavano dalle imposte per invogliare gli stranieri impegnati nel pellegrinaggio a installarsi lungo il cammino. Questo tipo di villaggio è sempre configurato allo stesso modo: una grande via centrale, per cui passa il cammino, fiancheggiata per il resto da costruzioni. Bisogna tener conto che tutti gli stranieri che percorrevano il cammino erano chiamati “franchi” perché entravano dalla Francia, non perché fossero francesi.

Tras un corto ascenso, llegamos a Akerreta y desde allí atravesamos un denso bosque por una senda estrecha que va a la vera del río Arga. Así llegamos hasta Zuriáin. Dopo una breve salita, arriviamo a Akerreta e da lì attraversiamo un fitto bosco grazie ad una stretta strada che giunge alle rive del rio Arga. Così arriviamo fino a Zuriáin. In questo punto bisogna prendere la strada per un po’ e in seguito potremo decidere se deviare a sinistra per prendere un sentiero d’erba e passare per Iroz o se proseguire direttamente fino a Zabaldika. Iroz non ha nulla di notevole a livello artistico, ma il sentiero originale passa da lì.

TUTTE LE STRADE PORTANO A PAMPLONA: LA DECISIONE DI ZABALDIKA

Zabaldika è il punto in cui si divide la rotta, vicino ad un’area di sosta.

Se prendiamo verso Huarte a sinistra, dovremo percorrere un primo tratto di strada e sentiero e poi prenderemo un gradevole lungofiume attraverso il Parco della Tejeria. Dopo aver attraversato il Ponte della Maddalena entreremo a Pamplona.  

Puente de la Magdalena

Ponte della Maddalena, alla entrata di Pamplona (fotografia ceduta da José Antonio Gil su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Questo ponte fu dichiarato Bene di Interesse Culturale e Monumento Storico Artistico. Fu costruito tra il secolo XII e il XV e il suo nome deriva dal quartiere in cui si trova, il quartiere della Maddalena. Su una riva c’è un elaborato crocifisso con un’immagine apostolica. Seguendo il sentiero arriviamo alle mura di Pamplona. Il profilo di tutto il tragitto è abbastanza pianeggiante e l’itinerario è di poco più lungo che il tracciato originale.

Se, al contrario, decideremo di andare dritto, prenderemo la via storica che passa per Arre e Villalba. Partiamo da una piccola salita che conduce ad un antico maniero, oggi in rovina. Continuando per la strada e il cammino erboso, incontreremo una circonvallazione. Possiamo evitarla passando per un tunnel sotterraneo.

Così arriviamo a Arre, dove un altro ponte ci permette di entrare nel villaggio. E’ un ponte medievale di 55 metri, più grande dei precedenti, che attraversa il fiume Ulzama e porta fino al convento della Trinità. Il fiume Ulzama sbocca nell’Arga e 9 ponti medievali lo attraversano. Questo, porta direttamente ad un complesso di alloggio e basilica per i pellegrini. Il complesso era un antico ospedale per pellegrini del XI secolo. All’interno della chiesa, dedicata alla Santissima Trinità, si trova una pala d’altare neoromanica del XIX secolo. E’ tutto gestito da una confraternita dell’ordine dei Maristi.

Trinidad de arre


Trinità di Arre (fotografia ceduta da José Antonio Gil su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Molto vicino ad Arre vediamo Villaba, e questo significa che ci restano solo 4 Km per arrivare a Pamplona. Villaba fu fondata nel secolo XII su mandato reale. La sua vicinanza a Pamplona e il miglioramento delle comunicazioni durante il XX secolo con la costruzione della ferrovia elettrica ha fatto sì che si collegasse all’espansione urbana della città. La sua via principale è la via del sentiero giacobino. In una rotonda è stata installata una scultura come monumento in onore di Miguel Induráin, che nacque in questa cittadina nel 1964. Si tratta di una figura metallica del ciclista mentre percorre in salita un rettilineo del percorso.

E, FINALMENTE… PAMPLONA!

Usciamo da Villaba e arriviamo al nostro fine tappa: Pamplona. Conosciuta a livello internazionale per la festa di San Firmino, è una città che ha molto da offrire. Dopo aver messo il timbro alla nostra credenziale e aver riposato un po’ in albergo, non possiamo perdere l’opportunità di percorrerla e di provare alcuni dei suoi deliziosi “pintxos”.

UN GIRO PER PAMPLONA

Noi di Tournride vogliamo che sfruttiate al massimo il vostro pellegrinaggio. Visto che sappiamo che a volte è complicato arrivare alle città e riuscire a trovare il tempo per informarsi su cosa vedere, abbiamo deciso di proponervi un giro per ogni fine tappa.

A Pamplona, una delle città più grandi in cui ci fermeremo fino a Santiago, c’è molto da vedere e da fare. Noi abbiamo disegnato un tour di 50 minuti, che abbiamo indicato in questa mappain cui si visita tutto ciò che di rilevante offre la città. Se ritenete che sia troppo lungo, vi consigliamo di non camminare fino alla Cittadella e di rimanere più vicino alla zona dei monumenti.

Pamplona dal monte Ezkaba

Per iniziare, un poco di Storia…

Pamplona è stata abitata per migliaia di anni. Di fatto sono stati trovati utensili e menhir nel sottosuolo datati più di 75 000 anni fa! Questo territorio ricco di storia è stato condizionato, soprattutto dal IX secolo, da tre fattori principali:

  • I differenti “fori” (leggi o ordini specifici) che ha avuto la città e che portarono molto potere al clero rispetto al potere temporale.
  • La sua condizione di punto di accoglienza di immigranti o “franchi” che crearono i propri villaggi fin dal secolo XI.
  • La sua posizione strategica su un passo vicino alla frontiera con la Francia. Dal momento in cui Pamplona diventa parte della Corona di Castilla nel secolo XV, sarà un punto di difesa importante in tutte le guerre che si faranno con il paese vicino.

In realtà, ciò che oggi conosciamo come Pamplona è l’unione di tre villagi o città differenti. Il primo nucleo, che oggi sarebbe la parte dove si trova la cattedrale (la più alta della città) era abitato da secoli prima dell’arrivo dei romani nell’anno 75 a.C. I suoi abitanti erano i “Vasconi”. Quando i romani videro la posizione di quel centro, elevato sopra la valle e circondato dal fiume Arga, lo conquistarono e lo trasformarono in un punto strategico dell’impero. Lo urbanizzarono e lo usarono come nodo di comunicazione tra la Penisola e l’Europa.

AEREA PAMPLONA

Con la caduta dell’impero arrivano i visigoti e in seguito i musulmani. Nella guerra per cacciare il conquistatore arabo, il clero aiuta in modo decisivo. Come ringraziamento, il re decide di dare alla chiesa della città dei poteri speciali e le conferisce una condizione di autonomia particolare. Si forma il “regno di Pamplona”, retto da un ordinamento in cui il vescovo è il signore della città e la cattedrale il suo punto nevralgico.

Anche se questo nucleo continua ad essere molto importante, nel secolo XI arrivano sul territorio i “franchi”, immigrati che fondano una cittadina lì vicino . e si dedicano al commercio Nel secolo XII arriva una nuova ondata di migranti chiamati “navarri” e anch’essi fondano il loro borgo: la “navarrería”.

casco viejo pamplona, camino francés

Navarreria al giorno d’oggi (fotografia ceduta da Mario Sánchez Prada su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Nel corso dei secoli successivi ogni villaggio si circonda di mura e tra essi si creano tensioni, scatenando scontri che finiscono quando il re Carlo III li riunisce in un unico soggetto nel corso dell’anno 1423.

A quel punto si può dire che nasce Pamplona, come l’intendiamo oggi. Nel XVI secolo diventa parte della Corona di Castiglia. Siccome la città è molto vicina al confine con la Francia e durante quel secolo ci sono molti scontri tra le due corone, Pamplona dev’essere fortificata. Viene costruita una cittadella, uno dei migliori esempi di architettura militare del Rinascimento in Europa. Oggi è molto ben conservata ed ospita un grande parco che merita una visita.

ciudadela pamplona

Mura della cittadella (fotografia ceduta da Isumelzo su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Así llegamos al S. XVIII.Così arriviamo al S. XVIII. Il ruolo della Chiesa e la sua situazione strategica militare e commerciale creò un composizione sociale particolare. Anche se era normale che la maggior parte della popolazione fossero contadini o artigiani, a Pamplona c’era un’alta percentuale di alti clerici e aristocratici; per questo diventò una città molto tradizionale. Pertanto, in quel secolo si decise di “modernizzare” la città: viene urbanizzata, dotata di servizi quali gli impianti fognari comunali e gli edifici principali vengono rinnovati. Per esempio, in questo secolo la facciata della cattedrale fu ristrutturata, ed è quindi di stile neoclassico.

Tutto questo processo viene interrotto quando nel secolo XIX Napoleone conquistò la città. Dopo la Guerra d’Indipendenza che libera la penisola dal conquistatore francese, si scatena una lotta per il potere tra liberali e carlisti. I liberali sostenevano la creazione di un governo centrale che avrebbe controllato l’intero territorio spagnolo, senza distinzione, mentre i carlisti erano più tradizionali e volevano mantenere il regime di privilegi speciali della Navarra.

pamplona monumento a los fueros?Mario Sánchez prada

Monumento alle leggi autonome (fotografia ceduta da Mario Sánchez Prada su Flickr sotto le seguenti condizioni)

A Pamplona i negoziati tra le due parti per la formazione di un governo finirono per conferire alla città in particolare e alla Navarra in generale una Costituzione di autogoverno speciale in alcuni aspetti. Di fatto, alla fine del diciannovesimo secolo, si è tentato di abolire questi privilegi, ma un grande movimento sociale lo ha impedito. In onore di questa manifestazione è stato eretto il Monumento ai Fori nel Paseo de Sarasate.

Da quel momento al giorno d’oggi, la città non ha smesso di crescere. Ci sono stati ampliamenti successivi e sono stati costruiti molti muri che, come eredità di quella divisione in tre villaggi, continuavano a separare i quartieri.

Oggi è una città molto moderna, con grandi estensioni di zone verdi e una gran quantità di avvenimenti culturali. Avete voglia di conoscerla?

A piedi per un giorno per Pamplona: come veri “pamplonicos” come veri “pamplonicos”

Tournride vi propone un un percorso di un giorno per Pamplona perché possiate farvi un’idea generale del posto, visto che sappiamo bene che sicuramente dovrete proseguire pedalando verso Santiago il giorno dopo. Ad ogni modo, Pamplona è una delle principali fermate del Cammino Francese e se ne avete la possibilità non vi pentirete di allungare un po’ la sosta e dedicare alcuni giorni a questa bella cittadina.. Più avanti vi forniremo per questo un programma addizionale.

Se arrivate prima di mangiare, potete ricaricare le batterie in uno dei locali che offrono menu del giorno (con eccezionale rapporto qualità prezzo) vicino al municipio. Poi, iniziamo il pomeriggio visitando alcuni dei luoghi più famosi di Pamplona, che sono parte del percorso della corsa di San Firmino.

PAMPLONA MONUMENTO

Monumento ai San Firmini a Pamplona

Iniziamo da Plaza Consistorial. Si tratta di un luogo importante per la città perché il sito scelto per la sede del municipio è molto simbolico: è il luogo in cui si univano i tre “distretti”, che si sono fusi per creare Pamplona nel 1423. Nonostante ciò, il municipio non è di quel secolo. Risale a quando la città è stata modernizzata nel S. XVII e XVIII e quindi è tardo barocco e neoclassico.

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Plaza Consistorial di Pamplona (fotografia ceduta da Total13 su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Questa piazza è ben nota perché ospita due dei momenti più importanti della festa di San Firmino. Da essa parte il “forte scoppio” che inizia i festeggiamenti il 6 luglio, e qui si canta anche il “povero me” che mette fine alle celebrazioni. Alla mezzanotte del 14 luglio una folla si raduna in piazza con in mano una candela e cantare una canzone che dice “povero me, povero me; che è terminata la festa di San Firmino”.

Da Plaza Consistorial proseguiamo per calle Mercaderes e da lì giriamo per la via pedonale Estafeta. L’angolo di incontro delle due vie è uno dei punti più famosi della corsa dei tori. Già nell’Estafeta, verso la metà della via, a destra, vedremo delle piccole scale. Salendole usciremo dal percorso che seguono i tori e si aprirà davanti a noi la gran Piazza del Castello.

pamplona camino francés

Piazza del Castello a Pamplona (fotografia ceduta da Batto su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Esta plaza es el centro neurálgico de la ciudad. Antiguamente había un castillo cerca, de ahí su nombre. Antes las corridas de toros se hacían en esta plaza, como en muchas otras ciudades de España que no tenían plaza de toros. Se cercaba con un “curro” de madera y se cubría el suelo de arena. Hoy en día, tiene espacios ajardinados y muchas cafeterías en sus soportales.

Questa piazza è il centro nevralgico della città. Anticamente era accanto ad un castello, da qui il suo nome. Inizialmente le corride dei tori si tenevano in questa piazza, come in tante altre città che non disponevano di un’arena. Si circondava con un “curro” (recinto) di legno e si copriva il suolo di terra. Oggi, nei suoi portici ospita spazi verdi e molte caffetterie.
In un angolo della piazza, possiamo vedere il Paseo de Sarasate. Lì si trova la chiesa di San Nicola,
, una delle più grandi delle molte che adornano la città. Originariamente San Nicola era uno dei tre distretti che costituivano Pamplona. La chiesa che vediamo oggi si presenta esteriormente come una fortezza, perché pensata come un luogo di difesa, visti i numerosi scontri verificatisi con gli altri due distretti. Di fatto, la torre è in realtà una torre di guardia.

pamplona san nicolas

Antica fotografia della chiesa di San Nicola (ceduta da Batto su Flickr sotto le seguenti condizioni)

Questo aspetto esteriore da fortezza contrasta con l’interno: delle belle cupole gotiche con incisioni molto fini, da ammirare per la loro altezza. Inoltre, consigliamo di fermarsi ad ammirare l’organo. E’ in stile barocco ed è il più importante della città.

Si prosegue lungo il Paseo de Sarasate, e al termine giriamo a destra per prendere la Taconera. Lì incontriamo il Parco della Taconera, il Baluarte, uno dei luoghi verdi più speciali di Pamplona. Nel vecchio fossato delle mura si vedono moltissimi animali: cervi, anatre, pavoni …. Vivono in semi-libertà, circondati da un bellissimo parco con diverse specie di alberi. Una vera e propria oasi di pace. Infatti, se non si desidera mangiare in una struttura d’accoglienza turistica, Tournride vi consiglia di sedervi su una delle panchine del parco o sul soffice prato all’ombra di un albero per fare un picnic. Poi potrete prendere un caffè al Caffè Viennese, un tranquillo punto d’incontro intellettuale e bohemien a Pamplona.

ciudadela, pamplona, camino francés

Foto aerea di parte della cittadella (fotografia ceduta dall’Ayuntamiento di Pamplona ).

Lasciando la Taconera entreremo nella cittadella. Questo antico forte militare è oggi un parco di 280 000 metri quadrati ricco di attrazioni: sculture, sale espositive, più di 30 specie arboree, aree di intrattenimento per bambini … E’ importante sapere che è vietato entrare con qualsiasi tipo di veicolo (comprese le biciclette ) ed è aperto solo durante il giorno.

Progettato nel Rinascimento, periodo in cui l’Italia sperimentò un grande momento culturale e intellettuale, questa fortificazione è stata progettata da un ingegnere militare del paese vicino: Giacomo Palearo. Ne aveva già realizzato uno simile ad Anversa. Dispone di 5 bastioni che gli conferiscono una forma simile ad una stella, anche se due di loro sono scomparsi. Era circondato da fossati, che oggi sono aree verdi, dove c’erano i ponti levatoi.

Tornando sui nostri passi lasciamo la Taconera sulla sinistra e imbocchiamo la strada maggiore, dove all’entrata vedremo la chiesa di San Lorenzo. Lì si trova la cappella di San Firmino, patrono della città. La festa in suo onore è stata fatta coincidere con una “fiera franca” in epoca medievale, vale a dire, una fiera di commercianti con alcune esenzioni fiscali. Dato che buona parte di ciò che si vendeva era bestiame, si facevano corride e corse di tori. E’ diventato festa patronale e dal 1950 è sempre più famosa, fino a diventare la festa internazionale che è oggi.

Seguiamo la strada principale e torniamo alla Plaza Consistoral. Prendendo di nuovo la calle Mercaderes, proseguiamo dritto e arriviamo direttamente alla cattedrale dove, se non lo avete già fatto, è possibile far timbrare la credenziale.

pamplona, camino francés

Facciata della cattedrale di Santa Maria la Reale

La Cattedrale di S. Maria la Reale è stata costruita per lo più nel S. XIV e XV. Prima c’era un’altra chiesa, ma è stata abbattuta per costruire questo grande e sobrio tempio con grandi finestre ogivali (archi a sesto acuto). Ma ciò che davvero non ci possiamo perdere è il suo chiostro. Si tratta di uno dei migliori esempi di gotico d’Europa e i suoi archi in pietra con trafori finissimi stupiscono tutti i visitatori. La cattedrale ha un orario e si deve pagare per entrare, anche se ci sono sconti per i pellegrini. Per accedere a queste informazioni si può visitare la pagina della cattedrale. 

Lasciando la cattedrale prendiamo strada della Navarrería, antico borgo dei navarros immigrati, e alla fine giriamo a destra in Calle del Carmen. Alla fine, al Portal de France, giriamo di nuovo a destra e arriviamo al Rincon del Caballo Blanco.. Qui c’è una splendida vista della parte bassa della città ed è il luogo perfetto per concludere una giornata piena di scoperte. Ci sono diversi bar e ristoranti con terrazze dove si può prendere qualcosa da bere o mangiare.

PAMPLONA CABALLO BLANCO, camino francés

Rincón del Caballo Blanco a Pamplona

Se non trovate posto o non volete terminare la giornata qui, si può tornare indietro verso il centro del nucleo storico. Nelle vie Estafeta, Mercaderes e Zapatería, adiacenti alla Plaza del Castillo, si possono degustare i famosi “pintxos” della città. Alta cucina ad un ottimo prezzo. Se volete provare diversi spiedini in diversi bar, ma non volete bere troppo, potete ordinare un “zurito” in ciascuno di essi. Sarebbe come ordinare un “corto” (una birra piccola) in Navarra.

Tutto questo percorso dura solamente 50 minuti a piedi, più ovviamente il tempo che si decide di dedicare ad ogni luogo che visitiamo. Una piccola passeggiata ricca di storia, parchi e buon cibo.  Forza, lasciate la bici e a camminare!

Qualche giorno a Pamplona: Che altro vedere e fare?

Naturalmente, il giro che abbiamo proposto nel paragrafo precedente si può suddividere e realizzare con più calma. Oltre a ciò che abbiamo già descritto, elenchiamo qui alcune delle altre attrazioni che offre la città:

  • Continuiamo a conoscere un po’ di più la tradizione della corrida visitando altri luoghi mitici della città: La plaza de toros, costruita agli inizi del XX secolo che è la quarta più grande del mondo o il Monumento al Encierro (la corsa dei tori). Si tratta di una grande scultura in bronzo che rappresenta perfettamente il movimento e il dinamismo di un encierro, una vera e propria opera d’arte. La possiamo vedere sulla Avenida de Roncisvalle con il Paseo de Carlos III.
  • Visitare le grandi collezioni d’arte. In città ci sono due musei principali:
  1. Il Museo di Navarra. Dalle sculture dell’antica facciata della cattedrale fino ai quadri del Goya, tutto riunito sotto lo stesso tetto. Maggiori informazioni, tariffe e orari quì.
  2. Il Museo dell’Università della Navarra. Un moderno edificio ospita una preziosa collezione d’arte contemporanea, realizzata a partire dall’eredità di una collezionista privata che riunì più di 100 opere di artisti come Picasso, Chillida, Rothko o Kandinsky. A questo si sono andate aggiungendo altre collezioni cedute o private. Se vi piace l’arte, qui troverete uno spazio in cui vi sentirete come a casa.
  • Percorrere la parte fortificata della città che ci manca. Pamplona è un esempio bellissimo di città fortificata e l’attenzione con cui le mura sono mantenute permette di godersi lunghe passeggiate. Se volete imparare qualcosa in più su questo tema potete visitare il Fortino di San Bartolomé, un antico forte che oggi ospita il Centro di Interpretazione delle Fortificazioni di Pamplona. E’ uno spazio divulgativo e il suo obiettivo è molto didattico, non c’è bisogno di una guida. Per maggiori informazioni visitare la loro pagina web.

Oltre a tutti questi piani, Tournride vi consiglia semplicemente quanto segue: godetevi l’alta qualità della gastronomia navarra e rilassatevi nei molti angoli tranquilli di Pamplona. Manca ancora molto per Santiago, ve lo meritate!