Distanza a Santiago: 785 km
Distanza in tappa: 26 km per la Rotta dei Porti di Cize / 28 km per la Rotta di Valcarlos
Tempo stimato: 4-5 ore
Quota minima: 165 233 m a Saint Jean Pied de Port
Quota massima: 1480 m al Passo di Lepoeder per la Rotta dei Porti di Cize / 1057 m al Passo di Ibañeta per la Rotta di Valcarlos
Difficoltà della via: Elevata / Molto elevata
Luoghi di interesse: Saint Jean Pied de Port, Passo di Ibañeta, Roncisvalle
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In questa prima tappa ci troveremo ad affrontare quello che può essere il tratto più duro di tutto il percorso, ma che ripaga con alcuni dei panorami più spettacolari del Cammino. Attraverseremo i Pirenei, uno straordinario paesaggio ricco di storia, in una tappa in cui arriveremo quasi a superare i 1250 metri di dislivello.
PROFILO E PERCORSO GENERALE DELLA TAPPA
Per questa prima tappa ci sono due opzioni di itinerario::
- Scegliere la via tradizionale che percorrono i pellegrini a piedi, chiamata “Rotta dei Porti di Cize” o “Rotta di Napoleone”. (in rosso nella mappa della tappa).
- Evitare questa via e optare per percorrere un tratto di strada, seguendo la D933 e la N135. Questa via è conosciuta come “Rotta di Valcarlos”, dato che passa per questa località. (in azzurro nella mappa della tappa).
Gli aspetti da prendere in considerazione per scegliere l’uno o l’altro itinerario sono soprattutto il tempo, la nostra forma fisica e il mese dell’anno in cui intraprendiamo il pellegrinaggio.
A causa degli incidenti da montagna in cui sono incorsi alcuni pellegrini durante l’inverno, percorrendo la via tradizionale, per disinformazione o per eccessiva fiducia, il transito per la Rotta dei Porti di Cize tra il 1 di novembre e il 31 di marzo è proibito.. Se intraprendiamo il Cammino durante questi mesi, dobbiamo obbligatoriamente scegliere il percorso stradale.
Se prendiamo la Rotta dei Porti di Cize…
Nonostante la sua difficoltà, la Rotta dei Porti di Cize è la più spettacolare, e lo sforzo di completarla vale veramente la pena. Potrà far fronte a questo percorso chi gode di una forma fisica relativamente buona. Può succedere che in alcuni momenti sia necessario scendere dalla bicicletta e spingerla, ma sarà più una questione di tranquillità che non una lotta contro la stanchezza. In questo percorso il peso delle bisacce laterali si farà sentire, alcuni tratti saranno duri affrontare con più di dieci kg di carico.
Se anche siamo nei mesi consentiti, se fa brutto tempo, se piove, nevica o il vento è molto forte o è nuvoloso, meglio non prendere la via tradizionale. Con il maltempo può essere molto pericolosa, la pioggia rende fangoso il terreno e con molto vento la fatica della salita si moltiplica. Se è molto nuvoloso non avremo nessuna ricompensa dal punto di vista panoramico e, quindi, non avrà molto senso passare per i Porti di Cize.
La forma generale del profilo della tappa per la Rotta dei Porti di Cize è piuttosto accidentata. accidentata. Come già abbiamo detto, si sale quasi di 1250 metri in totale. Bisogna tener conto, inoltre, che il dislivello principale si incontra appena si esce da Saint-Jean, dove si sale con una pendenza quasi del 13% per un po’ più di 4 km. Nonostante sia quasi all’inizio del vostro percorso, non esitate a scendere dalla bicicletta se è necessario, per evitare di stancarvi e di incontrare problemi ad affrontare il resto della tappa. Piuttosto, ricordate che intraprendere il cammino con biciclette elettriche è sempre una buona opzione e può essere d’aiuto in momenti come questi.
Una volta arrivati al punto panoramico di Arbola Azpian la pendenza diventa più dolce e continuerà così fino alla quota massima della tappa, il Passo di Lepoeder (1480 m.). A partire da questo punto inizia la discesa fino a Roncisvalle, molto piacevole, anche se non bisogna abbassare la guardia e rilassarsi, dato che comporta comunque una certa difficoltà tecnica.
Se decidiamo per la Rotta di Valcarlos…
La rotta su strada è meno spettacolare ma è scelta obbligata in caso di condizioni metereologiche avverse, ed è la meno dura. Per chi si trova in una forma fisica non tanto buona, questa può essere l’opzione migliore. La via segue il percorso della strada nazionale D933 fino a Arnéguy, qui si attraversa la frontiera con la Francia e si entra in Spagna per la N135. Si passa per Valcarlos e si continua fino al mitico Passo di Ibañeta (1057 m.).
D’altro canto, il profilo di tappa per la Rotta di Valcarlos è più dolce rispetto alla via tradizionale, in totale si supera un dislivello di meno di 900 metri.
Uscendo da Saint-Jean Pied de Port si prenderà la D933 e per i primi otto km il dislivello da superare sarà solo di circa 200 metri. Arrivando a Arnéguy, dove si attraversa la frontiera franco-spagnola, la D933 diventa la N135 e la pendenza diventerà sempre più accentuata man mano che ci si avvicina al Passo di Ibañeta, quota massima di questo percorso con 1057 m. La pendenza generale in questo tratto sarà di circa il 6%. Su questa strada bisogna fare attenzione al traffico di auto e/o camion. E’ una strada di scorrimento e bisogna sempre prendere le precauzioni del caso, indossando il giubbotto catarifrangente o le luci, se necessario.Saliendo de Saint-Jean Pied de Port cogeremos la carretera D-933 y durante los primeros ocho kilómetros el desnivel a superar será de cerca de 200 metros.
Varianti di rotta
Una terza opzione di tragitto può essere di unire entrambe le rotte. Possiamo prendere la Rotta dei Porti di Cize e arrivare al Collado Leopeder, prendere una deviazione che ci porterà direttamente al Passo di Ibañeta, dove continueremo per la N135 fino ad arrivare a Roncisvalle. La mappa della rotta indica questa unione in giallo.
Per i ciclisti esperti che arrivando a Roncisvalle si sentano ancora in forze, o se non si trova posto per dormire, si può continuare fino a Zubiri. Sono circa 22 km in più da percorrere, ma è un percorso tutto in discesa e abbastanza gradevole. Se a Roncisvalle non ci sono posti disponibili, chi non se la sente di arrivare fino a Zubiri, può fermarsi in punti intermedi in cui si può pernottare, come per esempio i campeggi a Burguete (che si trovano a soli 3 km da Roncisvalle).
CONSIGLI PRATICI
- Si dice sempre che “l’inizio è duro” e questa tappa è un chiaro esempio. Se decidete di percorrerla, vi regalerà un’esperienza incredibile e un’importante connessione con la natura, però dovrete affrontarla con calma e ascoltare il vostro corpo.. Se in qualunque momento sentiste di dovervi fermare e spingere la bicicletta, fatelo.
- Non dimenticatevi che dal 2015 è proibito percorrere la Rotta tradizionale dei Porti di Cize tra l’1 di novembre e il 31 di marzo.
- Dato che la Rotta dei Porti di Cize non passa praticamente per nessun centro abitato, è stato abilitato un rifugio per pernottare in caso di emergenza. Si chiama rifugio Izandorre e si trova a Lepoeder. Dentro ci si trova anche un sistema di comunicazione che gode sempre di copertura (rete TETRA) e che mette in contatto con il 112 semplicemente pigiando un bottone.
- Portare acqua e cibo per tutta la via, soprattutto se si percorre la rotta tradizionale. A volte le fonti lungo il percorso non danno acqua.
- ipetiamo sempre che è necessario trovare il giusto equilibrio tra il peso delle sacche laterali e ciò che abbiamo bisogno di portare con noi. Può darsi che, visto che è la prima tappa, abbiate pensato di non portare alcune cose e prenderle quando ce ne sarà bisogno. Se prendete la Rotta dei Porti di Cize è opportuno che consideriate molto bene la possibilità di portare adeguate provviste, sia in termini di cibo e bevande, sia abiti caldi e attrezzi, nel caso ci sia bisogno di sistemare qualcosa della vostra bicicletta. Se avete affittato la bicicletta da Tournride, avrete assicurazione di assistenza che vi potrà aiutare a riparare la vostra bicicletta, così come avrete a disposizione nelle sacche affittate un kit di attrezzi di base.
- Se iniziate il cammino a Saint-Jean, potete ottenere la credenziale di pellegrino y conseguir el primer sello en la oficina de atención al peregrino (número 39 de la Rue de la Citadelle). e il primo timbro nell’ufficio di attenzione al pellegrino (n. 39 di Rue de la Citadelle). Questo documento diventerà il vostro “passaporto” di pellegrino e vi permetterà di accreditare la distanza percorsa quando arriverete alla “compostela” di Santiago.
- Punti di segnalazione confusi durante il percorso:
- Per uscire da Saint-Jean Pied de Port bisogna percorrere la Rue d’Espagne, qualunque sia la rotta che decidete di prendere. Arrivati alla fine della strada troverete un segnale che indica la Rotta dei Porti di Cize, affisso insieme al simbolo della conchiglia (è scritto in francese e recita Chamin de Saint Jacques de Compostelle). Se volete andare per la Rotta de Valcarlos, ignorate questo segnale e continuate diritto fino ad incontrare un cartello giallo che, indicando a destra, segnala il percorso per Arnéguy e Valcarlos.
- Durante la Rotta dei Porti di Cize bisogna prestare attenzione quando si attraversa la frontiera spagnola. Da Saint-Jean Pied de Port potremo seguire la strada secondaria D428 ma, arrivati a quel punto dovremo abbandonarla e percorrere un po’ meno di due km su un sentiero erboso. La deviazione è indicata con un cartello di legno che indica a destra, accanto alla strada. Tra l’erba, qualche metro più avanti, c’è una croce di legno con fiori e offerte intorno, che può fare da punto di riferimento. Si chiama Croce di Thibault. Nella mappa della tappa indichiamo questo punto confuso come “Col de Bentarte”.
In Spagna, ora, il governo della Navarra ha migliorato molto la segnaletica installando una serie di post numerati che servono come riferimento per essere sempre sicuri di essere sulla strada corretta.
- Per arrivare a Saint-Jean e iniziare da lì il cammino, ci sono diverse possibilità:
- Prendere un autobus da Pamplona a Saint-Jean Pied de Port. Non c’è tutto l’anno, generalmente solo fino ad ottobre. Accertatevene prima di partire consultando la pagina di Alsa. Il costo medio è di 20-22€ e a seconda del mese ci sono 2 o 4 corse giornaliere.
- Prendere un autobus da Pamplona a Roncisvalle (Alsa o Conda, dalla pagina di Movelia). Arrivati a Roncisvalle potete trovare qualcuno con cui condividere un taxi fino a Saint-Jean. La zona di attesa taxi è proprio alla fermata del bus.
- Potete arrivare a qualunque località vicina in Francia o in Spagna e da lì cercare in siti come BlaBlaCaro BlaBlaCar o forum del Cammino di Santiago per arrivare fino a Saint-Jean.
- Se inizite il cammino da Saint-Jean recordate che en Tournride dispone di un servizio di ritiro dei bagagli all’inizio del camino e riconsegna al finale, così come di consegna della bicicletta nel luogo di partenza del pellegrinaggio. Se affittate la bicicletta da noi, ve la consegneremo all’alloggio che avete scelto o presso la sede del nostro partner Express Bourricout, Bourricout, che si trova accanto all’ufficio del turismo. Lì Caroline vi consegnerà la vostra bici bici con tutto il materiale pronto per iniziare il cammino e prenderà in consegna ciò di cui non avete bisogno durante il pellegrinaggio. All’arrivo a Santiago de Compostela il vostro bagaglio vi starà aspettando nell’hotel da voi scelto o nella nostra sede, dove ritireremo anche la bici.
- E’ meglio sapere che a Roncisvalle non ci sono bancomat, mentre a Saint-Jean ce ne sono diversi. Visto però che a Saint-Jean potrebbero addebitarvi dei costi extra per prelevare denaro dall’estero, vi consigliamo di portare con voi il denaro di cui avrete bisogno per pernottare a Saint-Jean e il giorno dopo a Roncisvalle. Incontrerete il primo bancomat uscendo da Roncisvalle, a Burguete.
ITINERARIO e PATRIMONIO
Come già detto in altre occasioni, il Cammino Francese è storia viva e in continua trasformazione, un racconto millenario scolpito nella pietra. Durante il percorso rimarremo a bocca aperta per le sue grandi costruzioni medievali e moderne. In questa prima tappa però avremo l’opportunità di immergerci in un paesaggio naturale tanto immenso che ci farà dimenticare, almeno per una giornata, le grandi conquiste dell’Umanità, facendoci invece apprezzare la grandiosità della natura.
I Pirenei: natura, mitologia e importante frontiera storica
Attraverseremo i Pirenei, una catena montuosa di 415 km di lunghezza che separa naturalmente Francia e Spagna. I nomi di alcune delle sue vette superiori a 3000 metri ci ricordano la sua magnificenza e anche la sua pericolosità: il Monte Perduto o il Picco Maledetto, che perdono per poco il primato d’altezza contro l’Aneto (3404 m di altitudine).
Tutte le spiegazioni etimologiche del nome “Pirenei” risalgono ai tempi antichi. Per alcuni il nome alla catena montuosa fu attribuito in ricordo della storia d’amore tragico di Pyrene, una ragazza che si innamorò di Ercole. La leggenda racconta che Ercole la abbandonò proprio qui e lei, pazza d’amore, cercò di inseguirlo, ma fu divorata da animali selvatici. Quando Ercole sentì le sue grida e tornò indietro per tentare di soccorrerla, era già troppo tardi. Addolorato e sentendosi colpevole, le costruì un grandioso mausoleo ammassando rocce fino a formare l’enorme catena montuosa che oggi chiamiamo Pirenei.
Altre spiegazioni mettono in relazione la parola “Pirenei” con pyros, “fuoco” in greco. Storici greci come Strabone parlano di un incendio tanto esteso che fuse persino le miniere d’oro e argento sotterranee, causato dalla rotazione delle colture di alcuni contadini. Si potrebbe mettere riferire anche ad un’altra storia mitologica di Pyrene. Questa versione racconta che Pyrene partorì un serpente appena prima di morire e che quando misero il suo corpo su una pira si formò un incendio tanto immenso che chi lo vide chiamò queste montagne di fuoco “pirenei”.
I Pirenei hanno costituito fin dai tempi antichi un importante confine naturale che ha influenzato l’avanzamento e l’arretramento delle conquiste e delle civiltà. La via che oggi seguono i pellegrini, che abbiamo chiamato Rotta dei Porti di Cize, si trova su un’antica strada romana: la Via Trajana, univa Astorga con Burdeos.
Questo stesso sentiero fu utilizzato dagli arabi quando nel secolo VII, dopo aver conquistato la penisola Iberica, attraversarono i Pirenei per tentare di fare lo stesso nel resto d’Europa. Dopo aver perso contro Carlo Martello nella Battaglia di Poitiers nell’anno 732 d.C., dovettero ripiegare e i Pirenei fecero da frontiera naturale tra le due parti. Lì Carlo Magno pose la “Marca di Spagna”, la frontiera tra il proprio impero e l’Islam.
La stessa Vía Trajana è stata percorsa dal religioso Aymeric Picaud nel secolo XII quando scrisse la sua “guida” del Cammino di Santiago, raccolta oggi nel Codex Calixtinus. Anche Napoleone la percorse nel secolo XIX quando tentò di conquistare la Spagna, scatenando la Guerra di Indipendenza, ritratta da Goya nel suo famoso quadro Il 3 maggio 1808 (Los fusilamientos del tres de mayo)
Partiamo da Saint-Jean visitando i suoi monumenti principali
Sapendo già l’importanza naturale e storica dei sentieri che percorreremo oggi sui Pirenei, noi di Tournride vi vogliamo raccontare per quali monumenti e luoghi vale la pena scendere per qualche minuto dalla bici.
Cominciamo dall’inizio della nostra tappa: Saint-Jean Pied de Port, Saint-Jean Pied de Port, così chiamato perché si trova “al piede delle pendici” della montagna.. Questo piccola cittadina è stata fondata nel Medio Evo e oggi, al coniugare questa sua ubicazione montana con la sua antichità, si converte in un pittoresco sito per iniziare il cammino. Di fatto, si calcola che 1 su 4 pellegrini che arrivano a Santiago sono partiti o sono passati da qui.
Ha due vie principali: la Rue d’Espagne e la Rue de la Citadelle. Il paese è diviso in due dal fiume Nive e la Rue d’Espagne unisce le due parti con un ponte. Sulla riva nord si trova la chiesa dell’Assunta, nota anche comechiesa di Notre Dame du Bout du Pont, così chiamata proprio perché si trova al “finale del ponte”. La chiesa di pietra rossa appare come una fortezza ed è di epoca medievale. Nonostante sia in stile gotico, la sua facciata è piuttosto compatta e povera di decorazioni, anche se dentro la finitura delle sue volte e delle vetrate dell’abside ricordano la nota “architettura della luce” gotica.
Nella parte nord di Rue de la Citadelle si trova la Porta di Santiago, declarada Patrimonio de la Humanidad en 1998 junto con las rutas del Camino Francés. dichiarata Patrimonio dell’Umanità nel 1998 insieme alle Rotte del Cammino Francese. Il paese è circondato da mura e ha diverse porte, ma questa è la più famosa perché dal secolo XI viene utilizzata da tutti i pellegrini che scelgono di entrare in Spagna attraversando Saint-Jean. Se risaliamo tutta Rue de la Citadelle arriveremo alla Cittadella di Mendiguren, un’antica fortificazione del secolo XVII da cui si gode di una vista panoramica mozzafiato.
Cosa vedere lungo la Rotta dei Porti di Cize
Se prendiamo la via tradizionale dei Porti di Cize, durante il cammino incontreremo tre punti chiave.
In primo luogo, al km 11,3 alla nostra sinistra vedremo la Vergine di Biakorri. a cui oggi lasciano offerte le migliaia di pellegrini che la incontrano durante il cammino. Da questo punto si gode di una buona vista, così se volete riposare un po’, questo potrebbe essere un buon momento per sedersi a recuperare le forze ammirando il panorama.
Proseguendo la via, al km 16,5 troveremo la Fonte di Roldán. Roldán è un mitico comandante dell’esercito di Carlo Magno che, secondo i testi carolingi e i cantori di gesta, morì combattendo contro i vasconi in una battaglia che ebbe luogo vicino a Roncisvalle tra i secoli VIII e IX.
Al km 21,6 arriviamo alla quota più alta della tappa, a Collado Lepoeder. Da questo punto possiamo continuare per questa via scendendo per un ripido pendio con viste mozzafiato fino ad arrivare a Roncisvalle o, al contrario, deviare per arrivare al Passo di Ibañeta (km 24,1).
A Ibañeta vedremo una cappella dai tetti a punta costruita negli anni 60. Fu costruita in ricordo di quella che anticamente formava parte di un vecchio monastero in cui si trovava una campana che veniva suonata per evitare che i pellegrini medievali si perdessero. Da questo punto manca poco per finire la tappa, visto che in meno di due km di discesa potremo arrivare a Roncisvalle.
Cosa vedere lungo la Rotta di Valcarlos
Se invece di prendere la Rotta di Napoleone prendiamo la Rotta di Valcarlos, passeremo per Arnéguy e per il paese che dà il nome a questo itinerario: Valcarlos. Già Aymeric Picaud scrisse nella sua “guida” del cammino che per la valle chiamata Valcarlos ““passano anche molti pellegrini che si dirigono a Santiago e non vogliono scalare il monte”. Il luogo si mette in relazione con la battaglia dell’esercito di Carlo Magno contro i vasconi. Di fatto, si dice che da questo derivi il suo nome (Valle di Carlo).
A Valcarlos potremo vedere la chiesa di Santiago Apostolo Apóstol, costruita a cavallo tra i secoli VIII e IX. Nella sua parte bassa si trova un’arcata tripla e, per rompere con l’orizzontalità predominante della sua facciata, verso la metà si innalza una torre quadrata con tetto piramidale. Se decidiamo di entrare, vedremo come la maggior parte delle decorazioni è concentrata sulla pala d’altare in stile neogotico (secolo XIX) che adorna l’abside.
Accanto alla facciata della chiesa, seguendo un po’ la strada, vedremo una scultura dell’artista Jorge Oteiza, pensata come monumento al pellegrino. Sei figure geometriche di differenti materiali si incastrano in una base di cemento, simili a una fila di pellegrini che camminano nella stessa direzione.
A Valcarlos si continua a praticare un’antica danza dichiarata Bene di Interesse Culturale della Navarra. I suoi danzatori si chiamano “volanti”, dato che ballano facendo volare dei nastri colorati che portano legati ai loro costumi bianchi. Se avete l’occasione di assistere ad uno dei loro spettacoli, non esitate a fermarvi a riposare un po’ e a guardarli. Si esibiscono sempre la domenica di Resurrezione durante la Settimana Santa, ma si può anche visitare la pagina del comune di Valcarlos per sapere se ci sono altri balli in programma.
Proseguendo per il cammino di Valcarlos arriviamo ugualmente al Passo di Ibañeta e, da lì, scendiamo fino a Roncisvalle. In questo villaggio, in cui vivono circa 30 persone, potremo vedere differenti monumenti relazionati con il Cammino di Santiago.
Ci salutiamo per riprendere le forze…
Nonostante questa tappa sia dura a livello fisico, abbiamo visto che tanto il paesaggio quanto il patrimonio monumentale che ci aspettano lungo il percorso ne valgono la pena.
Per questo Tournride vi facilita l’inizio da questo punto, facendosi carico dell’equipaggio e fornendo le attrezzature necessarie per iniziare a pedalare. Vi invitiamo a iniziare da Saint-Jean e a scoprire l’esperienza di pellegrinaggio che possono offrire i Pirenei!
UN GIRO PER RONCISVALLE
Nonostante Roncisvalle sia una località molto piccola che si visita praticamente in meno di mezz’ora, noi di Tournride vogliamo proporvi un giro in cui vi offriamo un po‘ di informazioni sui suoi monumenti perchè possiate comprenderli meglio. Vi proponiamo questa passeggiata, di cui potete trovare il percorso facendo click su questa mappa .
Visitiamo la Collegiata di Santa Maria e la cappella di San Agustín
Cominciamo da uno dei monumenti più emblematici, la Basilica Collegiata di Santa Maria. L’edificio fu costruito nel secolo XII e, nella penisola iberica, è uno dei pochi esempi di gotico francese. Durante i seguenti cinque secoli ha subìto diversi incendi, a causa dei quali fu interamente ricostruita nel secolo XIX. Durante i lavori la sua forma originale venne molto modificata, per cui oggi vediamo come, nonostante l’interno conservi le linee gotiche (archi ogivali, forme gotiche, trifori…), l’esterno ha molti elementi barocchi.
In questa chiesa tutti i giorni alle 20.00 si tiene una messa speciale dedicata ai pellegrini. Al finale di questa messa si leggono tutti i nomi delle persone che sono arrivate quel giorno al villaggio e di quelli che il giorno dopo iniziano il loro cammino, benedicendoli e pregando per loro al suono della musica dell’organo.
Accanto all’abside della collegiata, costeggiando l’ostello, arriviamo alla Cappella di San Agustín, originale del secolo XIV ma ricostruita all’inizio del XX. L’esterno ha un aspetto molto solido, sembra quasi la torre di una fortezza. Mentre invece la sua volta interna, appoggiata su quattro enormi capitelli, si distingue per la sua eleganza e la ricercatezza delle incisioni sulle nervature che la compongono. Nel suo centro si trova il sepolcro del re Sancho VII “il Forte”, formato da una rappresentazione ricostruita nel secolo XIX sopra la precedente del secolo XIII.
Terminiamo alla cappella di Santiago e al silo di Carlomagno
Accanto alla casa del priore di trova il congiunto formato dalla chiesa di Santiago e la Cappella del Santo Spirito. La chiesa o cappella di Santiago è un piccolo tempio gotico (secolo XII) di pianta irregolare e copertura semplice, con volta a crociera. Anche L’esterno è sobrio, costituito da una parete in muratura irregolare. L’arco di copertura, dato che il tempio è gotico, è ogivale.
Nel timpano si trova una figura del monogramma di Cristo, un Crismon. Contiene le due prime lettere del nome di Cristo in Greco (X e P) e contiene le lettere Alfa e Omega, che erano la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco, rappresentando Gesù Cristo come il principio e la fine di tutte le cose.
All’interno, vale la pena nominare una replica di una delle incisioni più famose di Santiago di tutto il cammino Francese: quella di Santiago „Beltza“ (Nero) di Ponte della Regina. Ya en el interior, vale la pena nombrar una réplica de una de las tallas más famosas de Santiago de todo el Camino Francés: la de Santiago “Beltza” (negro) de Puente la Reina. Vista la popolarità di questa scultura, che vedremo nella nostra terza tappa, fu decideso di creare una copia per la cappella di Roncisvalle.
La cappella dello Spirito Santo è nota anche come Silo di Carlomagno. E’ la costruzione più antica del paese, risale al secolo XII, anche se ha subìto molte trasformazioni. Si dice che Carlo Magno fece costruire questo edificio per seppellire i suoi cavalieri morti nella battaglia di Roncisvalle, tra cui Roldán, di cui abbiamo visto una fonte commemorativa nella tappa da Saint-Jean. Venne costruita sopra un pozzo, dove si sarebbero potuti gettare i resti dei membri dell’esercito morti. In questo ossario si dice che vennero depositati anche i resti dei pellegrini, nel corso dei secoli. Sopra il pozzo venne costruita la cappella, che è quadrata e coperta con semplicità. Visto che questo spazio era ad un livello più elevato si decise nel secolo XVII di costruire degli archi di pietra su tre dei suoi lati. Lì, sotto il punto medio dei suoi archi, vennero sepolti i canonici della collegiata di Santa Maria.
Dopo queste visite, salutiamo Roncisvalle e riprendiamo le forze, cosa di cui abbiamo sicuramente bisogno dopo questa dura tappa. Domani riprenderemo a pedalare fino a Pamplona, la prima grande città che visiteremo nel nostro cammino verso Santiago.