Distanza da Santiago: 256 km
Distanza di tappa: 54 km
Tempo stimato: 5 – 6 ore
Quota minima: 510 m
Quota massima: 1052 m
Difficoltà della tappa: Alta
Punti di interesse: Castrillo de los Polvazares, Rabanal del Camino, Cruz de Ferro, Molinaseca, Ponferrada
Mappa dell’itinerario: Per vedere il percorso su Google Maps fare click qui
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Questa tappa presenta una difficoltà decisamente più elevata delle precedenti, ma viene ricompensata con dei paesaggi spettacolari e la visita ad uno dei punti cardine del Cammino Francese la Cruz de Ferro (1502 m). La LE-142 ci accompagnerà praticamente per tutta la tappa, dato che il cammino pedonale in molti tratti corre parallelo ad essa. Data la pericolosità dei sentieri in alcuni punti, vi consigliamo di deviare dai segnali giacobini e seguire la strada. Analizziamo più dettagliatamente ogni tratto del percorso generale della tappa.
All’uscita di Astorga, la pendenza positiva sarà costante ma dolce, soprattutto durante i primi 20 km. Arrivando a Rabanal del Camino la salita diventa più dura fino alla Cruz de Ferro. Sono 8,6 km con pendenza media tra il 4 e il 5,5%.
Da Astorga fino a Manjarín, i sentieri pedonali sono più o meno percorribili in bicicletta, anche se in alcuni tratti per percorrerli è necessario scendere dalla bici. Ma da Manjarín fino a Molinaseca vi consigliamo caldamente di prendere la strada. Soprattutto i tratti prima di entrare nell’Acebo de San Miguel e a Molinaseca sono molto pericolosi.
Sulla strada potremo godere di una vista mozzafiato e dovremo solo fare attenzione al traffico, dato che ci sono curve e traffico in entrambi sensi di marcia. La discesa è ripida, tra il 3,5 e il 14%.
Se si prendono le opportune precauzioni non v’è alcuna tappa nel Cammino Francese che dovremmo intraprendere con un senso di disagio per la sua pericolosità. Questa è una delle tappe più particolari del cammino, che ci porta a punti naturali spettacolari e, semplicemente, dobbiamo prendere itinerari alternativi in punti specifici.
Vi presentiamo il percorso dettagliato nel testo qui di seguito. E come sempre, Tournride vi augura il meglio per il vostro Cammino.
Alba alla Cruz de Ferro ((Fotografia ceduta da Gus Taf su Flickr sotto le seguenti condizioni)
PROFILO E TRACCIATO GENERALE DELLA TAPPA
Usciamo da Astorga su calle San Pedro, che ci porta ad una rotonda su cui attraversiamo la N-VI e prendiamo la strada che ci accompagnerà per tutta la tappa la LE-142. Sul suo argine o sulla pista asfaltata parallela ad esso, in 1,7 km attraversiamo la A-6 su un cavalcavia e dopo solo 1,5 km arriviamo a Murias de Rechivaldo.
All’entrata di Murias de Rechivaldo, il sentiero giacobino segue verso sinistra mentre la LE-142 prosegue dritto. Il sentiero è un’ampia pista dal fondo favorevole, così che possiamo prendere la strada che preferiamo. Tenete solo in considerazione che solamente se prendete la strada passerete per Castrillo de los Polvazares, una pittoresca cittadina di case e strade dichiarata Insieme Storico-Artistico nel 1980. E’ considerato uno dei luoghi più belli della Maragatería.
La strada e il sentiero si ricongiungono di nuovo in meno di 3 km, punto in cui i segnali giacobini indicano di uscire dalla LE-142, che prosegue verso sud e non torna ad incrociare il nostro cammino fino a 14 km dopo, a Rabanal del Camino. Dall’incrocio tra la LE-142 con il sentiero che esce da Murias de Rechivaldo fino a Rabanal del Camino, la rotta prosegue su una piccola strada rurale asfaltata o su un sentiero di ghiaia ad essa parallelo. Il tracciato continua ad essere piuttosto semplice, in salita quasi impercettibile, visto che la pendenza relativa non supera mai il 3%.
Seguendo la strada rurale passiamo per Santa Catalina de Somoza (km 9), El Ganso (km 14) e arriviamo a Rabanal del Camino (km 20). All’uscita da Rabanal, il sentiero giacobino abbandona la LE-142 verso sinistra e torna ad incrociare la strada dopo un km. Questo tratto è consigliabile percorrerlo sulla strada perché alla fine del sentiero ci sono alcuni scaloni e il fondo è pietroso.
A partire da questo punto la salita diventa più dura con una media del 5%. Seguendo la strada, arriviamo prima a Foncebadón (km 26). Quando vediamo il cartello di entrata alla cittadina, i segnali giacobini indicano di abbandonare la strada per entrare in paese. Qui, le vie che attraversano Foncebadón e percorrono quindi 1,2 km tra i monti sono ampie e perfettamente ciclabili.
Di nuovo sulla strada, proseguiamo salendo per 600 m per arrivare alla mitica Cruz de Ferro, dove secondo la tradizione giacobina dobbiamo lasciare una pietra che portiamo con noi dall’inizio del pellegrinaggio.
Cruz de Ferro (Fotografia ceduta da Rubén Ojeda su Wikimedia sotto le seguenti condizioni)
Dalla Cruz de Ferro fino a Manjarín, dove si trova la Encomienda Templaria de Tomás, una delle più note personalità del Cammino Francese, ci sono solo 2,3 km da percorrere sull’argine della strada o su un sentiero di terra alla sua destra.
Dopo aver passato Manjarín, dobbiamo affrontare una delle discese più intense di tutto il Cammino Francese. Sono 17,5 km fino a Molinaseca. Il percorso pedonale segue il tracciato della LE-142, ma devia in alcuni punti piuttosto ampi per perdersi tra le montagne. Anche se ci sono ciclisti che optano per seguire questi sentieri giacobini, noi di Tournride raccomandiamo caldamente ai pellegrini in bici di scegliere la strada per tutta questa parte della tappa. Anche se siete ciclisti esperti con buona capacità tecnica, in diversi punti dovrete condividere il sentiero con i pellegrini a piedi, cosa che può generare incidenti. Alcuni sentieri sono stretti, dal fondo pietroso, pendenza pronunciata e molte volte corrono lungo barranchi. Una bella combinazione!
La LE-142 corre nel mezzo del Acebo de San Miguel e continua scendendo con pendenze medie del 9% fino a passare per il nord di Riego de Ambrós e arrivare a Molinaseca (km 45,7 di tappa). Passare per questa strada si dimostrerà un’esperienza meravigliosa, dato che le viste sono eccezionali.
Tramonto ad Acebo. Fotografia ceduta da Jorge Gañán
Arrivando a Molinaseca attraversiamo il fiume Meruelo sul bel ponte di pietra del paese e quindi seguiamo il corso della strada o del sentiero parallelo fino a Ponferrada. All’entrata di Ponferrada il cammino pedonale prende un marciapiede abbastanza ampio.
Arrivare al centro di Ponferrada è semplice, dato che il cammino ci lascerà sulla grande via del Castello e, semplicemente girando a destra quando arriviamo in vista del ponte che attraversa il Sil passeremo per il maestoso castello della città e finiremo nella piazza del comune.
In generale, questa tappa è complessa ma è di solito quella che i pellegrini in bicicletta ricordano di più. Semplicemente, raccomandiamo prudenza nella discesa tra Manjarín e Molinaseca e indossare i dispositivi catarifrangenti e l’illuminazione opportuna se la situazione metereologica è negativa e c’è poca visibilità, per evitare complicazioni con le auto sulla LE-142.
Via principale del paese di Acebo. Fotografia ceduta da Jorge Gañán
CONSIGLI PRATICI
Se iniziate il vostro percorso da Astorga, vi aiutiamo ad arrivarci:
- In autobus: Astorga è il centro di un grande incrocio di strade (A-6, AP-71, N-VI). Alsa comunica con tutto il nord della Spagna e anche con le capitali del Levante e del Sud. Anche Eurolines (http://www.eurolines.es/es/ ) ferma ad Astorga e comunica con altre capitali europee.
- In treno: Astorga è collegata direttamente con la Galizia (Ferrol, a Coruña e Vigo), Madrid, Barcelona, País Vasco (Bilbao, Irún) e altre città della Castilla e León con collegamenti regionali. Maggiori informazioni nella pagina di Renfe. http://www.renfe.com/
Ricordate che Tournride viconsegna le biciclette nel vostro alloggio a León se iniziate da lì e possiamo occuparci del vostro equipaggio in più perché vi aspetti nel vostro punto di arrivo alla fine del Cammino.
Per ottenere le credenziali ad Astorga il modo più semplice è recarsi all’ostello della Associazione del Cammino di Santiago di Astorga (http://www.caminodesantiagoastorga.com/index.php?modulo=30 ), dove ve le potranno consegnare. Si trova piuttosto vicino al centro, accanto alla Piazza Maggiore.
- Rispetto all’ itinerario, Tournride vi consiglia di scegliere il percorso stradale nel tratto tra Rabanal fino a Foncebadón e nel tratto che va da Manjarín fino a Molinaseca. Negli altri tratti, potete scegliere il tragitto che preferite.
- Attenzione al maltempo, vi consigliamo di informarvi sempre riguardo alle previsioni del tempo. Il tratto tra Rabanal del Camino e Manjarín è particolarmente noto per il suo clima duro da montagna, con molta nebbia, vento e forti tormente.
- Ci sono sufficienti cittadine che offrono tutti i servizi. A meno che non sia estate e faccia molto caldo non c’è bisogno di sovraccaricarsi con rifornimenti supplementari.
- Oggi più che mai è fondamentale che le sacche siano ben equilibrate, per rendere il più possibile stabile la bicicletta.
- In meno di 5 km da Astorga si arriva a Castrillo de los Polvazares. Il cammino non ci passa, ma si tratta di una deviazione semplice e breve. Questa cittadina può essere perfetta per fare colazione, dato che ci mettiamo poco per arrivarci, offre tutti i servizi ed è particolarmente piacevole.
ITINERARIO DETTAGLIATO E PATRIMONIO STORICO-ARTISTICO
Quella di oggi è una tappa di transizione. Saluteremo la regione della Maragatería con la sua capitale e praticamente in piano proseguiremo fino a Rabanal del Camino, passando per piccole cittadine di antichi mulattieri in cui si conserva molto bene l’architettura popolare. A partire da qui cambia tutto, il tracciato diventa più duro e il paesaggio diventa verde, ci addentriamo nel Bierzo, i panorami leonesi diventeranno solo un ricordo!
Percorrendo i monti di León passeremo per uno dei punti più riconoscibili del Cammino Francese la Cruz de Ferro. Inizieremo quindi una vertiginosa discesa in cui i panorami spettacolari intorno a noi saranno la nostra migliore compagnia e passeremo per piccole e graziose cittadine come Acebo de San Miguel.
Dopo aver attraversato il magnifico ponte medievale di Molinaseca, saremo già a pochi passi dal nostro finale di tappa Ponferrada, dove vi consigliamo una tranquilla passeggiata per sfruttare al massimo il vostro soggiorno nella capitale berciana.
Buon cammino!
Vista sulle montagne di León prima di scendere a Molinaseca. Fotografia ceduta da Jorge Gañán
USCIAMO DA ASTORGA E CON UN TRACCIATO (PER ORA) TRANQUILLO CI DIRIGIAMO A RABANAL DEL CAMINO
L’uscita da Astorga è molto più semplice rispetto a quella di altre città precedenti, come Pamplona, Burgos o León. Dalla cattedrale di Astorga, dobbiamo prendere calle Portería, che si trova di fronte. Girando a destra alla prima, proseguiamo per calle San Pedro fino a che gira a sinistra e ci porta ad attraversare su un passo pedonale la N-VI. Di fronte, si trova ora la LE-142, su cui usciamo da Astorga.
Prima di attraversare la A-6 con un cavalcavia, si passa accanto alla deviazione per Valdeviejas. Poco dopo, arriviamo in vista dell’eremo di Ecce Homo. Sulla porta di questo monumento si trova un cartello in cui si legge “La Fede, fonte di salute” in diverse lingue. Questo si riferisce ad un’antica leggenda ambientata nell’eremo.
All’interno dell’eremo si trovava anticamente un pozzo in cui i pellegrini si dissetavano. Si racconta che il figlio di una pellegrina fosse caduto nel pozzo e che la donna avesse chiesto aiuto all’Ecce Homo e che l’acqua del pozzo aumentasse perché il bambino potesse uscirne. Per questo miracolo venne cambiata l’attribuzione del tempio, che prima era dedicato a San Rocco.
Ecce Homo è Gesù sofferente che prima di essere crocifisso fu sottoposto a molte torture. Quando Ponzio Pilato lo mostró alla folla dopo averlo torturato, alcuni testi sostengono che gridò “¡Ecce Homo!” (“Ecco l’uomo!”). Quando si vuole sottolineare l’umanità di Dio, lo si rappresenta così, in sofferenza.
Eremo Ecce Homo (Fotografia ceduta da Rubén Ojeda su Wikimedia sotto le seguenti condizioni)
Dopo aver attraversato la A-6 su un cavalcavia, proseguiamo sull’argine della strada o sullo stretto sentiero parallelo e arriviamo a Murias de Rechivaldo (km 3,5).
Dopo aver visitato la capitale di Maragatería, Astorga, passeremo ora per diverse cittadine della regione, durante il nostro cammino verso Foncebadón. Questi paesi, come Castrillo de los Polvazares (che potremo visitare se proseguiamo per meno di 2 km sulla LE-142 verso nord) sono insediamenti di antichi mulattieri. Qui vivevano i commercianti che trasportavano le mercanzie dai porti della penisola fino all’entroterra. Molti si sono conservati molto bene, soprattutto Castrillo, che è stato dichiarato Insieme Storico-Artistico ed è la cittadina maragata più graziosa. Mantiene in eccellente stato il pavimento in pietra del S. XVII, che fu posto all’epoca per facilitare il passaggio dei carri dei mulattieri.
Le case di Murias e Castrillo seguono le direttrici delle case maragate tradizionali. Sono in pietra, con gli stipiti di porte e finestre dipinti e grandi porte a doppia anta, necessari per permettere ai mulattieri di far entrare i carri.
Castrillo de los Polvazares Castrillo de los Polvazares (Fotografia ceduta da Juantiagues su Flickr sotto le seguenti condizioni)
Tournride vi consiglia di entrare a Castrillo de los Polvazares, una cittadina incantevole, che in bicicletta risulta molto vicina. A Murias de Rechivaldo, è notevole la chiesa di San Esteban, che ha un campanile con una specie di portico con le scale, dove le cicogne spesso nidificano.
Se passiamo per Castrillo de lo Polvazares dobbiamo ritornare sulla LE-142 e in solo 1,3 km deviamo a destra per proseguire sulla LE-6304. Qui partono tre vie parallele su cui si può transitare la strada LE-6304 (a doppio senso), una pista di ghaia (pista pedonale per pellegrini) e una pista agricola di terra rossiccia. Prendendo la via che ci sembra migliore e con un tracciato quasi piano arriviamo a Santa Catalina de Somoza in solo 2 km.
Santa Catalina de Somoza è un’altra cittadina di antichi mulattieri con un’architettura popolare simile. Ha anche una grande tradizione giacobina, che si manifesta nella sua configurazione urbana, con il Cammino come via principale e spina dorsale dell’insediamento.
A Santa Catalina de Somoza nacque uno dei grandi personaggi e conoscitori del Cammino Francese, chiamato Bienvenido Merino. Per oltre 30 anni ha creato souvenir artigianali per i pellegrini, che incide nel legno mentre si ferma a parlare con chiunque lo desideri, raccontando aneddoti giacobini. Conobbe alcuni dei pellegrini più famosi, come Paulo Coelho, che invitò a casa sua a bere qualcosa. Quando lo scrittore brasiliano pubblicò, dopo alcuni mesi, il suo romanzo “Il pellegrino di Compostela”, Bienvenido ricevette una copia per posta. Inoltre, in alcune edizioni del libro la fotografia della copertina è la porta azzurra della casa di Bienvenido, con le conchiglie che vende appese fuori.
Porta della casa di Bienvenido a Catalina de Somoza
Seguendo il percorso della LE-6304 in 4 km arriviamo a El Ganso, piccola cittadina maragata. Dopo averla attraversata, in 4 km si passa per un incrocio verso Rabanal Viejo. A pochi metri da questo punto si trovava uno degli alberi più noti del Cammino Francese, la “Quercia del Pellegrino”, che è stato lì per decine di anni fino a che una tormenta nel 2013 lo sradicò. Non è un’esagerazione quando, nei consigli di tappa, vi diciamo che le condizioni climatiche a volte sono difficili!
Poco dopo, sulla sinistra della strada, si trova l’eremo della Vera Cruz, del S. XVIII, che attualmente si trova accanto al cimitero. Dopo esserci passati accanto, arriviamo a Rabanal del Camino (km 20).
Come indica il suo nome, Rabanal del Camino per secoli è stata punto di passaggio dei pellegrini e ad oggi, con l’ascesa del Cammino Francese, è stata rinnovata ed è diventata molto accogliente. L’architettura popolare segue le direttrici maragate e alcuni dei punti di accoglienza e pernottamento occupano queste antiche dimore, con grandi cortili centrali.
A Rabanal del Camino, i Templari ricoprirono una presenza storica di grande importanza e approfittarono di questo insediamento come base, prima del loro quartier genarale a Ponferrada. Intendevano così proteggere meglio i Pellegrini, dato che la parte alta dei monti di León erano piene di banditi e animali selvatici. La chiesa parrocchiale della località è testimonianza della presenza dei Templari. Dedicata a Nostra Signora dell’Assunzione, è stata voluta da questo ordine di cavalieri nel S. XII ed è uno dei rari esempi di tempio romanico che si trovano a León.
Grazie alla sua posizione e ai servizi, divenne un importante centro giacobino durante il Medio Evo. Aymeric Pycaud lo usó come punto di sosta nella sua IX tappa, come racconta nel Codex Calixtinus; e si dice che Filippo II dormì in una delle case della “calle Real” (si chiama così per questo) quando peregrinó a Compostela.
Per poter visitare la parte antica di Rabanal del Camino bisogna deviare dalla LE-142, dato che la strada percorre il paese verso sud, ma ad una quota più bassa. Il cammino in entrata ci lascia direttamente alla calle Real.
Chiesa di Nostra Signora dell’Assunzione a Rabañal del Camino (Fotografia ceduta da Rubén Ojeda su Wikimedia sotto le seguenti condizioni)
RGGIUNGIAMO LA CRUZ DE FERRO IN CIMA AL MONTE IRAGO E INIZIAMO LA DISCESA VERSO MANJARÍN
All’uscita da Rabanal del Camino il paesaggio e il tracciato cambiano, diventando rispettivamente più verde e più ripido. Comunque, la salita non è particolarmente dura, a meno che non ci confrontiamo con venti forti e pioggia.
Il cammino pedonale scorre inizialmente sulla destra e poi a sinistra della strada, a quote diverse. La cosa migliore è affrontare questo tratto sull’argine destro della LE-142, dato che il cammino può risultare un po’ stretto e il fondo non è ottimale.
Per entrare a Foncebadón è necessario deviare a sinistra sul sentiero di ghiaia che appare dopo il cartello d’ingresso alla cittadina, se non la costeggiamo sul lato nord. Il sentiero in uscita, che si riunisce alla strada, non è consigliabile nonostante sia ciclabile.
Vista di Foncebadón in inverno (Fotografia ceduta da Jorge Gañán su Wikimedia sotto le seguenti condizioni)
Anche oggi, quando si visita Foncebadón si percepisce come sia un nucleo che, come la fenice, sta cercando di risorgere dalle proprie ceneri. La cittadina sorse nel S. XI quando un eremita, chiamato Gaucelmo, si installò lì e costruì un ospedale per pellegrini e una chiesa. Questa zona era pericolosa, per le dure condizioni climatiche e la poca sicurezza dei percorsi. L’aiuto di questo monaco ai viandanti gli valse la cessione di queste terre da parte di Alfonso VI. Con il passaggio dei secoli il nucleo crebbe grazie al commercio dei mulattieri e al flusso dei pellegrini, ma con l’industrializzazione e con il diminuire del passaggio, divenne difficile resistere in un posto tanto duro come Foncebadón. Per questo negli anni 60 tutti se ne andarono e rimase disabitato.
I pellegrini che intrapresero il pellegrinaggio durante gli anni 70 e 80 raccontano che passare per questo luogo non era piacevole, visto che c’erano cani che si rifugiavano nelle case ancora in piedi e attaccavano i pellegrini per rubare il loro cibo. In quelle circostanze si capisce molto bene perché i pellegrini non si separavano mai dai loro bastoni! Oggi, con la ripresa del Cammino Francese, ci sono case che sono state riabilitate e Foncebadón recupera la sua vita offrendo servizi ai pellegrini, diventando un posto sempre più gradevole.
All’uscita di Foncebadón, saliamo per la LE-142 per 2 km con una media del 4% di inclinazione fino ad arrivare alla Cruz de Ferro, uno dei punti più riconoscibili del Cammino Francese, sulla cima del Monte Irago. Da lì si gode una vista mozzafiato.
Si dice che la Cruz de Ferro fu collocata nel S. XI da Gaucelmo, l’eremita di Foncebadón, che la pose sopra un grande tronco di legno perché si vedesse da lontano e guidasse i pellegrini nell’ultimo tratto di salita ai Monti di León. Oggi questa croce si trova nel Museo de los Caminos ad Astorga, la cui sede è il Palacio Gaudí di cui abbiamo parlato nella tappa precedente. Quella che vediamo qui è una copia, che si erge su un grande albero di 5 m circondato da migliaia di pietre che i pellegrini provenienti da tutto il mondo si portano dall’inizio del loro viaggio per lasciarle qui.
Foncebadón, Fotografia ceduta da Paul Quayle
In realtà, la Cruz de Ferro è un crociero,/b> cruceiro in gallego, un monumento che da quando si entra in Galizia si vede su ogni percorso. La tradizione di erigere cruceiros ha radici celtiche, dato che si pensava che le anime dei defunti vagassero per i sentieri e, per questo, i loro familiari lasciavano lì offerte per loro. Molte volte queste offerte erano pietre e i punti in cui venivano accumulate si chiamavano milladoiros. Con la conquista romana, queste tradizioni sopravvissero e, di fatto, nella zona di Galizia e Asturia si trovano molte pietre miliari con incise iscrizioni sui Lari del Cammino (divinità come Mercurio). Anche quando il cristianesimo divenne ufficiale questi riti agli incroci dei sentieri sopravvissero e, per togliere le connotazioni pagane, vennero erette croci latine.
La Cruz de Ferro si può considerare, quindi, un cruceiro con un enorme milladoiro intorno, che con tutte queste pietre accumulate è evidente testimonianza della grande affluenza sui sentieri giacobini. La forza che l’immagine di tante pietre e tante speranze deposte lì nel corso dei secoli rende questo sito un posto molto speciale.
Dopo aver raggiunto Cruz de Ferro proseguiamo, meglio sulla strada, in leggera discesa fino a Manjarín. Anticamente qui si trovava una cittadina che ospitava un ospedale per pellegrini, ma ad oggi rimangono solo le fondamenta delle case, che vedremo su entrambi i lati dalla strada.
Ancora in piedi si trova solo uno degli ostelli più inconfondibili del cammino, la Encomienda Templaria di Manjarín, diretta da Tomás Rodríguez. Portando avanti la tradizione templare, da anni fornisce latte, biscotti e acqua ad offerta libera. Fino a qualche anno fa non aveva corrente o acqua, anche se da poco sono stati installati due pannelli solari.
Manjarín (Fotografia ceduta da José Antonio Gil Martínez su Wikimedia sotto le seguenti condizioni)
CI ADDENTRIAMO NEL BIERZO, PARADISO NATURALE ATTRAVERSO CUI SCENDIAMO FINO A MOLINASECA
Dopo aver superato Manjarín iniziamo una delle discese più ripide del cammino, che dobbiamo affrontare su strada. Ci troviamo ufficialmente nel Bierzo e le viste mozzafiato ci accompagnano per tutto il tragitto. Chi direbbe che solo 30 km prima abbiamo attraversato steppe e brughiere leonesi!
Durante i primi 2,5 km il terreno è abbastanza piano, ma poi inizia una discesa che, anche se su strada è meno impegnativa che sui sentieri, raggiunge pendenze relative 13-14%. Particolarmente erto è l’arrivo a Acebo de San Miguel, una piccola cittadina con uno speciale incanto e che è la prima che visiteremo nel Bierzo.
Acebo si trova sulle pendici della montagna, con la strada come spina dorsale e via principale. Casette di pietra con aguzzi tetti neri di ardesia e balconi che offrono vedute spettacolari ci accolgono offrendo diversi servizi ostelli, bar e ristoranti.
All’uscita di Acebo si trova un monumento di ferro che rappresenta una bicicletta con un bastone da pellegrino. E’ in ricordo di Heinrich Krause, un pellegrino tedesco che nel 1988 precipitò qui con la sua bici mentre si dirigeva verso Santiago sui sentieri giacobini tradizionali.
I viandanti ci salutano dall’argine sinistro della strada fino a quando deviano su un sentiero che corre lungo la LE-142, prima sulla destra, poi sulla sinistra. Noi superiamo i segnali e proseguiamo sull’asfalto fino ad arrivare a Riego de Ambrós. La strada costeggia la cittadina berciana a nord, ad una quota più elevata.
A Riego de Ambrós si può visitare l’eremo di San Sebastián, con la sua fonte vicina e la parrocchia di Santa María Magdalena che accoglie una bella pala d’altare del S. XVIII. I pellegrini a piedi abbandonano la località su un cammino di pietra e lastre di ardesia. Questa parte del cammino è impraticabile per i ciclisticosì che se entriamo a Riego de Ambrós la cosa migliore è tornare sulla LE-142 per proseguire sul nostro percorso.
Riego de Ambrós (Fotografia ceduta da José Antonio Gil Martínez su Wikimedia sotto le seguenti condizioni)
Dopo 5 km di discesa arriviamo a Molinaseca, il cui monumento più riconoscibile è il ponte di pietra sopra il fiume Meruelo. Non sono pochi i viandanti che, dopo la forte discesa dei monti del Bierzo, trovano nella rinfrescante acqua di questo fiume il miglior rimedio per i loro piedi stanchi.
Appena passato il cartello d’entrata a Molinaseca, si innalza accanto alla strada l’eremo di Nostra Signora delle Angustie. Si dice che l’eremo fosse lì già nel S. XI, anche se quello che vediamo oggi fu costruito tra il S. XVI e il XX. Si appoggia alla montagna che, di fatto, è parte della struttura. Il suo alto campanile al centro della facciata occidentale dovette essere costruito nel 1931 per fare da contrappeso, dato che la spinta della montagna minacciava di far crollare il tempio.
Seguendo la strada si arriva al ponte di pietra, chiamato comunemente “Ponte dei Pellegrini”. Si pensa che la sua origine risalga al tempo dei romani, ma non è dimostrato. Ci sono molte fonti medievali che lo citano dal S. XII. Oggi ha sette archi di diverse epoche e dimensioni, perché risalenti a diversi ampliamenti.
All’attraversare il ponte ci troviamo immersi nel flusso di calle Real di Molinaseca dove troveremo tutti i servizi di cui abbiamo bisogno. La via termina nuovamente sulla LE-142. Manca poco per arrivare a Ponferrada, ma per chi preferisce fermarsi in cittadine piccole e godersi la tranquillità della campagna, Molinaseca può essere una buona opzione.
Puente de Molinaseca (Fotografia ceduta da José Antonio Gil Martínez su Wikimedia sotto le seguenti condizioni)
ULTIMI CHILOMETRI FINO A PONFERRADA
Uscendo da Molinaseca proseguiamo sulla LE-142, ora su un tracciato molto più semplice, quasi pianeggiante. In 5 km attraversiamo il ponte sul fiume Boeza e, successivamente, i segnali giacobini indicano di prendere una deviazione verso sinistra per prendere un cammino e sboccare sulla Avda. del Castillo, nel nucleo urbano di Ponferrada. Alla stessa via si arriva seguendo la strada senza prendere la deviazione, così che è una questione di preferenza (il cammino è totalmente ciclabile).
Seguendo la Avda. del Castillo arriviamo al ponte sul Sil e, alla nostra destra, appare davanti a noi il monumentale castello templare di Ponferrada.
Se attraversiamo il ponte ci addentreremo nella zona più moderna della città e, se restiamo su questo lato, potremo vedere il castello e la piazza comunale.
Benvenuti a Ponferrada!
Castillo de Ponferrada (Fotografia ceduta da Alejandro Bolado su Wikimedia sotto le seguenti condizioni)
UN POMERIGGIO A PASSEGGIO PER PONFERRADA, MONUMENTALE ENCLAVE TRA IL SIL E IL BOEZA
Ponferrada è una città divisa in due dal maestoso fiume Sil. Sulla riva orientale si trova la zona monumentale, dove si trova la maggior parte del patrimonio architettonico e culturale medievale della città, così come i diversi musei. Sulla riva occidentale si trova la parte più moderna della città, modulata e organizzata urbanisticamente come una grande zona di espansione dove si concentra la zona industriale, residenziale e di uffici.
La dimensione e la monumentalità dei luoghi da visitare convertono la capitale berciana nel finale di tappa perfetto. Vi proponiamo un percorso di 12 minuti durante il quale, in meno di 1 km, troverete tutti i percorsi per conoscere meglio questo posto meraviglioso e comprendere come è arrivato ad essere ciò che è oggi. Potete vedere qui la mappa del percorso.
Speriamo che vi piaccia la capitale del Bierzo, una regione naturale intorno al fiume Sil, che è riuscita a che tutto ciò che forma parte della sua Denominazione di Origine sia sinonimo di qualità.
Avete voglia di conoscere più a fondo Ponferrada
Vista panoramica di Ponferrada (Fotografia ceduta da José Luis Filpo Cabana su Wikimedia sotto le seguenti condizioni)
Tutto iniziò con il “pons-ferrata”, un ponte di ferro per i pellegrini giacobini.
Nonostante ci siano indizi che sulle rive del Sil ci fosse un qualche tipo di insediamento nell’Età del Ferro e al tempo dei romani, non c’è alcun documento o fonte ufficiale che lo confermi.
In cambio, ci sono documenti che riflettono chiaramente come nel 1082 il vescovo di Astorga avesse dato ordine di costruire un ponte sopra il Sil per facilitare il passaggio dei pellegrini. Sul ponte furono poste delle catene di ferro che impedivano il passaggio a chi non pagava il pedaggio corrispondente, e per questo fu chiamato “pons-ferrata”. Ci sono altri studiosi che ritengono che il nome, in realtà, venga dal rinforzo di ferro che fu dato alla struttura. Sulla riva orientale, dall’altra parte del ponte. Sorse durante il secolo successivo un insediamento urbano, intorno ad una chiesa dedicata a San Pedro.
L’altra parte del fiume rimase disabitata fino a che Fernando II, nella seconda metà del S. XII, costruì una piccola fortezza sul promontorio, giusto sulla riva del Sil. Intorno ad essa iniziò a crescere un altro insediamento e, nell’anno 1178, il re cedette il potere sopra questa parte di territorio all’Ordine dei Templari.
Come abbiamo già detto, attraversare i monti di León era una parte pericolosa del cammino a causa del clima rigido, la variabilità del terreno e la grande quantità di aggressori che si nascondevano dentro la fitta vegetazione. I templari, incaricati di proteggere i pellegrini, ampliarono la fortezza per ottenere una vigilanza maggiore sulla zona. Nel 1211 il successore di Fernando II, Alfonso IX, decise di donare la città al maestro dell’Ordine dei Templari a Ponferrada, che acquisirono quindi il potere completo.
Come tutto ciò che circonda i Templari, il loro mandato su pons-ferrata è pieno di leggende miracolose e gesta impossibili. Gli si attribuisce, per esempio, la scoperta della scultura della Vergine del Bierzo (la “morenica”) nel tronco di un leccio.
Durante i due secoli successivi la città fu fortificata e i templari accumularono un grande potere sull’area. Come già sappiamo dalle tappe precedenti, la supremazia templare terminó per diventare la loro stessa rovina. Visti dalla monarchia e persino dalla stessa chiesa di Roma come una minaccia per la propria autorità, una serie di maneggi tra re e papi finirono per soffocare l’Ordine dei Templari nell’anno 1312, a colpi di omicidi ed espropriazioni.
Scomparsi i cavalieri templari, chi ottenne i maggiori benefici a Ponferrada furono le grandi famiglie aristocratiche delle zone limitrofe Castiglia e Galizia. Nella zona leonese, gli Osorio che, come abbiamo visto nella tappa precedente, ostentavano il controllo di Astorga, presero intermittentemente la fortezza ponferradina. In Galizia, anche la famiglia dei conti di Lemos, insediati a Monforte, controllarono il castello durante alcuni periodi dei S. XV e S. XVI.
Le lotte di potere tra il Conte di Lemos e suo figlio all’inizio del S. XVI finirono con una grande battaglia nel castello. I Re Cattolici aprofittarono della situazione di instabilità per decretare che la fortezza passava sotto il loro potere. Posero un reggente a Ponferrada perché tenesse il controllo in loro nome e in questo modo si mantenne l’organizzazione ponferradina fino al S. XIX, secolo in cui la città crebbe molto dentro e fuori dalle mura.
Nel S. XX, la città cambiò molto con l’arrivo dell’industrializzazione. Iniziarono a sfruttare le vicine mine di carbone e ferro, con macchinari pesanti, e nel 1949 in città fu aperta una centrale termica.
Oggi a Ponferrada vivono circa 64 000 persone, che quotidianamente ricevono -come avviene da mille anni- i pellegrini che attraversano il Sil per proseguire con il loro cammino fino a Compostela.
Ora che conoscete la storia di Ponferrada… Avete voglia di conoscere i suoi monumenti più importanti
Quartiere Antico di Ponferrada (Fotografia ceduta da Gabriel Fernández su Flickr sotto le seguenti condizioni)
Cominciamo dal centro nevralgico il castello templare
A forza di ampliamenti storici, il recinto del castello che oggi possiamo visitare a Ponferrada occupa quanto otto campi da calcio!Abbiamo tanto da visitare! A prescindere dalle dimensioni, ciò che soprattutto impressiona di questo monumento, è il suo eccezionale stato di conservazione.
Non vi spieghiamo come arrivarci, perché è impossibile trovarsi a Ponferrada e non vederlo. Vanta oltre 8000 m2, con doppi e tripli muri difensivi torri merlate di diverse forme, barbacani (fori per sparare con i cannoni) e mura ciclopiche; e in più un immenso cortile interno.
Il castello in realtà è l’unione di due grandi progetti. Il primo castello ha origine sulla costruzione che i templari eressero nel S. XIII sopra la fortezza che Fernando II aveva precedentemente costruito. Quando l’Ordine dei Templari cadde, il signore di Osorio costruì il famoso “Castillo Viejo” in una parte di quello che c’era e, in seguito, il Conte di Lemos lo amplió enormemente costruendo un palazzo-fortezza (“Castillo Nuevo”). La parte nord, pertanto, è ciò che rimane della costruzione originale del S. XII.
Tutto il perimetro del castello era circondato da un fosso, tranne la parte che si innalza direttamente sulla riva del fiume. Passando attraverso la porta principale in muratura e fiancheggiata da due grandi torrioni, si entra nel cortile e da lì possiamo vedere l’enorme torre onorifica, struttura centrale del castello.
A partire dalla seconda metà del S. XIX il monumento iniziò a deteriorarsi notevolmente, e si giunse persino a costruire recinti con le sue pietre e ad utilizzare il cortile come pascolo. Nel 1924 gli viene attribuito il titolo di Monumento Nazionale Storico Artistico e, pertanto, divenne oggetto di una protezione particolare. Comincia un processo di riabilitazione che al giorno d’oggi porta il cortile ad essere un museo. L’entrata costa 6€ ed è chiuso il lunedì. Gli altri giorni è aperto dalle 10.00 alle 18.00 con una pausa pranzo dalle 14.00 alle 16.00. Più informazioni sulla pagina del comune.
Lasciamo i musei e andiamo a conoscere la patrona del Bierzo
Di fronte all’entrata del castello di Ponferrada si trova il tempio di San Andrés. E’ relativamente nuovo (S. XVII) e al suo interno è custodita una statua di Cristo che precedentemente si trovava in una cappella del castello e per questo si chiama Cristo della Fortezza. Il tempio è di una sola navata e ospita una pala d’altare barocca con 6 statue nelle sue nicchie, oltre a quella di Cristo.
Proseguendo per la via pedonale Gil e Damasco, che costeggia il castello, vedremo alla nostra sinistra l’ufficio del turismo di Ponferrada e alla destra il Museo della Radio. Che ci sia qui un museo tematico tanto specifico si deve al fatto che questa è la città natale di Luis del Olmo, uno degli speaker più noti del paese e che presentò il programma più longevo della storia radiofonica spagnola: “Protagonistas” con più di 12000 puntate. In questo antico edificio del S. XVII, noto come la “Casa degli Scudi”, è esposta la collezione di apparati riceventi in uno spazio che espone le mode e gli usi che questo mezzo di comunicazione ha seguito durante la storia. Per maggiori informazioni sugli orari e i prezzi consultare la página web del museo.
Facciata principale del museo della radio (Fotografia ceduta da Alejandro Bolado su Wikimedia sotto le seguenti condizioni)
Proseguiamo il nostro giro prendendo calle Gil e Carrasco, che parte di fronte alla facciata del museo. Entriamo subito nella piazza della Virgen de la Encina (Vergine del Leccio), dove si trova l’omonima chiesa.
La Virgen de la Encina è la patrona della regione del Bierzo dall’anno 1908. Ci sono diverse leggende sul ritrovamento di questa immagine sacra, la maggior parte delle quali in relazione ai templari. Una di queste racconta che la Vergine fu portata da San Toribio nel S. V da Gerusalemme, quando intraprese il pellegrinaggio fino a lì (abbiamo raccontato la storia di questo santo nella tappa precedente). Quando divenne vescovo di Astorga custodì l’immagine in questa città e nel S. IX, prima dell’attacco dei musulmani, il vescovo dell’epoca la portò fuori da Astorga e la nascose nel bosco, dentro un leccio. Sei secoli dopo i templari decisero di ampliare il castello, e per questo ebbero bisogno di legnami per le costruzioni. Un giorno, l’8 di settembre, il giorno della Vergine, uscirono a prendere il legname e, tagliando un tronco di leccio, comparve la statua intatta, senza nemmeno un graffio.
L’immagine della Vergine è esposta nell’abside della sua basilica, in una cappelletta davanti alla pala maggiore. L’incisione che vediamo è del S. XVI, lo stesso secolo in cui venne edificato il tempio. Prima lì c’era una chiesa dedicata, della fine del S. XII, ma dato che era molto piccola, decisero di abbatterla per costruire questa. La costruzione dell’attuale tempio fu complicata, i lavori si dovettero fermare diverse volte per epidemie di peste, problemi amministrativi, ecc… Ci vollero quasi due secoli per terminarla, quindi anche se l’insieme è molto armonioso, vi si notano diverse influenze, dal tardogotico, al primo rinascimento, al classicismo e in alcuni punto al barocco gallego.
Basilica della Virgen de la Encina (Fotografia ceduta da Zarateman su Wikimedia sotto le seguenti condizioni)
Proseguiamo su calle Reloj e ci fermiamo al Museo del Bierzo ed alla Torre dell’orologio
Uscendo dalla Piazza della Virgen de la Encina verso nord, ci troviamo su calle Reloj (Via dell’Orologio). Quasi alla fine, prima di arrivare alla Piazza del Comune, vediamo alla nostra destra il Museo del Bierzo.
Anche se questo progetto fu deciso nel 1966, la costruzione non venne iniziata fino al 1984 e venne terminato 12 anni più tardi. Per molti anni a partire dal S.XVI, l’edificio che il museo occupa fu residenza del reggente della città, massimo potere di Ponferrada in nome del re. Il principale obiettivo del museo è di esporre la storia della città di Ponferrada e, in prospettiva più ampia, di tutta la regione del Bierzo. Ci sono pezzi dal Paleolitico fino al S. XX. Al pomeriggio apre solo dalle 16.00 alle 18.00, così, se vi interessa visitarlo ma non ne avete il tempo al pomeriggio, ci potrete andare alla mattina seguente a partire dalle 10.00.
Dopo essere passati davanti al museo attraverseremo un arco su cui si innalza la Torre dell’Orologio. In realtà l’arco è l’unica porta che resta delle mura medievali che costeggiano tutto il perimetro di Ponferrada. Sopra le mura, nel S.XVI vennero costruiti due corpi della torre, uno con lo scudo di Filippo II e quello superiore, con l’orologio. La terza sezione che oggi vediamo, con una campana, fu costruita nel secolo seguente.
Torre del Reloj (Fotografia ceduta da Lancastermerrin su Wikimedia sotto le seguenti condizioni)
Nel Museo del Bierzo si conserva il meccanismo originale installato nel S. XVI. Purtroppo non è possibile salire sulla torre dell’Orologio, da cui sicuramente si gode di una visuale eccezionale.
Dopo aver attraversato l’antica porta delle mura medievali, ci troveremo nella Piazza del Comune. Sia in questa stessa piazza che nelle strade circostanti troveremo molti ristoranti dove possiamo provare il meglio della gastronomia berciana: peperoni arrostiti, vino, castagne, ciliegie, ecc. Come piatto elaborato non possiamo perderci il botillo, maiale marinato, farcito e affumicato. Viene cucinato e accompagnato da patate, legumi o verdure. Una vera e propria delizia che ci darà molte energie!
Se ancora non avete fame e preferite andare avanti a camminare ancora un po’, Tournride vi propone di arrivare al ponte della Puebla e passeggiare sulla riva del fiume Sil. Per arrivarci bisogna uscire dalla Piazza del Comune su Calle Sta. Beatriz de Silva e scendere poi per Calle la Calzada. Si arriva direttamente al ponte, dove si ritiene che anticamente si trovasse il pons-ferrata che diede nome alla città. Dopo averlo attraversato ci troviamo in piazza di San Pedro, dove anticamente si trovava la chiesa intorno alla quale si sviluppò il primo insediamento medievale della zona.
Vi consigliamo di fare una passeggiata sulla riva orientale del Sil fino ad attraversare di nuovo il ponte del Castello e ritornare al punto di partenza del nostro giro.
Domani faremo un passo da gigante nel nostro pellegrinaggio… Entriamo finalmente in Galizia! Sempre più vicini alla meta, Tournride vi augura di godervi al massimo l’esperienza. Per questo saremo accanto a voi domani, proseguendo con voi il Cammino Francese in bicicletta.
Buon Cammino, pellegrini!