TAPPA 3: DA PAMPLONA A ESTELLA – CAMMINO FRANCESE IN BICICLETTA
Cristina FernándezDistanza da Santiago: 705 km
Distanza di tappa: 44 km
Tempo stimato: 4 ore – 4 ore e mezza
Quota minima: 397 m
Quota massima: 780 m
Difficoltà del percorso: media
Punti di interesse: Alto del Perdón, Chiesa di Santa Maria de Eunate, Puente la Reina, Cirauqui, Estella.
Itinerario su Google Maps: Per vedere il percorso su Google Maps fare clic qui
Questa tappa di 44 km è caratterizzata da una salita continua per i primi 12 km da Pamplona fino a raggiungere l’Alto del Perdon (780 m), quota massima del percorso. Da lì si scende per circa 4 km in forte pendenza fino a raggiungere Uterga. Si consiglia cautela su questa discesa per evitare lesioni. Ma come al solito, “dopo la tempesta, arriva sempre la quiete.” Infatti, con un profilo molto più dolce del terreno arriviamo al nostro punto finale di tappa: Estella.
Inoltre, oggi si uniranno a noi i pellegrini che hanno iniziato il loro percorso a Somport e che fino ad ora hanno percorso il cosiddetto Cammino Aragonese. Li incontriamo vicino a Puente la Reina, a circa metà tappa, e non ci separeremo più fino ad arrivare a Santiago de Compostela.
Durante il percorso, oggi vedremo un particolare monumento ai pallegrini sull’Alto del Perdon. Passeremo anche per una delle località più emblematiche del Cammino Francese: Puente la Reina, protototipo urbanistico di villaggio nato sul cammino dei pellegrini. Vicino a Muruzábal potremo deviare per visitare la Chiesa di Santa Maria di Eunate, uno dei templi più mistici del cammino.
Villaggi medievali e pittoreschi tratteggiano il nostro cammino, che percorreremo tra percorsi agricoli, strade romane e grandi estensioni di campi di cereali e vigneti.
Benvenuti nella campagna navarra, un vero e proprio rifugio di pace!
PROFILO E PERCORSO GENERALE DELLA TAPPA
Come abbiamo già detto, il profilo generale di questa tappa è molto meno frastagliato ma ci impone uno sforzo iniziale notevole per arrivare all’Alto del Perdon, dove alla nostra sinistra potremo vedere il cammino realizzato da Pamplona e, alla nostra destra, la valle che dobbiamo ancora percorrere. Da Puente la Reina c’è solo una rampa che ci farà realmente sudare. E’ di 1,5 km e ci porta fino alla riva del fiume Arga, uscendo da Puente la Reina fino a Mañeru. Il resto del percorso fino a Estella scorre tra sentieri tra campi di cereali e vigneti, incrociando con sottopassi diverse volte la A-12.
Uscendo da Pamplona attraversando l’università, prenderemo un cammino tranquillo che attraversa il parco fluviale e, con una leggera salita, arriveremo fino a Cizur Menor.. Abbandoniamo il nucleo residenziale e iniziamo a salire fino all’Alto del Perdon tramite inizialmente una pista di terra e poi per un sentiero d’erba con una pendenza media del 2%. Alla fine del sentiero erboso, un po’ prima dell’ottavo km della nostra tappa, incontriamo Guenduláin, oggi disabitato.
Da qui, la pendenza diventa sempre più ripida. Da Guenduláin a Zariquiegui l’inclinazione media della salita sarà del 5% circa. Arrivando a Zariquiegui ci troveremo ai piedi dell’Alto del Monte del Perdon (1034 m) e vedremo davanti a noi la rampa che ci porterà al passo che raggiungeremo in questa tappa, con 780 m di quota.
Per arrivare all’Alto del Perdon da Zariquiegui affronteremo una differenza di quota di 125 m in meno di 2,5 km, percorrendo una rampa che può raggiungere a tratti il 15% di pendenza. Questa salita può essere a volte molto dura soprattutto se c’è vento, circostanza tutt’altro che rara. Di fatto, il rumore delle pale eoliche che girano spinte dal vento ci accompagnerà per tutto questo tratto.
Arrivando all’Alto del Perdón possiamo fermarci a riposare ammirando il panorama. Alla nostra destra vediamo la valle che percorreremo fino a Estella, una vera e propria cartolina di campi di cereali punteggiati da villaggi.
Nella discesa dall’Alto del Perdón bisogna fare molta attenzione, soprattutto se piove. E’ difficile, perché presenta una pendenza anche fino al 12,5% (anche se la media è un 7%) e il terreno è poco stabile. Ci sono molte pietre sciolte e può tirare vento, che non aiuta a mantenere l’equilibrio. Se non avete molta esperienza in discese complesse e sentite che il terreno è scivoloso, non esitate a scendere dalla bici e a portarla a mano, tenendola accanto a voi e aiutandovi con i freni. La discesa dura circa 3,5 km per cui non perderete molto tempo. Se preferite evitare questo tratto, prima del Alto del Perdon prendete la N111 e costeggiate il monte.
La discesa ci porta direttamente a Uterga. Dopo aver attraversato il villaggio ci dirigiamo verso Muruzábal, dove arriveremo dopo aver già percorso 18 km di tragitto. Lì bisogna prendere a destra un sentiero di terra verso la cittadina. Dopo solo 2 km di questo sentiero pianeggiante, arriveremo a Obanos.
Più o meno tra Muruzábal e Obanos c’è una fermata che non possiamo perdere: la Chiesa di Santa Maria di Eunate.Si tratta un tempio romanico molto particolare, in un ambito disabitato, per il quale vale la pena aggiungere qualche km alla tappa. Per arrivarci dovremo deviare a Muruzábal, prendendo un cammino differente dal centro del villaggio e percorrendolo per 2 km. Non è segnalato molto bene, per cui raccomandiamo di chiedere indicazioni a chi abita lì. Gli abitanti sono più che abituati ai pellegrini dubbiosi!
Dopo qualche km arriviamo alla chiesa. Qui vicino vedremo come arrivano anche i pellegrini che fino ad ora hanno percorso il Cammino Aragonese, che inizia a Somport.
Dalla chiesa bisogna prendere il sentiero in direzione ovest per arrivare a Obanos, dove ci agganceremo al percorso di chi ha proseguito direttamente Muruzábal senza visitare la Chiesa di Santa Maria di Eunate. Per uscire da Obanos bisogna passare per un arco ogivale di pietra e da lì manca poco per arrivare Puente la Reina, attraverso un sentiero di terra in leggera pendenza. Si tratta di una passeggiata molto piacevole.
Arriviamo alla metà del nostro percorso a Puente la Reina (22 km), una delle località più emblematiche del cammino. La attraversiamo e usciamo dal villaggio attraverso il suo famoso ponte medievale, passando sopra lo stesso fiume che abbiamo incrociato all’inizio della tappa: il fiume Arga.
Da Puente la Reina a Estella il percorso è molto più pianeggiante. Ci imbatteremo solo in due tratti di pendenza: all’uscita di Puente la Reina per andare a Mañeru e quando incontreremo la cittadina di Cirauqui, dalle ripide strade medievali.
Dopo essere usciti da Puente la Reina si sale per la rampa di 1,5 km tra i pini attraverso una pista di terra e si arriva a Mañeru. Attraversiamo il paese, e lì vediamo un sentiero di circa 2,5 km dal profilo quasi pianeggiante fino Cirauqui. Questo percorso è molto bello, tra campi agricoli e in un ambiente molto tranquillo.
Arrivando a Cirauqui supereremo i 29 km percorsi in questa tappa. Questa cittadina di origine medievale ha strade molto ripide. Dopo averlo attraversato, salendo fino al palazzo comunale per poi ridiscendere, dobbiamo percorrere 5,5 km per arrivare a Lorca.
Il tragitto Cirauqui-Lorca è molto tranquillo: un profilo con inclinazioni dolci attraverso sentieri di terra e asfalto che incrociano in diversi punti la A-12. Da Lorca, ora ci mancano solo 8,7 km per raggiungere Estella.
Il paesaggio continua ad essere simile, con grandi piantagioni di cereali e vigneti delimitati da piste agricole e strade nazionali. Dobbiamo passare prima per Villatuerta, a 4,5 km da Lorca. Possiamo passare per la strada (NA-1110, già parte della N-111) o prenderla per uscire da Lorca e poi proseguire per un sentiero di terra che ci porta ad attraversare un ponte e un passaggio sotterraneo con cui arriviamo Villatuerta.
Da Villatuerta affrontiamo gli ultimi 4 km, che percorreremo in leggera pendenza, per cui sarà un finale di tappa piacevole. Con la stessa dinamica, si prosegue lungo percorsi agricoli e attraversiamo un ponte finale e sottopassaggio. E, infine, arriviamo a Estella.
Insomma, anche se questa tappa si può percorrere interamente su strade locali, il sentiero originale è abbastanza abbordabile e pertanto Tournride vi consiglia di seguirlo. Bisogna solamente fare attenzione tra i km 10 e 16 del nostro percorso, quando si sale e scende dall’Alto del Perdon. Se non vi sentite sicuri, potete costeggiare il monte lungo la strada o scendere dalla bici e spingerla per alcuni tratti.
CONSIGLI PRACTICI
- Molte persone iniziano il loro cammino da Pamplona e Puente la Reina. Se questo è il vostro caso, vi diamo indicazioni per arrivarci:
- Come arrivare a Pamplona:
Questa moderna città offre una stazione di autobus,treno e aeroporto. Sicuramente, tra tutte queste possibilità di trasporto ne troverete una che vi porta in città.
2. Come arrivare a Puente la Reina:
La miglior opzione di trasporto è l’autobus. La compagnia che offre più connessioni é La Estellesa con fermate da Irún (2h 45 min), Pamplona (30 min), Logroño (1h 30 min) e San Sebastián (1h 15 min). Conda e Avanza partono da Pamplona.
Potreste anche andare in taxi, ci sono servizi speciali per pellegrini. Un taxi da 7 posti da Pamplona costa circa 30€.
*Ricordate che Tournride offre il servizio di trasporto dell’equipaggiamento dall’iniizo alla fine del cammino. Diteci da dove iniziate a pedalare e dove terminate: lasceremo la bicicletta al vostro alloggio e ci faremo carico del bagaglio in eccesso, che vi aspetterà nel punto prescelto. Se avete dubbi potete consultare la nostra sezione di domande frequenti o mettervi in contatto con noi.
- Molti dei villaggi della tappa offrono alloggi, quindi se vi trovate stanchi o non riuscite ad arrivare fino a Estella. Ci sono ostelli a Muruzábal, Mañeru, Cirauqui e Lorca e, ovviamente, a Puente la Reina. Visto che qui il nostro percorso si unisce con quello aragonese, è facile che ci siano molti pellegrini. Negli ostelli chi va a piedi ha la precedenza rispetto a ciclisti. Per questo, se vedete che sono tutti pieni ma desiderate fermarvi, sappiate che c’è un camping-ostello subito dopo il ponte. Potete anche proseguire fino a Mañeru (a 5,2 km), anche se dovrete affrontare una rampa di 1,5 km.
- Visto che proponiamo Estella come fine tappa, vi indichiamo qui i 5 ostelli che ci sono in questa località. Avete a vostra disposizione un ostello municipale, un un ostello giovanile (non solo per i pellegrini), due ostelli religiosi (quello dei cappuccini parrocchia di San Miguel) e un ostello destito dell’ANFAS, l’Associazione Navarra per le persone con disabilità mentale.
- In questa tappa si attraversano molti villaggi ed è una zona molto frequentata da pellegrini, per cui offre molti servizi. Non avrete problemi a trovare provviste e lungo il percorso potrete accedere a diversi ambulatori medici, nel caso ne aveste bisogno.
ITINERARIO DETTAGLIATO E PATRIMONIO STORICO-ARTISTICO
Oggi lasciamo una delle grandi città della nostra avventura ciclistica, ma lo facciamo per scoprire cose meravigliose: località medievali tanto emblematiche come Puente la Reina o la speciale chiesa romanica di Santa Maria di Eunate. Il nostro cammino proseguirà passando attraverso ponti di epoche diverse e scorrerà tra grandi campi di cereali e vigneti.
DE PAMPLONA A ZARIQUIEGUI: ENTRIAMO NELLA CAMPAGNA NAVARRA
Per uscire da Pamplona dobbiamo attraversare il campus universitario della città. Usciamo attraverso la Calle Mayor che ci porta al Parco della Taconera, lo zoo in miniatura dei “pamplonicos”. Lo lasciamo alla nostra destra e proseguiamo per Avenida Pío XII fino all’Avenida Sancho el Fuerte, dove giriamo a sinistra e poi alla prima a destra, per la calle Fuente de Hierro. Scendendo per questa via ci dirigiamo al campus universitario di Pamplona.
Proseguiamo dritto e scendiamo per la Calle Universidad, per la pista ciclabile del campus. Arrivando alla rotonda dove le auto attraversano il fiume Arga, noi proseguiamo per la pista ciclabile che devia a destra alla prima uscita della rotonda. Attraversiamo sulle strisce un poco più avanti e, adesso sì, superiamo il fiume Arga.
Per attraversare l’Arga passiamo sul ponte di pietra di Acella Landa.. Questo ponte, largo tre metri, presenta un solo arco di otto metri d’altezza. Forma parte del parco fluviale di Pamplona.
Attraversandolo, entriamo direttamente nel municipio di Cizur Menor. Dopo aver percorso circa 2 km lungo la strada ed essere passati sopra l’autostrada, arriviamo al centro residenziale della cittadina. Per la sua vicinanza a Pamplona, questa località è molto urbanizzata, un quartiere residenziale annesso alla città. Nonostante questo, ha un patrimonio artistico di grande antichità, come la chiesa romanica di San Miguel Arcángel.
Attraversiamo da nordest a sudovest, attraverso un vasto quartiere residenziale. Poi, alcune frecce gialle dipinte su pali e una pietra miliare con la conchiglia sulla Calle Zelaia indicano il percorso del Cammino Francese.
Proseguiamo per il cammino, vedendo alla nostra sinistra grandi estensioni di campi di cereali e, alla nostra destra, la zona urbanizzata di Cizur Mayor. Quasi 5 km di rampa, che diventa sempre più impegnativa, ci portano tra campi agricoli e ci fanno abbandonare Guenduláin per arrivare a Zariquiegui.
Entrando a Zariquiegui, alla nostra sinistra troviamo la chiesa di San Andrés.In stile romanico, spicca la sua facciata con diversi archi e la decorazione vegetale dei suoi capitelli. Sul timpano, come già abbiamo visto nella chiesa di Santiago a Roncisvalle, c’è inciso un Crismon. Anche qui si tratta di un pittogramma che rappresenta Cristo come principio e fine di tutte le cose attraverso la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco.
CON LA SPINTA DEL VENTO FINO ALL’ALTO DEL PERDÓN, LUOGO EMBLEMATICO DEL CAMMINO FRANCESE
La forza che infonde questo tempio, che accoglie pellegrini da S. XIII, ci dà la forza di affrontare la salita fino all’Alto del Perdon. Si tratta di una rampa di poco più di 2 km non particolarmente faticosa, ma che può diventare impegnativa se c’è vento e, come abbiamo detto, non è raro che sia così.
Di fatto, arrivando all’Alto del Perdón (780 m) vedremo come in una delle sculture che si trovano lì c’è scritto “dove si incontrano il cammino del vento con il cammino delle stelle”. Questa scultura è stata disegnata dal grande artista Vicente Galbete nel 1996. Il fatto che si riferisca la Cammino di Santigo come al cammino “delle stelle”, è messo in relazione con la leggenda della scoperta dei resti dell’apostolo. Si dice che un eremita li scoprì perché vide piovere stelle sulla valle. Da qui il nome della città e del cammino: Santiago de Compostela sarebbe Santiago del campus stellae. campus stellae. Cioè, del campo delle stelle.
In questo caso, l’allusione al “cammino delle stelle” si riferisce anche a ciò che la scultura stessa rappresenta. Composta da diverse forme fatte di lamiera, mostra un gruppo di pellegrini di epoche differenti diretti a Santiago, guidati dalla Via Lattea.
Sull’Alto del Perdón troviamo anche un cartello indicatore con le distanze dalle diverse capitali mondiali e un muretto con una nicchia votiva vuota. I resti di pietra ricordano che anticamente c’era un congiunto formato da un eremo e da un ricovero per pellegrini, intitolato alla Vergine del Perdono. La scultura della Vergine oggi si trova nella chiesa di Astrain. Fu portata lì nel S. XIX, durante la Guerra di Indipendenza, quando l’esercito di Napoleone profanó l’eremo.
Quello che però rende veramente speciale l’Alto del Perdón è il panorama che offre sul paesaggio navarro. Dietro di noi rimane la conca di Pamplona e, davanti, vediamo la Valle di Valdizarbe e le sue colline, tra le quali si trova Puente la Reina.
Questo è uno dei punti più emblematici del Cammino Francese. Il suo nome ricorda il perdono di tutti i peccati ottenuto grazie al pellegrinaggio, motivazione per il completamento del Cammino fin dal medioevo. Sicuramente anche in riferimento a questo significato di lotta contro i peccati è nata la leggenda ambientata qui.
Si dice che il diavolo tentò di comprare la volontà di un pellegrino assetato offrendogli acqua da una sorgente di questo monte. Gli chiese in cambio che rinnegasse Dio, la Vergine e Santiago. Ma il viandante non cadde nella trappola e, alla fine, l’Apostolo stesso apparve miracolosamente per cacciare Satana.
SCENDENDO CON CAUTELA VERSO LA VALLE DI VALDIZARBE. PRIMA FERMATA: UTERGA E MURÚZABAL
Se proseguiamo un po’ lungo il sentiero fino all’Alto del Perdón, scenderemo dal monte con una discesa dal fondo poco stabile. Si tratta di una discesa complessa. L’alternativa: andare per la strada. Non comporta una grande deviazione.
Per andare sulla strada, prendiamo la NA-6056 che passa per l’Alto del Perdón e imbocchiamo la curva finale per immetterci sulla NA-1110. In meno di due km giriamo a sinistra per prendere la NA-6016 che porta direttamente fino a Uterga.
Ad ogni modo, in questo caso tutte le strade portano a Uterga! Entriamo attraverso calle de la Asunción, dove si trova la chiesa che porta questo nome. La sua solidità ricorda quella di Zariquiegui ma questo tempio è successivo, è del XVI secolo. La torre e il portico, i due elementi che più lo caratterizzano, sono del XVII e del XIX secolo rispettivamente. Il portico è in mattoni rossastri, di fronte si trova un bellissimo albero di ulivo e panche per sedersi. Un altro buon posto per fare una breve pausa.
Usciamo dal paese per calle de las Eras e in meno di 2,5 km per un sentiero agricolo in leggera pendenza scendiamo fino a Muruzábal. Da questo punto vedremo come i campi di cereali lasciano spazio anche ai vigneti.
Di pari passo all’introduzione del vigneto nel paesaggio, a Muruzábal troviamo una cantina che può essere visitata. Si trova nel Palazzo di Muruzábal, un edificio barocco nato come residenza di un’importante famiglia Navarra. Oggi ci viene imbottigliato il vino e insieme alla chiesa di San Esteban, è una delle grandi attrazioni della città.
PRENDIAMO UNA DEVIAZIONE…. TUTTO PER LA PACE CHE TRASMETTE SANTA MARIA DE EUNATE
Che siate o no amanti dell’arte romanica, Tournride vi consiglia di visitare la chiesa di Santa Maria de Eunate. E’ uno di quei posti magici del Cammino Francese, una costruzione speciale e meravigliosa in mezzo a ettari di campi agricoli.
In realtà, la devizione non aumenta molto la distanza. Se andate direttamente da Muruzábal a Obanos, percorrerete un sentiero di 2 km. Se, invece, uscite da Muruzábal in direzione sudest per arrivare alla chiesa e successivamente a Obanos, aggiungete solo un km al vostro tragitto. Ne vale la pena!
- La sua localizzazione. Oltre ad essere oggi “in mezzo al nulla”, è situata esattamente dove, secondo le nostre mappe politiche attuali, si trova il centro della Navarra. Dicono gli esperti sul tema che è stata eretta in un punto dove confluiscono diversi flussi di energia.
- La mancanza di documentazione sulla chiesa. Nonostante la maggioranza degli esperti sostenga che la chiesa risale al XII secolo e nonostante faccia parte del Cammino di Santiago, non è quasi mai menzionata in alcun documento storico. Strano, non vi pare?
- La sua forma. La chiesa è romanica e ottagonale, cosa già rara di per sé. Inoltre, non è un ottagono perfetto ed è noto che, vista la qualità dell’edificio, avrebbero potuto farlo perfetto se avessero voluto. In più, un portico separato di 33 archi ripete lo stesso motivo intorno alla chiesa e non c’era una copertura che unisse le costruzioni, visto che non ci sono segni sulla pietra degli elementi di fissaggio. Perché, allora, costruire questi archi? Perché non costruire perfettamente per il tempio?
Molte domande e poche risposte. Dato che la chiesa assomiglia per la sua forma al Santo Sepolcro, si è detto che poteva avere una relazione con l’Ordine dei Templari. Storicamente parlando, però, questo non ha molto senso. Ciò che in effetti si crede è che potrebbe appartenere all’Ordine dei Cavalieri di San Juan, che proteggevano e servivano i pellegrini. Si pensa questo perché è noto che erano molto influenti in questa zona e sono stati trovati resti di antiche sepolture con le caratteristiche conchiglie, intorno alla chiesa. Per questo un’ipotesi è che qui l’ordine avesse un ospedale per i pellegrini.
Se così fosse, potrebbe anche essere che la torre centrale della chiesa fungesse da faro. Accendendo il fuoco all’interno, si sarebbe visto da lontano e così i pellegrini non avrebbero perso il cammino.
DOPO UNA MAGICA SOSTA, RICORDIAMO LE LEGGENDE GIACOBINE A OBANOS E ANDIAMO VERSO PUENTE LA REINA
Dalla chiesa di Santa Maria, prendiamo il sentiero di terra in direzione ovest che, in pochi metri sbocca sulla strada che porta a Puente la Reina. Prima di arrivare, però, troveremo Obanos alla nostra destra.
Per chi decide di non andare a vedere la chiesa di Eunate e quindi non passerà per di qui, e anche per i curiosi che invece si fermano per visitarla, forniamo qui alcune informazioni riguardo a questo posto.
Obanos è una località con una grande tradizione Giacobina. Di fatto, la festa più importante del paese si tiene ogni due anni e consiste in una rappresentazione teatrale a cui partecipano più di 600 persone, in cui si mette in scena una leggenda del Cammino di Santiago. Secondo il cosiddetto “Misterio de Obanos”, un duca percorreva il pellegrinaggio con sua moglie quando passarono per un villaggio e la signora decise di fermarsi lì per aiutare il rifugio dei pellegrini. Suo marito si arrabbiò molto per la sua decisione, tanto che finì per ucciderla, e pianse per questo per il resto del Cammino. In seguito tornò al villaggio e si rinchiuse fino alla propria morte nell’eremo di Arnotegui, che esiste ancora oggi e si trova nei pressi del villaggio.
Architettonicamente, Obanos è caratterizzata dalle vie in pietra e dalla bellezza di alcune delle sue case e edifici civili, con grandi archi di pietra. Le più conosciute sono la Casa Muzqui, Tximonco o Cildoz.
Come patrimonio religioso bisogna menzionare la chiesa di San Juan Bautista e l’eremo di San Salvador. In effetti, è ai suoi piedi dove confluiscono le due varianti del Cammino Francese (la via che inizia a Somport e quella di Roncisvalle). A volte si dice che i due cammini si uniscano Puente la Reina, dato che molti pellegrini passano per Obanos costeggiandolo e per tanto si uniscono agli altri alla fermata successiva.
La chiesa di San Juan Bautista è del 1912, in stile neogotico. La sua asimmetria si deve al fatto che per costruirla furono riutilizzate alcune parti della chiesa gotica precedente. Per questo ha solo una torre. Anche la facciata è del XIV secolo. All’interno, una grande navata rivestita con marmo bianco accoglie i visitatori, con una pala d’altare del S. XVII nell’abside.
Uscendo dal paese, non ci perderemo grazie alla scarsa originalità dei nomi delle vie: sia prendendo calle Peregrinos de Compostela sia calle del Cammino de Santiago sboccheremo sulla NA-6064, che dopo aver girato a sinistra per prendere la NA-1110, ci porterà direttamente a Puente la Reina.
EQUATORE DELLA TAPPA… L’EMBLEMATICA PUENTE LA REINA!
All’entrata di Puente la Reina ci accoglie un monumento al cammino sotto forma di pellegrino. Dal 1965 dà il benvenuto a tutti i visitatori dal suo piedestallo, su cui si può leggere: “E da qui tutti i cammini per Santiago diventano uno solo””. Anche se noi già sappiamo che, in senso stretto, non è qui che confluiscono ma piuttosto nella nostra già visitata cittadina di Obanos.
Siamo già passati per altre cittadine che hanno una gran parte di storia legata al Cammino di Santiago. Questa però, è proprio il caso di dirlo, è la “regina” di tutte: è nata per e grazie ai pellegrini.Altri villaggi per cui siamo passati sono sorti grazie alla loro vicinanza ad un rifugio per pellegrini, o ad un monastro, ma Puente la Reina è una cittadina la cui spina dorsale è il Cammino stesso e che, inoltre, conserva la forma originale di “villaggio-strada”.
Pertanto, riflette nel suo tessuto urbano la sua storia.. Sus principales calles son paralelas a la calle Mayor, el propio camino de Santiago. Le sue vie principali sono parallele a calle Mayor, il vero e proprio cammino di Santiago. Nel mezzo della calle Mayor si trova playa Mayor e quelle che oggi sono le strade della “cinta nuova” e la “cinta vecchia”, che racchiudono la zona antica e anticamente erano mura. L’insieme si chiude formando un rettangolo quasi perfetto.
Di fatto, i suoi abitanti originali furono i “franchi”, questi stranieri di cui abbiamo già parlato, che entravano nella penisola iberica attraverso la Francia. Il re Alfonso I diede loro una “carta puebla” per promuovere la fondazione della città, cioè una serie di facilitazioni commerciali e fiscali se si fossero stabiliti in questa località.
La ragione di questo è che nel S. XII si cercava di togliere territori agli arabi, e una maniera per farlo era creare cittadine nei territori che tornavano in mano alla Corona. Nel punto in cui oggi si trova Puente la Reina, alcuni anni prima la regina Doña Mayor aveva ordinato di costruire un gran ponte di pietra perché i pellegrini potessero evitare il fiume Arga. Ai bordi del Cammino, accanto a questo ponte nella tranquilla Valle di Valdizarbe, il Re Alfonso I trovò il posto adeguato per un nuovo insediamento.
La cittadina nacque tenendo come proprio asse il Cammino e durante i due secoli seguenti il pellegrinaggio a Santiago fu un grande “fenomeno di massa” medievale e la città crebbe intorno a questa strada principale: sorsero chiese, rifugi per pellegrini e attività per i viandanti. Anche il monaco Aymeric Picaud, il creatore della prima “guida” del mondo occidentale, menziona la località nel Códice Calixtino come punto di confluenza del Cammino Aragonese con i tre che arrivano da Saint Jean Pied de Port.
Oggi tutta questa storia, che si sovrappone pietra su pietra, si trova in perfetto stato di conservazione a disposizione dei pellegrini che, quasi mille anni dopo, continuano a visitarla.
Non appena entrati in paese, seguendo i cartelli giacobini che dalla strada ci segnalano a sinistra, ci imbattiamo in un monumento in pietra che ricorda l’antichità del posto: la chiesa romanica del Crocifisso. Dalla fine del S. XII, nacque come parte del complesso dell’antico ospedale dei pellegrini (oggi una scuola) e deve il suo nome all’antica Confraternita del Crocifisso che gestiva l’ospedale dal secolo XV.
In più però, all’interno della chiesa si trova un grande crocifisso gotico dell’inizio del secolo XIV, che stupisce sia per le sue dimensioni che per la sua originalità. Invece di essere a forma di “T”, Cristo è sospeso su una gran “Y” incisa in modo che la croce sembri formata da grandi tronchi d’albero al naturale. La scultura di Gesù rappresenta molto bene i cambi sperimentati dal romanico al gotico: è un Cristo realista e naturalista, che dà un’impressione di gravità, coperto da grandi panni di tela che conferiscono molto dinamismo alla figura. Nonostante la grande dimensione, le proporzioni sono corrette e, inoltre, le finiture dell’incisione di ogni graffio ci trasmettono una sensazione di pena e dolore. Una delle grandi opere dell’immaginario gotico.
Ci sono differenti speculazioni sull’origine di questo Cristo crocifisso. Alcuni lo mettono in relazione con l’Ordine dei Templari e altri dicono che è stato un regalo di alcuni tedeschi che si portarono la scultura durante tutta lo loro peregrinazione e che terminarono regalandola al rifugio dei pellegrini.
La via del Crocifisso ci porta direttamente alla Calle Mayor. Qui vedremo una vera e propria vita che fermenta tutto intorno ai pellegrini, come negozi al pianterreno di grandi case in pietra, con balconi in ferro battuto e grandi porte ad arco. Imboccandola incontreremo tre punti che vale la pena visitare: la chiesa di Santiago, la Playa Mayor e la chiesa di San Pedro.
La chiesa di Santiago è quasi dello stesso periodo di quella del Crocifisso, ma al giorno d’oggi è molto più grande a causa delle ristrutturazioni che ha subito successivamente. Anche per questo possiamo trovare una commistione di differenti stili nella sua architettura: dal romanico fino al tardo gotico e rinascimentale.
All’interno, le volte della navata principale creano complesse forme stellate con le proprie nervature. Si sostengono su enormi colonne rinascimentali. Inoltre, all’interno di questo tempio potremo vedere una delle più famose sculture del Cammino, di cui abbiamo già avuto un assaggio sotto forma di copia durante la nostra visita a Roncisvalle: la scultura di Santiago “Beltza” o Santiago “Negro”. Anche se per tutto il Cammino Francese si possono vedere più di 300 incisioni dell’apostolo, questa è una delle più note e ammirate. Si chiama “negro” (beltza (beltza in euskera) perché prima del restauro la sua carnagione era di questo colore.
Uscendo dalla chiesa, proseguiamo per Calle Mayor e arriviamo alla piazza principale del paese. Un buon posto per fare una sosta se ne abbiamo bisogno, riparandoci sotto il suo porticato. La via è abbellita dagli edifici che la formano, specialmente la cosiddetta “Casa de los Cubiertos”.
Proseguiamo per calle Mayor e prima di abbandonare il paese passiamo per la chiesa di San Pedro. E’ più moderna delle altre due, del S. XVI, anche se ha una cappella di origine gotica insieme alle altre tre barocche. Gli aspetti più notevoli di questa chiesa sono una pala d’altare e una scultura della Vergine. La scultura stava in una nicchia del ponte medievale che esce dalla città e si chiama Virgen del Txori (“uccellino” in euskera) perché si narra che un uccellino le lavasse il viso ogni giorno con l’acqua raccolta dal fiume con il suo becco.
Lasciandoci calle Mayor alle spalle, arriviamo al gran ponte medievale con cui salutiamo Puente la Reina e che da il via alla seconda metà della nostra tappa.
Questa meravigliosa costruzione medievale fu costruita nel S. XI per ordine della regina Doña Mayor, sposa del re di Navarra. Anche se la maggior parte degli studi afferma che il nome della città si deve a questo fatto storico, ce ne sono altri che sostengono che, visto che il fiume Arga si chiama “runa” in vasco, il nome potrebbe derivare da “pons rune” (ponte sopra l’Arga).
Questo ponte di pietra ha 5 grandi piloni con pile che sostengono 6 archi a tutto sesto. L’arco centrale è il più grande e il più orientale non è visibile al giorno d’oggi perché è interrato. Anticamente il ponte aveva tre torri e in una di queste si trovava la nicchia dov’era sistemata la Vergine del txoriche secondo la leggenda un uccellino lavava con l’acqua raccolta con il becco.
A MAÑERU E CIRAUQUI PER SENTIERI AGRICOLI: FOTO “DA CARTOLINA” PER IL NOSTRO CAMMINO
Usciamo da Puente la Reina attraversando il suo ponte medievale e poi giriamo a sinistra. Attraversiamo sulle strisce pedonali che ci portano nel quartiere Zubiurrutia, il coriddetto “quartiere delle monache” perché dal S. XIII ospitava un convento di agostiniane. Il fiume Arga ci segue, parallelo, alla nostra sinistra, e così continuiamo dritto fino a passare per il depuratore. Una grande pineta in pendenza occupa lo spazio tra il fiume e la A-12, l’Autostrada del Cammino.
Per arrivare a Mañeru, che si trova accanto all’autostrada, dovremo salire per questa rampa tra i pini. Non è un tratto molto lungo e inoltre è l’ultimo grande sforzo di questa tappa però ancora mancano più di 20 km per arrivare quindi, se siete stanchi, non esitate a superarla spingendo la bici a mano.
Arriviamo a Mañeru, delimitato a nord dalla A-12. Attraversiamo il villagio a sud e, all’uscita della città, una delle vedute più emozionanti del Cammino si aprirà davanti a noi. Un sentiero di terra tra campi di cereali e vigneti e, in fondo, Cirauqui.
Mañeru è una cittadina pittoresca di origine medievale, con meno di 500 abitanti. Come la fermata successiva, Cirauqui, conserva il suo tracciato medievale, appoggiato sulla collina. Questo paese ha una grande tradizione vinicola, anche se oggi le coltivazioni di vigneti hanno perso terreno a favore dei cereali. Anche così però, si continua a produrre nelle cooperative un vino chiamato “Belardi”.
Durante il Medio Evo la cittadina era sotto il controllo dell’Ordine di San Giovanni e poi passò sotto Puente la Reina, vincolato al monastero del Crocifisso. Fu anche palcoscenico della prima Guerra Carlista. Oggi, possiamo trovare a Mañeru tutti i servizi di cui abbiamo bisogno.
Dopo aver attraversato il paese per le sue viuzze strette e dopo essere passati per grande Plaza de los Fueros, usciamo per la zona del cimitero verso Cirauqui. Per arrivarci, percorreremo 2,5 km di sentiero agricolo tra grandi appezzamenti.
Arrivando a Cirauqui dobbiamo affrontare l’ultima grande rampa della giornata, visto che attraversare il paese implica percorrere le sue vie ripide, entrando per ciò che resta delle antiche mura fino a raggiungere il palazzo comunale. Prima di arrivarci, Tournride vi consiglia di scendere qualche minuto dalla bici per visitare la chiesa di San Román.
Questa chiesa fu costruita nel S. XII e apparteneva al monastero di San Millán de la Cogolla (come tutta la città). Nonostante abbia sopportato molte aggiunte e restauri, la sua porta sud si mantiene intatta. Questa facciata è molto interessante perché mostra la commistione tra le tre differenti influenze che si potevano trovare alla fine del XII secolo nella penisola iberica: contiene elementi della scultura romanica, dello stile delle facciate cistercensi e anche decorazioni che ricordano il monto arabo. Una vera e propria congiunzione di stili.
C’è la possibilità di un itinerario segnalato all’entrata di Cirauqui che costeggia la cittadina invece che attraversarla. E’ pensato per i ciclisti che vogliono risparmiarsi le salite di questa località.
DA CIRAUQUI A LORCA LA STRADA DELL’INGEGNERIA: DALLE STRADE ROMANE AI PONTI MEDIEVALI E MODERNI ACQUEDOTTI
Il sentiero che prendiamo all’uscire da Cirauqui è parte di un’antica strada romanae ci porta direttamente ad un ponte del XVIII secolo, costruito sopra un altro ponte precedente, anch’esso romano. Andando su questo sentiero tanto antico, arriviamo in pochi metri ad un cavalcavia sopra una delle strade più moderne della Navarra, la A-12 o Autostrada del Cammino.
Attraversiamo il cavalcavia e proseguiamo il cammino per quasi tre km, sempre con l’autostrada alla nostra sinistra. Poi, dobbiamo attraversare di nuovo l’autostrada con un sottopassaggio. Arriviamo ad una rotonda dove giriamo a destra per prendere la NA-7171, che passa di nuovo sotto la A-12. Dopo una pedalata di 500 metri vedremo una grande struttura che attraversa la NA-7171 sopra di noi: è il viadotto di Alloz.
Il viadotto di Alloz è stato disegnato da Eduardo Torroja nel 1939. Sicuramente a molti il nome non dice nulla, mentre invece è noto il nome di sua nipote: Ana Torroja, , la cantante dello scomparso gruppo Mecano. Comunque, non dobbiamo dimenticarci di questo grande ingegnere spagnolo, considerato uno dei grandi maestri e artisti del cemento armato del XX secolo. Disegnò questa imponente struttura per portare acqua dal bacino di Mañeru, che ancora oggi è funzionante ed è diventata un incentivo per la realizzazione del Cammino di Santiago attraverso la Navarra.
Qualche metro più avanti, dopo aver passato il viadotto, un sentiero di terra esce a sinistra dalla strada. Al prenderlo, arriveremo direttamente ad un’altra opera di ingegneria, questa volta medievale: il ponte che attraversa il fiume Salado.
Questo ponte di regge su due archi ed è citato nel Códice Calixtino. Il monaco Picaud nel suo libro avvisa tutti i pellegrini che facciano attenzione, perché si dice che qui i banditi assaltavano i viandanti. Appostati sulla riva del fiume e affilando i loro coltelli, dicevano ai pellegrini di abbeverare i loro cavalli nell’acqua del fiume, tanto salata che li uccideva. Quindi sgozzavano i cavalli e derubavano i padroni.
ULTIMI 10 KM… MANCA POCO PER RAGGIUNGERE ESTELLA! PASSIAMO PER LORCA E VILLATUERTA
Dopo aver attraversato il ponte giriamo a sinistra e continuiamo per un sentiero di terra fino a tornare a passare per un tunnel che incrocia nuovamente la A-12. All’uscita del sottopassaggio vedremo una strada asfaltata che ci porterà direttamente a Lorca (km 36 della tappa), che attraverseremo da est a ovest attraverso Calle Mayor.
Come molte cittadine della zona, questa località in cui oggi abitano meno di 1000 persone ha una storia molto legata al Cammino di Santiago. Da più di 900 anni offre un rifugio per i pellegrini e oggi ha anche due ostelli privati.
Usciamo per la via principale di Lorca per intraprendere gli ultimi 9,5 km della tappa fino a Estella. Prima però dobbiamo percorrere circa 4,5 km fino a Villatuerta. Abbiamo due opzioni di itinerario:
- Andare per la strada asfaltata NA-1110.
- Prendere un sentiero di terra che appare alla nostra sinistra all’uscita di Lorca e proseguire tra tracciati agricoli e vigneti. Dopo aver attraversato un’altra volta l’autostrada con un sottopasso, arriveremo a Villatuerta.
ARRIVIAMO A VILLATUERTA E INTRAPRENDIAMO GLI ULTIMI PASSI VERSO A ESTELLA
Villatuerta è diviso in due dal fiume Irantzu e per attraversarlo dobbiamo seguire le strade fino ad arrivare ad un ponte di pietra di origine medievale. Come quello di Puente la Reina, è più alto al centro che alle astremità. Per questo si chiama ponte “a dromedario”. Ad ogni modo, chiaramente, questo ponte è molto più piccolo.
L’altro monumento degno di nota è il tempio dell’Assunzione. Anticamente al suo posto c’era un’altra chiesa tardo-romanica, ma si incendiò nel XIV secolo e por questo venne costruito il tempio gotico che vediamo oggi. Da notare, soprattutto, il suo interno. E’ riccamente decorato, con anche resti di pitture murali.
Usciamo dal paese verso nordovest, attraverso il “Cammino di Estella”. Attraversiamo sulle strisce e arriviamo a un sentiero di terra. Quando vediamo la strada asfaltata (NA 1110) giriamo a sinistra per un breve tratto, fino ad arrivare all’eremo di San Miguel..
Questo tempio è quasi una tappa obbligata per chi percorre il Cammino Francese. Si innalza come una fortificazione, un’enorme mole di pietra circondata da campi. Si tratta del primo tempio pre-romanico che incontriamo nel nostro percorso e, all’interno, molti pellegrini lasciano lettere con voti e riposano un poco, godendo della pace che questo posto trasmette e ammirando la splendida pala d’altare di rame dorato con pietre semi-preziose. Un vero e proprio gioiello medievale.
Oltre ad essere una fermata tradizionale per i pellegrini, il tempio è anche legato ai riti per la fertilità e per la cura dei dolori. Le donne che desideravano una gravidanza si sedevano su una pietra ad ascoltare la messa. Nella cappella centrale invece si trova un piccolo orifizio dove la gente metteva la testa per curare i dolori cronici.
Lasciamo questa chiesa tanto speciale e torniamo al cammino. Ormai manca poco! Per tornare alla nostra via, bisogna tornare un poco indietro, prendendo in senso contrario il sentiero che ci ha condotto fino all’eremo. .
Tornati sulla nostra strada, non ci resta che attraversare un ultimo sottopasso della A-12 per arrivare a Estella
UNA PASSEGGIATA PER ESTELLA
Come sempre, Tournride vi propone un pomeriggio in giro per la città, per conoscere le cose importanti da vedere a Estella, il vostro fine tappa. Potete consultare l’itinerario qui. Sono solamente 35 minuti camminando e potrete scoprire molti monumenti della città!
Primo, un poco di storia sulla cosiddetta “Toledo del Nord”
Il fatto che il Cammino di Santiago passi per Estella si deve ad una decisione di re Sancho Ramírez.. Nel 1090 decise che il tragitto deviasse fino al fiume Ega che attraversa la cittadina e diede incentivi ai franchi perché si stabilissero lì a portare avanti le loro attività. Con l’enorme fenomeno che divenne il pellegrinaggio, a Estella si svilupparono grandi costruzioni.
Lo sviluppo della città fece sorgere diversi quartieri, anche perché anche la componente ebraica della popolazione è stata piuttosto importante (fino a che gli ebrei non furono espulsi dalla Spagna nel 1492). Inoltre, bisogna tener presente che tutto il movimento legato al pellegrinaggio ha portato all’espansione delle correnti artistiche, che si plasmavano nelle cittadine del Cammino. Il risultato di tutto questo a livello di monumenti fa sì che molte volte Estella venga chiamata “la Toledo del Nord”.
Andiamo a fare due passi, c’è tanto da vedere in solo mezz’ora!
Entrando a Estella, dalla NA-1110 o dal sentiero originale, sbucheremo in calle Curtidores. Qui troveremo un ostello comunale dove poter riposare, ma se è al completo si può sempre cercare un posto in uno dei quattro alberghi della città (maggiori informazioni sulle possibilità di alloggio nei consigli pratici della tappa).
In prossimità di calle Curtidores, troveremo subito un punto con diversi monumenti interessanti: la chiesa del Santo Sepolcro, il convento di San Domenico, la chiesa di Santa Maria Jus del Castillo e, seguendo la strada lungo il fiume, il Palazzo dei Re di Navarra.
Durante il Medio Evo era il tempio principale di uno dei quartieri o borghi che costituivano questa località. Oggi sono evidenti le diverse influenze che hanno lasciato il segno nella sua costruzione dal S. XII. Solamente una delle navate è di quel periodo mentre il resto di quello che rimane è del S. XIV (gotico). Spicca soprattutto la facciata principale, con 12 archivolti che formano un’enorme porta abocinada. Le decorazioni sono molto ricche, la statua di Santiago vestito da pellegrino spicca su tutte.
Lì accanto ci sono il convento di San Domenico e la chiesa di Santa Maria Jus del Castillo.. Per andare dall’uno all’altra torniamo su calle Curtidores e vedremo il ponte Picudo sul fiume Ega, altro esempio di ponte a “dromedario”.
Il convento di S. Domenico riflette l’importanza della relazione che nel Medio Evo avevano la Chiesa e la Corona. Fu il re di Navarra che ordinò e pagò la costruzione del convento ma i domenicani, che l’avrebbero occupato, beneficiarono i fedeli e collaborarono alle manutenzioni. A causa della durezza della guerra di Indipendenza contro Napoleone, i monaci fuggirono dal convento e anche se in seguito tornò ad essere abitato in modo intermittente, con la confisca del 1939 venne abbandonato e rimase in disuso, tanto che alla metà del secolo ne rimangono solo le pareti. Negli anni 60 e 70 venne riabilitato e oggi funge da residenza per anziani, e per questo non può essere visitato all’interno.
Quasi adiacente alla residenza c’è la chiesa di Santa Maria Jus del Castillo. Anticamente, nella posizione in cui ora si trova la chiesa, c’era una sinagoga. Nel S. XII l’appezzamento viene occupato e si costruisce il tempio cristiano, che mantiene la sua funzione di chiesa fino al S. XVII. Anche se all’inizio si chiamava chiesa di Santa Maria e di Tutti i Santi, con la costruzione del castello di Zalatambor su un passo vicino, si inizia a conoscerla come la chiesa “sotto il castello” (“jus” del Castillo, in euskera). Inizia poi un processo di detrioramento che si arresta quando alla fine del S. XX si decide di utilizzare questo spazio tanto prezioso dal punto di vista artistico e storico come centro di Interpretazione del Romanico e del Cammino di Santiago.
Se torniamo su calle Curtidores arriveremo al Museo del Carlismo, che è giusto accanto dell’ostello dei pellegrini già menzionato. Occupa lo spazio dell’antico palazzo del Governatore di Navarra, del S. XVII. Se vi interessa la Storia Contemporanea sicuramente troverete qui un luogo dove imparare è un piacere, visto che, oltre a promuovere gli studi sul Carlismo, il museo museo ha un chiaro obiettivo didattico e pedagogico.
Il Carlismo è stato un movimento politico nato S. XIX in opposizione al liberalismo. Mentre la nuova corrente politica liberale voleva scalzare i Borboni dal potere e cambiare il sistema politico e economico, i carlisti puntavano su un sistema più simile all’Antico Regime in cui la Chiesa e la Corona erano molto presenti. In sostanza, la loro ideologia si riassume nel motto “Dio, Patria, Re”. L’aspetto particolare di questo movimento fu la sua espansione ed evoluzione nel tempo, visto che perdurò fino alla fine della dittatura franchista. Inoltre, durante il S. XIX i vari tentativi dei suoi seguaci di conquistare il potere hanno provocato tre guerre civili.
Molte delle zone che oggi formano il Cammino di Santiago in Navarra furono scenario di battaglie durante queste tre guerre carliste, per questo è stato dedicato uno spazio allo studio e alla ricerca di questo movimento politico.
Tornando sulla calle Curtidores, proseguiamo percorrendola verso ovest e arriviamo alla Plaza de San Martín.. Lì si trova una bella fontana rinascimentale del S. XVI con alberi e panchine dove riposare ammirando i due monumenti che ci circondano: il palazzo dei Re di Navarra, proprio nella piazza e, all’altro lato, la chiesa di San Pedro.
Il palazzo dei Re di Navarra è molto importante perché è l’unica testimonianza che rimane in Navarra dell’architettura civile in stile romanico. Come abbiamo visto fino ad ora, tutto ciò che resta di questa corrente dei secoli XI-XIII si riduce a edifici religiosi. In questo caso però, possiamo vedere questo stile applicato ad una costruzione di carattere civile, anche se la funzionr originale di questo spazio non è chiara. Alcuni studiosi sostengono che si riunissero qui i franchi con potere decisionale per governare i differenti borghi dell’antica Estella. Altri sostengono invece che fosse una grande cantina e un granaio con una sala per il governatore del regno.
Independentemente dalla sua funzione originale, l’edificio spicca per il suo stato di conservazione. La sua facciata attuale si divide in tre elementi orizzontali con due torrioni. Il corpo centrale, con grandi vetrate, si appoggia su un’ampia galleria porticata. La parte superiore è un ampliamento del XVII secolo. Ad oggi ospita il il museo dell’artista Gustavo de Maetzu.
Di fronte a questa piazza, al piano superiore (ci sono scale e un ascensore per salire) si trova la chiesa più grande della città e uno dei principali punti d’attrazione del posto: la chiesa di San Pedro de la Rúa.
Questo tempio occupava il centro della citta Medievale di Estella ed è notevole soprattutto il suo chiostro, riccamente decorato. Si trovava accanto all’antico castello, per questo la posizione in cima al pendio, in posizione di difesa. Di fatto, la torre ai piedi della chiesa conferisce all’insieme un aspetto militare. I suoi resti più antichi sono del S. XII e durante il Medio Evo fungeva da cimitero per i pellegrini.
Oltre ai resti del chiostro, è da notare il suo portico d’entrata. Come quello che abbiamo visto nella chiesa di San Roman a Cirauqui, le forme polilobate di questo porticato ci ricordano l’influenza dell’arte araba che durante il secolo XIII predominava nel sud della penisola Iberica.
La salita alla chiesa vale la pena non solo per vedere l’insieme in sé, ma anche per il panorama che offre di Estella. Consigliamo di fermarsi sulle scale che scendono in piazza per godersi un piacevole tramonto con il paesaggio navarro sullo sfondo.
Riprendiamo le forze con del buon cibo e dei posti per riposare
Dopo tanto impegno nella tappa e tanti ambiti turistici siamo sicuri che avrete voglia di riposare e mangiare qualcosa di buono. Estella è un buon posto per questo, non a caso già nel secolo XII il monaco Aymeric avvisava nella sua guida del Cammino che si trattava di un posto di “buon pane, vino eccellente, molta carne e pesce e ogni sorta di gioia”.
Se vi piace il pesce, non potete perdervi il bacalao al ajorriero, con verdurine e pomodoro. Troverete anche trote cucinate in differenti modi. I carnivori avranno come piatto forte gli arrosti soprattutto di maialino (cercate il “gorrín” nei menù dei ristoranti) o di ogni tipo di cacciagione. Inoltre, come tutta la Comunità di Navarra, è da notare la buona qualità delle sue verdure.
I golosi devono sapere che ci sono molti negozi con ampia tradizione di pasticceria nella città. Sono famose soprattutto le paste sfoglie di Estella (“alpargatas”) e i bonbon di cioccolato.
Se preferite un’opzione più economica, potete comprare qualcosa da mangiare e godervi un picnic nel parco de los Llanos, sulla riva del fiume Ega. Lì c’è anche uno specchio d’acqua dove ci si può bagnare e si dice che le sue acque sono medicinali e che abbiano proprietà curative.
Non dimenticatevi però di riposare bene dopo questo giorno pieno di scoperte… Domani si cambia regione ci immergeremo nella zona vinicola di La Rioja!